«Raptus causato da cocaina»
17 marzo 2010
Seviziato e ucciso dalla madre e dal suo accompagnatore in preda agli effetti della cocaina. Questa è la ricostruzione degli inquirenti, illustrata stamani nel corso di una conferenza stampa in questura a Genova, per l’omicidio di Alessandro, il bimbo di otto mesi, arrivato esanime ieri mattina all’istituto Gaslini col cranio sfondato, segni di bruciature in un orecchio e all’inguine, ed ecchimosi riconducibili a pizzicotti sul collo. Per la morte del piccolo sono stati arrestati ieri pomeriggio, secondo quanto emerso - in flagranza di reato - con l’accusa di omicidio volontario in concorso la madre di Alessandro, Katerina Mathas, di 26 anni, e Giovanni Antonio Rasero, di 29, (tra i due sembra non ci fosse un rapporto stabile) poi sottoposti ad un lungo interrogatorio dal pm Marco Airoldi, titolare dell’inchiesta, in presenza degli avvocati.
Katerina Mathas
Gli esami radiologici eseguiti sul piccolo hanno evidenziato fin da subito come fosse stato sottoposto ad una violenza «reiterata» compatibile con lo sbattimento contro un muro, un mobile o un pavimento. Uno sbattimento che ha provocato «lesioni interne nella parte posteriore del cranio, tali da determinare un vero e proprio avvallamento». E proprio di «sbattimento» ha parlato Rasero, nell’interrogatorio accusando la madre del piccolo. Mathas invece ha raccontato di non ricordare niente di quanto avvenuto. Di essere stata svegliata dall’uomo perché il bimbo non si muoveva più.
Una dichiarazione, quella della donna, che il dirigente della squadra mobile Gaetano Bonaccorso definisce piuttosto «inverosimile», lasciando intendere che tra i due, pur ritenuti corresponsabili di omicidio volontario, è la giovane madre a trovarsi in una posizione più grave. Dichiarazioni in buona parte contrastanti, che ora saranno vagliate ed approfondite, confrontate col racconto di parenti ed amici, anche per capire se il bambino, avesse già subito violenze in passato. Sia Mathas che Rasero hanno ammesso di aver fatto uso di cocaina. Ed in particolare Mathas era già nota in prefettura come assuntore di sostanze stupefacenti.
Alessandro Mathas
Sarebbe stato proprio l’effetto della droga a provocare il gesto violento nei confronti del piccolo, forse in preda ad una crisi di pianto, lasciato a dormire su un divano nel monolocale del lussuoso residence di Nervi dove Rasero aveva preso alloggio un mese fa. Ma all’arrivo della squadra mobile che ora ha posto sotto sequestro l’appartamento, di droga non ne è stata trovata. E non sono stati trovati neppure biberon o pannolini, la normale dotazione che qualsiasi madre si porterebbe dietro in vista di una notte fuori con un bimbo di otto mesi. Qualcuno infatti nel palazzo di Nervi racconta che ieri mattina Rasero, da solo, avrebbe fatto un blitz in casa. Si parla di due sacchetti di plastica con all’interno una copertina. Ma anche questo elemento è al vaglio degli investigatori.
IN CORSO L’ESAME TOSSICOLOGICO
Il medico legale genovese Marco Salvi sta lavorando ad una vera e propria «carta di identità genetica» della madre di Alessandro, il bimbo di otto mesi arrivato morto ieri mattina all’istituto Gaslini, Caterina Mathas, di 26 anni, e del suo accompagnatore Giovanni Antonio Rasero, di 29, entrambi in carcere con l’accusa di omicidio volontario in concorso del bimbo. I due, visitati ieri sera in questura, sono stati sottoposti a prelievi di sangue, delle urine e del Dna, per stabilire quando sia avvenuta l’assunzione di sostanze stupefacenti, che secondo le stesse ammissioni di Mathas e Rasero, sarebbe stata cocaina. Il pm Marco Airoldi, titolare dell’inchiesta, ha concesso quindici giorni per depositare i risultati di questi esami. Per il momento il pm non ha ancora presentato richiesta di convalida dell’arresto di Mathas, detenuta a Genova-Pontedecimo, e di Rasero, in carcere a Marassi.
LA VICENDA:
Il bambino era stato trasportato nella tarda mattinata di ieri dalla coppia al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico Gaslini con un grave trauma cranico. Era già morto, ma i sanitari avevano tentato una disperata manovra di rianimazione che non aveva dato esito positivo.
I medici si sono subito resi conto che c’erano segni di violenza, constatando che la ferita non era compatibile con una caduta, e hanno avvertito la polizia.
Katerina Mathas, che risiede con i genitori nel quartiere di San Fruttuoso e che aveva avuto il bambino da una precedente relazione, aveva trascorso la notte nel monolocale preso in fitto un paio di mesi fa da Rasero in un lussuoso residence di Nervi. Con il passare delle ore è emerso che la coppia in serata aveva fatto uso di cocaina. La linea difensiva di lei è chiara: «Mi sono svegliata e mio figlio giaceva lì immobile. Non so che cosa sia successo, io non ho fatto nulla».
Tra le righe c’è una accusa implicita nei confronti del compagno. Il silenzio impenetrabile di lui, incrinato solo dall’ammissione, inevitabile di fronte ai dati di fatto raccolti dagli investigatori, dell’uso di cocaina, si rompe solo a sera inoltrata: «Mi sono svegliato e ho visto Katerina che sbatteva il figlio a terra. Mi ha detto che era tutto a posto, mi sono fidato».
Il medico legale che ha esaminato il corpicino senza vita ha trovato segni di ustioni (forse da sigaretta), lividi, e poi una lesione alla spalla e, soprattutto, la testa sfondata. Nella notte gli arresti.
i primi due pensieri che ho avuto
ma quanto erano pippati
e soprattutto di cosa..io robe cosi solo con la coca non le ho mai viste ne sentite..........
siamo fuori dal mondo...

