non mi sembra! ad esempio, col Marchio CE ormai obbligatorio per tutto, devi indicare dove lo produci!nik978 ha scritto:perchè in italia a tutt'oggi non esite una legge che non lo permetta..Scorpio ha scritto:caro Squirto,
Sofia sempre ad Est è!
mi fermerei lì; non è il caso di spostarsi troppo ad Oriente!
l'unica cosa che non capisco è come cazzo faccia l'AGV a mettere la bandierina Italiana sui caschi?!
e magari, sull'etichetta ci sarà scritto: made in Italy!
puoi mettere made in italy comunque...
Ciao grande Nick, buon viaggio
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e invece non c'èScorpio ha scritto:non mi sembra! ad esempio, col Marchio CE ormai obbligatorio per tutto, devi indicare dove lo produci!nik978 ha scritto:perchè in italia a tutt'oggi non esite una legge che non lo permetta..Scorpio ha scritto:caro Squirto,
Sofia sempre ad Est è!
mi fermerei lì; non è il caso di spostarsi troppo ad Oriente!
l'unica cosa che non capisco è come cazzo faccia l'AGV a mettere la bandierina Italiana sui caschi?!
e magari, sull'etichetta ci sarà scritto: made in Italy!
puoi mettere made in italy comunque...
sentivo un programma su radio24 tempo fa..
era prorpio questo un punto di discussione
(noi sui nostri motori lo mettiamo il made in italy x esempio...

E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.
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e a Bruxelles che cazzo fanno? discutono sulla lunghezza dei cetrioli?nik978 ha scritto:e invece non c'èScorpio ha scritto:non mi sembra! ad esempio, col Marchio CE ormai obbligatorio per tutto, devi indicare dove lo produci!nik978 ha scritto:perchè in italia a tutt'oggi non esite una legge che non lo permetta..Scorpio ha scritto:caro Squirto,
Sofia sempre ad Est è!
mi fermerei lì; non è il caso di spostarsi troppo ad Oriente!
l'unica cosa che non capisco è come cazzo faccia l'AGV a mettere la bandierina Italiana sui caschi?!
e magari, sull'etichetta ci sarà scritto: made in Italy!
puoi mettere made in italy comunque...
sentivo un programma su radio24 tempo fa..
era prorpio questo un punto di discussione
(noi sui nostri motori lo mettiamo il made in italy x esempio...)
va beh che a forza di parlare di Cina, ormai a noi europei non ce ne fregherebbe un cazzo!
dato che ormai li riteniamo pure capaci di far cose di qualità !
cmq, neli USA i dazi per loro e per noi continuano a rimanere!
cmq parentesi semiseria..
giracchiando x le carte che avevo stampato prima di venire qua ho recuperato news su helen (quella di sabato sera..)
mi ricordavo di aver trovato qualcosa, e poi non sono un pivello e il mio sesto senso si sbaglia molto d rado...(ne distinguere da free of charge e non free..)
Later in the night, you can always head for GG's in front of East Seaport (Dong Gan in chinese). You can find there from 2 to 6 girls. They have sometimes a very good and friendly attitude, and sometimes they don't, for no apparent reason. MOST OF THEM WILL FOLLOW YOU IF YOU CHAT WITH THEM A LITTLE, AND THEY MAT ASK YOU FOR MONET OR NOT. iT ALL DEPENDS HOW MUCH THEY DO FANCY YOU, OR HOW CLOSE IS THEIR RENT TO PAY!
HELEN (eccola qua...
:D:D:D) IS USUALLY CONSIDERED AS A GOOD PICK, BUT SHE IS OFTEN MOODY.
e il 6 senso di nik non si sbgliava manco ora...prorpio come dicevo io MAY BE THEY CAN ASK FOR MONEY.....mi ero accorto che la cosa era un po mezza e mezza..
quindi cerchweró al massimo di sfruttare il may..
aggratis aggratis....
ovvio che se uno spedne 40 euro di bere loro non chiedono di soldi...ma siamo li...
(anche se io sulle recensioni spesso sono scettico, m questa ci sta dentro..)
mi viene un sospetto..
domenica mattina quand mi ha cercato..era x 1 "free"??
oppure mi sarebbe sbucata in casa e poi mi avrebbe chiesto dei soldi?
(e io con 3 ore di sonno vi garantisco che avrei dovuto pensarci un po su...
)
giracchiando x le carte che avevo stampato prima di venire qua ho recuperato news su helen (quella di sabato sera..)
mi ricordavo di aver trovato qualcosa, e poi non sono un pivello e il mio sesto senso si sbaglia molto d rado...(ne distinguere da free of charge e non free..)
Later in the night, you can always head for GG's in front of East Seaport (Dong Gan in chinese). You can find there from 2 to 6 girls. They have sometimes a very good and friendly attitude, and sometimes they don't, for no apparent reason. MOST OF THEM WILL FOLLOW YOU IF YOU CHAT WITH THEM A LITTLE, AND THEY MAT ASK YOU FOR MONET OR NOT. iT ALL DEPENDS HOW MUCH THEY DO FANCY YOU, OR HOW CLOSE IS THEIR RENT TO PAY!
HELEN (eccola qua...

e il 6 senso di nik non si sbgliava manco ora...prorpio come dicevo io MAY BE THEY CAN ASK FOR MONEY.....mi ero accorto che la cosa era un po mezza e mezza..
quindi cerchweró al massimo di sfruttare il may..

aggratis aggratis....
ovvio che se uno spedne 40 euro di bere loro non chiedono di soldi...ma siamo li...



(anche se io sulle recensioni spesso sono scettico, m questa ci sta dentro..)
mi viene un sospetto..
domenica mattina quand mi ha cercato..era x 1 "free"??
oppure mi sarebbe sbucata in casa e poi mi avrebbe chiesto dei soldi?
(e io con 3 ore di sonno vi garantisco che avrei dovuto pensarci un po su...



Ultima modifica di nik978 il 23/05/2005, 11:38, modificato 2 volte in totale.
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.
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il problema è che le cose di qualità le fanno già ..Scorpio ha scritto:e a Bruxelles che cazzo fanno? discutono sulla lunghezza dei cetrioli?nik978 ha scritto:e invece non c'èScorpio ha scritto:non mi sembra! ad esempio, col Marchio CE ormai obbligatorio per tutto, devi indicare dove lo produci!nik978 ha scritto: perchè in italia a tutt'oggi non esite una legge che non lo permetta..
puoi mettere made in italy comunque...
sentivo un programma su radio24 tempo fa..
era prorpio questo un punto di discussione
(noi sui nostri motori lo mettiamo il made in italy x esempio...)
va beh che a forza di parlare di Cina, ormai a noi europei non ce ne fregherebbe un cazzo!
dato che ormai li riteniamo pure capaci di far cose di qualità !
cmq, neli USA i dazi per loro e per noi continuano a rimanere!

se invece di vederli x anni solo come bacino di manodopera a basso costo li avessimo guidati e controllati, avendo semrpe una certa partecipaziione nello svilupo di hi-tech cinese.........
loro invece si sono iniziati a copiare quello che gli facevamo fare come si fa fare a delle macchinette....e moh si son fatti molta roba da soli..e noi siamo fuori dal giro perchè adesso in cina già su molti settori ad un certo valore aggiunto, possono farsi tutto da soli..senza dipendere d anessuno..a breve potranno anche uscire dal loro mercato interno..e ci sarà da ridere...
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
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Stoppie di granoturno caricate all'inverosimile su una strada a Tongxing, nella regione autonoma cinese di Ningxia (Michael Reynolds/Epa)


You are what you is (Frank Zappa)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
Denununcia dei sindacati in Messico. L'azienda nega
I vestiti della Barbie cuciti dalle bambine
Federazione dei lavoratori: la multinazionale Mattel fa lavorare le ragazzine dieci ore al giorno nello stabilimento di Tepeji del Rio
CITTà€ DEL MESSICO - In Messico alcune ragazzine, invece che giocare con le bambole come fanno le loro coetanee dei paesi occidentali, le costruiscono. Lavorando fino a dieci ore al giorno in uno stabilimento della multinazionale statunitense Mattel, che si trova nel Messico centrale. La denuncia è dei sindacati della fabbrica di Tepeji del Rio, nello Stato centrale messicano di Hidalgo. «Hanno assunto bambine di 13 anni, anche senza il permesso dei genitori, per cucire i vestiti delle Barbie», ha denunciato Lorenzo Ortega Garcia, della Federazione dei lavoratori avanguardia operaia (Ftvo).
L'AZIENDA RESPINGE LE ACCUSE - L'azienda ha respinto le accuse, sostenendo di aver identificato attraverso una inchiesta interna «solo una minore di 15 anni». Secondo il sindacato messicano, «ai minori non vengono pagati contributi e non viene garantita l'assistenza sanitaria». «La legge messicana prevede che i minori di 16 anni possano lavorare al massimo sei ore al giorno, ma i ragazzini che cuciono i vestiti destinati alla Mattel lavorano oltre le normali nove ore quotidiane», ha detto Ortega Garcia.
I minori messicani sono stati assunti dall'azienda Rubiès, una filiale della Mattel con sede a Richmond Hill, nello Stato di New York. In una lettera, il segretario generale della Ftvo, Salim Kalkach, ha chiesto alla Mattel di «assicurarsi che Rubiès rispetti la legge messicana e gli accordi sindacali». Rubiès, che ha stabilimenti anche in Portogallo, Spagna e Giappone, fabbrica vestiti con licenza della Mattel anche per supereroi come Batman e Superman e per Harry Potter ed i suoi compagni d'avventure.
23 maggio 2005
I vestiti della Barbie cuciti dalle bambine
Federazione dei lavoratori: la multinazionale Mattel fa lavorare le ragazzine dieci ore al giorno nello stabilimento di Tepeji del Rio
CITTà€ DEL MESSICO - In Messico alcune ragazzine, invece che giocare con le bambole come fanno le loro coetanee dei paesi occidentali, le costruiscono. Lavorando fino a dieci ore al giorno in uno stabilimento della multinazionale statunitense Mattel, che si trova nel Messico centrale. La denuncia è dei sindacati della fabbrica di Tepeji del Rio, nello Stato centrale messicano di Hidalgo. «Hanno assunto bambine di 13 anni, anche senza il permesso dei genitori, per cucire i vestiti delle Barbie», ha denunciato Lorenzo Ortega Garcia, della Federazione dei lavoratori avanguardia operaia (Ftvo).
L'AZIENDA RESPINGE LE ACCUSE - L'azienda ha respinto le accuse, sostenendo di aver identificato attraverso una inchiesta interna «solo una minore di 15 anni». Secondo il sindacato messicano, «ai minori non vengono pagati contributi e non viene garantita l'assistenza sanitaria». «La legge messicana prevede che i minori di 16 anni possano lavorare al massimo sei ore al giorno, ma i ragazzini che cuciono i vestiti destinati alla Mattel lavorano oltre le normali nove ore quotidiane», ha detto Ortega Garcia.
I minori messicani sono stati assunti dall'azienda Rubiès, una filiale della Mattel con sede a Richmond Hill, nello Stato di New York. In una lettera, il segretario generale della Ftvo, Salim Kalkach, ha chiesto alla Mattel di «assicurarsi che Rubiès rispetti la legge messicana e gli accordi sindacali». Rubiès, che ha stabilimenti anche in Portogallo, Spagna e Giappone, fabbrica vestiti con licenza della Mattel anche per supereroi come Batman e Superman e per Harry Potter ed i suoi compagni d'avventure.
23 maggio 2005
You are what you is (Frank Zappa)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
tutto il mondo è paese...
e intanto le mutlinazionali se ne fottono come al solito...
e intanto le mutlinazionali se ne fottono come al solito...

E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.
Il diplomatico: «Un consiglio per la competitività : aprite i mercati»
«Frenare la Cina? Un danno per l'Italia»
L'ambasciatore di Pechino Dong Jinyi: il protezionismo rallenta la vostra crescita, illegale lo stop al tessile. Possibile ricorso al Wto
MILANO - «Che c’è scritto qua?». L’ambasciatore di Pechino estrae dalla tasca il suo videofonino argentato, tende il braccio all’interlocutore. Da fuori arriva brusio del centro, Milano non suona affatto come la capitale economica di una recessione. «3G - legge Dong Jinyi, riponendo il suo cellulare della Hutchison Whampoa di Hong Kong -. E’ cinese. Ha investito in Italia molti miliardi di dollari, ha solo dipendenti italiani».
E con questo?
«Spero che l’economia italiana si sviluppi regolarmente. Ogni Paese è in situazione diversa, credo che anche l’Italia aggiusterà la strategia di sviluppo alla luce di un mercato in continua evoluzione. Per diventare più competitiva con un atteggiamento più aperto». Diplomatico navigato, da due mesi alla guida dell’ambasciata di Roma, Dong non trattiene una risata soddisfatta quando gli si chiede un consiglio per uscire dalle secche del ristagno.
Che significa «un atteggiamento più aperto»?
«Non applicare l’attuale protezionismo. Bisogna facilitare gli imprenditori cinesi in Italia, dar loro strumenti perchè possano venire qui e investire».
Perchè, hanno problemi?
«Certo. Ottengono solo visti di tre mesi, un sistema difficile, a volte ridicolo: limita e intimorisce i nostri imprenditori. Non c’è da stupirsi se poi vanno in altri Paesi europei a cercare i loro partner».
Ma l’Italia è aperta: l’import dei prodotti tessili segna aumenti a due o tre cifre. Teme una reazione protezionista?
«Con il protezionismo noi non siamo d’accordo. L’Unione europea invece sostiene la liberalizzazione degli scambi e appoggia il Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio. Ma nella pratica applica un doppio criterio».
Due pesi e due misure?
«Doppio criterio significa che su certi settori l’Ue è per la libertà commerciale, peró su altri applica restrizioni: come adesso sul tessile e l’abbigliamento. Questo protezionismo non danneggia solo le controparti, ma l’Ue stessa».
La Cina farà ricorso al Wto contro Bruxelles?
«Ci riserviamo il diritto di prendere tutte le misure adeguate. Il processo di apertura sul tessile era previsto da dieci anni ed è appena iniziato. Queste misure europee sono ingiuste, contrarie alle regole del Wto e allo spirito del libero scambio».
Ma in fondo il duello è fisiologico, Cina e Italia sono concorrenti strategici...
«Posso dire con certezza che l’Italia non è un concorrente strategico della Cina. Da quando abbiamo stabilito relazioni diplomatiche 35 anni fa, abbiamo sviluppato la cooperazione in ogni campo. Con la recente visita del premier Wen Jiabao si è creato un partenariato. Le nostre relazioni vivono il periodo migliore della loro storia».
Ok, ma non c’è niente di male nel farsi un po’ di concorrenza. O no?
«Bisogna che questa concorrenza sia amichevole e imparziale».
Anche sui falsi? La Cina non puó fare di più per contrastarli?
«Il nostro governo è molto attento a proteggere la proprietà intellettuale, ha passato molte leggi. Ora dobbiamo continuare, rinforzare la repressione e punire le violazioni. Nel 2004 abbiamo avviato più di 50 mila processi. C’è una stretta netta, visibile: i falsi sono un problema per tutti: per le imprese straniere e per quelle cinesi».
L’Ue e l’Italia tardano a levare l’embargo sulle armi alla Cina. Il mancato appoggio di Roma rimette in dubbio anche la vostra sintonia sulla riforma dell’Onu?
«Non facciamo collegamenti fra questa e altre questioni. Nelle vicende internazionali la Cina ha sempre preferito dare giustizia in base alla realtà dei fatti. E l’embargo è basato su concezioni da guerra fredda, non è giusto».
Dunque sull’Onu sintonia con l’Italia...
«La posizione di Roma è positiva e costruttiva, la sosteniamo. E imporre un calendario o una certa opzione agli altri Paesi violerebbe lo spirito della Carta delle Nazioni Unite».
Sul Consiglio di sicurezza meglio allora rinviare?
«Il Consiglio è solo un aspetto. Ma in caso di grandi divergenze, meglio non proporre un progetto di riforma all’assemblea generale».
Federico Fubini
24 maggio 2005
«Frenare la Cina? Un danno per l'Italia»
L'ambasciatore di Pechino Dong Jinyi: il protezionismo rallenta la vostra crescita, illegale lo stop al tessile. Possibile ricorso al Wto
MILANO - «Che c’è scritto qua?». L’ambasciatore di Pechino estrae dalla tasca il suo videofonino argentato, tende il braccio all’interlocutore. Da fuori arriva brusio del centro, Milano non suona affatto come la capitale economica di una recessione. «3G - legge Dong Jinyi, riponendo il suo cellulare della Hutchison Whampoa di Hong Kong -. E’ cinese. Ha investito in Italia molti miliardi di dollari, ha solo dipendenti italiani».
E con questo?
«Spero che l’economia italiana si sviluppi regolarmente. Ogni Paese è in situazione diversa, credo che anche l’Italia aggiusterà la strategia di sviluppo alla luce di un mercato in continua evoluzione. Per diventare più competitiva con un atteggiamento più aperto». Diplomatico navigato, da due mesi alla guida dell’ambasciata di Roma, Dong non trattiene una risata soddisfatta quando gli si chiede un consiglio per uscire dalle secche del ristagno.
Che significa «un atteggiamento più aperto»?
«Non applicare l’attuale protezionismo. Bisogna facilitare gli imprenditori cinesi in Italia, dar loro strumenti perchè possano venire qui e investire».
Perchè, hanno problemi?
«Certo. Ottengono solo visti di tre mesi, un sistema difficile, a volte ridicolo: limita e intimorisce i nostri imprenditori. Non c’è da stupirsi se poi vanno in altri Paesi europei a cercare i loro partner».
Ma l’Italia è aperta: l’import dei prodotti tessili segna aumenti a due o tre cifre. Teme una reazione protezionista?
«Con il protezionismo noi non siamo d’accordo. L’Unione europea invece sostiene la liberalizzazione degli scambi e appoggia il Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio. Ma nella pratica applica un doppio criterio».
Due pesi e due misure?
«Doppio criterio significa che su certi settori l’Ue è per la libertà commerciale, peró su altri applica restrizioni: come adesso sul tessile e l’abbigliamento. Questo protezionismo non danneggia solo le controparti, ma l’Ue stessa».
La Cina farà ricorso al Wto contro Bruxelles?
«Ci riserviamo il diritto di prendere tutte le misure adeguate. Il processo di apertura sul tessile era previsto da dieci anni ed è appena iniziato. Queste misure europee sono ingiuste, contrarie alle regole del Wto e allo spirito del libero scambio».
Ma in fondo il duello è fisiologico, Cina e Italia sono concorrenti strategici...
«Posso dire con certezza che l’Italia non è un concorrente strategico della Cina. Da quando abbiamo stabilito relazioni diplomatiche 35 anni fa, abbiamo sviluppato la cooperazione in ogni campo. Con la recente visita del premier Wen Jiabao si è creato un partenariato. Le nostre relazioni vivono il periodo migliore della loro storia».
Ok, ma non c’è niente di male nel farsi un po’ di concorrenza. O no?
«Bisogna che questa concorrenza sia amichevole e imparziale».
Anche sui falsi? La Cina non puó fare di più per contrastarli?
«Il nostro governo è molto attento a proteggere la proprietà intellettuale, ha passato molte leggi. Ora dobbiamo continuare, rinforzare la repressione e punire le violazioni. Nel 2004 abbiamo avviato più di 50 mila processi. C’è una stretta netta, visibile: i falsi sono un problema per tutti: per le imprese straniere e per quelle cinesi».
L’Ue e l’Italia tardano a levare l’embargo sulle armi alla Cina. Il mancato appoggio di Roma rimette in dubbio anche la vostra sintonia sulla riforma dell’Onu?
«Non facciamo collegamenti fra questa e altre questioni. Nelle vicende internazionali la Cina ha sempre preferito dare giustizia in base alla realtà dei fatti. E l’embargo è basato su concezioni da guerra fredda, non è giusto».
Dunque sull’Onu sintonia con l’Italia...
«La posizione di Roma è positiva e costruttiva, la sosteniamo. E imporre un calendario o una certa opzione agli altri Paesi violerebbe lo spirito della Carta delle Nazioni Unite».
Sul Consiglio di sicurezza meglio allora rinviare?
«Il Consiglio è solo un aspetto. Ma in caso di grandi divergenze, meglio non proporre un progetto di riforma all’assemblea generale».
Federico Fubini
24 maggio 2005
You are what you is (Frank Zappa)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
La sorpresa del rapporto Ocse: forte sviluppo economico
Più 5 per cento: adesso l’Africa cresce
Le cause: aumento dei prezzi delle materie prime, miglioramento del management, alleggerimento dei conflitti in molti Paesi.
Se il prossimo 28 maggio Stephen Saad sarà nominato il miglior imprenditore mondiale dell’anno, potrete raccontare ai vostri figli che il mondo funziona a testa in giù. Per fortuna, dovrete aggiungere. Saad è infatti un africano e già questo è curioso: buoni imprenditori in Africa? Ma non finisce lì: il fondatore e amministratore delegato della sudafricana Aspen Pharmacare sta riscuotendo applausi internazionali coniugando la ricerca del profitto con la cura dei disperati, in particolare i malati di Aids. Ancora: Saad è forse il simbolo migliore delle piccole rivoluzioni in atto nel Continente, dello sviluppo economico che ha portato l’Africa «ad attraversare attualmente la sua migliore performance economica in molti anni» secondo l’analisi resa pubblica la settimana scorsa dall’Ocse.
La parabola di Saad è notevole. Aspen Pharmacare nasce a fine Anni ’90 per produrre farmaci generici a basso costo. In pochi anni, realizza acquisizioni chiave per il suo business e si lancia nella produzione di farmaci anti-retrovirali. L’anno scorso, viene scelta dalla fondazione dell’ex presidente americano Bill Clinton come impresa da introdurre nel suo programma di aiuti; si qualifica per la produzione degli stessi trattamenti nel programma di emergenza contro l’Aids voluto dal presidente Bush; soprattutto, diventa la prima casa farmaceutica a ottenere la licenza di produzione di anti-retrovirali generici dalla rigidissima Food and Drugs Administration americana. Saad è insomma un candidato serio al cosiddetto «Oscar degli imprenditori» che sarà assegnato il 28 maggio, a Montecarlo, dalla società di consulenza Ernst Young. Dire che Saad è figlio di un rinascimento africano sarebbe troppo: la situazione, in molti Paesi, è più che mai drammatica.
A differenza di quello che spesso si pensa, peró, il Continente si muove. «Le economie - dice il rapporto dell’Ocse - stanno beneficiando dell’espansione globale, in particolare attraverso l’alta domanda di materie prime a prezzi elevati; un management macroeconomico interno migliore; e l’alleggerimento dei conflitti in molti Paesi. Mentre problemi seri persistono - inclusi la catastrofe umanitaria nel Sudan occidentale, il peggioramento della situazione politica nello Zimbabwe e conflitti in Costa d’Avorio -, le prospettive per larga parte dell’Africa sembrano rimanere più favorevoli di quanto lo siano state per molti anni». In media, nel 2004, il Prodotto interno lordo africano è cresciuto del 5,1%, con differenze, peró, enormi tra Paese e Paese.
Sudafrica a parte - che è l’economia in assoluto più avanzata del Continente - le storie positive sono molte. Anche se tutte fragili e non definitive. Il Mozambico, fino a pochi anni fa devastato da una guerra che l’aveva ridotto alla miseria più profonda, cresce, per esempio, dell’8% all’anno dal 1996: in otto anni, la popolazione in povertà è scesa dal 69 al 54%. Ció nonostante, le malattie sono ancora mortali, la corruzione dilaga, il mercato mondiale dello zucchero sfavorisce il Paese. L’Angola, altra ex colonia portoghese, colpita da una guerra durata 27 anni e finita solo nel 2002, grazie al boom dei prezzi del petrolio, riesce ad attrarre investimenti dall’estero, ha un piano di costruzioni di strade, ponti, alberghi inimmaginabili pochi anni fa e nel 2004 è cresciuta dell’11%, il tasso più alto del Continente. Ció nonostante, la corruzione dilaga, la povertà colpisce ancora il 70% della popolazione, ogni quattro bambini nati uno non ce la fa.
Il Ghana cresce con una certa stabilità a una media del 5-6% l’anno. Il colosso Nigeria del presidente Obasanjo, tornato alla democrazia nel 1999, alterna anni di boom ad anni di stagnazione, a seconda dell’andamento dell’industria petrolifera: anche qui tra povertà , arretratezza e corruzione. Persino Paesi al livello più basso nella scala della ricchezza registrano lampi di luce: il Burkina Faso - Pil pro capite di 328 dollari l’anno, tasso di analfabetismo al 72,5%, aspettativa di vita a meno di 46 anni - sta registrando una buona crescita economica (8% nel 2003, 4% nel 2004) e un rafforzamento delle istituzioni tali da attrarre sempre più aiuti dall’Occidente. Addirittura il Sudan, alle prese con la crisi del Darfur, vive un boom di costruzioni nella capitale Kartum: qualcuno parla di età dell’oro in arrivo, grazie soprattutto a investimenti cinesi.
Dall’altra parte, peró, ci sono disastri come la Repubblica Centrafricana, la quale passa da colpo di Stato in colpo di Stato ed è arrivata al punto di chiedere aiuti economici alla... Guinea Equatoriale. Fatto sta che, nonostante le enormi contraddizioni, gli sprazzi di luce ci sono, provocati, soprattutto, dall’alto prezzo del petrolio. Cosa che probabilmente è positiva solo in parte: in ben pochi casi, infatti, il greggio è riuscito a favorire uno sviluppo stabile, democratico e non corrotto di un Paese. La cosa importante, peró, è che l’Africa sta lentamente uscendo dall’inferno dei dimenticati. Gli aiuti internazionali arrivano, in particolare, a Paesi che hanno programmi di riforma, come Etiopia, Mozambico e Tanzania; meno ad altri, come Zimbabwe e Repubblica Centrafricana, dove non si sa in quali tasche finirebbero. Il prossimo G8, a luglio, discuterà innanzitutto di Africa. Le Nazioni Unite, a settembre, terranno un’assemblea con almeno 180 capi di Stato e di governo, sempre sulla lotta alla povertà e sull’Africa. A dicembre, a Hong Kong, l’Organizzazione mondiale del commercio cercherà di rilanciare quel Doha Round di liberalizzazioni che dovrebbe favorire i Paesi poveri ad accedere al commercio globale. Chissà , il 2005 potrebbe essere l’anno buono per camminare un po’ a testa in giù.
Danilo Taino
24 maggio 2005
Più 5 per cento: adesso l’Africa cresce
Le cause: aumento dei prezzi delle materie prime, miglioramento del management, alleggerimento dei conflitti in molti Paesi.
Se il prossimo 28 maggio Stephen Saad sarà nominato il miglior imprenditore mondiale dell’anno, potrete raccontare ai vostri figli che il mondo funziona a testa in giù. Per fortuna, dovrete aggiungere. Saad è infatti un africano e già questo è curioso: buoni imprenditori in Africa? Ma non finisce lì: il fondatore e amministratore delegato della sudafricana Aspen Pharmacare sta riscuotendo applausi internazionali coniugando la ricerca del profitto con la cura dei disperati, in particolare i malati di Aids. Ancora: Saad è forse il simbolo migliore delle piccole rivoluzioni in atto nel Continente, dello sviluppo economico che ha portato l’Africa «ad attraversare attualmente la sua migliore performance economica in molti anni» secondo l’analisi resa pubblica la settimana scorsa dall’Ocse.
La parabola di Saad è notevole. Aspen Pharmacare nasce a fine Anni ’90 per produrre farmaci generici a basso costo. In pochi anni, realizza acquisizioni chiave per il suo business e si lancia nella produzione di farmaci anti-retrovirali. L’anno scorso, viene scelta dalla fondazione dell’ex presidente americano Bill Clinton come impresa da introdurre nel suo programma di aiuti; si qualifica per la produzione degli stessi trattamenti nel programma di emergenza contro l’Aids voluto dal presidente Bush; soprattutto, diventa la prima casa farmaceutica a ottenere la licenza di produzione di anti-retrovirali generici dalla rigidissima Food and Drugs Administration americana. Saad è insomma un candidato serio al cosiddetto «Oscar degli imprenditori» che sarà assegnato il 28 maggio, a Montecarlo, dalla società di consulenza Ernst Young. Dire che Saad è figlio di un rinascimento africano sarebbe troppo: la situazione, in molti Paesi, è più che mai drammatica.
A differenza di quello che spesso si pensa, peró, il Continente si muove. «Le economie - dice il rapporto dell’Ocse - stanno beneficiando dell’espansione globale, in particolare attraverso l’alta domanda di materie prime a prezzi elevati; un management macroeconomico interno migliore; e l’alleggerimento dei conflitti in molti Paesi. Mentre problemi seri persistono - inclusi la catastrofe umanitaria nel Sudan occidentale, il peggioramento della situazione politica nello Zimbabwe e conflitti in Costa d’Avorio -, le prospettive per larga parte dell’Africa sembrano rimanere più favorevoli di quanto lo siano state per molti anni». In media, nel 2004, il Prodotto interno lordo africano è cresciuto del 5,1%, con differenze, peró, enormi tra Paese e Paese.
Sudafrica a parte - che è l’economia in assoluto più avanzata del Continente - le storie positive sono molte. Anche se tutte fragili e non definitive. Il Mozambico, fino a pochi anni fa devastato da una guerra che l’aveva ridotto alla miseria più profonda, cresce, per esempio, dell’8% all’anno dal 1996: in otto anni, la popolazione in povertà è scesa dal 69 al 54%. Ció nonostante, le malattie sono ancora mortali, la corruzione dilaga, il mercato mondiale dello zucchero sfavorisce il Paese. L’Angola, altra ex colonia portoghese, colpita da una guerra durata 27 anni e finita solo nel 2002, grazie al boom dei prezzi del petrolio, riesce ad attrarre investimenti dall’estero, ha un piano di costruzioni di strade, ponti, alberghi inimmaginabili pochi anni fa e nel 2004 è cresciuta dell’11%, il tasso più alto del Continente. Ció nonostante, la corruzione dilaga, la povertà colpisce ancora il 70% della popolazione, ogni quattro bambini nati uno non ce la fa.
Il Ghana cresce con una certa stabilità a una media del 5-6% l’anno. Il colosso Nigeria del presidente Obasanjo, tornato alla democrazia nel 1999, alterna anni di boom ad anni di stagnazione, a seconda dell’andamento dell’industria petrolifera: anche qui tra povertà , arretratezza e corruzione. Persino Paesi al livello più basso nella scala della ricchezza registrano lampi di luce: il Burkina Faso - Pil pro capite di 328 dollari l’anno, tasso di analfabetismo al 72,5%, aspettativa di vita a meno di 46 anni - sta registrando una buona crescita economica (8% nel 2003, 4% nel 2004) e un rafforzamento delle istituzioni tali da attrarre sempre più aiuti dall’Occidente. Addirittura il Sudan, alle prese con la crisi del Darfur, vive un boom di costruzioni nella capitale Kartum: qualcuno parla di età dell’oro in arrivo, grazie soprattutto a investimenti cinesi.
Dall’altra parte, peró, ci sono disastri come la Repubblica Centrafricana, la quale passa da colpo di Stato in colpo di Stato ed è arrivata al punto di chiedere aiuti economici alla... Guinea Equatoriale. Fatto sta che, nonostante le enormi contraddizioni, gli sprazzi di luce ci sono, provocati, soprattutto, dall’alto prezzo del petrolio. Cosa che probabilmente è positiva solo in parte: in ben pochi casi, infatti, il greggio è riuscito a favorire uno sviluppo stabile, democratico e non corrotto di un Paese. La cosa importante, peró, è che l’Africa sta lentamente uscendo dall’inferno dei dimenticati. Gli aiuti internazionali arrivano, in particolare, a Paesi che hanno programmi di riforma, come Etiopia, Mozambico e Tanzania; meno ad altri, come Zimbabwe e Repubblica Centrafricana, dove non si sa in quali tasche finirebbero. Il prossimo G8, a luglio, discuterà innanzitutto di Africa. Le Nazioni Unite, a settembre, terranno un’assemblea con almeno 180 capi di Stato e di governo, sempre sulla lotta alla povertà e sull’Africa. A dicembre, a Hong Kong, l’Organizzazione mondiale del commercio cercherà di rilanciare quel Doha Round di liberalizzazioni che dovrebbe favorire i Paesi poveri ad accedere al commercio globale. Chissà , il 2005 potrebbe essere l’anno buono per camminare un po’ a testa in giù.
Danilo Taino
24 maggio 2005
You are what you is (Frank Zappa)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
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nik, già che sei tra i musi gialli, fai un salto in giappone e vai a trovare questa... 



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Squirto ha scritto:nik, già che sei tra i musi gialli, fai un salto in giappone e vai a trovare questa...
qua c'è (molto) di meglio.....
sta cazzo di linguaa che non so mi frega...

ora mi metto sotto e imparo un po qualcosa...e vaffanculo..




E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.
Il ponte Donghai, sul Mar cinese orientale, in costruzione nei pressi di Shanghai. La fine dei lavori è prevista entro l’anno. Il ponte misurerà 32,5 chilometri (Epa)


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Enormi quantità di acqua vengono fatte defluire dal bacino della diga Shuikou, nella provincia di Fujian, in Cina, per ridurre il livello dell’acqua del fiume Minjian, che minaccia di provocare allagamenti (Ap)


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questo è uin altroSquirto ha scritto:Il ponte Donghai, sul Mar cinese orientale, in costruzione nei pressi di Shanghai. La fine dei lavori è prevista entro l’anno. Il ponte misurerà 32,5 chilometri (Epa)
il più lungo dovrebbero finirlo nel 2009, e collega shangahi a dove sono io..e accorcerà il tragitto da 4 ore a 1.30..
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
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