(O.T) Italia, europeismo e sovranità

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OSCAR VENEZIA
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Re: (O.T) Italia, europeismo e sovranità

#1171 Messaggio da OSCAR VENEZIA »

Non e’ che e’ sbagliato il messaggio di Odoacre Chiappa e’ tutto l’Europeismo come viene concepito dal Pd che non regge moralmente e concettualmente.

La grande voglia di Europa del Pd conduce giocoforza ad un sovranismo europeo , ad un intolleranza degli europei verso i non europei, ad una sottolineatura dei confini europei.
Perché mi demonizzi questi valori quando sono relativi all’Italia e gli stessi ideali che definisci fascisti, sovranisti, razzisti li mitizzi se riferiti all’Europa ?

Si torna a quello che ho sempre detto: le accuse di fascismo fatte dal Pd sono “ad personam “soggettivamente “rivolte al nemico politico, ma prive di valore assoluto.
Se proponi il presidenzialismo ami l’uomo forte e solo al comando.
Quelli del Pd , amano, non particolarmente ricambiati, Macron. Se un italiano parlasse ed agisse come Macron sarebbe il diavolo con le corna.
Ad un certo punto il Pd si e’ messo in testa che il concetto di Italia non vendeva più bene ed ha preso l’Europa come slogan.Ormai vivono nell’attesa fasulla e patetica degli Stati Uniti d’Eurooa.
Sarebbe anche simpatica la cosa, perché sono esattamente una copia aggiornata di Alberto Sordi che faceva l’americano a Roma.
Il problema e’ che aspettando gli Stati Uniti d’Eurooa hanno buttato a mare qualsiasi progetto ed impegno nazionale condannando due o tre generazioni che nel frattempo andavano tutelate con politiche nazionali , giacché la nazione Italia non esiste più nella loro testa ma per gli altri esiste eccome.

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dostum
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Re: (O.T) Italia, europeismo e sovranità

#1172 Messaggio da dostum »

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dostum
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Re: (O.T) Italia, europeismo e sovranità

#1173 Messaggio da dostum »

Io andrò a votare ma le considerazioni di Agamben paiono pertinenti

È probabile che ben pochi fra coloro che si apprestano a votare per le elezioni europee si siano interrogati sul significato politico del loro gesto. Poiché sono chiamati a eleggere un non meglio definito «parlamento europeo», essi possono credere più o meno in buona fede di star facendo qualcosa che corrisponde all’elezione dei parlamenti dei paesi di cui sono cittadini.

È bene subito chiarire che le cose non stanno assolutamente così. Quando si parla oggi di Europa, il grande rimosso è innanzitutto la stessa realtà politica e giuridica dell’Unione europea. Che si tratti di una vera e propria rimozione, risulta dal fatto che si evita in tutti i modi di portare alla coscienza una verità tanto imbarazzante quanto evidente.

Mi riferisco al fatto che dal punto di vista del diritto costituzionale, l’Europa non esiste: quella che chiamiamo «Unione europea» è tecnicamente un patto fra stati, che concerne esclusivamente il diritto internazionale . Il trattato di Maastricht, entrato in vigore nel 1993, che ha dato la sua forma attuale all’Unione europea, è l’estrema sanzione dell’identità europea come mero accordo intergovernativo fra Stati.

Consapevoli del fatto che parlare di una democrazia rispetto all’Europa non aveva pertanto senso, i funzionari dell’Unione europea hanno cercato di colmare questo deficit democratico stilando il progetto di una cosiddetta costituzione europea.
È significativo che il testo che va sotto questo nome, elaborato da commissioni di burocrati senza alcun fondamento popolare e approvato da una conferenza intergovernativa nel 2004, quando è stato sottoposto al voto popolare, come in Francia e in Olanda nel 2005, è stato clamorosamente rifiutato.

Di fronte al fallimento dell’approvazione popolare, che di fatto rendeva nulla la sedicente costituzione, il progetto fu tacitamente – e forse bisognerebbe dire vergognosamente – abbandonato e sostituito da un nuovo trattato internazionale, il cosiddetto Trattato di Lisbona del 2007. Va da sé che, dal punto di vista giuridico, questo documento non è una costituzione, ma è ancora una volta un accordo tra governi, la cui sola consistenza riguarda il diritto internazionale e che ci si è pertanto guardati dal sottoporre all’approvazione popolare.

Non sorprende, pertanto, che il cosiddetto parlamento europeo che si tratta di eleggere non sia, in verità, un parlamento, perché esso manca del potere di proporre leggi, che è interamente nelle mani della Commissione europea.
Qualche anno prima il problema della costituzione europea aveva dato del resto luogo a un dibattito fra un giurista tedesco di cui nessuno poteva mettere in dubbio la competenza, Dieter Grimm, e Jürgen Habermas, che, come la maggior parte di coloro che si definiscono filosofi, era del tutto privo di una cultura giuridica.

Contro Habermas, che pensava di poter fondare in ultima analisi la costituzione sull’opinione pubblica, Dieter Grimm ebbe buon gioco nel sostenere l’improponibilità di una costituzione per la semplice ragione che un popolo europeo non esisteva e pertanto qualcosa come un potere costituente mancava di ogni possibile fondamento. Se è vero che il potere costituito presuppone un potere costituente, l’idea di un potere costituente europeo è il grande assente nei discorsi sull’Europa.
Dal punto di vista della sua pretesa costituzione, l’Unione europea non ha pertanto alcuna legittimità. È allora perfettamente comprensibile che una entità politica senza una costituzione legittima non possa esprimere una politica propria. La sola parvenza di unità si raggiunge quando l’Europa agisce come vassallo degli Stati Uniti, partecipando a guerre che non corrispondono in alcun modo ad interessi comuni e ancor meno alla volontà popolare. L’Unione europea agisce oggi come una succursale della NATO (la quale NATO è a sua volta un accordo militare fra stati).
Per questo, riprendendo non troppo ironicamente la formula che Marx usava per il comunismo, si potrebbe dire che l’idea di un potere costituente europeo è lo spettro che si aggira oggi per l’Europa e che nessuno osa oggi evocare. Eppure solo un tale potere costituente potrebbe restituire legittimità e realtà alle istituzioni europee, che – se impostore è secondo i dizionari «chi impone ad altri di credere cose aliene dal vero e operare secondo quella credulità» – sono allo stato attuale nient’altro che un’impostura.
Un’altra idea dell’Europa sarà possibile solo quando avremo sgombrato il campo da questa impostura. Per dirla senza infingimenti né riserve: se vogliamo pensare veramente un’Europa politica, la prima cosa da fare è togliere di mezzo l’Unione europea –, o quanto meno, essere pronti per il momento in cui essa, come sembra ormai imminente, crollerà.
20 maggio 2024
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marziano
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Re: (O.T) Italia, europeismo e sovranità

#1174 Messaggio da marziano »

come ho scritto di là.

restare come siamo, sperando che il mondo non ci crolli intorno, e osservare l’evolversi degli eventi mentre diventiamo relativamente più poveri, vecchi, improduttivi, geopoliticamente più insignificanti, commercialmente emarginati, e ritrovarci fra qualche anno l’India come potenza emergente capace di soffiarci il ruolo di eventuale alternativa all’egemonia cinese sarebbe da sciocchi.
Una miopia imperdonabile.
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marziano
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Re: (O.T) Italia, europeismo e sovranità

#1175 Messaggio da marziano »

cerchiamo di fare di discorsi seri, non slogan,

Se consentiamo alla Cina di diventare una incontrastata e incontrastabile iperpotenza, non potremo baloccarci nella speranza che ci considerino come loro amici, perché non accadrà. Il sistema di scelta dei leader nel Partito Comunista Cinese prevede l’annullamento di ogni rivale, il candidato unico. Nessun leader cinese cresce imparando la convivenza con dei competitor.

Fra qualche settimana andremo a votare per le elezioni europee e mi ritroverò a dover scegliere fra i candidati delle liste italiane. Non lo trovo giusto. Anzi, lo trovo anche diseducativo.
Vorrei poter votare un eventuale candidato portoghese, o -che so- belga e vorrei che ai candidati italiani fosse possibile cercare voti nell’elettorato polacco, o in quello spagnolo.

Siccome questo non è possibile accadono due cose, entrambe negative:

i) I partiti politici, tanto gli italiani come quelli degli altri paesi UE, vedono le elezioni europee come un test del consenso interno e degli equilibri politici nella propria nazione.

ii) Gli elettori credono di eleggere dei rappresentanti locali, da cui l’aspettativa che “difendano gli interessi dell’Italia”, non comprendendo che un deputato europeo ha per mandato di lavorare negli interessi dell’Unione, e non di partecipare ad una spartizione di spoglie.

Macron ci mette di fronte alla nostre debolezze e ci chiede di guardarle, di prendere atto della loro esistenza. Abbiamo una UE che deve fare numeri di giocoleria tra promesse e ricatti, con l’Ungheria, per non subirne il veto sugli aiuti all’Ucraina. Non risulta che il North Dakota possa porre veto alle politiche federali in USA. Se non impariamo a vedere le cose dalla prospettiva di una vera Unione Europea, ci ritroviamo perdenti in termini di competitività.

Le proposte di Macron possono piacere o meno, ma spietatamente non lasciano spazio alla possibilità di rigettarle senza una alternativa che contenga altrettanta visione strategica.
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gaston
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Re: (O.T) Italia, europeismo e sovranità

#1176 Messaggio da gaston »

Dos bell'articolo, mostra infatti il vero punto debole della costruzione europea , la mancanza di un potere costituente .
è il peccato originale, e ne sono consci tutti gli addetti ai lavori
come ricorderai infatti il processo d'integrazione nasce nel 1951 come CECA comunità europea del carbone e acciaio, dopo il fallimento dei tentativi di costituire un esercito europeo.
Si scelse così di percorrere la via economica sperando che poi questa avrebbe trascinato anche la parte politica , che ad essa si sarebbe adeguata
e così è stato fino all' euro , a quel punto ci si è scontrati con l'istinto di conservazione degli stati che non sono disposti a cedere tutta la sovranità a una reale europa unita. e da lì non riusciamo a uscire
credo sia anche un problema culturale, perché noi in occidente crediamo oramai che la politica non abbia una sua sfera autonoma rispetto all' economia e che ne sia sempre automaticamente determinata
abbiamo infatti commesso lo stesso errore anche riguardo alla cina e alla russia, si diceva cerchiamo di modernizzare e integrare le loro economie con le nostre , vedrete che poi per proseguire il processo di modernizzazione saranno obbligate a democratizzarsi
E invece stocazzo!! la politica non è determinata dall'economia , ha una sua dimensione autonoma , come è sempre stato
il problema europeo è politico come giustamente detto nell ' articolo. c'è un deficit democratico da colmare e manca la volontà di farlo , gli stati europei non vogliono dissolversi in una reale unione
coerentemente con queste premesse per decenni abbiamo coltivato l'illusione che la germania, il gigante economico europeo , fosse e volesse fare da centro aggregante per una reale unione politica,
così non è stato , ora abbiamo perso tutte le mezze verità che ci siamo raccontati per tirare avanti e siamo nudi, qualcuno prima o poi lo ammetterà e forse le cose ricominceranno a muoversi
Perché noi abbiamo bisogno di un esercito europeo che ci difenda, abbiamo bisogno di una politica estera europea per fronteggiare le grandi potenze e i grandi problemi mondiali e abbiamo bisogno di un'Europa unita per contare ancora qualcosa su scala globale
o facciamo il grande salto o usciamo dalla storia

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dostum
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Re: (O.T) Italia, europeismo e sovranità

#1177 Messaggio da dostum »

L’Unione europea, tra mito e realtà
di Gianmarco Pisa

Comprendere l’Unione europea significa comprendere il processo storico e le basi materiali della sua costituzione, la sua configurazione politica e la sua proiezione internazionale: un compito al quale i comunisti e le comuniste in Europa, e segnatamente in Italia, non possono sottrarsi.

Definire la natura, oggi, dell’Unione europea, la sua configurazione politica e la sua proiezione internazionale, e, all’interno di questa, mettere a fuoco il ruolo che svolge nel mondo contemporaneo, in cui si muove come organizzazione regionale di Stati e nel quale svolge un ruolo come attore politico, è, senza dubbio, un impegno al quale i comunisti e le comuniste in Europa, e segnatamente in Italia, non possono sottrarsi.

Va dunque, in premessa, impostata la definizione del perimetro, a partire dalla essenziale distinzione tra Europa e Unione europea: vale a dire tra Europa, come spazio geografico e culturale significativamente articolato, plurale e complesso (46 Stati, oltre 700 milioni di persone, oltre 200 lingue parlate, una composizione politica e culturale peculiare e composita), e Ue, come organizzazione istituzionale sovranazionale, di carattere politico ed economico, costituita a partire dalle Comunità europee venutesi formando negli anni Cinquanta (che conta oggi 27 Stati membri, una popolazione di meno di 450 milioni di persone, 24 lingue ufficiali). Comprendere l’Unione europea significa cioè comprendere il processo storico e le basi materiali della sua costituzione e della sua configurazione.



Le basi materiali dell’Ue

Queste ultime si fondano a loro volta su tre pilastri: 1) il coordinamento della produzione industriale fondamentale (carbone e acciaio) a partire dalla costituzione della Ceca (Comunità europea del carbone e dell’acciaio), tra Germania, Francia, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo (1951); 2) il coordinamento scientifico, tecnologico e produttivo in ambito nucleare, a partire dalla costituzione della Ceea o Euratom (Comunità europea dell’energia atomica), tra i medesimi sei Paesi (1957); 3) il coordinamento del mercato europeo e la costituzione del mercato comune europeo, con la Comunità economica europea (Cee) ancora tra i sei Paesi fondatori (1957).

I principi di questo coordinamento materiale – dei mercati nazionali, non delle politiche economiche – erano stati stabiliti nel Piano Schuman (Dichiarazione Schuman, 1950): «l’applicazione di un piano di produzione e di investimento, l’istituzione di meccanismi di perequazione dei prezzi e la creazione di un fondo di riconversione per facilitare la razionalizzazione della produzione. La circolazione del carbone e dell’acciaio tra i Paesi aderenti sarà esentata da qualsiasi dazio doganale e non potrà essere colpita da tariffe di trasporto differenziali. Ne risulteranno gradualmente le condizioni che assicureranno … la ripartizione più razionale della produzione al più alto livello di produttività».

Da un lato, dunque, la narrazione, impostata sul tema ricorrente dell’unificazione europea come garanzia di pace nel continente (una Ue senza la quale, come recita il sito istituzionale, «non potremmo vivere nella zona di pace e stabilità che oggi diamo per scontata»), nonostante la lunga teoria di guerre effettivamente combattute, dopo il secondo conflitto mondiale, sul continente europeo, dalla Grecia (1946-1949) a Cipro (1974), dalle guerre nei Balcani (1991-1995) all’aggressione alla Jugoslavia (1999), dalla Macedonia, oggi Macedonia del Nord (2001) sino, tuttora in corso, all’Ucraina (2014).

Dall’altro lato, invece, la realtà materiale della costruzione di un mercato comune e delle condizioni più favorevoli per l’incremento della produzione e la massimizzazione dei profitti delle industrie nazionali, a supporto dei grandi capitali europei. L’ordoliberismo, il ruolo della Banca centrale europea, la più ampia libertà di movimento dei beni, dei capitali e dei servizi, le politiche di contenimento della spesa pubblica e di riduzione delle protezioni sociali, l’assenza di programmazione economica e armonizzazione fiscale, l’imposizione di parametri monetaristici (tasso d’inflazione al di sotto del 2%, deficit di bilancio al di sotto del 3% del Pil e debito pubblico al di sotto del 60% del Pil) rappresentano il quadro politico-economico a garanzia degli interessi dei grandi capitali nazionali e a discapito degli interessi del lavoro e, in generale, dei bisogni sociali. Senza troppi giri di parole è ancora il sito istituzionale a confermare che l’intera «politica fiscale dell’Ue è finalizzata al corretto funzionamento del mercato unico».

È interessante osservare che, nella storia dell’Ue registrata sul sito e nei documenti istituzionali, viene riportata come data chiave quella del 4 aprile 1949 cioè la data della fondazione della Nato. Come pure è interessante che, sempre sul sito e nei documenti istituzionali, la stipula dell’Atto unico europeo (1987) e la transizione degli anni Ottanta, in cui si gettano ulteriori basi materiali della fondazione dell’Ue, siano riportate sotto l’insegna de “l’Europa che cambia – il crollo del comunismo”. L’Unione europea viene costituita con il Trattato di Maastricht il 7 febbraio 1992, circa quaranta giorni dopo la cessazione dell’Unione sovietica il 31 dicembre 1991. Il Trattato codifica e cristallizza il modo di produzione capitalistico come fondamento della struttura dell’Unione, Titolo II-VI, “Politica economica e monetaria”, art. 102a: “Gli Stati membri e la Comunità agiscono nel rispetto dei principi di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza, favorendo una efficace allocazione delle risorse”. Il capitalismo, nella configurazione di una «economia di mercato aperta e di libera concorrenza», costituisce pertanto il tratto essenziale, il carattere strutturale, dell’intera architettura dell’Unione europea.



L’integrazione Ue-Nato

In termini di proiezione internazionale, i due elementi più significativi sono rappresentati, indubbiamente, dal ruolo dell’Ue come quadro istituzionale, giuridico e regolatorio a supporto dei capitali nazionali e della loro penetrazione internazionale, e dalla sempre più stretta relazione strategica tra Ue e Nato. Quanto al primo ambito, obiettivo del quadro regolatorio comunitario è quello per cui «la libera circolazione dei capitali sostiene il mercato unico; essa contribuisce inoltre alla crescita economica, grazie alla possibilità di investire i capitali in maniera efficiente; e promuove l’utilizzo dell’euro come valuta internazionale, sostenendo il ruolo dell’Ue sulla scena globale».

Quanto al secondo ambito, è ancora il Trattato di Maastricht a codificare la relazione Ue-Nato: nella Dichiarazione sull’Ueo (Unione europea occidentale), parte integrante del Trattato, è scritto infatti (art. 2) che «l’Ueo si svilupperà come componente di difesa dell’Unione europea e come strumento per rafforzare il pilastro europeo dell’Alleanza atlantica. A tal fine essa formulerà una politica di difesa comune europea e vigilerà alla sua concreta realizzazione attraverso l’ulteriore sviluppo del suo ruolo operativo». L’accelerazione segnata dalle guerre nei Balcani e, in particolare, dalla guerra alla Jugoslavia (1999), la formulazione del Nuovo concetto strategico della Nato (24 aprile 1999) e il Trattato di Lisbona (1 dicembre 2009) segnano un’ulteriore accelerazione e consolidamento di questo processo di compattamento militare. In particolare, il Trattato di Lisbona cristallizza l’interazione con la Nato, Capo su “Politica di sicurezza e difesa comune”, art. 49.7, “Gli impegni e la cooperazione in questo settore rimangono conformi agli impegni assunti nell’ambito della Nato che resta, per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva e l’istanza di attuazione della stessa”.

Il contesto della guerra per procura Usa-Nato, con l’attivo coinvolgimento dell’Ue, contro la Russia, in Ucraina, segna un’ulteriore accelerazione, come mostra la Dichiarazione congiunta sulla cooperazione Ue-Nato (10 gennaio 2023), in particolare (art. 7): “Come sottolineato sia nel concetto strategico della Nato che nella bussola strategica dell’Ue, si tratta di un momento chiave per la sicurezza e la stabilità euro-atlantiche, che dimostra più che mai l’importanza del legame transatlantico e richiede una più stretta cooperazione Ue-Nato”; nonché (art. 8): “La Nato rimane il fondamento della difesa collettiva per i suoi alleati ed è essenziale per la sicurezza euro-atlantica. Riconosciamo il valore di una difesa europea più forte e più capace, che contribuisca positivamente alla sicurezza globale e transatlantica e sia complementare alla Nato e interoperabile con essa”. L’Ue diventa, in questa dimensione, un’articolazione politica, in particolare nello scenario strategico europeo e mediterraneo, dell’imperialismo occidentale e dell’“ordine unipolare” che trovano esattamente nella Nato il proprio pilastro.



La proiezione esterna della Ue

Nel contesto della guerra contro la Russia in Ucraina, il 21 marzo 2022, l’Unione ha approvato il nuovo documento strategico dell’Ue, vale a dire la Bussola strategica, che trasforma, di fatto, l’Ue, in uno strumento non solo politico ed economico, ma anche “di guerra”. L’obiettivo della strategia è: “una Ue più forte e più capace in materia di sicurezza e difesa al fine di apportare un contributo positivo alla sicurezza globale e transatlantica, complementare alla Nato, che resta il fondamento della difesa collettiva per i suoi membri, e accrescere il sostegno all’«ordine globale basato su regole»”. Viene così assunta ufficialmente e strategicamente la dimensione dell’«ordine globale basato su regole», che altro non è che metafora del primato geopolitico dell’imperialismo occidentale e presidio, anche attraverso la guerra, dell’unipolarismo a guida statunitense.

In termini operativi si tratta di: a) creare una forza di dispiegamento rapido composta di 5.000 militari per i più diversi tipi di crisi; b) condurre esercitazioni militari periodiche terrestri e in mare; c) rafforzare la mobilità militare; d) rafforzare le missioni e le operazioni di politica di sicurezza e difesa comune in ambito civile e militare; e) sfruttare appieno lo “Strumento europeo per la pace” (lo strumento finanziario a sostegno delle capacità di sicurezza e di difesa dell’Unione) per sostenere i partner.

Già oggi, in questo momento, l’Ue in quanto tale (con il meccanismo finanziario comune Athena) è impegnata in sei missioni militari al di fuori dei confini Ue: a) Eufor Althea (Bosnia-Erzegovina); b) Eunavfor Atalanta (Corno d’Africa); c) Eunavfor Med Irini (Mediterraneo); d) Eutm Somalia; e) Eutm Mali; f) Eutm Repubblica Centrafricana. Le missioni Eufor (European Union Force) sono propriamente le missioni militari Ue; le Eunavfor (European Union Naval Force) sono le missioni militari marittime; le Eutm (European Union Training Mission) sono le missioni militari di addestramento e di potenziamento delle forze militari e di sicurezza di Paesi terzi. Sono solo alcuni, in realtà, degli strumenti operativi della Ue, attiva anche in missioni Eucap (Capacity Building Mission) ed Eubam (Border Management Assistance Mission).

Infine, l’Ue è un attore strategico, per quanto subordinato al comando Usa-Nato, nella guerra in Ucraina, nella quale è attiva con un proprio strumento militare (Eumam, European Union Military Assistance Mission) e attraverso una molteplicità di misure: sostegno alle forze armate ucraine; consegna e acquisizione di munizioni e missili; fornitura di attrezzature e forniture militari letali e non letali, tra i quali carburante, munizioni e missili, anche con l’adozione di uno strumento giuridico ad hoc (il Regolamento sul sostegno alla produzione di munizioni del 20 luglio 2023); formazione delle forze armate ucraine (40.000 soldati ucraini formati dall’avvio della missione); e ovviamente le ben note sanzioni, contro la Bielorussia, contro l’Iran e ben tredici pacchetti di sanzioni contro la Russia. Si tratta, com’è stato fatto notare, di sanzioni unilaterali, dunque illegittime a norma di diritto internazionale, alla luce del Capo VII della Carta delle Nazioni Unite, dal momento che (art. 39) “Il Consiglio di Sicurezza accerta l’esistenza di una minaccia alla pace, di una violazione della pace, o di un atto di aggressione, e fa raccomandazione o decide quali misure debbano essere prese in conformità agli artt. 41 e 42 per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale”. Ciononostante, il 28 novembre 2022 l’Ue ha introdotto perfino un nuovo reato comunitario, vale a dire il reato di “violazione delle misure restrittive”.

Infine, merita di essere sottolineato il notevole impegno finanziario posto in essere dall’Unione nello scenario ucraino, nonché, soprattutto, la composizione di tale impegno: l’Ue ha stanziato 143 miliardi di euro a sostegno dell’Ucraina, dei quali 81 in assistenza finanziaria, 33 in sostegno militare, 17 in sostegno ai rifugiati intra-Ue, 12 in sovvenzioni, prestiti e garanzie forniti dagli Stati membri, e solo 840 milioni in assistenza umanitaria – tanto per chiarire, ove ve ne fosse ancora bisogno, l’effettiva posta in gioco, tra l’impegno diplomatico, politico, umanitario, in definitiva, “di pace”, e l’esposizione in termini di proiezione militare, aggressiva, “di guerra”. Senza dubbio, una delle smentite più potenti e radicali di quella narrazione sulla Ue «forza di pace» richiamata in apertura.
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