hotspot WiFi

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belnudo
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hotspot WiFi

#1 Messaggio da belnudo »

EderaBOX

Volete creare un hotspot WiFi con software libero?
Ecco una soluzione tutta italiana, semplice da installare e gestire.
Si basa su un sottosistema GNU/Linux.
EderaBOX è una soluzione internet point all-in-one, basata sul software Edera che permette a chiunque di offrire (o vendere) accesso ad internet.
EderaBOX è facile: è preconfigurato, ha una interfaccia di amministrazione semplice e nella maggior parte dei casi non c'è nemmeno bisogno di usarla!

Al loro arrivo, i clienti troveranno una rete senza fili non protetta, chiamata "EderaBOX"3, alla quale potranno connettersi senza password o simili.
Liberati dai pensieri ed offri un servizio aggiuntivo senza complicazioni e a un prezzo vantaggioso.
Una soluzione Hot-spot completa, con soluzioni adatte a tutti i tipi di locali: bar, ristoranti, sale d'aspetto, hotel, biblioteche, ecc...
Con EderaBOX potrai offrire accesso ad internet, gratis o a pagamento, utilizzando un prodotto preconfigurato, facile da installare ed economico.
Ti basta una presa elettrica ed un abbonamento ad internet (ADSL o altro) e sei pronto: EderaBOX permetterà ai tuoi clienti di accedere alla rete nel rispetto della legge Pisanu, usando la tecnologia Wireless 802.11b/g.

Per poter utilizzare EderaBOX il tuo locale deve essere dotato di una connessione ad internet (ADSL o altro) attraverso un router con almeno una interfaccia Ethernet (o superiore) e server DHCP integrato ed attivo.
Per potersi collegare alla rete wireless gli utenti hanno bisogno di un dispositivo: un computer portatile, un palmare, uno smartphone, ecc...
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federicoweb
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Re: hotspot WiFi

#2 Messaggio da federicoweb »

ottimo !
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sono sacchi a pelo per il cazzo " ( Cit. ZETA )

carpe diem
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Re: hotspot WiFi

#3 Messaggio da carpe diem »

grande!!

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belnudo
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Re: hotspot WiFi

#4 Messaggio da belnudo »

Le multe per il wi-fi "fai da te":
secondo Apici il decreto mette a repentaglio la sicurezza delle reti
L’Associazione Piccoli Imprenditori e Consulenti per l'informatica è particolarmente critica nei confronti del Decreto Legislativo 198/2010 e del decreto attuativo attualmente in discussione.
Massimiliano Cassinelli
14 Aprile 2011

“La bozza del decreto di attuazione del Decreto Legislativo 198/2010, che detta le caratteristiche necessarie per connettere una rete proprietaria alla rete pubblica, conferma che la strada intrapresa dal Governo va contro le prospettive di concorrenza auspicate dall'Unione Europea e lascia trasparire la potenza della lobby del patentino”.
Stefano Tonelli, coordinatore del progetto APICI, non utilizza frasi di rito per spiegare la propria opposizione a un impianto normativo che “sembra non piacere a nessuno”.

Le stesse aziende autorizzate, attraverso la propria associazione, si sono espresse negativamente nei confronti di questo decreto.
Per quale ragione non piace nemmeno a voi?

Secondo noi il mercato dovrebbe essere completamente liberalizzato, lasciando a ognuno la possibilità di realizzare un'installazione.
Saranno poi gli utenti a giudicare la professionalità di chi effettua i lavori e, di conseguenza, selezionare solo le aziende realmente competenti. Questa è la modalità in cui si opera in qualunque Paese evoluto.

Crede davvero che si possa arrivare a una simile liberalizzazione in Italia?
Il nostro è un Paese in cui serve un'autorizzazione per fare qualunque cosa e ciò va contro la libertà d'impresa.
Per tale ragione chiediamo al Ministero di modificare sostanzialmente il decreto, elaborandolo nell'ottica di fornire maggior sicurezza, sia a livello impiantistico sia a livello informatico.
Questo decreto attuativo, invece, è ancora scritto sulla base del vecchio D.M. 314/92, che faceva riferimento all'installazione di centralini telefonici. La stessa strumentazione imposta alle aziende autorizzate è più adatta alla manutenzione che non a garantire la sicurezza di un impianto.
Il tutto senza dimenticare che, per tutelare una rete, è necessario disporre di competenze specifiche, cui non si fa minimamente cenno in questo documento.

Il decreto, però, impone la presenza di un direttore dei lavori che dovrebbe avere una competenza specifica...
Nel testo si parla, in modo generico, di personale che abbia maturato competenze in aziende di settore, senza nemmeno specificare di quali competenze si tratti.
E, quindi, potrebbero essere tranquillamente relative al solo cablaggio fisico, trascurando tutta la parte di configurazione. Inoltre l'abilitazione viene assegnata alle aziende, senza nessun tentativo di certificare le competenze personali nell'ambito del networking.
Tutto questo favorisce pressioni illegittime sui clienti da parte di chi ha conseguito il "patentino" magari senza avere alcuna competenza in ambito TCP/IP.
Inoltre gli utenti sono esposti a un autentico rischio per la sicurezza delle loro comunicazioni e delle loro infrastrutture, soprattutto quando risultano critiche.

Proprio per individuare strutture potenzialmente critiche e complesse, il Ministero ha definito una classificazione sulla scorta del numero di punti rete.
Perché anche questa scelta è opinabile?

Perché, ancora una volta, fa riferimento alle caratteristiche dei centralini.
Esiste, ovviamente, una differenza tra un call center da 10 postazioni e uno da 200.
Ma la rete di un laboratorio di analisi mediche o della filiale di una banca è critica anche quando esistono solo tre punti rete.
La vera differenza, infatti, non è data dal numero di utenti, ma dal “valore” di quanto transita su tale rete.
Anche per questo condivido l'idea di un'autocertificazione, in cui chi realizza e configura un'infrastruttura dichiara di possedere le competenze necessarie per tale lavoro e, quindi, si assume le responsabilità in caso di problemi.
A questo si potrebbe aggiungere la certificazione rilasciata da professionisti indipendenti.
In tal modo avremmo un mercato liberalizzato, ma con autentiche garanzie per gli utenti.

Cosa farete, adesso, come associazione?
Nel poco tempo messo a disposizione dal Ministero, le osservazioni devono essere consegnate entro il 15 di aprile, invieremo una serie di considerazioni e proposte.
Il tutto sia come associazione sia come singoli, chiedendo, in particolare, di certificare le competenze informatiche.
Questo perché, con un decreto scritto in modo adeguato, si permetterebbe a tutte le aziende che vogliono operare seriamente di lavorare nel rispetto della legalità.
Al contrario, in questo modo, si rischia di incentivare ulteriormente l'abusivismo.
Anche per tale ragione spero che la consultazione pubblica convinca il Ministero a ritornare sui propri passi, per riscrivere il Decreto con il supporto fornito dalle associazioni di settore.
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belnudo
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commotion

#5 Messaggio da belnudo »

Commotion
È un kit di strumenti di comunicazione open-source che utilizza i telefoni cellulari, computer e altri dispositivi wireless per creare reti mesh decentrate e condividere servizi locali.
All'estero è già applicato, in italia non sanno nemmeno cosa sia.
https://commotionwireless.net/about/faq
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