Re: (O.T.) Renzi: sarà governo, governicchio governo del cac
Inviato: 27/09/2017, 12:41
Con Igor il russo fatto la figura dei pirla ( ancora dentro una tana di volpe??
Linegoco ha scritto:Ma aderirà di sicuro figurati...tanto è uno sciopero per modo di dire. Salta qualche volta di mangiare il caviale, magari.
L'effetto immagine sarà importante per approvare il cosiddetto ius soli, legge di fondamentale importanza che l'Italia attende da anni se non secoli...
Gli attributi di Craxi a Sigonella restano l’ultimo sussulto di una piccola grande potenza decaduta
Il Governo Craxi del quale l'episodio della crisi di Sigonella resta un simbolo emblematico è l'ultimo che abbia dato un vero ruolo di primo piano all'Italia.
Sono passati trentadue anni dal celeberrimo episodio della base di Sigonella, quando Bettino Craxi, presidente del consiglio italiano trattò da pari a pari con l’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan.
L’orgoglio esibito da Craxi in quel di Siracusa non era un fenomeno episodico, frutto del presunto egocentrismo del leader socialista, ma frutto di una strategia ben delineata.
L’Italia di allora sposava una politica nel mediterraneo che ha permesso al nostro paese di sfruttare a suo vantaggio i conflitti tra Occidente e Terzo Mondo, nonché tra i due blocchi. Gheddafi, Ben Alì e Mubarak, oltre ai buoni rapporti con l’Algeria indipendente garantivano al nostro paese quella stabilità nella regione del Nord Africa che non è mai scontata.
Quella notte tra il 9 e il 10 ottobre e la successiva, tra il 10 e l’11 ottobre del 1985 Craxi, nel difendere il diritto italiano nel sequestro dell’Achille Lauro e rifiutandosi di consegnare il leader del commando palestinese Abu Abbas agli Stati Uniti difese anche il primato di Roma come uno dei maggiori interlocutori dei paesi della regione.
Fu questa visione lucida del posto che l’Italia poteva occupare nel mondo, il comprendere l’importanza del discorso energetico e l’anticipare forse prima di tutti il pericolo insito nei cambiamenti globali che hanno indotto il fenomeno migratorio nel Mediterraneo,”la questione sociale del nostro secolo” la definirà il leader socialista.
L’Italia del governo Craxi era un’Italia che usciva dalla crisi fomentata dalla crisi petrolifera del 1979, con la quale i paesi industrializzati si scoprivano troppo dipendenti dai paesi arabi, ma in breve tempo il governo socialista ridusse drasticamente il tasso di inflazione, portandolo dal 16% al 4%, il PIL ebbe una forte impennata dal 1983 al 1987 con tassi che variavano dal 2 a oltre il 4%. Ciò fece entrare l’Italia nel G7 come sesta economia del mondo.
Una posizione che l’Italia non manterrà a lungo. Dalla crisi dei primi anni ’90 con tangentopoli, la speculazione sulla lira, il terrorismo mafioso, l’avvento della Seconda Repubblica non ha mai saputo emulare la saggezza e la lucidità politica della classe dirigente che l’aveva preceduta dal dopoguerra al 1992.
Se Craxi si era rapportato con Reagan da suo pari, il supporto italiano alle guerre aggressive della NATO, spesso anche contro gli stessi interessi di Roma ha mostrato come l’atteggiamento di coloro che hanno guidato il paese nella Seconda Repubblica sia stato spesso quello di subalterni o peggio, come nel caso dell’ultimo Berlusconi che lascia le basi militari italiane alla NATO per bombardare la Libia dell’amico Gheddafi su ordine dell’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di perfetti ignavi.
Durante 25 anni di Seconda Repubblica si sono visti però anche alcuni tentativi di tracciare nuovamente una politica estera lungimirante per l’Italia, ma si è dimostrato spesso e volentieri un castello di carte. Va detto che a differenza del mondo diviso in blocchi l’Italia di oggi può contare su una situazione molto più complessa della quale avrebbe potuto garantirsi una posizione più vantaggiosa dell’attuale.
Il nostro paese malgrado la caduta della cortina di ferro è oggi meno libero di prima di svolgere un ruolo in prima linea in Europa come nel Mediterraneo, stretta com’è nella morsa della NATO e dell’Unione Europea a guida tedesca.
La storia di Sigonella fu indubbiamente ingigantita dai media filogovernativi in modo da dare qualcosa in pasto all'opinione pubblica di sinistra, socialista e non, all'epoca ancora esistente nel Paese.Drogato_ di_porno ha scritto:io ero troppo piccolo, non sono in grado di valutare se non da racconti altrui (molto discordanti)
Mmmpf,Drogato_ di_porno ha scritto:per far contento Oscar, visto che si parlava di Craxi oggi è l'anniversario di Sigonella
che ne pensate?
Gli attributi di Craxi a Sigonella restano l’ultimo sussulto di una piccola grande potenza decaduta
Il Governo Craxi del quale l'episodio della crisi di Sigonella resta un simbolo emblematico è l'ultimo che abbia dato un vero ruolo di primo piano all'Italia.
Sono passati trentadue anni dal celeberrimo episodio della base di Sigonella, quando Bettino Craxi, presidente del consiglio italiano trattò da pari a pari con l’allora presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan.
L’orgoglio esibito da Craxi in quel di Siracusa non era un fenomeno episodico, frutto del presunto egocentrismo del leader socialista, ma frutto di una strategia ben delineata.
L’Italia di allora sposava una politica nel mediterraneo che ha permesso al nostro paese di sfruttare a suo vantaggio i conflitti tra Occidente e Terzo Mondo, nonché tra i due blocchi. Gheddafi, Ben Alì e Mubarak, oltre ai buoni rapporti con l’Algeria indipendente garantivano al nostro paese quella stabilità nella regione del Nord Africa che non è mai scontata.
Quella notte tra il 9 e il 10 ottobre e la successiva, tra il 10 e l’11 ottobre del 1985 Craxi, nel difendere il diritto italiano nel sequestro dell’Achille Lauro e rifiutandosi di consegnare il leader del commando palestinese Abu Abbas agli Stati Uniti difese anche il primato di Roma come uno dei maggiori interlocutori dei paesi della regione.
Fu questa visione lucida del posto che l’Italia poteva occupare nel mondo, il comprendere l’importanza del discorso energetico e l’anticipare forse prima di tutti il pericolo insito nei cambiamenti globali che hanno indotto il fenomeno migratorio nel Mediterraneo,”la questione sociale del nostro secolo” la definirà il leader socialista.
L’Italia del governo Craxi era un’Italia che usciva dalla crisi fomentata dalla crisi petrolifera del 1979, con la quale i paesi industrializzati si scoprivano troppo dipendenti dai paesi arabi, ma in breve tempo il governo socialista ridusse drasticamente il tasso di inflazione, portandolo dal 16% al 4%, il PIL ebbe una forte impennata dal 1983 al 1987 con tassi che variavano dal 2 a oltre il 4%. Ciò fece entrare l’Italia nel G7 come sesta economia del mondo.
Una posizione che l’Italia non manterrà a lungo. Dalla crisi dei primi anni ’90 con tangentopoli, la speculazione sulla lira, il terrorismo mafioso, l’avvento della Seconda Repubblica non ha mai saputo emulare la saggezza e la lucidità politica della classe dirigente che l’aveva preceduta dal dopoguerra al 1992.
Se Craxi si era rapportato con Reagan da suo pari, il supporto italiano alle guerre aggressive della NATO, spesso anche contro gli stessi interessi di Roma ha mostrato come l’atteggiamento di coloro che hanno guidato il paese nella Seconda Repubblica sia stato spesso quello di subalterni o peggio, come nel caso dell’ultimo Berlusconi che lascia le basi militari italiane alla NATO per bombardare la Libia dell’amico Gheddafi su ordine dell’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di perfetti ignavi.
Durante 25 anni di Seconda Repubblica si sono visti però anche alcuni tentativi di tracciare nuovamente una politica estera lungimirante per l’Italia, ma si è dimostrato spesso e volentieri un castello di carte. Va detto che a differenza del mondo diviso in blocchi l’Italia di oggi può contare su una situazione molto più complessa della quale avrebbe potuto garantirsi una posizione più vantaggiosa dell’attuale.
Il nostro paese malgrado la caduta della cortina di ferro è oggi meno libero di prima di svolgere un ruolo in prima linea in Europa come nel Mediterraneo, stretta com’è nella morsa della NATO e dell’Unione Europea a guida tedesca.
L'Olanda ha un governo 208 giorni dopo il voto
A sette mesi dal voto quattro forze politiche sono riuscite a trovare un accordo intorno a un programma di governo. Lo sponsor principale sarà il Vvd del premier Mark Rutte, con lui i cristiano democratici.
Accordo raggiunto in Olanda sulla formazione del governo, dopo 208 giorni di colloqui. È quanto hanno riportano i media locali. Eguagliato il record del 1977: anche allora furono necessari 208 giorni per formare un esecutivo, operazione tradizionalmente lenta nel Paese. Il 10 ottobre verrà presentato il programma di governo della coalizione di centrodestra guidata dal Vvd, partito del premier Mark Rutte, insieme ai cristiano democratici del Cda, ai liberali progressisti del D66 e ai conservatori della Christen Unie.
CHIUSA LA COALIZIONE COI LABURISTI. Le elezioni del 15 marzo avevano segnato la fine della coalizione con i laburisti del PvdA, di cui è membro anche il ministro delle Finanze e presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, crollati alle urne dal 19,1% al 5,7%. Per Rutte è la terza coalizione di governo. Per arrivare alla formazione vera e propria dell'esecutivo saranno necessari ancora diversi passaggi, prima nei partiti che hanno raggiunto l'accordo, poi in parlamento.
GIURAMENTO FORMALE FORSE IL 23 OTTOBRE .Il giuramento formale, secondo la stampa olandese, potrebbe arrivare intorno al 23 ottobre. Superando così di fatto ogni record. Intanto iniziano a trapelare dettagli sul programma che sarà illustrato a breve. Tra le misure, il nuovo esecutivo pensa a un taglio del 15% nelle tasse sui dividendi pagate dalle società, per rendere l'Olanda più attraente agli investimenti esteri. Prevista anche una stretta sulla prostituzione legale, con la reintroduzione del bando allo sfruttamento, abolito nel 2000, e l'introduzione di una licenza obbligatoria per le prostitute.