



Il resto della notte di Francesco Munzi.
Presentato a Cannes, portato ad esempio insieme a "Gomorra" e "Il divo" in quanto testimonianza tangibile della rinascita del cinema italiano, tuttavia uscito molto più in sordina e, a mio modestissimo parere, nettamente inferiore agli altri due.
Storia di intolleranza sì, ma anche e soprattutto di emarginazione, a vari livelli; da una parte una famiglia tipo benestante del nord (padre madre figlia, lui scontento lei depressa...), dall'altra un mondo di baracche piene di immigrati provenienti da ogni parte del mondo, dall'altra ancora un'ordinaria vicenda italiana (padre drogato e delinquente, madre che, ovviamente, non gli fa vedere il figlio...). Tutti i livelli si incontreranno con conseguenze drammatiche.
Mi ci è voluto molto per capire cosa intendesse Munzi; nell'Italia contemporanea (ma l'orizzonte puó essere allargato) c'è profonda ingiustizia sociale e questo porta la reclusione di chiunque, dei poveri costretti a vivere in baracche sicuramente, ma anche dei ricchi, prigionieri delle loro ville piene di telecamere e della loro esistenza grigia. Buona la scelta di non eccedere in sensazionalismi (violenze mai mostrate esplicitamente....), ma il messaggio non arriva in modo compiuto, anzi c'è perfino il rischio di una lettura rovesciata in chiave (quasi) xenofoba...
Bravi gli intepreti.



