no.Husker_Du ha scritto: In europa siamo un paese che ha un basso rapporto di laureati/iscritti
Quindi l'insieme dei possibili studenti universitari e' media di basso livello.....quindi lo studente medio cerca la facolta' piu' semplice da affrontare e di solito sono economia e commercio e giusrisprudenza, e comunque non scienze naturali e quindi meno tecniche....
il problema e' da vedersi in molteplici fattori: la pessima preparazione di base, l'orientamento inesistente, l'abbandono scolastico universitario ed i modelli di riferimento del giovane.
oggigiorno gran parte dei giovani che scelgono uno studio universitario lo fanno su previsione prettamente di guadagno economico o di interesse personale senza conoscere davvero ne' le proprie capacita' nel settore in cui vorrebbero operare, ne' le effettive necessita' e tipologie di professionalita' necessarie nel mondo del lavoro.
Ti trovi cosi' un botto di laureati in lettere parcheggiati come precari nella scuola sempre piu' sgangherata, oppure fronde di laureati in informatica che non sono assorbiti da un mercato del lavoro che non li tiene minimamente in considerazione (perche' da noi l'ict come si deve praticamente non esiste proprio a causa della tipologia delle aziende che non sanno e vogliono innovarsi).
Poi ci sono gli indirizzi atipici legati al mondo dello spettacolo e dell'arte che stanno avendo un boom ma che di fatto non fanno altro che allungare la lista di occupazioni precarie e senza alcuna reale continuta'.
Come dire: il mito della velina c'e' e resiste, solo che adesso gli si da' anche una parvenza di preparazione professionale, ma alla fine sempre sotto le scrivanie finisci.
chi fa economia finira' a fare 9 volte su 10 il venditore di qualcosa (e non certo il manager: per quello ci vogliono almeno i master post laurea stile cuoa ed affini) mentre la batteria di laureati in legge ha la possibilita' o di scannarsi nella libera professione sempre meno redditizia e piu' satura o di tentare una prospettiva di lavoro impiegatizio/autonomo ad esempio nel settore assicurativo o nella gestione immobiliare.
mal che vada ha sempre l'ultima spiaggia del concorso pubblico dove e' richiesta la conoscenza di diritto e procedura pubblica (come dire la burocrazia che perpetua se stessa).
quello che preoccupa e' che si sta perdendo una grande ricchezza del paese che storicamente risiede nella specializzazione dell'artigianalita', soprattutto in alcuni settori di nicchia che possono davvero portare ricchezza al lavoratore e al paese.
Il problema e' che queste realta' di pmi non riescono a fare sistema tra loro, non hanno massa critica per innovarsi e non riescono a trasmettere il proprio patrimonio di conoscenze e di manualita' frutto di decenni di esperienza.
quindi e' si un problema di mancanza di cervelli "scientifici", ma stiamo perdendo anche tutto il patrimonio di artigianato che abbiamo accumulato nei secoli.
e quel che e' peggio e' che non riusciamo ad "industrializzarlo" e a venderlo come si deve.
in russia si ha l'abitudine di risolvere con una fucilata un contenzioso. in paesi piu' civili il buonsenso e la tolleranza evita il ricorso seriale all'avvocato.L'italia ha il piu' alto numero di avvocati abitante in europa....piu' che in russia dove la popolazione e' leggermente piu' elevata che in italia.....
Questo per supportare il punto a).
Da noi gli avvocati prosperano (relativamente) perche' i vicini litigano a suon di carte bollate.
Negli usa invece stanno paralizzando interi settori del paese: in certi stati ad esempio non e' possibile trovare chirurghi di medicina di emergenza che operino in caso di necessita' perche' il rischio di causa e' troppo alto e ne' l'ospedale ne' le assicurazioni vogliono coprire possibili rischi di errore o di contenziosi.
oddio e' in parte vero ma il ragionamento dipende da settore a settore: in italia c'e' una fortissima componente di artigianalita' di eccellenza che in certi settori garantice lavoro e sicura redditivita', ma l'attuale problema delle pmi soprattutto nel nord est e' che non hanno massa critica e cultura di impresa per innovare il proprio prodotto attraverso una politica di ricerca e di sviluppo dei prodotti, settore dove servono sia i cervelli che l'esperienza della manualita'.Inoltre l'universita' italiana e' poco legata al mercato del lavoro.....le aziende che producono prodotti non hanno bisogno di molti ingegneri, ma di operai specializzati, di trasfertisti....anche di immigrati dipsosti ad avvitare bulloni per l'intera giornata lavorativa.....
Anche in questo caso buona parte della colpa la puoi addebitare al sistema di formazione professionale e di avviamento al lavoro che e' del tutto incapace di formare per tempo ed efficacemente il personale necessario.
oddio anche li' si tratta di vedere settore per settore: a me pare che il neolaureato possibilmente precarizzato rappresenti un modo per abbattere i costi del lavoro a breve termine: e' percepito piu' come una spesa necessaria, non come un investimento strategico su cui puntare per il futuro.E' evidente che tutto cio' porta ad un appiattimento dei salari in quanto la domanda di lavoro per laureati non e' cosi' elevata rispetto a quella per un diplomato che ha fatto corsi profesisonali specializzati....
mi pare ovvio allora che nelle pmi soprattutto si privilegi la figura del personale gia' specializzato che e' il nervo su cui poggia l'azienda stessa.
e' la natura stessa della pmi che ne limita lo sviluppo: per certi aspetti e' molto flessibile ed adattabile, ma paga pesantemente nel lungo termine la mancata capacita' di programmazione, di innovazione strutturale e di fare fronte comune ad esempio nell'aggiudicarsi grandi commesse internazionali oppure a vendere il proprio prodotto di qualita' nel mondo.
ci stan provando con la formula dei distretti, ma e' solo una goccia nel mare quando i problemi da affrontare sono anche di natura burocratica, infrastrutturale, logistica e di programmazione.
peraltro ho l'impressione che la stagione che si sta vivendo non sia quella di creazione di nuovo lavoro, ma di semplice frammentazione di quel che c'era in precedenza: ed in questo contesto di forte declino trovo grave che manchi l'investimento in cervelli, idee, innovazione e ricerca.