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diamante
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#76 Messaggio da diamante »

Xenon ha scritto:Guarda, per me possiamo anche non discuterne. Solo che da sincero ateo non riesco sempre a tacere quando si suggerisce che quella islamica sia una religione "violenta" mentre quella cristiana sia un semplice mesaggio di pietà , fratellanza, amore e perdono.
direi ke hai ragione se si considera ke il "caritatevole" cristianesimo :bleh: ha una storia molto violenta: Inquisizione, caccia alle streghe, roghi per eretici o apostati.....veramente la religione della fratellanza e dell'amore :lol:

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#77 Messaggio da Xenon »

Drogato_ di_porno ha scritto:
Xenon ha scritto:E la religione sarà  un fatto privato quando smetterà  di influenzare meccanismi e regole delle società .
Appunto, dipende sempre dall' uso che ne facciamo e non dal testo sacro in se stesso. Altrimenti, se il discrimine è "l' influenza sui meccanismi e le regole della società " devi estendere il pensiero all' arte o alla filosofia. Così come una persona leggendo il Vangelo o il Corano puó assumere una certa condotta di vita così uno che legge Schopenhauer o ascolta le canzoni degli Articolo 31 puó assumere una certo abito esteriore (chessó, la castità  o l' anti-consumismo) e "influenzare" la società . Secondo me il vero limite è il rispetto della libertà  e delle scelte altrui.
Io non sono credente ma conservo verso il fenomeno religioso un grande interesse umano e culturale senza necessariamente ridurlo (come Marx o Feuerbach) a espressione della fragilità  umana.
Il paragone tra i testi sacri di una religione di massa e le canzoni di un gruppo pop mi sembra molto inappropriato. Le intenzioni, la portata e gli effetti sono assolutamente diversi.
Io non sono affatto credente, condivido la "riduzione" di Marx e Feuerbach e proprio per questo ho un certo interesse nell'aspetto psicologico ed antropologico delle religioni, in chiave pessimistica.
Drogato_ di_porno ha scritto:Se una persona considera il Cristianesimo un valore non ho nessun diritto di sindacare la sua scelta. Diverso il caso in cui si tenta di imporre agli altri una morale a scopo di dominio come fanno il Vaticano o gli Ulema.
Opinione personale, naturalmente.
Il discorso è complesso, ma rispondo con una semplice domanda: in quale delle due categorie di cui sopra si colloca un individuo, comune cittadino, che vota contro il divorzio in un referendum? Se manca la volontà  di dominio in senso strettamente politico, tutto è scelta personale?

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