LA VENERE DI BERLINO
La Grande Madre, anche Grande Dea, o Dea Madre, è una divinità femminile primordiale, rinvenibile in forme molto diversificate in una vasta gamma di culture, civiltà e popolazioni di varie aree del mondo a partire dalla preistoria,[1] sia nel periodo paleolitico, sia in quello neolitico.[2]
La sua figura, che rimanda al simbolismo materno della creatività, della nascita, della fertilità, della sessualità, del nutrimento e della crescita, continuò ad essere conosciuta ad esempio dai Fenici come Ashtoreth, in Mesopotamia come Ishtar, dai Semiti come Astarte, in Arabia come Atar, dagli Egizi come Hathor,[3] dai Greci e dai Romani come Cibele, ed altre ancora.[4]
Connessa al culto della Madre Terra,[5][6] essa esprimeva l'interminabile ciclo di nascita-sviluppo-maturità-declino-morte-rigenerazione che caratterizzava sia le vite umane, sia i cicli naturali e cosmici. Alla sua figura, in cui confluiva inoltre il mito della Grande Vergine,[7] vengono ricondotte non solo le cosiddette Veneri dell'età della pietra, ma anche la Vergine Maria.[1] Nella mitologia andina è conosciuta come Pachamama,[8] tra gli aborigeni australiani come Kunapipi.[9]