Helmut ha scritto:
Partendo da questi presupposti, si puó cautamente affermare che potrebbe trattarsi di una crisi di assestamento del sistema capitalista, già visto nella storia.
no.
la crisi finanziaria a livello globale temo stia diventando strutturale con diversi fattori congiunturali di rilievo (prezzo materie prime minerali, solvibilita' dei debiti nazionali, risorse energetiche, produzione agricola, monopoli multinazionali) mai riscontrati simultaneamente prima.
il 1929 era una crisi finanziaria circoscritta principalmente al mondo anglosassone, il 1973 colpiva primariamente il settore energetico, nel 1998 si trattava di assestamenti di economie orientali cresciute troppo in fretta e l'eccessivo indebitamento immobiliare nel mercato giapponese.
Oggi la catena economica di insolvenze finanziarie ha colpito tutti indistintamente: non a caso i primi a cadere come sistema paese sono stati gli islandesi con il giochino delle speculazioni folli legate al tasso di cambio tra dollaro, yen ed euro: ma quello che dovrebbe preoccupare e' che in questa fase storica e nei prossimi 25/50 anni affronteremo un radicale cambiamento per quanto riguarda il consumo di risorse e di disponibilita' energetiche, evento che fino a questo punto non era previsto all'interno di gran parte delle teorie economiche che hanno sempre ragionato dando per scontato una quantita' pressoche' illimitata ed aperta di risorse.
Mai nella storia dell'uomo siamo arrivati come in questo periodo a:
- uno sviluppo rilevante della natalita' mondiale
- un consumo rilevante del territorio a disposizione
- una concentrazione della popolazione mondiale nelle aree urbane e metropolitane
- una scarsita' di acqua dolce
- un concentamento dello sfruttamento delle principali risorse del pianeta da parte di pochi soggetti sovranazionali
- una perdita rilevante di terreno coltivabile
- una perdita' di biodiversita' vegetale ed animale frutto del principio della monocultura e dell'allevamento intensivo
- una disponibilita' energetica garantita per abitante utile ad uno stile di vita sostenibile
Se zitti e muti i produttori di petrolio stanno meditando di mollare il dollaro in funzione o dell'euro o di controvalore in oro fisico: che succede quando gli altri beni come ad esempio grano o caffe' verranno valutati con altra moneta o scambiati con altre materie prime?
Mentre l'occidente in generale vede un trasferimento di capacita' produttive verso altre zone del mondo cosa resta alle popolazioni locali?
Se in ossequio alle leggi del libero mercato il capitale si sposta tendenzialmente verso i paesi dove la variabile del costo lavoro e' piu' favorevole qui cosa resta?
Una possibile svalutazione generale dei patrimoni, monetari ed immobili?
Una riduzione del costo orario della manodopera e dei servizi?
Il ritorno al baratto beni per beni o beni per servizi?
L'affermazione di una economia di sussistenza o di rimesse degli emigranti?
Una improbabile iperspecializzazione del sistema paese rispetto agli altri sistemi paese?
Per come la vedo io qui non si tratta nemmeno piu' di una crisi di assestamento del capitalismo, ma del fallimento dell'applicazione della garanzia del sistema cartamoneta.
Il parametro di ricchezza di un paese oramai non e' piu' il denaro in se' ma l'accesso equilibrato da parte del cittadino a risorse primarie (acqua, cibo, energia, ecc) e a servizi (istruzione, sanita', ecc) e all'amministrazione sostenibile del territorio e delle risorse in cui vive.