[O.T.] La peggiore sinistra del mondo
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- OSCAR VENEZIA
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Marcello Veneziani non mi è mai piaciuto, troppo fanè, antiquato e polveroso.
Però non scrive male, nell'articolo sotto fa una buona disamina della figura della Sclein, la definisce anche "cornacchia".
La sinistra si gioca la matta
Tra il 25 aprile e il 1 maggio, la settimana santa della sinistra diffusa, è successo qualcosa di nuovo che non si era mai visto. Non viene dai cortei e dai lavoratori, non proviene dai sindacati e dai partiti storici della sinistra. Ma da due atti fortemente simbolici, che abbinano la politica al vestiario. Protagonisti, o forse solo medium di questa Mutazione, anzi indossatori della nuova collezione primavera-estate della transinistra da passeggio, sono due figurine assai diverse, di nome Elly e Pelù. Ma loro sono, come dicevamo, soltanto dei medium, dei model. Perché i veri protagonisti sono le loro icone: l’armocromista, che suggerisce i colori da indossare e Mattarella in versione rock, stampato sulla maglietta di Pelù, coi capelli rossi tra il punk e il jolly del mazzo di carte (costituzionali). Le location delle due performance sono la rivista Vogue e il palco della festa del Primo Maggio.
Partiamo da Elly Schlein. Mettiamo via le polemiche sul suo triplice passaporto, sulla sua origine aliena, sulla sua provenienza dal nulla politico, storico e sociale. E buttiamo a mare le sgradevoli polemiche intimo-corporali, sul lesbismo, la bocca cavallina, l’aspetto da cornacchia e tutto quanto può funzionare al più nella satira ma non ha senso in politica. L’unico argomento border line, a cavallo tra l’estetica, la satira e i contenuti è quello usato una volta da Vittorio Sgarbi, che si riassume nella frase “Più bella che intelligente”. Ma sul tema estetico ci ha trascinati lei, con quell’intervista e col relativo book fotografico di pose e trench. Elly ha mostrato di essere un vero capo; d’abbigliamento.
No, signori, no compagni, il problema non è l’armocromia, smettiamola di riderci su e intrattenerci su questo. Il problema vero è che l’unica parola nuova che ha detto Elly Schlein da quando guida il Pd, è armocromia. Il resto è il solito repertorio a tutti noto: antifascismo, razzismo, accoglienza, transessuali, omo, eco, eccetera eccetera. E poi nulla di nuovo in tema di guerra e di armi, di termovalorizzatori e di alleati, di linea Draghi in economia e ossequio alle direttive europee; salvo incomprensibili supercazzole, come sono state giustamente definite, per “impestare agli esami”, come si diceva da noi da studenti, quando non sai l’argomento su cui ti interrogano e allora cerchi di intortare, sparando parole fumose a vanvera. L’unica vera novità è l’abbinamento dei colori alla propria personalità e carnagione; ossia la sostituzione narcisista del messaggio politico. Ha ragione Elly a dire che sembra che la questione politica principale sia come si veste lei. E’ vero, non si può ridurre tutto a questo dettaglio. In presenza di veri contenuti, la gag sarebbe caduta presto nel dimenticatoio; ma in assenza di contenuti e di novità, alla fine quella diventa l’unica vera novità.
Una volta non c’era bisogno dell’armocromista alla sinistra: c’era il rosso, e basta. Ma dopo il purgatorio della sinistra arcobaleno, con l’egemonia del fucsia e del rosa gay, ne abbiamo visti di tutti i colori. La storia dell’armocromia in sé non è nulla di rilevante; ma è rilevante da un verso che un leader politico non si accorga che dire una cosa del genere significa imbarazzare i compagni e farsi deridere dagli avversari. E dall’altro che, se non dici e soprattutto non fai nulla di innovativo, e se ripeti solo con la faccia più cattiva e più insolente, il solito repertorio, alla fine resta solo la cromoterapia. E tu rimani solo una vice-sardina; anzi così farcita dall’omocromista, una sardina a beccafico.
Ma se la leader della sinistra sta messa così, a chi si attacca la sinistra diffusa, quella da piazza, da concerto e da sconcerto? E’ venuto meno il Papa da quando è andato da Orban, ha ribadito la sua difesa della famiglia, della maternità e dei principi cristiani. E allora chi resta come figura di riferimento? Mattarella, quello che ha gridato, come un compagno di Potere Operaio in corteo, “Ora e sempre Resistenza” (anche se il conio è di Piero Calamandrei). Avreste mai pensato a Mattarella come simbolo del Primo Maggio e della Sinistra diffusa? Lui che viene dalla Dc dei notabili, da una potente famiglia siciliana, lui che è stato il Crosetto degli anni novanta, quando da ministro della difesa e vicepresidente del consiglio (il premier era Massimo D’Alema) fece debuttare per la prima volta l’Italia repubblicana e antifascista con le armi, in guerra, in Serbia, naturalmente sulla scia degli americani. Lui che – a differenza dell’ideologia diffusa del Primo Maggio – è per la guerra a oltranza in Ucraina, sempre a fianco degli Stati Uniti, ma nel nome della Pace, naturalmente. Lui scopre con gli anni l’antifascismo, pertineggia sempre più. Anzi, Pelù, noto storico e studioso, lo ha paragonato al presidente-compagno Sandro Pertini nel nome dell’antifascismo. Non ho mai amato Pertini, non l’ho mai nascosto e ne ho spiegato il perché; ma se permettete, non ci sono paragoni. Un conto è essere antifascista durante il fascismo, finire in galera, scappare in Francia, fare la Resistenza e tra i capi più spietati. Un altro è scoprirsi antifascista stando al Quirinale, riparato dietro i corazzieri, e gridare il motto Ora e sempre Resistenza a ottant’anni dalla morte del fascismo, quando sono deceduti pure gli ultimi reduci centenari di quel tempo. E un conto è provenire dal socialismo, dalla sinistra di piazza, dai portuali di Genova e dagli operai di fabbrica, un altro è provenire dalla Balena Bianca, dalla corrente di De Mita, dalla Sicilia democristiana di potere, dalla Margherita.
Mattarella è ora il nuovo Che Guevara esibito sulla maglietta del Pelù, con l’artificio rivoluzionario di sostituire la sua parruccona bianca con la capigliatura rossa e rock de “la matta” nel mazzo delle carte.
Ecco perché vi dico che la settimana santa della sinistra in Italia, tra la Festa della Liberazione e la Festa del Lavoro, ha davvero cambiato i connotati al loro mondo. In entrambi i casi, la sinistra in difficoltà, ha giocato “la matta”.
Però non scrive male, nell'articolo sotto fa una buona disamina della figura della Sclein, la definisce anche "cornacchia".
La sinistra si gioca la matta
Tra il 25 aprile e il 1 maggio, la settimana santa della sinistra diffusa, è successo qualcosa di nuovo che non si era mai visto. Non viene dai cortei e dai lavoratori, non proviene dai sindacati e dai partiti storici della sinistra. Ma da due atti fortemente simbolici, che abbinano la politica al vestiario. Protagonisti, o forse solo medium di questa Mutazione, anzi indossatori della nuova collezione primavera-estate della transinistra da passeggio, sono due figurine assai diverse, di nome Elly e Pelù. Ma loro sono, come dicevamo, soltanto dei medium, dei model. Perché i veri protagonisti sono le loro icone: l’armocromista, che suggerisce i colori da indossare e Mattarella in versione rock, stampato sulla maglietta di Pelù, coi capelli rossi tra il punk e il jolly del mazzo di carte (costituzionali). Le location delle due performance sono la rivista Vogue e il palco della festa del Primo Maggio.
Partiamo da Elly Schlein. Mettiamo via le polemiche sul suo triplice passaporto, sulla sua origine aliena, sulla sua provenienza dal nulla politico, storico e sociale. E buttiamo a mare le sgradevoli polemiche intimo-corporali, sul lesbismo, la bocca cavallina, l’aspetto da cornacchia e tutto quanto può funzionare al più nella satira ma non ha senso in politica. L’unico argomento border line, a cavallo tra l’estetica, la satira e i contenuti è quello usato una volta da Vittorio Sgarbi, che si riassume nella frase “Più bella che intelligente”. Ma sul tema estetico ci ha trascinati lei, con quell’intervista e col relativo book fotografico di pose e trench. Elly ha mostrato di essere un vero capo; d’abbigliamento.
No, signori, no compagni, il problema non è l’armocromia, smettiamola di riderci su e intrattenerci su questo. Il problema vero è che l’unica parola nuova che ha detto Elly Schlein da quando guida il Pd, è armocromia. Il resto è il solito repertorio a tutti noto: antifascismo, razzismo, accoglienza, transessuali, omo, eco, eccetera eccetera. E poi nulla di nuovo in tema di guerra e di armi, di termovalorizzatori e di alleati, di linea Draghi in economia e ossequio alle direttive europee; salvo incomprensibili supercazzole, come sono state giustamente definite, per “impestare agli esami”, come si diceva da noi da studenti, quando non sai l’argomento su cui ti interrogano e allora cerchi di intortare, sparando parole fumose a vanvera. L’unica vera novità è l’abbinamento dei colori alla propria personalità e carnagione; ossia la sostituzione narcisista del messaggio politico. Ha ragione Elly a dire che sembra che la questione politica principale sia come si veste lei. E’ vero, non si può ridurre tutto a questo dettaglio. In presenza di veri contenuti, la gag sarebbe caduta presto nel dimenticatoio; ma in assenza di contenuti e di novità, alla fine quella diventa l’unica vera novità.
Una volta non c’era bisogno dell’armocromista alla sinistra: c’era il rosso, e basta. Ma dopo il purgatorio della sinistra arcobaleno, con l’egemonia del fucsia e del rosa gay, ne abbiamo visti di tutti i colori. La storia dell’armocromia in sé non è nulla di rilevante; ma è rilevante da un verso che un leader politico non si accorga che dire una cosa del genere significa imbarazzare i compagni e farsi deridere dagli avversari. E dall’altro che, se non dici e soprattutto non fai nulla di innovativo, e se ripeti solo con la faccia più cattiva e più insolente, il solito repertorio, alla fine resta solo la cromoterapia. E tu rimani solo una vice-sardina; anzi così farcita dall’omocromista, una sardina a beccafico.
Ma se la leader della sinistra sta messa così, a chi si attacca la sinistra diffusa, quella da piazza, da concerto e da sconcerto? E’ venuto meno il Papa da quando è andato da Orban, ha ribadito la sua difesa della famiglia, della maternità e dei principi cristiani. E allora chi resta come figura di riferimento? Mattarella, quello che ha gridato, come un compagno di Potere Operaio in corteo, “Ora e sempre Resistenza” (anche se il conio è di Piero Calamandrei). Avreste mai pensato a Mattarella come simbolo del Primo Maggio e della Sinistra diffusa? Lui che viene dalla Dc dei notabili, da una potente famiglia siciliana, lui che è stato il Crosetto degli anni novanta, quando da ministro della difesa e vicepresidente del consiglio (il premier era Massimo D’Alema) fece debuttare per la prima volta l’Italia repubblicana e antifascista con le armi, in guerra, in Serbia, naturalmente sulla scia degli americani. Lui che – a differenza dell’ideologia diffusa del Primo Maggio – è per la guerra a oltranza in Ucraina, sempre a fianco degli Stati Uniti, ma nel nome della Pace, naturalmente. Lui scopre con gli anni l’antifascismo, pertineggia sempre più. Anzi, Pelù, noto storico e studioso, lo ha paragonato al presidente-compagno Sandro Pertini nel nome dell’antifascismo. Non ho mai amato Pertini, non l’ho mai nascosto e ne ho spiegato il perché; ma se permettete, non ci sono paragoni. Un conto è essere antifascista durante il fascismo, finire in galera, scappare in Francia, fare la Resistenza e tra i capi più spietati. Un altro è scoprirsi antifascista stando al Quirinale, riparato dietro i corazzieri, e gridare il motto Ora e sempre Resistenza a ottant’anni dalla morte del fascismo, quando sono deceduti pure gli ultimi reduci centenari di quel tempo. E un conto è provenire dal socialismo, dalla sinistra di piazza, dai portuali di Genova e dagli operai di fabbrica, un altro è provenire dalla Balena Bianca, dalla corrente di De Mita, dalla Sicilia democristiana di potere, dalla Margherita.
Mattarella è ora il nuovo Che Guevara esibito sulla maglietta del Pelù, con l’artificio rivoluzionario di sostituire la sua parruccona bianca con la capigliatura rossa e rock de “la matta” nel mazzo delle carte.
Ecco perché vi dico che la settimana santa della sinistra in Italia, tra la Festa della Liberazione e la Festa del Lavoro, ha davvero cambiato i connotati al loro mondo. In entrambi i casi, la sinistra in difficoltà, ha giocato “la matta”.
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Mentre il popolo si gratta
A dama c'è chi fa la patta
A settemezzo c'ho la matta
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c è sempre tanta musica nell' aria -- a cup of tea would restore my normality-- “Non vi è alcuna strada che porta alla pace: la pace è la via” nulla contro l'utente Tenz
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Ah beh. Se lo dice Veneziani.
- Salieri D'Amato
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Mi sembra scontato che Venezia sia in linea con i Veneziani.
La via più breve tra due cuori è il pene
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Oddio è ugualemarkome ha scritto: ↑08/05/2023, 15:57cicciuzzo ha scritto: ↑08/05/2023, 14:39https://www.ansa.it/sito/notizie/cultur ... a181c.html
Comunque perdere una persona come Cottarelli fa capire che il PD di Schlein è veramente poca cosa
Inoltre, da persona seria, non ha cambiato gruppo come tanti, ma se ne è andato dal Parlamento, rinunciando pure al vitalizio.
DEMENTIA JOE PRESIDENT OF FREEDONIA
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
sono un analfabeta funzionante
- Salieri D'Amato
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Era così armocromatica che non ho resistito
La via più breve tra due cuori è il pene
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
" Emiglio sta roba qua la butto nell umido o è non riciclabile?"
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- OSCAR VENEZIA
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
E’ venuta di profilo, anzi di 3/4 posteriore.
La sensazione e’ che se si sposta il peso del naso sbilancia il metalmeccanico
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Si mantiene bene, piace, fa sangue alla classe operaia, a differenza della Meloni che ha un dediere che fa troppo Brazzers.
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Finito il primo tempo della partita ho fatto zapping su La7. C'era Vecchioni. Inascoltabile.
Ah, non stava cantando.
Ah, non stava cantando.
Dòni, sa tirìa e cul indrìa, la capela la'n va avantei / Donne, se tirate il culo indietro, la cappella non va avanti. BITLIS
Quando la fatica supera il gusto e ora di lasciar perdere la Patacca e attaccarsi al lambrusco. Giacobazzi
Quando la fatica supera il gusto e ora di lasciar perdere la Patacca e attaccarsi al lambrusco. Giacobazzi
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Comunque elegantissima, l'armocromista lavora bene
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Aveva un bavero color zafferano
e la marsina color ciclamino,
veniva a piedi da Lodi a Milano
per incontrare la bella Gigogin
Ah se ci fosse ancora quel vecchio signor blif
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veniva a piedi da Lodi a Milano
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- hermafroditos
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- Iscritto il: 23/03/2022, 21:55
Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo
Ma la soluzione più semplice non è che la Schlein seduca Giorgia e se la lavori di strap on?
DEMENTIA JOE PRESIDENT OF FREEDONIA
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