Drogato_ di_porno ha scritto:sentivo Cesare Butini nel nuoto che faceva un bilancio della spedizione. La Di Pietro ha puntato il dito sull'aspetto emotivo, secondo lei molti affrontano l'olimpiade troppo intimoriti e con poco spirito battagliero (è stata diplomatica parlando di "mancanza di entusiasmo"). Butini nonostante il giro di parole è stata un filo più esplicito evidenziando due atavici difetti degli italiani:
1)la poca concentrazione dovuta al villaggio olimpico che offre troppe distrazione (figa?). chi ha vinto una medaglia (come Detti) o non ha sfigurato è perché si è isolato concentrandosi maggiormente.
2)essere troppo coccolati. i nostri sono abituati in esperienze come mondiali ed europei dove sono ultracoccolati, nel villaggio olimpico si sono sentiti abbandonati a se stessi.
Luca Sacchi ha aggiunto che anche noi dovremmo fare dei "trials" o dare maggior potere decisionale ad un supertecnico
certo nel villaggio olimpico come non si fa a non scopare con tutti quei preservativi?
il discorso della troppa distrazione e delle motivazioni individuali carenti, mi sa tanto di coperta cortissima. Più del fatto che, con una medaglia, con il fondo apposito garantito dal Coni, ti garantisci la vecchiaia (cosa che ormai in Italia succede solo a pochissimi) credo sia superiore a qualsiasi discorso gnocca, che puoi sempre approfondire quando vai all'estero in tournée e per altre manifestazioni, stile mondiali o europei. Quando ho sentito l'intervista, oggi, mi è sembrato un tentativo di scaricabarile pietoso senza aver ancora capito una mazza di cosa è successo. I trials? pensiamo agli Usa , che, spessissimo, lasciano a casa atleti da medaglia, entrati però in forma o usciti da infortunio troppo tardi rispetto ai trials stessi. Loro se ne possono fregare, con il bacino cui atingere, noi, credo proprio che avremmo enormi problemi. Oltretutto, la gestione si presterebbe sempre e comunque a recriminazioni. Già ora il peso e le influenze di potentati vari, spostano l'ago della bilancia nelle convocazion i di tutte le federazioni. Con i trials, ne succederebbero di tutti i colori. ci vorrebbe una nuova classe di dirigenti sportivi che pensa realmente ai risultati, non in chiave di pubblicità personale. Ma è pia illusione.