Dal sito de "L'Espresso", articolo del 28 giugno 2006.
[size=18:89bd5e511e][b:89bd5e511e]I dubbi del padre di Internet: ho creato un mostro[/b:89bd5e511e][/size:89bd5e511e]
[b:89bd5e511e]Elisabetta Brunelli[/b:89bd5e511e]
Leonard Kleinrock confessa: «Non avevo preventivato le conseguenze sociali»
[b:89bd5e511e]TRENTO.[/b:89bd5e511e] Internet permette di superare confini e coprire grandi distanze in un batter d'occhio. Ha rivoluzionato l'informazione e la comunicazione. Ha cambiato le modalità di apprendimento dei bambini. Spinge molti ragazzi (e non solo loro) a vivere di relazioni virtuali. è sbarcato in borsa, ha fatto chiudere imprese e ne ha create di nuove. Ha anche contribuito all'esplosione della pedopornografia online. «Sono sconcertato» commenta il papà di internet. «Non avevo preventivato le conseguenze sociali».
Leonard Kleinrock, uno dei padri fondatori della rete nata nel settembre 1969, distinguished professor presso la University of California Los Angeles, ieri era a Trento per il seminario "La storia di Internet, il suo sviluppo, l'evoluzione futura". L'evento, promosso dal dipartimento di Informatica e Telecomunicazioni, ha richiamato tanta gente nella sala conferenze di Economia. Fu lui a trasmettere il primo messaggio in rete e a lui vanno attribuiti il primo articolo e il primo manuale su internet. Fondamentali gli studi svolti negli anni Sessanta al Mit (Massachusetts institute of technology). è considerato una delle 50 persone che, nell'ultimo secolo, hanno maggiormente influito sullo sviluppo dell'economia mondiale.
[b:89bd5e511e]Professor Kleinrock, aveva messo in conto che internet avrebbe rivoluzionato il nostro modo di vivere?[/b:89bd5e511e]
«Sì e no. Io avevo scritto che internet sarebbe stato invisibile come l'elettricità e accessibile in qualsiasi punto del mondo, con qualsiasi strumento. Quello che non avevo affatto preventivato erano le conseguenze sociali sull'educazione, sulle relazioni e anche sul mondo della borsa».
[b:89bd5e511e]è soddisfatto di ciò che internet è diventato o, a volte, ha la sensazione di aver creato un mostro? Penso alla pedopornografia...[/b:89bd5e511e]
«Sono molto triste, molto preoccupato, sconcertato. All'inizio internet era una piccola comunità di amici: 64 computer messi insieme. Era libero, gratuito, anonimo. Poiché eravamo persone che ci conoscevamo, non avevamo pensato a un possibile uso negativo. Mentre, poi, si è visto che la libertà , l'essere anonimo e l'accesso gratuito sono qualcosa che può essere anche usato male. è ciò che viene chiamato "the dark site", il lato nero di internet. Questo lato nero è una cosa negativa, che è venuta dopo e che non era stata preventivata né voluta perché all'inizio internet era solo uno scambiarsi dati, un liberare se stessi e la conoscenza e, quindi, farla crescere. Si poteva togliere l'anonimato, però all'epoca sarebbe stato restrittivo. Adesso si potrebbe, anzi si dovrebbe, trovare un modo per identificare gli utenti e le cose che vengono spedite».
[b:89bd5e511e]Quale potrebbe essere la soluzione?[/b:89bd5e511e]
«Mi chiedono spesso se sia giusto o meno che ci sia una fonte di controllo. Io dico: sì e no. Penso a ciò che succede con Google: se cerco notizie sul Tibet e sono in Cina, mi escono solo notizie storiche, se sono in America trovo anche tutto il resto sul Tibet. Agli albori internet era qualcosa di privato: era un condividere i file tra privati. Nel momento in cui diventa pubblico e tutti hanno libero accesso, si pone il problema di controllare le notizie. Io dico che non deve esserci una forma di controllo centrale, ma una forma di controllo distribuito in cui non c'è una sola persona che fa il controllore, ma molte e diverse organizzazioni che controllano contemporaneamente in modo che non ci sia un unico padrone dell'informazione. I governi dovrebbero proporre le forme, dare gli strumenti per fare i controlli, non dettare le regole».
[b:89bd5e511e]Internet ha favorito l'uguaglianza o ha accentuato il divario Nord-Sud?[/b:89bd5e511e]
«La tecnologia divide. L'internet per tutti, con accesso facile, è abbastanza diffuso anche nei paesi più poveri. Però se parliamo della tecnologia più avanzata, allora è già più difficile l'accesso. Ora ci sono alcune case produttrici che stanno pensando di fare i computer a 100 dollari per poter allargare internet il più possibile. Penso che internet debba essere gratuito per tutti e accessibile a qualsiasi età e in qualsiasi luogo. Però, di fatto, non lo è. Penso anche agli Stati Uniti, dove ci sono bambini che crescono denutriti e abusati. Sono fuori del circuito scolastico ed esclusi anche da internet. Sotto l'aspetto tecnico a fare la differenza è la velocità della connessione. Quando parli di connessioni via modem, via telefono, sono estese a molte persone. C'è una relativa libertà di usare e-mail e di navigare. Quando, invece, internet viene usato a un livello superiore con connessioni anche Adsl, allora "the digital divide", il divario, si amplia e diventa un problema serio».
[b:89bd5e511e]Ma è vero che l'idea di creare internet le è venuta leggendo un fumetto?[/b:89bd5e511e]
«In un certo senso sì. L'idea di costruire una radio senza batterie e senza fili mi è venuta leggendo Superman. Avevo sei anni».
[O.T. ma non del tutto] I dubbi di Leonard Kleinrock.
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