Mi ricordo benissimo i video, le foto, il nome della ragazza. Dove hai letto che il responsabile sta in carcere? Fonte?cicciuzzo ha scritto:colui che ha diffuso i video dell'hostess dell'alitalia è stato condannato penalmente. cioè, sta in carcere per intenderci.cimmeno ha scritto:alcune mie personali considerazioni
a) sul mulo si trova ancora forza chiara, si trova il video della troia di desio, si trova la ragazzina friulana che mostra le tette in classe, si trova il video di belen e si trovano tonnellate di video che magari non hanno causato danni ma potrebbero.secondo me se esistesse un p2p collegato a whattsup conterrebbe terabyte di video...sperare che i video scompaiano solo perchè si intima a xhamster o simili di cancellarli è come sperare che le tette non cadano perchè si mette il reggiseno....
b) visti un paio dei video da un link postato in precedenza (non ho avuto voglia e vista la situazione coraggio di scaricarli..ma sul mulo si trovano eccome tutti) .boh saranno fattic on il cellulare...magari io avrò una morale bacchettona..ma non sono video da girare via cellulare agli amici.che fossero preparativi per una carriera nel porno,--boh può essere, mostra tecnica e capacità e dalle foto aveva un fisico notevole...ma se vuoi prendere quella strada prima prendi contatti con rocco o simili...mi sembra poco plausibile che una voglia prepararsi uan carriera da attrice porno dando dei video privati a bassa risoluzione a 5 amici e dicendo di diffonderli su internet (cosa che poi poteva fare da sola...mettere un video si youporn non è che richieda una laurea)
c) a meno di non essere il titolare di un sito porno e di avere avuto esplicito consenso alla diffusione (non so all'atto pratico come si arrangino per la distribuzione i siti porno ma un qualcosa di scritto anche solo per poter pagare gli stipendi e fatturare dovranno averlo) diffondere un video porno personale di una persona che te lo ha mandato per via privata oltre a essere un reato (come tutta la diffusione di materiale pornografico) è anche un illecito almeno amministrativo se non penale perchè la corrispondenza è privata e non puoi diffonderla senza il consenso dell'autore. e siccome i messaggi (email facebook whatsapp etc ) sono corrispondenza privata, non li puoi diffondere.
d) per far ritenere a zeta che la protagonista di questa vicenda avesse tutte le carte in regola per entrare nell'hard evidentemente ci sono video che non ho visto dove fa più che una pompa...ci saranno altri video, che non ho voglia di cercare ..ma la cosa non cambia il fatto che in italia si abbia ancora una mentalità sessuale da trogloditi se la ragazza aveva accumulato tanta pressione psicologica da suicidarsi, anche se poi, anche se le vere motivazioni le conosce lei, e non può più dirle.a volte in quei momenti manca solo la persona che ti dice la cosa giusta. era una bella donna, avrebbe potuto andarsene da napoli e tempo qualche mese nessuno si sarebbe ricordato di lei e ricominciare da un'altra parte. alla fine la gente dimentica...ha dimenticato chiara, ha dimenticato la troia di desio, ha dimenticato la bionda tettona di "è venuta a saperlo mia madre" . ma le persone sono fragili...e tutte hanno un punto di rottura.
e) in questi giorni sull'onda del caso della cantone stanno uscendo vari cari di ragazze filmate durante il sesso e poi con i video diffusi.... lo scrissi qui superzeta riguardo al una hostess dell'alitalia che aveva girato video porno e poi si era trovata su internet...
ragazze se accettate di farvi riprendere fatelo fare con il "VOSTRO" cellulare , non perdetelo mai d'occhio e se volete tenere il video fate in modo che solo voi (attraverso nascondigli cifrature password etc ) possiate disporne.noi maschi siamo mediamente delle merde, anni fa conoscevo uno fidanzato con la figlia di un importante uomo d'affari milanese che era uso mostrare video in cui si faceva fare pompe dalla ragazza con il viso di lei ben riconoscibile. difficile che il vostro fidanzato o amante o compagno resista alla tentazione di condividerlo con un amico...e da li il patatrak è facile.
Revenge Porn
Moderatori: Super Zeta, AlexSmith, Pim, Moderatore1
Re: Tiziana Cantone
Re: Tiziana Cantone
La gogna è una cultura
Il meccanismo dell’umiliazione che ha ucciso Tiziana Cantone non c’entra con il web, che è solo un amplificatore. La gogna è un metodo: è praticata dalla politica, è coccolata dai giornali e dalle tv. Guardiamola negli occhi.
Ecco una riflessione degna di essere letta e meditata. IL problema culturale dell'oggi è che si attacca la persona e basta invece di discuterne le idee o le azioni, nel merito.
La gogna in Italia è una cultura. Uno stile. Un metodo. Un clima morale. Ieri hanno messo alla gogna la povera Tiziana Cantone, ma già oggi su internet impiccano per i piedi e mettono alla berlina un imbecille qualsiasi che l’aveva a sua volta messa alla gogna. Poi tutti, schiumando rabbia, chiedono che vengano fatti i nomi e pubblicate le foto (forse anche gli indirizzi per andarli a prendere sotto casa?) degli indagati dalla procura di Napoli, cioè i quattro uomini sospettati di aver diffuso le immagini di Tiziana, la ragazza che si è suicidata il 12 settembre perché non ha retto l’indecente e vigliacca marea di frizzi, lazzi e giudizi che le venivano scagliati addosso come pietre della lapidazione.
E c’è allora il serio giornalista radiofonico, solitamente mite, che getta la parola “merda” in faccia a qualcuno. E c’è il collega, che conosciamo per essere civile, che invece fa un elenco di persone, di testate giornalistiche: “Assassini”. E ancora: “Merde”. La gogna suona sempre come uno spasmo bilioso e come un ordine al plotone di esecuzione: “Sparate!”. Su Twitter, andate a controllare, c’è un tizio, un utente anonimo, che ha passato gli ultimi giorni a rispondere e ritwittare, dunque a esporre al pubblico, uno per uno, decine di altri utenti che nei mesi e negli anni passati avevano citato, deriso, insultato Tiziana. E improvvisamente è tutto un additare e mettere alla gogna chi ha messo alla gogna, o chi si crede – basta il sospetto – che abbia messo alla gogna.
E allora c’è la nota conduttrice televisiva di talent show, e giornalista di quotidiano e intrattenitrice radiofonica, che su Facebook prende un povero deficiente qualsiasi dal web, con nome e cognome, uno stupido come ce ne sono tanti, uno che scriveva cose disgustose sul conto di Tiziana, e lo espone al giudizio pubblico delle 930.373 persone che la seguono su internet. “Ti regalo un giorno da Tiziana Cantone”, gli scrive la giornalista, “sperimenta sulla tua pelle…”. Come dire: “Adesso ti faccio suicidare”. Un invito esplicito allo stalking, che più che un reato è una patologia. Un incitamento a molestare, che è un delitto punito dal codice ma anche un’ossessione che raccolta in rete produce in poco tempo reazioni intemerate di dileggio e persino di minaccia. Diciassettemila condivisioni, sessantatremila like, molti di giornalisti (uno addirittura del direttore di un importante giornale regionale), 8.844 commenti, più o meno di questo tono: “Io spero che questo pezzo di merda paghi molto caro”.
E si vede bene che la gogna ha un suo linguaggio, una sua grammatica. Si possono sommariamente contare 1.000 “culo”, 3.090 “merda”, 2.000 “ora sparati”, 1.125 “crepa”. E dunque una giovane donna propone: “Scriviamo ai suoi datori di lavoro, qui c’è l’indirizzo, devono cacciarlo”. E la conduttrice-giornalista: “Brava. Ma in massa proprio”. Così alla fine i commenti si accavallano, uno sull’altro, le persone cominciano ad additare a loro volta altri utenti, si fanno altri nomi, si pubblicano altre foto, si indicano altri colpevoli da mettere alla gogna: “Sei meno di una merda”. Il loro numero impressiona. E guardando i messaggi sembra di sentire cavalcare i tasti, come nella musica di Wagner, solo che quelle erano le valchirie e questi sono i giustizieri incappucciati.
“Non voglio vederlo penzolare! Perché sprecare un foulard per il collo di una merda così?”. E ancora: “Brava! Bisogna ripagarli con la stessa moneta”. A un certo punto un tizio apre una sub conversazione sul genere di gogna, di punizione più adatta, è un consulto: come lo puniamo? “A schiaffi”, dice uno. “No no aspettiamolo all’angolo di casa e picchiamolo”, risponde l’altro. “Beh dovrebbe impiccarsi anche lui con il foulard”, conclude un terzo. Poi qualcuno annuncia di avere già iniziato a tempestare i datori di lavoro del malcapitato imbecille, che alla fine si fanno vivi anche loro, davvero, e annunciano di averlo sospeso, l’imbecille. E che forse sarà anche licenziato.
L’aggressività della folla contro un uomo è sempre violenza, un cortocircuito del pensiero, qualsiasi cosa abbia fatto o detto. Ma tutto questo, attenzione, non appartiene a internet, che è solo uno strumento e un amplificatore (tanto più temibile perché senza confini e senza regole). La gogna in Italia è una cultura: è praticata dalla politica, è coccolata dai giornali e dalle televisioni. E’ uno stile comunemente accettato. Qualche anno fa Libero pubblicò in prima pagina le foto dei presunti “traditori” di Silvio Berlusconi invitando all’insulto di massa, come negli anni di Tangentopoli la Lega sventolava cappi e fotografie di presunti colpevoli in Parlamento alludendo al linciaggio, e come fino a poco tempo fa Beppe Grillo compilava liste nere esponendo persone in carne e ossa a secchiate d’insulti gettati come intestini fumanti. E d’altra parte non c’è giorno che Marco Travaglio, sul suo quotidiano, non indichi un bersaglio cui fa dire o scrivere pensieri mai espressi, suscitando accusa, orrore, sghignazzo, odio.
Si afferma così una parlata maligna, malata, fatta di “slurp”, “lecca-lecca”, “lingua”, umori, essudati, pernacchie e flatulenze. Sembra un ritorno alla caricatura del gergo triviale che divenne cinema degli anni Ottanta, con Alvaro Vitali, ma è probabile invece che sia cominciata un’epoca della politica e del giornalismo che non cerca più di raccontare, ma al contrario costruisce storie, attribuisce pensieri e intenzioni agli altri, indicandoli come soggetti da esporre alla berlina, da calunniare, da colpire, da rovinare.
Ed è una grammatica fuori controllo che ha liberalizzato il turpiloquio, l’insulto e l’invettiva personale come fossero veraci manifestazioni di libertà e non segnali d’imbarbarimento, il massacro della civiltà dei rapporti, del rispetto tra avversari, di quel tono signorile che non è una formalità, ma un modo di essere, di comportarsi, di vivere con gli altri. C’è un’abissale differenza tra la parola “merde” che Cambronne gridò agli inglesi che a Waterloo gli chiedevano di arrendersi, e la parola “merda” che Alessandro Di Battista ha usato riferendosi al Parlamento. E certo D’Annunzio definiva Marinetti “un cretino con qualche lampo d’imbecillità”, ma ancora era D’Annunzio, non Paola Taverna (e qui si può notare come il clima anni 20 faccia capolino, qua e là. Anche negli editoriali del Corriere della Sera, come fatto notare ieri tra le righe da Angelo Panebianco: “L’Autarchia non è una virtù”).
Così l’ambasciatore americano a Roma, John Phillips, si esprime per il “sì” al referendum, e i sostenitori del “no” – Brunetta, Salvini, Meloni – invece di spiegarsi con parole ferme, ma civili, solleticano la voluttà gognesca della peggiore Italia, lo additano: “Si faccia i fatti suoi”, “ma che vuole?”, “se ne torni in America”. E dunque l’ambasciatore diventa persino amerikano, con la K, sulla prima pagina di un importante quotidiano nazionale, mentre Luigi Di Maio si lascia ispirare dall’ingerenza per paragonare Renzi a Pinochet, salvo confondere il Cile con il Venezuela (ma se “vaffanculo” diventa progetto politico vincente, chi se ne importa se Cile e Venezuela sono paesi diversi: dici “vaffanculo” e hai risolto ogni cosa. Hai spiegato tutto).
Prima che Repubblica lo trasformasse in uno strano dibattito sull’opportunità di leggere Ugo Foscolo, il 13 settembre, Natalia Aspesi raccontava sul suo giornale una disavventura che le era capitata per aver confessato, in un articolo, di non aver mai letto “a Zacinto”. E quello di Aspesi non era ovviamente un pezzo fuori tempo su Foscolo, ma un pezzo attualissimo sulla gogna e sulla violenza in Italia. “Sono stata lapidata da una quantità inaspettata di lettere e mail. Un paio, pur deprecando, ironiche e leggiadre, le altre micidiali, tutte con lo scopo di cancellarmi dal genere umano”, scriveva. “Anche le persone colte, o forse soprattutto le persone colte, stanno perdendo l’abitudine al dialogo, allo scambio di idee, alla voglia di sapere con pacatezza i propri perché. Oggi l’incontro è sostituito dallo scontro: la curiosità e la sapienza sono sostituiti dalla stizza e dal disprezzo”.
E proprio ieri su Facebook e su Twitter sono insorti in molti con fare manganellatorio contro Matteo Renzi, che si è confuso in un discorso pubblico: ha detto “battaglia di Marzabotto” e non “eccidio di Marzabotto”. Un tumulto d’indignazione. Botte da orbi. “Non è abbastanza antifascista”, “che pezzo d’ignorante!”, “mandiamolo via!”, “Ducetto”. Anche a chi scrive è capitato d’essere messo in mezzo da alcuni ascoltatori di Radio3, su internet, per non aver saputo a bruciapelo immediatamente ricordare cosa fosse accaduto l’11 settembre 1973 (Allende, il Cile…). Sessanta commenti, sessanta invettive, quasi tutti insulti, giudizi gratuiti, anche personali. E poi una signora: “L’abbiamo messo giustamente alla gogna!”. Ecco la parola.
Ed ecco sempre le stesse masse spumeggianti, che adesso ondeggiano su internet al ritmo cadenzato d’un vaffanculo e adesso invece s’increspano sulla punta di una penna incisa sul vecchio foglio di carta, una grammatica di violenza e di non senso, che si fa persino programma di governo, metodo politico e giornalistico, febbre cosmica che si dilata, si distende, si espande. “Anche l’amore o l’indifferenza verso il Foscolo, diciamo oggi argomento dei meno scottanti, obbligano a crearsi un nemico – scriveva la Aspesi – a non voler approfondire, a capire quel che si vuol capire, alla certezza di avere sempre ragione, all’insulto, alla cancellazione dell’altro. Al costante stato di tumulto interiore e quindi al corruccio, al bisogno di distruggere”.
Lo scopo dell’invettiva e della gogna è infatti proprio l’annientamento dell’altro, è l’annichilimento morale e psicologico: una forma di giustizia sommaria. E se questo è lo stile della politica e dei giornali non stupisce che lo sia anche della gente comune, e che dunque gente comune ne faccia pure le spese, anche togliendosi la vita. Lo spiegano bene due studiosi, Edoardo Giusti e Maria Grandina, che su questo terribile meccanismo dell’umiliazione ci hanno scritto un libro (“Terapia della vergogna”) concentrandosi sugli effetti con i quali la gogna può devastare chi la subisce: “L’alternarsi e il mescolarsi di sentimenti di mortificazione, di vergogna e di inferiorità portano con sé fluttuazioni nel senso di identità e nell’autostima. La paura instaura un circolo vizioso, tale da imporre un comportamento autolesivo di passività”. Le camicie nere davano l’olio di ricino.
E nell’incitamento alla lapidazione – l’ex calciatore Di Canio è stato cacciato da Sky a furor di popolo e d’insulti per un brutto tatuaggio che rievocava il suo passato di destra – nella voglia di colpire le singole persone, c’è l’orrido scivolare verso metodi da guerra civile, quel sistema che trasforma la piazza, reale o virtuale che sia, in un palcoscenico in cui ogni cosa ha un tono che dispensa tutti i presenti da qualunque responsabilità, anche solo quello di pensare. Basta distruggere. Allora si capisce il pericolo. E si capisce anche che è un pericolo al tempo stesso vecchio e nuovo: la cultura della gogna, dunque. Stile d’Italia.
http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/09/ ... e_c165.htm
Il meccanismo dell’umiliazione che ha ucciso Tiziana Cantone non c’entra con il web, che è solo un amplificatore. La gogna è un metodo: è praticata dalla politica, è coccolata dai giornali e dalle tv. Guardiamola negli occhi.
Ecco una riflessione degna di essere letta e meditata. IL problema culturale dell'oggi è che si attacca la persona e basta invece di discuterne le idee o le azioni, nel merito.
La gogna in Italia è una cultura. Uno stile. Un metodo. Un clima morale. Ieri hanno messo alla gogna la povera Tiziana Cantone, ma già oggi su internet impiccano per i piedi e mettono alla berlina un imbecille qualsiasi che l’aveva a sua volta messa alla gogna. Poi tutti, schiumando rabbia, chiedono che vengano fatti i nomi e pubblicate le foto (forse anche gli indirizzi per andarli a prendere sotto casa?) degli indagati dalla procura di Napoli, cioè i quattro uomini sospettati di aver diffuso le immagini di Tiziana, la ragazza che si è suicidata il 12 settembre perché non ha retto l’indecente e vigliacca marea di frizzi, lazzi e giudizi che le venivano scagliati addosso come pietre della lapidazione.
E c’è allora il serio giornalista radiofonico, solitamente mite, che getta la parola “merda” in faccia a qualcuno. E c’è il collega, che conosciamo per essere civile, che invece fa un elenco di persone, di testate giornalistiche: “Assassini”. E ancora: “Merde”. La gogna suona sempre come uno spasmo bilioso e come un ordine al plotone di esecuzione: “Sparate!”. Su Twitter, andate a controllare, c’è un tizio, un utente anonimo, che ha passato gli ultimi giorni a rispondere e ritwittare, dunque a esporre al pubblico, uno per uno, decine di altri utenti che nei mesi e negli anni passati avevano citato, deriso, insultato Tiziana. E improvvisamente è tutto un additare e mettere alla gogna chi ha messo alla gogna, o chi si crede – basta il sospetto – che abbia messo alla gogna.
E allora c’è la nota conduttrice televisiva di talent show, e giornalista di quotidiano e intrattenitrice radiofonica, che su Facebook prende un povero deficiente qualsiasi dal web, con nome e cognome, uno stupido come ce ne sono tanti, uno che scriveva cose disgustose sul conto di Tiziana, e lo espone al giudizio pubblico delle 930.373 persone che la seguono su internet. “Ti regalo un giorno da Tiziana Cantone”, gli scrive la giornalista, “sperimenta sulla tua pelle…”. Come dire: “Adesso ti faccio suicidare”. Un invito esplicito allo stalking, che più che un reato è una patologia. Un incitamento a molestare, che è un delitto punito dal codice ma anche un’ossessione che raccolta in rete produce in poco tempo reazioni intemerate di dileggio e persino di minaccia. Diciassettemila condivisioni, sessantatremila like, molti di giornalisti (uno addirittura del direttore di un importante giornale regionale), 8.844 commenti, più o meno di questo tono: “Io spero che questo pezzo di merda paghi molto caro”.
E si vede bene che la gogna ha un suo linguaggio, una sua grammatica. Si possono sommariamente contare 1.000 “culo”, 3.090 “merda”, 2.000 “ora sparati”, 1.125 “crepa”. E dunque una giovane donna propone: “Scriviamo ai suoi datori di lavoro, qui c’è l’indirizzo, devono cacciarlo”. E la conduttrice-giornalista: “Brava. Ma in massa proprio”. Così alla fine i commenti si accavallano, uno sull’altro, le persone cominciano ad additare a loro volta altri utenti, si fanno altri nomi, si pubblicano altre foto, si indicano altri colpevoli da mettere alla gogna: “Sei meno di una merda”. Il loro numero impressiona. E guardando i messaggi sembra di sentire cavalcare i tasti, come nella musica di Wagner, solo che quelle erano le valchirie e questi sono i giustizieri incappucciati.
“Non voglio vederlo penzolare! Perché sprecare un foulard per il collo di una merda così?”. E ancora: “Brava! Bisogna ripagarli con la stessa moneta”. A un certo punto un tizio apre una sub conversazione sul genere di gogna, di punizione più adatta, è un consulto: come lo puniamo? “A schiaffi”, dice uno. “No no aspettiamolo all’angolo di casa e picchiamolo”, risponde l’altro. “Beh dovrebbe impiccarsi anche lui con il foulard”, conclude un terzo. Poi qualcuno annuncia di avere già iniziato a tempestare i datori di lavoro del malcapitato imbecille, che alla fine si fanno vivi anche loro, davvero, e annunciano di averlo sospeso, l’imbecille. E che forse sarà anche licenziato.
L’aggressività della folla contro un uomo è sempre violenza, un cortocircuito del pensiero, qualsiasi cosa abbia fatto o detto. Ma tutto questo, attenzione, non appartiene a internet, che è solo uno strumento e un amplificatore (tanto più temibile perché senza confini e senza regole). La gogna in Italia è una cultura: è praticata dalla politica, è coccolata dai giornali e dalle televisioni. E’ uno stile comunemente accettato. Qualche anno fa Libero pubblicò in prima pagina le foto dei presunti “traditori” di Silvio Berlusconi invitando all’insulto di massa, come negli anni di Tangentopoli la Lega sventolava cappi e fotografie di presunti colpevoli in Parlamento alludendo al linciaggio, e come fino a poco tempo fa Beppe Grillo compilava liste nere esponendo persone in carne e ossa a secchiate d’insulti gettati come intestini fumanti. E d’altra parte non c’è giorno che Marco Travaglio, sul suo quotidiano, non indichi un bersaglio cui fa dire o scrivere pensieri mai espressi, suscitando accusa, orrore, sghignazzo, odio.
Si afferma così una parlata maligna, malata, fatta di “slurp”, “lecca-lecca”, “lingua”, umori, essudati, pernacchie e flatulenze. Sembra un ritorno alla caricatura del gergo triviale che divenne cinema degli anni Ottanta, con Alvaro Vitali, ma è probabile invece che sia cominciata un’epoca della politica e del giornalismo che non cerca più di raccontare, ma al contrario costruisce storie, attribuisce pensieri e intenzioni agli altri, indicandoli come soggetti da esporre alla berlina, da calunniare, da colpire, da rovinare.
Ed è una grammatica fuori controllo che ha liberalizzato il turpiloquio, l’insulto e l’invettiva personale come fossero veraci manifestazioni di libertà e non segnali d’imbarbarimento, il massacro della civiltà dei rapporti, del rispetto tra avversari, di quel tono signorile che non è una formalità, ma un modo di essere, di comportarsi, di vivere con gli altri. C’è un’abissale differenza tra la parola “merde” che Cambronne gridò agli inglesi che a Waterloo gli chiedevano di arrendersi, e la parola “merda” che Alessandro Di Battista ha usato riferendosi al Parlamento. E certo D’Annunzio definiva Marinetti “un cretino con qualche lampo d’imbecillità”, ma ancora era D’Annunzio, non Paola Taverna (e qui si può notare come il clima anni 20 faccia capolino, qua e là. Anche negli editoriali del Corriere della Sera, come fatto notare ieri tra le righe da Angelo Panebianco: “L’Autarchia non è una virtù”).
Così l’ambasciatore americano a Roma, John Phillips, si esprime per il “sì” al referendum, e i sostenitori del “no” – Brunetta, Salvini, Meloni – invece di spiegarsi con parole ferme, ma civili, solleticano la voluttà gognesca della peggiore Italia, lo additano: “Si faccia i fatti suoi”, “ma che vuole?”, “se ne torni in America”. E dunque l’ambasciatore diventa persino amerikano, con la K, sulla prima pagina di un importante quotidiano nazionale, mentre Luigi Di Maio si lascia ispirare dall’ingerenza per paragonare Renzi a Pinochet, salvo confondere il Cile con il Venezuela (ma se “vaffanculo” diventa progetto politico vincente, chi se ne importa se Cile e Venezuela sono paesi diversi: dici “vaffanculo” e hai risolto ogni cosa. Hai spiegato tutto).
Prima che Repubblica lo trasformasse in uno strano dibattito sull’opportunità di leggere Ugo Foscolo, il 13 settembre, Natalia Aspesi raccontava sul suo giornale una disavventura che le era capitata per aver confessato, in un articolo, di non aver mai letto “a Zacinto”. E quello di Aspesi non era ovviamente un pezzo fuori tempo su Foscolo, ma un pezzo attualissimo sulla gogna e sulla violenza in Italia. “Sono stata lapidata da una quantità inaspettata di lettere e mail. Un paio, pur deprecando, ironiche e leggiadre, le altre micidiali, tutte con lo scopo di cancellarmi dal genere umano”, scriveva. “Anche le persone colte, o forse soprattutto le persone colte, stanno perdendo l’abitudine al dialogo, allo scambio di idee, alla voglia di sapere con pacatezza i propri perché. Oggi l’incontro è sostituito dallo scontro: la curiosità e la sapienza sono sostituiti dalla stizza e dal disprezzo”.
E proprio ieri su Facebook e su Twitter sono insorti in molti con fare manganellatorio contro Matteo Renzi, che si è confuso in un discorso pubblico: ha detto “battaglia di Marzabotto” e non “eccidio di Marzabotto”. Un tumulto d’indignazione. Botte da orbi. “Non è abbastanza antifascista”, “che pezzo d’ignorante!”, “mandiamolo via!”, “Ducetto”. Anche a chi scrive è capitato d’essere messo in mezzo da alcuni ascoltatori di Radio3, su internet, per non aver saputo a bruciapelo immediatamente ricordare cosa fosse accaduto l’11 settembre 1973 (Allende, il Cile…). Sessanta commenti, sessanta invettive, quasi tutti insulti, giudizi gratuiti, anche personali. E poi una signora: “L’abbiamo messo giustamente alla gogna!”. Ecco la parola.
Ed ecco sempre le stesse masse spumeggianti, che adesso ondeggiano su internet al ritmo cadenzato d’un vaffanculo e adesso invece s’increspano sulla punta di una penna incisa sul vecchio foglio di carta, una grammatica di violenza e di non senso, che si fa persino programma di governo, metodo politico e giornalistico, febbre cosmica che si dilata, si distende, si espande. “Anche l’amore o l’indifferenza verso il Foscolo, diciamo oggi argomento dei meno scottanti, obbligano a crearsi un nemico – scriveva la Aspesi – a non voler approfondire, a capire quel che si vuol capire, alla certezza di avere sempre ragione, all’insulto, alla cancellazione dell’altro. Al costante stato di tumulto interiore e quindi al corruccio, al bisogno di distruggere”.
Lo scopo dell’invettiva e della gogna è infatti proprio l’annientamento dell’altro, è l’annichilimento morale e psicologico: una forma di giustizia sommaria. E se questo è lo stile della politica e dei giornali non stupisce che lo sia anche della gente comune, e che dunque gente comune ne faccia pure le spese, anche togliendosi la vita. Lo spiegano bene due studiosi, Edoardo Giusti e Maria Grandina, che su questo terribile meccanismo dell’umiliazione ci hanno scritto un libro (“Terapia della vergogna”) concentrandosi sugli effetti con i quali la gogna può devastare chi la subisce: “L’alternarsi e il mescolarsi di sentimenti di mortificazione, di vergogna e di inferiorità portano con sé fluttuazioni nel senso di identità e nell’autostima. La paura instaura un circolo vizioso, tale da imporre un comportamento autolesivo di passività”. Le camicie nere davano l’olio di ricino.
E nell’incitamento alla lapidazione – l’ex calciatore Di Canio è stato cacciato da Sky a furor di popolo e d’insulti per un brutto tatuaggio che rievocava il suo passato di destra – nella voglia di colpire le singole persone, c’è l’orrido scivolare verso metodi da guerra civile, quel sistema che trasforma la piazza, reale o virtuale che sia, in un palcoscenico in cui ogni cosa ha un tono che dispensa tutti i presenti da qualunque responsabilità, anche solo quello di pensare. Basta distruggere. Allora si capisce il pericolo. E si capisce anche che è un pericolo al tempo stesso vecchio e nuovo: la cultura della gogna, dunque. Stile d’Italia.
http://www.ilfoglio.it/cultura/2016/09/ ... e_c165.htm
La verginità è un ottima cosa perché capisci meglio cosa è vero e cosa invece è falso.
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Re: Tiziana Cantone
francamente non ho risposte, è una vicenda dove torti e ragioni si mischiano.
voglio fare solo una riflessione.
ricordo quando uscì il video di belen e lei fece di tutto per farlo rimuovere. ovviamente nessuno lo tolse anche se come in questo caso la protagonista non aveva assolutamente autorizzato la pubblicazione.
fece anche una causa sostenendo che all'epoca per la legge argentina era minorenne (li mi pare si è maggiorenni a 21 e lei ne aveva 18 o qualcosa del genere) e tutti a prenderla per il culo.
alla fine della storia il video di belen è su tutti i siti e nessuno lo ha rimosso.
voglio fare solo una riflessione.
ricordo quando uscì il video di belen e lei fece di tutto per farlo rimuovere. ovviamente nessuno lo tolse anche se come in questo caso la protagonista non aveva assolutamente autorizzato la pubblicazione.
fece anche una causa sostenendo che all'epoca per la legge argentina era minorenne (li mi pare si è maggiorenni a 21 e lei ne aveva 18 o qualcosa del genere) e tutti a prenderla per il culo.
alla fine della storia il video di belen è su tutti i siti e nessuno lo ha rimosso.
Qui habet, dabitur ei. E comunque: Stikazzi
Re: Tiziana Cantone
a me quello che spaventa di più è la reazione forcaiola di alcune persone, maschi in particolare, nei confronti di tiziana.
quello che non le perdonano è fondamentalmente il dare del cornuto al proprio ragazzo , esibire in maniera così sfacciata il suo tradimento. vederla poi cosi' eccitata li fa impazzire di rabbia.
in particolare non capiscono che l'esibizione così ostentata in un video è esattamente quello che cerca il suo fidanzato e che lei lo sta facendo per lui.
se una donna facesse un video così per colpire il fidanzato vedreste la rabbia nei suoi occhi, la rivalsa, la furia, cosa che nel video fatto da tiziana è completamente assente.
quello che non le perdonano è fondamentalmente il dare del cornuto al proprio ragazzo , esibire in maniera così sfacciata il suo tradimento. vederla poi cosi' eccitata li fa impazzire di rabbia.
in particolare non capiscono che l'esibizione così ostentata in un video è esattamente quello che cerca il suo fidanzato e che lei lo sta facendo per lui.
se una donna facesse un video così per colpire il fidanzato vedreste la rabbia nei suoi occhi, la rivalsa, la furia, cosa che nel video fatto da tiziana è completamente assente.
nell'avatar il cesena ai playoff 2024-25.
Re: Tiziana Cantone
http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca ... 09535.htmlSultano ha scritto:Mi ricordo benissimo i video, le foto, il nome della ragazza. Dove hai letto che il responsabile sta in carcere? Fonte?cicciuzzo ha scritto:colui che ha diffuso i video dell'hostess dell'alitalia è stato condannato penalmente. cioè, sta in carcere per intenderci.cimmeno ha scritto:alcune mie personali considerazioni
a) sul mulo si trova ancora forza chiara, si trova il video della troia di desio, si trova la ragazzina friulana che mostra le tette in classe, si trova il video di belen e si trovano tonnellate di video che magari non hanno causato danni ma potrebbero.secondo me se esistesse un p2p collegato a whattsup conterrebbe terabyte di video...sperare che i video scompaiano solo perchè si intima a xhamster o simili di cancellarli è come sperare che le tette non cadano perchè si mette il reggiseno....
b) visti un paio dei video da un link postato in precedenza (non ho avuto voglia e vista la situazione coraggio di scaricarli..ma sul mulo si trovano eccome tutti) .boh saranno fattic on il cellulare...magari io avrò una morale bacchettona..ma non sono video da girare via cellulare agli amici.che fossero preparativi per una carriera nel porno,--boh può essere, mostra tecnica e capacità e dalle foto aveva un fisico notevole...ma se vuoi prendere quella strada prima prendi contatti con rocco o simili...mi sembra poco plausibile che una voglia prepararsi uan carriera da attrice porno dando dei video privati a bassa risoluzione a 5 amici e dicendo di diffonderli su internet (cosa che poi poteva fare da sola...mettere un video si youporn non è che richieda una laurea)
c) a meno di non essere il titolare di un sito porno e di avere avuto esplicito consenso alla diffusione (non so all'atto pratico come si arrangino per la distribuzione i siti porno ma un qualcosa di scritto anche solo per poter pagare gli stipendi e fatturare dovranno averlo) diffondere un video porno personale di una persona che te lo ha mandato per via privata oltre a essere un reato (come tutta la diffusione di materiale pornografico) è anche un illecito almeno amministrativo se non penale perchè la corrispondenza è privata e non puoi diffonderla senza il consenso dell'autore. e siccome i messaggi (email facebook whatsapp etc ) sono corrispondenza privata, non li puoi diffondere.
d) per far ritenere a zeta che la protagonista di questa vicenda avesse tutte le carte in regola per entrare nell'hard evidentemente ci sono video che non ho visto dove fa più che una pompa...ci saranno altri video, che non ho voglia di cercare ..ma la cosa non cambia il fatto che in italia si abbia ancora una mentalità sessuale da trogloditi se la ragazza aveva accumulato tanta pressione psicologica da suicidarsi, anche se poi, anche se le vere motivazioni le conosce lei, e non può più dirle.a volte in quei momenti manca solo la persona che ti dice la cosa giusta. era una bella donna, avrebbe potuto andarsene da napoli e tempo qualche mese nessuno si sarebbe ricordato di lei e ricominciare da un'altra parte. alla fine la gente dimentica...ha dimenticato chiara, ha dimenticato la troia di desio, ha dimenticato la bionda tettona di "è venuta a saperlo mia madre" . ma le persone sono fragili...e tutte hanno un punto di rottura.
e) in questi giorni sull'onda del caso della cantone stanno uscendo vari cari di ragazze filmate durante il sesso e poi con i video diffusi.... lo scrissi qui superzeta riguardo al una hostess dell'alitalia che aveva girato video porno e poi si era trovata su internet...
ragazze se accettate di farvi riprendere fatelo fare con il "VOSTRO" cellulare , non perdetelo mai d'occhio e se volete tenere il video fate in modo che solo voi (attraverso nascondigli cifrature password etc ) possiate disporne.noi maschi siamo mediamente delle merde, anni fa conoscevo uno fidanzato con la figlia di un importante uomo d'affari milanese che era uso mostrare video in cui si faceva fare pompe dalla ragazza con il viso di lei ben riconoscibile. difficile che il vostro fidanzato o amante o compagno resista alla tentazione di condividerlo con un amico...e da li il patatrak è facile.
Il sentimento più sincero rimane sempre l'erezione
Re: Tiziana Cantone
il concetto base di tutta questa vicenda in realtà è l'ipocrisia.
i video erano revenge porn per interposta persona, aldilà che se fossero veri, concordati, una montatura, richiesti etc etc
In pratica si usavano i meccanismi della "vergogna" per colpire qualcuno (nè più nè meno che gli ex che espongono le ex ma con le corna come mezzo).
Inoltre al naturale sconcerto per la fine che ha fatto, quasi da subito, credo, sia subentrato il fastidio del trasformarla in una "brava ragazza" di "buona famiglia",
Vittima innocente della cattiveria altrui quando in quei video , ripeto vero o falso che sia, praticamente e volontariamente invitava a fare a pezzi il ragazzo (risultato prevedibilissimo in ambienti di provincia).
I video non hanno colpito per le prestazioni erotiche, ma per l'intento (apparente o reale), l'idiozia risultante e l'atteggiamento da tigre del ribaltabile (unita a cose tipo chiedere scusa per essere stati sgamati davanti casa di qualcuno ad es.) quindi che sia la libertà sessuale a far schiumare di rabbia non convince troppo.
i concetti di "brava ragazza" e di "buona famiglia" li intendo nell'accezione borghese da famigliole con villetta e nanetti da giardino (altra cosa più volte ribadita in molti servizi e tg), senza contare che , in pratica, è rimasta in quell'ambiente chiuso e asfissiante in cui ledere i concetti di buona,brava e bella famigliola cattolica vestita bene alla domenica a messa, è un peccato che ti fa perdere ogni privilegio acquisito tra i tuoi simili.
Altra cosa quasi del tutto passata in secondo piano è che aveva chiesto il risarcimento dei danni (del tutto rifiutato) mentre è finita a dover pagare 20.000 euro di spese (primo argomento spiegato dalla madre e poi trasformato in elemento secondario rispettto al plagio, alla costrizione e alla cattiveria, se non alle botte, dell'ex).
Infine, in un mondo in cui ormai anche le pietre sanno che chi dice di amarti all'infinito tre secondi tre dopo che è finita cerca di distruggere l'immagine da "brava ragazza" che hai, lei ha mandato quei video a 5 persone che ha prima denunciato e poi scagionato, con cui aveva fatto il gioco erotico che emergerebbe dai video, cosa del tutto lecita ma che allo stesso tempo in paesini di provincia e in ambienti da brave famigliole borghesi ti segna a vita, questione che conosceva alla perfezione dato che ne faceva parte di quell'ambiente.
Quindi in definitiva, si sarebbe dovuto, soltanto, lasciare spazio al rispetto ed il silenzio per un epilogo così tragico ma la beatificazione inopportuna scatena, per reazione, la condanna, nonostante il tragico epilogo, per il fatto che, nonostante il suicidio, sembra tutto tranne che una vittima innocente e, si sa, le vittime imperfette non funzionano come quelle con tutte le carte a posto.
i video erano revenge porn per interposta persona, aldilà che se fossero veri, concordati, una montatura, richiesti etc etc
In pratica si usavano i meccanismi della "vergogna" per colpire qualcuno (nè più nè meno che gli ex che espongono le ex ma con le corna come mezzo).
Inoltre al naturale sconcerto per la fine che ha fatto, quasi da subito, credo, sia subentrato il fastidio del trasformarla in una "brava ragazza" di "buona famiglia",
Vittima innocente della cattiveria altrui quando in quei video , ripeto vero o falso che sia, praticamente e volontariamente invitava a fare a pezzi il ragazzo (risultato prevedibilissimo in ambienti di provincia).
I video non hanno colpito per le prestazioni erotiche, ma per l'intento (apparente o reale), l'idiozia risultante e l'atteggiamento da tigre del ribaltabile (unita a cose tipo chiedere scusa per essere stati sgamati davanti casa di qualcuno ad es.) quindi che sia la libertà sessuale a far schiumare di rabbia non convince troppo.
i concetti di "brava ragazza" e di "buona famiglia" li intendo nell'accezione borghese da famigliole con villetta e nanetti da giardino (altra cosa più volte ribadita in molti servizi e tg), senza contare che , in pratica, è rimasta in quell'ambiente chiuso e asfissiante in cui ledere i concetti di buona,brava e bella famigliola cattolica vestita bene alla domenica a messa, è un peccato che ti fa perdere ogni privilegio acquisito tra i tuoi simili.
Altra cosa quasi del tutto passata in secondo piano è che aveva chiesto il risarcimento dei danni (del tutto rifiutato) mentre è finita a dover pagare 20.000 euro di spese (primo argomento spiegato dalla madre e poi trasformato in elemento secondario rispettto al plagio, alla costrizione e alla cattiveria, se non alle botte, dell'ex).
Infine, in un mondo in cui ormai anche le pietre sanno che chi dice di amarti all'infinito tre secondi tre dopo che è finita cerca di distruggere l'immagine da "brava ragazza" che hai, lei ha mandato quei video a 5 persone che ha prima denunciato e poi scagionato, con cui aveva fatto il gioco erotico che emergerebbe dai video, cosa del tutto lecita ma che allo stesso tempo in paesini di provincia e in ambienti da brave famigliole borghesi ti segna a vita, questione che conosceva alla perfezione dato che ne faceva parte di quell'ambiente.
Quindi in definitiva, si sarebbe dovuto, soltanto, lasciare spazio al rispetto ed il silenzio per un epilogo così tragico ma la beatificazione inopportuna scatena, per reazione, la condanna, nonostante il tragico epilogo, per il fatto che, nonostante il suicidio, sembra tutto tranne che una vittima innocente e, si sa, le vittime imperfette non funzionano come quelle con tutte le carte a posto.
"Date un briciolo di potere a un idiota e avrete creato un tiranno" - Sir Winston Churchill
Re: Tiziana Cantone
il problema è questa merda di giustizia.....
prendere il responsabile, chiuderlo in una cella che sia una CELLA ( senza playstation etc.... ) e buttare le chiavi con l'unico benefit ( alla lunga vedrai saprà apprezzarlo ) di visite settimanali di mandinghi "torturatori"
prendere il responsabile, chiuderlo in una cella che sia una CELLA ( senza playstation etc.... ) e buttare le chiavi con l'unico benefit ( alla lunga vedrai saprà apprezzarlo ) di visite settimanali di mandinghi "torturatori"
- Parakarro
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Re: Tiziana Cantone
è lei ma bionda.. stesso atteggiamento e stessa voce.Scorpio ha scritto:lei assomiglia a Illary Blasi; non credo sia Tiziana Cantone e non ci metti molto a trovarli in rete.Parakarro ha scritto:
carino è quello in cui lei telefona al suo cornuto e intanto ciuccia il pisello all'amante
in perfetto stile cuckold
ma la qualità è bassissima e sono per lo più dialoghi
ma tant'è.
la ragazza ha le stesse colpe di chi viene stuprata perchè gira in quartiere malfamato in minigonna
le colpe sono totalemnte a carico dello stupratore ma il mondo è una merda e devi fare di tutto per evitare di finirci dentro fino al collo.
Tiziana doveva trovare il coraggio di dire: "il mio fidanzato è un cuckold che ama farmi scopare da altri uomini e fare la figura del cornutazzo.".
Certo che poi è difficile far capire che l'accettare tali perversioni del marito è un atto d'amore e non un'atto da puttana.
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Re: Tiziana Cantone
francamente in questa storia ci spno troppe cose confuse.
ho letto il topic dall'inizio dove si diceva
che era una trovata pubblicitaria e che la ragazza aveva scritto su facebook che avrebbe fatto un porno.
poi tutto cambia.
ho letto il topic dall'inizio dove si diceva
che era una trovata pubblicitaria e che la ragazza aveva scritto su facebook che avrebbe fatto un porno.
poi tutto cambia.
Qui habet, dabitur ei. E comunque: Stikazzi
Re: Tiziana Cantone
non era una trovata.
non era un fidanzato.
non era un cuckold.
era uno che stava con una donna senza amarla ma la usava per spedirla in giro a fare sesso con altri.
alcuni di questi atti sessuali le chiedeva di filmarli così poi da inviarglieli che lui evidentemente si ingrifava.
qui nasce il problema (quello scantenante).
il file video finisce dal telefonino del tizio a dove non doveva finire.
cioè viene pubblicato.
lei diventa suo malgrè un "personaggio pubblico" e legge di sè cose che nessuno vorrebbe leggere.
realizza che non sparirà mai ma non il ha il callo perché è una persona debole.
come debole è chiunque accetti di farsi trattare così a 30 anni.
lui era un merdone con cui "stava" e di cui lei si fidava mandandogli i video e che poi li ha diffusi (o con amici e direttamente su web, lo sa solo la polizia postale)
amen.
non era un fidanzato.
non era un cuckold.
era uno che stava con una donna senza amarla ma la usava per spedirla in giro a fare sesso con altri.
alcuni di questi atti sessuali le chiedeva di filmarli così poi da inviarglieli che lui evidentemente si ingrifava.
qui nasce il problema (quello scantenante).
il file video finisce dal telefonino del tizio a dove non doveva finire.
cioè viene pubblicato.
lei diventa suo malgrè un "personaggio pubblico" e legge di sè cose che nessuno vorrebbe leggere.
realizza che non sparirà mai ma non il ha il callo perché è una persona debole.
come debole è chiunque accetti di farsi trattare così a 30 anni.
lui era un merdone con cui "stava" e di cui lei si fidava mandandogli i video e che poi li ha diffusi (o con amici e direttamente su web, lo sa solo la polizia postale)
amen.
La verginità è un ottima cosa perché capisci meglio cosa è vero e cosa invece è falso.
Re: Tiziana Cantone
per quel poco che ne capisco questa descrizione assomiglia a quella di un cuckold....oppure è il fatto di "non amarla" la discriminante che nn lo rende cuckold???marziano ha scritto:non era una trovata.
non era un fidanzato.
non era un cuckold.
era uno che stava con una donna senza amarla ma la usava per spedirla in giro a fare sesso con altri.
alcuni di questi atti sessuali le chiedeva di filmarli così poi da inviarglieli che lui evidentemente si ingrifava.
Re: Tiziana Cantone
anche senza pallelui era un merdone con cui "stava" e
le donnre amarle tutte, ma non sposarne nessuna
- GeishaBalls
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Re: Tiziana Cantone
In galera chi? Gli amici con cui ha fatto sesso, quelli che si sono passati video, quello che li ho messi in rete, oppure quelli che li hanno guardati. Forse quelli che sghignazzavano per strada quando lei passava? Oppure chi faceva battute?Volpetto ha scritto:il problema è questa merda di giustizia.....
prendere il responsabile, chiuderlo in una cella che sia una CELLA ( senza playstation etc.... ) e buttare le chiavi con l'unico benefit ( alla lunga vedrai saprà apprezzarlo ) di visite settimanali di mandinghi "torturatori"
Siete convinti che sarebbe successo anche se il sesso libero e divertente non fosse una vergogna per una donna ? In Svezia sarebbe stata così giudicata?
- GeishaBalls
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Re: Tiziana Cantone
Nessun fiocco di neve si sente responsabile della valanga
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- Località: In giro per la mia mente
Re: Tiziana Cantone
I figli della merda


"E' impossibile", disse il cervello.
"Provaci!", sussurrò il cuore.
"Vai via, brutto!", urlò la ragazza.
06/06/2019 FIRENZE LIBERA
https://www.youtube.com/watch?v=0Zp9AmCfWbI
☪️ancer of humanity
"Provaci!", sussurrò il cuore.
"Vai via, brutto!", urlò la ragazza.
06/06/2019 FIRENZE LIBERA
https://www.youtube.com/watch?v=0Zp9AmCfWbI
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