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Piantadinoci
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#16 Messaggio da Piantadinoci »

Te ne approfitti solo perchè non riesco a dire di no alle donne...

A proposito, ma le votazione per il Broccolo d'oro sono già  chiuse vero? :DDD
"Se pensi che a nessuno al mondo importi che sei vivo prova a non pagare per 2 mesi la rata della macchina"

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dboon
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#17 Messaggio da dboon »

[quote:25d7159923="Nova"][quote:25d7159923="dboon"][quote:25d7159923="Nova"][quote:25d7159923="dboon"]Penso che l'informazione in ItaGlia faccia pena.
Specie quella televisiva. :([/quote:25d7159923]

ma c'è una cosa in italia che vi va bene?' :lol:[/quote:25d7159923]

Vedo il lato postivo in tutte le cose ma l'informazione televisiva e' quasi inesistente... :roll:
Di questo referendum se ne parlera' poco e male.[/quote:25d7159923]

Mi sembra che dici le cose "per sentito dire". Io vedo poco la tv, di solito i telegiornali della sera, e nei ultimi giorni ci sono state delle spiegazioni sul referendum comprensibili persino per un bambino.[/quote:25d7159923]

Tratto dal sito www.radicali.it

Referendum, informazione: quando (e come) le televisioni nazionali si "astengono"


23 maggio 2005

Dossier a cura di Marco Beltrandi

I REFERENDUM DEL 12-13 GIUGNO 2005 : QUANDO (E COME) LE TELEVISIONI NAZIONALI SI "ASTENGONO" DALL'INFORMAZIONE (E DA LEGGI E REGOLAMENTI)





RAI



Comunicazione politica (tribune)



Secondo la legge 28/2000 la comunicazione politica in campagna referendaria (obbligatoria per tutte le reti nazionali) deve cominciare il giorno di indizione della consultazione referendaria (in questo caso il 12 aprile 2005).

In realtà soltanto il 2 maggio 2005 viene pubblicato sulla G.U. il regolamento della Commissione per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi dedicato a questa campagna referendaria Rai; in esso si prevedeva un inizio delle tribune (così come dei messaggi autogestiti gratuiti) per il 12 maggio 2005. In effetti le tribune sono cominciate soltanto il 16 maggio 2005. Più di un mese della campagna referendaria è stata sacrificata e cancellata.

Inoltre esse sono collocate in sole due fasce orarie: quella delle 13.30 - 14.00 e quella delle 17.00.

Occorre a scanso di equivoci sottolineare che le responsabilità di questi ritardi non sono tanto e soltanto della Rai, ma della volontà di partiti politici (anche del centrosinistra) di legare una serie di nomine (Rai e Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) le une alle altre, in un rinnovato e impudico slancio lotizzatore, rinviando così la nomina dell'Autorità TLC , decaduta il 30 marzo, a dopo le elezioni regionali (e la Vigilanza Rai poteva adottare il regolamento Rai solo con il concerto della Autorità ).





Programmi di approfondimento politico/informativo



La situazione per quanto riguarda la campagna referendaria su queste trasmissioni è ancora molto più grave di quella descritta in precedenza.

Infatti, a partire dal 30 settembre 2004 (giorno di consegna delle firme a sostegno delle richieste referendarie alla Corte di Cassazione), la Rai, malgrado due delibere adottate dalla Commissione di Vigilanza Rai (una il 21 dicembre 2004, l'altra il 16 febbraio 2005) le chiedessero di dedicare da subito trasmissioni di approfondimento ai temi connessi ai referendum sulla legge 40/2004, ha dedicato sino ad ora (22 maggio 2005) ai referendum:

1) puntata di Porta a Porta il 17 gennaio 2005;

2) puntata di "10 minuti di...." Il giorno 8 febbraio 2005;

3) puntata di "Uno mattina" il giorno 12 maggio 2005;

4) puntata di "Primo Piano" del 13 maggio 2005;

5) puntata di "Telecamere" del 15 maggio 2005;

6) puntata di "Punto a Capo" del 19 maggio 2005;

7) puntata di "Uno mattina del 19 maggio;

8) puntata di "Speciale TG1 " del 22 maggio 2005

Questo significa che dal 30 settembre 2004 vi è stato un' assenza completa dell'approfondimento informativo sui referendum per più di tre mesi, e, a parte una minima parentesi all'indomani della sentenza della Consulta sull'ammissibilità dei quesiti referendari, nulla fino al 12 maggio, e poi sei spazi nell'arco di 10 giorni .

Ma nemmeno in questi spazi si è fatta sempre una informazione corretta e legale.



Si ricorda, ad esempio, la puntata di "Uno mattina" del giorno 12 maggio 2005; dopo una iniziativa dei radicali che aveva anche provocato l'intervento del Presidente della Commissione di Vigilanza Claudio Petruccioli, la trasmissione decise di annullare l'originario e annunciato formato che suddivideva ospiti e tempi in tre parti (Sì, No, astensione), suddivisione espressamente vietata dalla legge 28/2000 e anche dal regolamento della Vigilanza già richiamato (gli spazi dell'astensione sono conteggiati tra quelli del No), la puntata andò in onda con ben dieci ospiti: davvero troppi per consentire di fare informazione in questo tipo di materie.



Più grave (e segnalato all'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) quanto si è verificato a "Telecamere" il 15 maggio 2005: su 4 ospiti in studio ben 3 sono contrari dichiaratamente ai referendum (su 9 minuti complessivi di dibattito in studio ben 7 sono contro i quesiti referendari).







Ricordo che il regolamento della Vigilanza dedicato ai referendum (G.U n. 100 del 2 maggio 2005) recita all'art. 7:



1- Nel periodo di vigenza del presente provvedimento i notiziari ed i programmi di approfondimento si conformano con particolare rigore, per quanto riguarda i temi oggetto dei quesiti referendari, ai criteri di tutela del pluralismo, dell'imparzialità , dell'indipendenza e della obiettività .

2. I direttori responsabili dei programmi di cui al presente articolo, nonché i loro conduttori e registi, osservano in maniera particolarmente rigorosa ogni cautela atta ad evitare che si determinino situazioni di vantaggio per i favorevoli o i contrari ai quesiti referendari. In particolare essi curano che gli utenti non siano oggettivamente nella condizione di poter attribuire, in base alla conduzione del programma uno specifico orientamento sui quesiti referendari ai conduttori o alla testata.

3. La Rai, in particolare nei trenta giorni precedenti la consultazione referendaria, assicura una rilevante presenza degli argomenti oggetto dei referendum nei programmi di approfondimento, a cominciare da quelli di maggior ascolto, curando una adeguata informazione sugli aspetti tecnico-scientifici, e garantendo comunque che nei programmi imperniati sull'esposizione di valutazioni e opinioni sia assicurato l'equilibrio e il contraddittorio fra i soggetti favorevoli o contrari alla consultazione. I responsabili dei suddetti programmi avranno particolare cura di assicurare la chiarezza e la comprensibilità dei temi in discussione, anche limitando il numero dei partecipanti al dibattito.





Si è ancora in attesa di ricevere dalla Rai (come promesso dal Direttore Generale Flavio Cattaneo) un calendario di trasmissioni che adempiano a quanto previsto dal comma 3 dell'art. 7 sopra riportato, vale a dire di conoscere quando e in che modo la Rai intende assicurare la "rilevante presenza degli argomenti oggetto dei referendum nei programmi di approfondimento, a cominciare da quelli di maggior ascolto(...), mentre informalmente si annunciano trasmissioni con la presenza di scienziati fra i favorevoli ai referendum che non fanno parte dei tanti (più di 100, oltre 80 nobel) che sono schierati con i Comitati promotori nell'ambito del Comitato "Salute e Ricerca".







Telegiornali e relativi approfondimenti



A partire dalla presa di posizione di Gianfranco Fini circa le sue intenzioni di voto il 12 e il 13 giugno, vale a dire nelle ultime due settimane, pur non disponendo ancora di dati del Centro di Ascolto dell'Informazione

Radiotelevisiva, si può dire che dopo l'assoluto silenzio che era calato sulla materia dopo il 30 settembre 2004 (interrotto solo sporadicamente solo nei giorni del giudizio di legittimità dei quesiti della Cassazione, e del giudizio di ammissibilità della Consulta), sui telegiornali Rai si è assai parlato di referendum ma non in modo uniforme sulle tre testate: più spazio sul TG1 (con servizi generalmente rispettosi delle diverse posizioni in campo, meno sul Tg2 e Tg3, con episodi anche assai discutibili, e in violazione del regolamento della Vigilanza che stabilisce che ogni qualvolta si faccia riferimento ai referendum deve essere assicurata parità di spazio ai favorevoli e ai contrari ai quesiti.

Mi limiterò a segnalare alcuni episodi, che abbiamo reso pubblico su Referendum Media Watch.



Grave disparità di trattamento tra la presentazione il 19 febbraio 2005 del Comitato "Scienza e Vita" (per l'astensione) e quella del Comitato "Ricerca e Salute" del 18 maggio 2005





Nella mattina del 18 maggio 2005 a Roma è stato presentato il Comitato "Ricerca e Salute", a favore dei quatto quesiti referendari, alla presenza di alcuni tra i più illustri scienziati ( tra i quali citiamo Elena Cattaneo, Giulio Cossu, Antonio Forabosco, Carlo Flamigni, Luca Gianaroli, Lucio Luzzato, Mario Molinaro, Alberto Piazza, Giorgio Siracusa, Vittorio Sgaramella, Piergiorgio Strata e Ettore Barale), e con la presentazione di Michele Mirabella.

Più di 100 tra i più noti specialisti della materia aderiscono (in aggiunta a 77 nobel).

La notizia è stata data dalla Rai solo in una edizione delle 20.00 del TG1 (in aggiunta alla edizione notte dello stesso TG) del 18 maggio, e nella edizione delle 10.50 a.m. del Tg2 del giorno 19 maggio. E basta, nulla di altro, in nessuna edizione principale del TG2, e in nessuna edizione del TG3.

Inoltre il TG1 del 18 maggio delle 13.30 è riuscito in un servizio di più di 2 minuti a presentare un intervista a Bruno Dalla Piccola, presidente di "Scienza e Vita", contrapponendo ad essa l'intervento di Severino Antinori , appartenente ad altro Comitato, pur di omettere la notizia .



Ben diverso fu il comportamento del TG1 e del TG2 del 19 febbraio scorso, in occasione della presentazione del comitato "Scienza e Vita", a favore dell'astensione per i referendum: le edizioni del mezzogiorno ne diedero notizia con il massimo rilievo (il TG1 delle 13.30 fece un servizio di 43 secondi con citazioni di Bruno Dalla Piccola e di Paola Binetti, subito prima di un servizio sul viaggio di Bush in Europa, e il TG2 delle ore 13.00 fece un servizio di 1 minuto e 16 secondi, subito prima della notizia del Congresso dell' Udeur di Napoli che era comunemente ritenuto il fatto politico del giorno. Dati del Centro di Ascolto dell'Informazione Radiotelevisiva), e soprattutto senza replica.

Si ricorderà che il giorno 20 febbraio 2005 Roberto Natale, Presidente dell'USIGRAI, denunciò pubblicamente l'esistenza di una circolare del Direttore Generale Rai Flavio Cattaneo con cui si chiedeva espressamente ai direttori dei Telegiornali Rai di dare la notizia della costituzione di "Scienza e Vita" con il massimo rilievo nelle edizioni principali del telegiornale, e senza replica. Cattaneo sostenne che non era accaduto nulla di diverso dal solito, ma restano lo spazio del TG1 e TG2 senza repliche in quella occasione, malgrado tra l'altro si fosse tecnicamente in regime di par - condicio (dal 17 febbraio era cominciata la campagna per le elezioni regionali).





Anche il Fassino referendario oscurato dalla Rai TV



Il 20 maggio 2005 si è tenuto il Consiglio Nazionale dei DS.
Il segretario dei DS Piero Fassino è intervenuto annunciando una mobilitazione massiccia dei DS sui referendum fino al termine della campagna, esprimendo valutazioni sulla grande importanza del voto del 12 e 13 giugno.



Lo abbiamo appreso dalla voce di Piero Fassino soltanto nel TG Parlamento in onda su Raidue alle ore 1.30 a.m. del 21 maggio , in orario di audience modesta, perchè gli altri telegiornali Rai (e non solo) della sera, pur parlando di referendum, anche sulla base delle scoperte scientifiche inerenti la clonazione terapeutica (uno dei temi proposti dai referendum), hanno accuratamente oscurato non solo la viva voce di Fassino che fa questo annuncio, ma anche la notizia stessa.

Così si può affermare che persino Piero Fassino, se annuncia mobilitazioni in favore del referendum, diviene visibile solo nella notte Rai, come accade - quando va bene - sempre ai radicali e ai referendari nel nostro Paese.

SU "TG PARLAMENTO" (Raiuno,16/05/2005, ore 9.39 a.m.) SCHEDA DESCRITTTIVA I REFERENDUM ERRATA E PENALIZZANTE



Lunedì 16 maggio su Raiuno alle ore 9.40 (circa), TG Parlamento (curato dalla Testata Servizi Parlamentari Rai) ha dato luogo ad un altro esempio di informazione referendaria scorretta, tanto più grave se si considera che l'episodio è occorso in un servizio che, secondo le parole del conduttore - presentatore, doveva descrivere i quattro quesiti per cui saremo chiamati al voto nei giorni 12 e 13 giugno 2005. Una sorta di scheda informativa, dunque, che non doveva fare propaganda ma limitarsi ad informare correttamente sui quesiti.

La descrizione del primo quesito risulta essere del tutto errata e distorta in quanto viene detto che esso cancella quella parte di legge 40 "che vieta la ricerca clinica e sperimentale sugli embrioni. Ciò significa che l'analisi preimpianto non è consentita". Al contrario, non da documenti dei promotori, ma dagli spot informativi ed istituzionali Rai sui referendum (quelli concordati con la Commissione di Vigilanza Rai), si apprende correttamente che il quesito n°1 riguarda la cosiddetta libertà di ricerca scientifica, vale a dire il consentire, in caso di vittoria dei Sì, sia di usare gli embrioni soprannumerari per la ricerca scientifica, sia la possibilità di clonazione terapeutica ("Il quesito propone di cancellare la norma che vieta la moltiplicazione di cellule staminali e tessuti umani a scopo terapeutico o di ricerca, e di cancellare le relative sanzioni (...) Se vince il "sì" saranno consentite, la produzione a scopo terapeutico e di ricerca medica di cellule e tessuti umani mediante clonazione, la crio-conservazione degli embrioni e la loro utilizzazione ai fini della ricerca medico-scientifica", recita lo spot della Rai). L'analisi pre-impianto non c'entra nulla con questo quesito, ma è parte del quesito n.2.

Si tratta di una distorsione molto grave, perché oltre a deformare il significato di un quesito (con possibili conseguenze sui votanti) ha l'effetto di cancellare completamente da questa scheda informativa uno dei due grandi temi che sono affrontati dai quesiti referendari, quello cioè della ricerca scientifica (che ha visto la leadership del radicale Luca Concioni), essendo l'altro quello relativo alla procreazione medicalmente assistita, restringendo indebitamente il campo di interesse della consultazione, escludendone cioè proprio quel tema che secondo il prof. Dulbecco solo in Italia riguarda direttamente più di 10 milioni di individui (malati di patologie che potrebbero essere curate con la ricerca sulle staminali embrionali, e loro famiglie). Questione, tanto per intenderci, dibattuta in tutto il mondo (si pensi soltanto ai referendum dello scorso autunno in California e in Svizzera), oggetto di iniziative in sede UE e anche ONU. Sembrerebbe quindi un servizio oggettivamente a favore dell'astensione referendaria.



Ma non è finita qui. In questa scheda, infatti, si afferma che i promotori dei referendum sarebbero stati i DS e il "Nuovo PSI" in aggiunta a vari (e non precisati) comitati referendari, senza fare menzione ad altri gruppi politici organizzati che pure si sono impegnati nel promuovere i referendum, vale a dire Radicali Italiani, l'Associazione Luca Coscioni (omettendo così anche il nome di Luca Coscioni, così evocativo in questa battaglia), ma anche altri soggetti che in diversa misura hanno promosso i referendum, e cioè la CGIL, l'SDI, il PRI, Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani, Verdi, Italia Dei Valori, per non menzionare poi i tanti esponenti di vari partiti politici e le associazioni e ci centri che si occupano di fecondazione assistita. Certo non si pretende che la Rai faccia sempre l'elenco completo delle forze politiche in campo, ma non si può nemmeno accettare una semplificazione di questo grado che è atta a far apparire i promotori dei referendum come marginali anche all'interno delle forze politiche italiane, elemento tra l'altro passibile di influire sul voto, visto che tutti i sondaggisti non si stancano di evidenziare come sull'opinione di larghi settori dell'elettorato pesino le posizioni ufficiali dei diversi soggetti politici, persino sui temi oggetto dei referendum.



Il tutto è ancora più grave in considerazione del fatto che non è la prima volta in queste settimane di campagna referendaria che evidenziamo errori o parzialità della Rai-TSP, alla quale chiediamo ancora una volta una correzione riparatrice di queste distorsioni, in attesa di valutare ogni altra iniziativa legale atta a tutelare la corretta



Altri episodi recenti



Un ulteriore episodio riguarda il TG3 del 17 maggio 2005, ore 14.20: si parla di referendum solo mediante una intervista a Carlo Casini leader del Movimento per la Vita, in assenza di qualsiasi replica. Si ricorda che il Regolamento approvato dalla Commissione per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi per la campagna referendaria sulla Rai prevede all'art. 1 comma 2 che : "In tutte le trasmissioni che, ai sensi e con i limiti del presente provvedimento, operano riferimenti ai temi propri dei referendum, gli spazi sono ripartiti in misura uguale fra i favorevoli ed i contrari ai relativi quesiti." E, specificamente, queste norme valgono per tutte le trasmissioni, anche per i telegiornali



Altro episodio palese di informazione a senso unico contro i referendum sulla procreazione medicalmente assistita sui teleschermi Rai: "Punto donna", andata in onda martedì 3 maggio 2005 su Rai tre alle ore 12.33, ha ospitato per 2 minuti e 22 secondi due interviste, rispettivamente a Maria Ida Germontani (vice Coordinatrice Nazionale di Alleanza Nazionale) e all'on. Franca Bimbi (della Margherita), la prima a favore dell'astensione ai referendum, la seconda a favore del voto No ai quattro quesiti per cui si voterà nei giorni 12 e 13 giugno, senza che nessuno intervenisse a favore del referendum.







MEDIASET



COMUNICAZIONE POLITICA IN GRAVISSIMO RITARDO, FORTEMENTE LIMITATA E SCHIERATA



La comunicazione politica referendaria è obbligatoria per tutte le reti televisive nazionali, pubbliche e private, a partire dal 12 aprile 2005, dalla data di indizione della consultazione referendaria.

La prima trasmissione di comunicazione politica referendaria trasmessa da Mediaset è andata in onda su Retequattro solo il giorno 9 maggio 2005, secondo il calendario che Mediaset ha fornito ai radicali il 3 maggio e che il 4 maggio essi hanno diffuso tramite una conferenza stampa, in cui peraltro è stato segnalato che: 1) da questo calendario risultano solo complessive 7 (di cui 6 di Super Partes) ore dedicate alle tribune referendarie considerando tutte e tre le reti televisive del gruppo su un totale di programmazione, dal 4 maggio sino all'11 giugno, di circa 2880 ore complessive, mentre - a titolo di esempio - in occasione della consultazione immediatamente precedente, le regionali del 2005, il tempo complessivo delle tribune Mediaset (tempo di antenna) era stato di oltre 13 ore solo per Super Partes (dati del Centro di Ascolto dell'informazione Radiotelevisiva); 2) la collocazione in palinsesto di Super Partes è prevalentemente alle ore 7.00 del mattino (e il resto dopo le 9.00 a.m.); 4) vi è una netta presa di posizione del conduttore (dott. Piero Vigorelli) contro i quesiti referendari, particolarmente manifesta nella puntata di Super Partes del 14 maggio 2005 (Canale 5 ore 9.21), contraria alle regole della comunicazione politica. Questa intervista confronto tra le parlamentari Santanchè (AN) e Pollastrini (DS) era stata anticipata pressoché in toto in una puntata di Parlamento In del 7 maggio 2005 (in onda su Retequattro alle 23.10), a cui però nella stessa trasmissione era seguito un lungo servizio sul "Movimento di rinascita dello spirito" corredato di ben 5 interviste ad esponenti politici che intervengono contro i referendum e a favore dell'astensione , senza alcuna possibilità di replica dal fronte referendario opposto.

Tutto questo, in aggiunta all'assenza di qualsiasi notizia circa altri spazi di informazione che le reti Mediaset intendono destinare alla consultazione referendaria, e alla scarsissima (anche rispetto alla Rai) informazione sulla materia nei telegiornali del gruppo, non può che evidenziare una non idoneità della programmazione Mediaset ad informare i cittadini elettori, e un mancato rispetto delle norme vigenti che non può essere giustificata in alcun modo dall'assenza del regolamento dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.





TRASMISSIONI DI APPROFONDIMENTO



Non si hanno notizie di trasmissioni di approfondimento Mediaset, a parte una puntata di "Secondo Voi" su Rete 4 dell'11 maggio andata in onda alle 7.00 a.m., una puntata di "Diario" del 10 maggio (ore 8.50 a.m.) in cui si chiede all'On Rosy Bindi, schierata per il No, la sua opinione (dura in tutto poco più di un minuto) senza altre opinioni, e un'altra puntata di "Secondo Voi2 del 14 aprile 2005 (sempre alle 7:00 del mattino) in cui paradossalmente si è chiesto a passanti se sui referendum c'è abbastanza informazione o meno. Oltre naturalmente alla puntate di "Parlamento In" che sono una sorta di replica delle trasmissioni di comunicazione politica "Super Partes".





TELEGIORNALI



Poco, quasi nulla sui referendum. La differenza con la Rai o con il telegiornale di La7 è flagrante , mentre occorre ribadire che in termini di informazione gli obblighi delle reti nazionali private che trasmettono in chiaro sono i medesimi che valgono per la Rai.



D'altronde, Libero del 5 maggio 2005, all'indomani di una conferenza stampa tenuta dai radicali di pubblica denuncia dei piani di comunicazione politica Mediaset, pubblica virgolettate non smentite (a pag.9) le dichiarazioni di Rossella, Direttore del TG5, che, in merito alla denuncia radicale, afferma: "Credo che i telespettatori siano interessati ad altri argomenti meno difficili di questo", aggiungendo che comunque lui intende dividere in parti uguali il tempo dedicato al Sì, al No, e all'astensione (vale a dire 2/3 del tempo a tesi contrarie ai referendum, un terzo a favore), cosa che è espressamente vietata dalla legge 28/2000. Chissà se il Direttore del Tg5 ha cambiato idea dopo la pubblicazione della delibera 36/05/CSP dell'AGCOM, dedicata a questa campagna referendaria, che vieta anch'essa la tripartizione degli spazi di informazione?









ALTRE TELEVISIONI NAZIONALI: A PARTE LA7, CHE DEDICA SPAZI NEI TG E TRASMISSIONI DI APPROFONDIMENTO AI REFERENDUM, E NON DA OGGI, NON SI HANNO ALTRE NOTIZIE DA PARTE DELLE ALTRE EMITTENTI NAZIONALI (RETE A, MTV, SPORTITALIA), NEPPURE CON RIFERIMENTO ALLA COMUNICAZIONE POLITICA CHE, COME PER RAI E MEDIASET, E' OBBLIGATORIA DAL 12 APRILE 2005 (SULLA BASE DEGLI ART. 2 E 4 DELLA LEGGE 28/2000).
"Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore." Ennio Flaiano
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi

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