Re: Megadisastri, catastrofi e calamità naturali (ma anche no)
Inviato: 20/05/2023, 22:38
Tappa del tour de france: firenze-rimini. Ma andassero a cagare. Esilarante e grottesco visto il topic e la situazione...
L'allarme alluvioni che viene dal passato
Una campagna di Pubblicità Progresso del 1977: le considerazioni fatte nello spot risultano drammaticamente attuali
https://www.ansa.it/sito/notizie/cronac ... ce5de.html
se si vuole transizione all'elettrico va fatta in fretta perchè poi salta elettricità
intervista molto interessante, eccola.Floppy Disk ha scritto: ↑20/05/2023, 13:02Estratto interessante. L'intervista a Fazzini è questa, ma purtroppo l'articolo è a pagamento.marziano ha scritto: ↑20/05/2023, 1:55i danni dell’ambientalismo ideologico
[Scopri]SpoilerE se fossero gli ambientalisti ideologici i peggiori nemici dell’ambiente? Il professor Massimiliano Fazzini, geologo e docente di Rischio climatico all’Università di Camerino, ieri sul Foglio, ragionando sull’alluvione che da giorni colpisce l’Emilia-Romagna, ha lanciato un tema interessante e ha invitato a ragionare su quante volte, in Italia, la difesa dell’ambiente sia stata ostacolata, in questi anni, dalla burocrazia ambientalista. Il riferimento del professor Fazzini, ovviamente, è ai disastri di questi giorni – ieri sono state trovate altre due vittime, a Ravenna, e il bilancio, dopo due giorni, è di undici morti – e una storia utile a illuminare il fenomeno descritto da Fazzini può essere quella di una diga molto famosa in Emilia-Romagna: la diga di Vetto. La storia è da brividi. Negli anni Settanta, l’allora ministro dell’Agricoltura Giovanni Marcora, propose per la prima volta il progetto della diga di Vetto (sulla sponda destra del fiume Enza, nell’Appennino reggiano). Nel 1988 partirono i primi lavori e il senso dell’opera fu da subito chiaro: trattenere, con una capienza pari a cento miliardi di metri cubi, l’acqua derivata dai corsi presenti in una delle zone più più piovose d’Italia, dove ogni anno cadono circa 3.000 mm di acqua piovana. Sia per portare acqua nelle zone limitrofe colpite da siccità, zone importanti come quelle in cui si produce il prosciutto di Parma e il Parmigiano Reggiano. Sia per formare una riserva idrica in grado di trattenere 30 milioni di metri cubi in caso di alluvione. Uno schermo utile per fermare le esondazioni a valle e proteggere da esondazioni località a rischio come Sorbolo, Brescello e Parma (zona in allerta rossa: ieri a Parma sono stati superati i 120 millimetri di pioggia e sono stati segnalati rischi di frane e piene di corsi minori).
La caratteristica principale di questa diga però non è la sua funzionalità ma è il suo non essere stata ancora costruita a causa di una serie di sabotaggi politici costanti portati avanti da un fronte largo di ambientalisti, che per proteggere la fauna, preservare lo stato ecologico della zona collinare e non arrecare disturbi alle faine del luogo sono riusciti nel capolavoro di bloccare l’opera per molti anni. E hanno scelto di far arrivare a valle l’acqua prelevandola non dalla montagna, come sarebbe stato naturale, ma dal Po, con enormi costi di gestione e conseguente inquinamento prodotto da un trasporto difficoltoso. “Il problema – ha detto ieri il geologo Fazzini al nostro giornale – è che negli ultimi dieci anni dal punto di vista infrastrutturale non è stato fatto nulla, in queste zone, tanto che il territorio è quello mediamente a più alto rischio idrogeologico. La spinta ambientalista all’interno della politica emiliano-romagnola è stata talmente forte che non ha permesso di far nulla”. Un discorso simile, in fondo, si potrebbe fare, sempre a proposito di alluvioni, per un’altra storia non meno paradigmatica che coincide con il nome di un fiume maledetto, nuovamente in piena in questi giorni: il Misa. Dal 1986, quando furono stanziati per la prima volta svariati miliardi per la messa in sicurezza degli argini del fiume, con i Fondi per gli investimenti e l’occupazione (Fio), si discute su come aprire cantieri sul Misa, proprio per evitare le alluvioni. La pericolosità dell’area è nota. E da anni si ragiona, invano, su come creare attorno al fiume quattro aree di laminazione, per far defluire la piena e impedire che l’acqua, come rischia nuovamente in questi giorni, esca dagli argini finendo a valle. Risultato? Dopo trentasette anni, anche a causa della pressione costante di un fronte politico convinto che l’opera avrebbe avuto un impatto negativo sull’ambiente, le laminazioni non sono state create. E in periodi dell’anno come questi, quando gli Appennini raccolgono molta acqua e la fanno confluire nel fiume, le esondazioni tendono a minacciare tutte le zone limitrofe, come sta accadendo in queste ore (oggi, nei dintorni di Senigallia, nelle Marche, dove a settembre vi furono 13 morti a causa di un’alluvione, l’allerta è alta e le scuole saranno chiuse). La storia della diga di Vetto e degli argini del fiume Misa sono paradigmatiche per ragionare sui danni arrecati all’ambiente dall’ambientalismo ideologico. Ma se si sceglie di fare un passo lontano dalle alluvioni ci si accorgerà facilmente che la stessa lente di ingrandimento la si può utilizzare anche su altri campi.
https://www.ilfoglio.it/cronaca/2023/05 ... i-5278441/
SPORCHE DI FANGO E CON LE TETTE DI FUORI, NON È UN GIOCO EROTICO MA UNA PROTESTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO – A ROMA FUORI DAL SENATO DUE “GRETINE” CON LE POPPE AL VENTO SI SONO COSPARSE DI FANGO URLANDO: “L’ALLUVIONE DELL’EMILIA-ROMAGNA ERA UN DISASTRO ANNUNCIATO…” – NOVE ECO-VANDALI DEL COLLETTIVO AMBIENTALISTA DI “ULTIMA GENERAZIONE” HANNO MANIFESTATO FUORI DA PALAZZO MADAMA E SONO STATI FERMATI DAI CARABINIERI