..dopo 2 giorni di ascolto mi piace, non è avvicinabile ai loro dischi dei 70's ma è sicuramente un buon disco, piacerebbe molto a ClarettaTrez ha scritto:ascoltato il nuovo album...ha un'anima molto prog, la chitarra è in secondo piano, tecnica da vendere ma mi rimetto sul piatto "in rock" "machine head"....i miei DPamoidoors69 ha scritto:Secondo singolo per i mitici Deep Purple.........
[O.T.] Mi consigliate un bel disco?
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Re: [O.T.] Mi consigliate un bel disco?
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La nostra Clara è troppo avanti, del tipo se uno fa una scoreggia lei l'ha già annusata prima che esca dal buco del culo. (Trez 2015)
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Re:
le incredibili previsioni di madball (mar set 23, 2008 11:17 am)madball ha scritto:cattiva! cmq a parte gli scherzi questi gruppi sono dstinati ad estinguersi e molto probabilemnte loro lo sanno; è il loro pubblico stesso che è destinato a mollarli, in quanto si spostano stagione dopo stagione in base alle differenti mode: oggi van di moda i panaloni stretti e l'indie pop inglese, domani via di braghe larghe e hip hop venezuelano; non è una critica ma una constatazione; io non ti conosco e non so come sei, magari l'opposto di quanto ho appena descritto, ma fidati che di gente così ce n'è a pacchi!
Siamo nel 2013, questi continuano ad essere dei geni nonostante l'aggettivo sia spesso usato a sproposito, ma non per loro.
(Uochi Toki - Idioti, disco del 2012, 6 marzo per l'esattezza)
Sotto potete ascoltare Ecce Robot
Siam del popolo gli arditi contadini ed operai non c'è sbirro non c'è fascio che ci possa piegar mai.
Re: [O.T.] Mi consigliate un bel disco?
ascoltati: nuovo daft punk molto bello, queens of the stone age bello bello
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Re: [O.T.] Mi consigliate un bel disco?
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Re: [O.T.] Mi consigliate un bel disco?
Perfettamente d'accordo con questa recensione. Tranne per il fatto che non salvo nemmeno un pezzo dell'album.
Insomma, cosa vi aspettate? Un nuovo miracolo alla “Homework”? Un convincente statement sulla disco-del-retro-futuro alla “Discovery”? Un essenziale esercizio di stile come “Human After All”? Sia come sia, speriamo solo che non vi stiate aspettando un disco di cover degli Chic, con qualche concessione al pop-fatto-bene stile Toto e qualche alzata d’ingegno più retorica, ad orecchie smaliziate, che convincente… Il problema è che con “Random Access Memories” è esattamente quest’ultima cosa quella che avrete. Già. Oh, potete anche farvela bastare. Può anche essere che abbiate bisogno dei Daft Punk per (ri)scoprire, nel 2013, la disco degli Chic o certe rodomontate che strapperebbero un sorriso di scherno o bonaria pietà da chiunque abbia ascoltato i Genesis dei bei tempi. Può essere. Ma in questo caso, non contate su di noi.
Sì, questa recensione non è una recensione positiva. E no, credeteci, la nostra non è una posizione preconcetta. Certo: è ovvio che tutta l’ansia che sta precedendo da mesi questa uscita del nuovo parto dei due francesi possa risultare leggermente fastidiosa o – altra faccia della stessa medaglia – venga vista come una geniale e prolungata ma mera operazione di marketing. Tuttavia vi assicuriamo che al momento di ascoltare da cima a fondo l’lp tutti questi retropensieri e queste considerazioni a margine le abbiamo lasciate da parte. Completamente. Perché non sarebbe stato giusto infilarle nel giudicare l’album. O almeno, diciamo, non sarebbe stato e non è necessario.
Il problema sta proprio nella mancanza di ispirazione che ha colpito (irrimediabilmente?) Guy-Manuel e Thomas. Ecco. Una mancanza di ispirazione che è coperta con due tipi di maquillage: l’effetto-nostalgia e l’effetto-figurina (la citazione cioè a profusione di musiche della loro infanzia ed adolescenza) da un lato, la ricchezza degli arrangiamenti e l’importanza degli ospiti dall’altro. C’è una cosa che mostra, con chiarezza cristallina, quanto questa affermazione sia dimostrabile in modo quasi aritmetico: tre delle tracce migliori del disco (a nostro modo di vedere, le migliori) sono “Get Lucky”, “Motherboard” e “Doin’ It Right”. Bene: peccato che tutt’e tre si appoggino ad un certo punto sullo stesso giro (è quello di “Get Lucky”, quindi lo conoscete già: in “Motherboard” viene immerso in una mistura che ricorda un po’ il pop intelligente del Peter Gabriel anni ’80, in “Doin’ It Right” la presenza di Panda Bear dà l’unica botta di modernità offrendo l’ispirazione per un arrangiamento electro anche interessante e convincente). Onestamente: dopo tutti questi anni di silenzio, non puoi spalmarmi su tre pezzi la stessa idea. Oppure puoi farlo, ma devi mettere in conto che io mi convinca che tu, amico col caschetto, le idee le hai praticamente finite, o comunque, te ne vengono fuori poche e col contagocce quindi devi centellinarle e/o riciclarle.
Perché la ricchezza degli arrangiamenti, che c’è (vedi le digressioni sinfoniche, o da musical, o prog), è comunque basata su una interpretazione calligrafica, da cartolina-ai-genitori compìta e corretta, di cose già strasentite, già fatte, già registrate. Questo è il problema. Se si ha un minimo, ma veramente un minimo di cultura musicale tutto questo si avverte in modo nitido ed inequivocabile.
E’ tutto uno schifo? No, per carità. “Random Access Memories” ha anche pregi: indubbiamente si ascolta volentieri, le tracce scorrono che manco te ne accorgi, i nove minuti di “Giorgio By Moroder” vanno via in un attimo e questo significa che il pezzo è costruito veramente bene tecnicamente come struttura; così come anche altri brani hanno lunghezze importanti però non ti fanno mai guardare sbuffando il timer della traccia. Ti assale piuttosto un torpore/tepore tra il rassicurato e il rassegnato, questo sì, perché non stai sentendo nulla di nuovo, non stai sentendo nulla che ti sorprenda davvero, e forse stai sentendo solo una gradevolissima mezza presa in giro (quale la partecipazione di Moroder nel disco è: una traccia con frammenti di lui che racconta la sua vita, la sua storia artistica – ma allora tanto vale andare a cercarsi il filmato della sua lecture alla Red Bull Music Academy di New York, quando andrà on line… sarà molto più completa e circostanziata).
Ecco. Proprio Moroder ad un certo punto, parlando dei suoi inizi come compositore nella traccia suddetta, dice chiaramente “There was no preconception of what to do”: l’avessero ascoltato veramente, Guy-Manuel e Thomas in queste parole. Perché la realtà è che “Random Access Memories” è invece tutta una gigantesca “preconception”, è solo cioè una monumentale raccolta di stilemi già sviluppati da anni da altri (non certo da loro), ripresi senza tentare la minima reinterpretazione che metta in campo una forte personalità artistica dei due Daft. Personalità che in “Homework” traboccava (ha messo a soqquadro la house, quando uscì), che in “Discovery” scorreva a fiumi (perché era effettivamente una disco da retro-futuro molto immaginifica e coinvolgente). Personalità che ora non c’è più. Perché questo “Random Access Memories”, signore e signori, è fondamentalmente un disco di cover. Ad altissimo livello, certo, d’altro canto se i tuoi turnisti sono persone come Nathan East, Chris Caswell, Omar Hakim, John Jr. Robinson (meritano un giro di Google, se non li conoscete, e poi giù il cappello: mostri sacri) allora diamine, ci mancherebbe che fai un disco che suona male, che è suonato piatto. Ma tu, cosa c’hai messo? Il giro di “Get Lucky”, e va bene. L’agenda del telefono per chiamare super turnisti, ok. Il sorriso di Nile e il suo funky, evviva. Pharrell e la sua voce sexy, yeah. Ma allora andiamo tutti insieme a berci una birra, che facciamo prima e magari parlando e cazzeggiando ci viene in mente qualche idea nuova. Stavolta per davvero.
Insomma, cosa vi aspettate? Un nuovo miracolo alla “Homework”? Un convincente statement sulla disco-del-retro-futuro alla “Discovery”? Un essenziale esercizio di stile come “Human After All”? Sia come sia, speriamo solo che non vi stiate aspettando un disco di cover degli Chic, con qualche concessione al pop-fatto-bene stile Toto e qualche alzata d’ingegno più retorica, ad orecchie smaliziate, che convincente… Il problema è che con “Random Access Memories” è esattamente quest’ultima cosa quella che avrete. Già. Oh, potete anche farvela bastare. Può anche essere che abbiate bisogno dei Daft Punk per (ri)scoprire, nel 2013, la disco degli Chic o certe rodomontate che strapperebbero un sorriso di scherno o bonaria pietà da chiunque abbia ascoltato i Genesis dei bei tempi. Può essere. Ma in questo caso, non contate su di noi.
Sì, questa recensione non è una recensione positiva. E no, credeteci, la nostra non è una posizione preconcetta. Certo: è ovvio che tutta l’ansia che sta precedendo da mesi questa uscita del nuovo parto dei due francesi possa risultare leggermente fastidiosa o – altra faccia della stessa medaglia – venga vista come una geniale e prolungata ma mera operazione di marketing. Tuttavia vi assicuriamo che al momento di ascoltare da cima a fondo l’lp tutti questi retropensieri e queste considerazioni a margine le abbiamo lasciate da parte. Completamente. Perché non sarebbe stato giusto infilarle nel giudicare l’album. O almeno, diciamo, non sarebbe stato e non è necessario.
Il problema sta proprio nella mancanza di ispirazione che ha colpito (irrimediabilmente?) Guy-Manuel e Thomas. Ecco. Una mancanza di ispirazione che è coperta con due tipi di maquillage: l’effetto-nostalgia e l’effetto-figurina (la citazione cioè a profusione di musiche della loro infanzia ed adolescenza) da un lato, la ricchezza degli arrangiamenti e l’importanza degli ospiti dall’altro. C’è una cosa che mostra, con chiarezza cristallina, quanto questa affermazione sia dimostrabile in modo quasi aritmetico: tre delle tracce migliori del disco (a nostro modo di vedere, le migliori) sono “Get Lucky”, “Motherboard” e “Doin’ It Right”. Bene: peccato che tutt’e tre si appoggino ad un certo punto sullo stesso giro (è quello di “Get Lucky”, quindi lo conoscete già: in “Motherboard” viene immerso in una mistura che ricorda un po’ il pop intelligente del Peter Gabriel anni ’80, in “Doin’ It Right” la presenza di Panda Bear dà l’unica botta di modernità offrendo l’ispirazione per un arrangiamento electro anche interessante e convincente). Onestamente: dopo tutti questi anni di silenzio, non puoi spalmarmi su tre pezzi la stessa idea. Oppure puoi farlo, ma devi mettere in conto che io mi convinca che tu, amico col caschetto, le idee le hai praticamente finite, o comunque, te ne vengono fuori poche e col contagocce quindi devi centellinarle e/o riciclarle.
Perché la ricchezza degli arrangiamenti, che c’è (vedi le digressioni sinfoniche, o da musical, o prog), è comunque basata su una interpretazione calligrafica, da cartolina-ai-genitori compìta e corretta, di cose già strasentite, già fatte, già registrate. Questo è il problema. Se si ha un minimo, ma veramente un minimo di cultura musicale tutto questo si avverte in modo nitido ed inequivocabile.
E’ tutto uno schifo? No, per carità. “Random Access Memories” ha anche pregi: indubbiamente si ascolta volentieri, le tracce scorrono che manco te ne accorgi, i nove minuti di “Giorgio By Moroder” vanno via in un attimo e questo significa che il pezzo è costruito veramente bene tecnicamente come struttura; così come anche altri brani hanno lunghezze importanti però non ti fanno mai guardare sbuffando il timer della traccia. Ti assale piuttosto un torpore/tepore tra il rassicurato e il rassegnato, questo sì, perché non stai sentendo nulla di nuovo, non stai sentendo nulla che ti sorprenda davvero, e forse stai sentendo solo una gradevolissima mezza presa in giro (quale la partecipazione di Moroder nel disco è: una traccia con frammenti di lui che racconta la sua vita, la sua storia artistica – ma allora tanto vale andare a cercarsi il filmato della sua lecture alla Red Bull Music Academy di New York, quando andrà on line… sarà molto più completa e circostanziata).
Ecco. Proprio Moroder ad un certo punto, parlando dei suoi inizi come compositore nella traccia suddetta, dice chiaramente “There was no preconception of what to do”: l’avessero ascoltato veramente, Guy-Manuel e Thomas in queste parole. Perché la realtà è che “Random Access Memories” è invece tutta una gigantesca “preconception”, è solo cioè una monumentale raccolta di stilemi già sviluppati da anni da altri (non certo da loro), ripresi senza tentare la minima reinterpretazione che metta in campo una forte personalità artistica dei due Daft. Personalità che in “Homework” traboccava (ha messo a soqquadro la house, quando uscì), che in “Discovery” scorreva a fiumi (perché era effettivamente una disco da retro-futuro molto immaginifica e coinvolgente). Personalità che ora non c’è più. Perché questo “Random Access Memories”, signore e signori, è fondamentalmente un disco di cover. Ad altissimo livello, certo, d’altro canto se i tuoi turnisti sono persone come Nathan East, Chris Caswell, Omar Hakim, John Jr. Robinson (meritano un giro di Google, se non li conoscete, e poi giù il cappello: mostri sacri) allora diamine, ci mancherebbe che fai un disco che suona male, che è suonato piatto. Ma tu, cosa c’hai messo? Il giro di “Get Lucky”, e va bene. L’agenda del telefono per chiamare super turnisti, ok. Il sorriso di Nile e il suo funky, evviva. Pharrell e la sua voce sexy, yeah. Ma allora andiamo tutti insieme a berci una birra, che facciamo prima e magari parlando e cazzeggiando ci viene in mente qualche idea nuova. Stavolta per davvero.
I was having fish n chips with my dad this week. He had cod, I had plaice. He said: good cod! I said, space is the plaice! - Sun Ra
Re: [O.T.] Mi consigliate un bel disco?
Album "furbo", fatto per vendere, e ci riuscirà, ottimo synth pop electro disco funk, con quel tocco retrò ma allo stesso tempo superiore alla media dei prodotti degli ultimi anni, sempre in questo ambito si intende. Echi di Alan parson project, Steely Dan,Chic,di chill out alla Gabin o Moby, il prezzemolino di Pharrel ed il piatto è servito per un'estate con tramonti su Ibiza, al cafè del mar con sangria e chicas
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Re: [O.T.] Mi consigliate un bel disco?
Ecco, l'unico pezzo che mi sento di salvare è questo:
Più per una questione di testimonianza musicale che per la qualità intrinseca del brano.
Un bel tributo ad uno di quei pochi musicisti italiani che, negli ultimi 40 anni, ha saputo dare un reale apporto all'evoluzione del suono.
Più per una questione di testimonianza musicale che per la qualità intrinseca del brano.
Un bel tributo ad uno di quei pochi musicisti italiani che, negli ultimi 40 anni, ha saputo dare un reale apporto all'evoluzione del suono.
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Re: [O.T.] Mi consigliate un bel disco?
beh beh è da anni che fanno i furbi eh...Trez ha scritto:Album "furbo", fatto per vendere, e ci riuscirà, ottimo synth pop electro disco funk, con quel tocco retrò ma allo stesso tempo superiore alla media dei prodotti degli ultimi anni, sempre in questo ambito si intende. Echi di Alan parson project, Steely Dan,Chic,di chill out alla Gabin o Moby, il prezzemolino di Pharrel ed il piatto è servito per un'estate con tramonti su Ibiza, al cafè del mar con sangria e chicas
non caschiamo dal pero ora...
sta vita te sfreggia, primo nun se cazzeggia
Re: [O.T.] Mi consigliate un bel disco?
QOTSA? bah.... a me non è piaciuto... ma io sono una fottuta nostalgica dei kyuss ahahahahahPatBateman ha scritto:Il Nuovo dei QOTSA è Meraviglioso.
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Re: [O.T.] Mi consigliate un bel disco?
Si ma Voi Nostalgici siete solitamente prevenuti verso Homme post-Kyuss, anche riguardo Songs For The Deaf ho sentito dire "Si OK Bello ma meglio i Kyuss".
Come i due precedenti non è un Album da primo ascolto ma cresce cresce, tempo due giorni e ti ritrovi a cantare i ritornelli senza neanche accorgertene.
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Re: [O.T.] Mi consigliate un bel disco?
I Daft Punk sono considerabili un gruppo furbo fin dalla loro prima uscita. Sono stati bravi a canalizzare un certo discorso musicale esistente e a codificarlo per il grande pubblico. Ma di innovativo e rivoluzionario hanno avuto ben poco. Certo, chi ha una conoscenza sommaria di cosa sia accaduto nell'elettronica prima di Homework, facilmente gli assegna meriti non loro. Da cui il clamore che ha sempre accompagnato ogni loro vagito.XCLARAX ha scritto:beh beh è da anni che fanno i furbi eh...Trez ha scritto:Album "furbo", fatto per vendere, e ci riuscirà, ottimo synth pop electro disco funk, con quel tocco retrò ma allo stesso tempo superiore alla media dei prodotti degli ultimi anni, sempre in questo ambito si intende. Echi di Alan parson project, Steely Dan,Chic,di chill out alla Gabin o Moby, il prezzemolino di Pharrel ed il piatto è servito per un'estate con tramonti su Ibiza, al cafè del mar con sangria e chicas
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Re: [O.T.] Mi consigliate un bel disco?
mi ci vedo proprio con XCLARAX ad un tavolino del cafè del mar a sorseggiare sangria ascoltando chill out ed ammirando il rosso del tramonto sul mare di Ibiza.



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Re: [O.T.] Mi consigliate un bel disco?
ascoltando il grande classico di giggi d'aggostino
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Re: [O.T.] Mi consigliate un bel disco?

Psych Rock, un po' Folk, un po' Progressive.
Da Guida al Cinema:
Dboon - mi interessava l'argomento visto che narra di un gruppo di ragazze minorenni che decidono di farsi ingravidare
Cianbellano - ti interessava l'argomento visto che narra di un gruppo di ragazze minorenni che decidono di farsi ingravidare?
Dboon - mi interessava l'argomento visto che narra di un gruppo di ragazze minorenni che decidono di farsi ingravidare
Cianbellano - ti interessava l'argomento visto che narra di un gruppo di ragazze minorenni che decidono di farsi ingravidare?
Re: [O.T.] Mi consigliate un bel disco?
I DAFT PUNK sono i re del cutting.......sin da homework hanno preso vecchie song re-editate con suoni moderni, sono stati i primi e ancora oggi nonostante le miriadi di gruppi che fanno edits house o di altri generi, i daft sono sempre i migliori.
Per quanto riguarda RAM io salvo instant crush e giorgio...le altre song non piacciono nemmeno a me, come diceva trez l'album vende e venderà, poi prima dell'estate ibiza e non solo quindi grande marketing ma come idee il duo francese mi ha un po' deluso.
Aspetteremo i remix che daranno sicuramente un po' di brio alle canzoni stesse.
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Aspetteremo i remix che daranno sicuramente un po' di brio alle canzoni stesse.