Per Axel Braun

Scatta il fluido erotico...

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Frisco_Kid
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#16 Messaggio da Frisco_Kid »

In data 2001-10-24 06:49, Axel Braun scrive:
Grazie anche a te...per il libro tutto e' pronto, ma "QUALCUNO" che mi aveva garantito la pubblicazione, pare che parli tanto e concluda poco
Axel, prova a rivolgerti alla CASTELVECCHI, di solito il mondo del porno li stuzzica molto... secondo me ti pubblicano al volo

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Axel Braun
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#17 Messaggio da Axel Braun »

Grazie, ma con Castelvecchi ero gia' in contatto...mi ha detto che era interessato, ma poi e' scomparso (non che io l'abbia piu' cercato...forse dovrei fargli uno squillo?)

Axel Braun

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#18 Messaggio da Super Zeta »

Concordo, Castelevecchi ti pubblica eccome.
Rompiamogli le palle insieme, al limite.
Maya ed Helena ad esempio lo conoscono bene

Meshmellow
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#19 Messaggio da Meshmellow »

Io proverei con le Edizioni Paoline
http://www.edizionipaoline.it/
hanno progetti interessanti in ballo Immagine Immagine
:smile:

<font size=-1>[ Questo messaggio è stato modificato da: Meshmellow il 2001-10-25 21:43 ]</font>

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Maya
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#20 Messaggio da Maya »

In data 2001-10-24 15:12, Fabrizio Zanoni scrive:
Axel non hai speranza.
Esci dai canoni...
magari pensa di piu' ai cannoni!!

:wink: bush a parte....

Maya

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#21 Messaggio da Maya »

In data 2001-10-24 22:14, Axel Braun scrive:
Grazie, ma con Castelvecchi ero gia' in contatto...mi ha detto che era interessato, ma poi e' scomparso (non che io l'abbia piu' cercato...forse dovrei fargli uno squillo?)

Axel Braun
consiglio d aamica...
non sai che castelvecchi non sta piu pubblicando molto e si rende inrintracciabile da chiunque (chi ha orecchie per sentire sente). non credo che sia una cosa saggia cercare di fare qualcosa con lui ora.
se vuoi ulteriori spiegazioni, passo ovviamente in privato, la mia e-mail la sai...
in cambio ti chiedo di dare qualche spiegazione su window (base) al tu babbo... se no te lo rispedisco in formato zip prima o poi!!!

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Axel Braun
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#22 Messaggio da Axel Braun »

E io che speravo di diventare uno scrittore di successo come il mio babbo...
Me lo recuperi 'sto Castelvecchi?

ciao
Axel

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Maya
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#23 Messaggio da Maya »

In data 2001-10-26 22:53, Axel Braun scrive:
E io che speravo di diventare uno scrittore di successo come il mio babbo...
Me lo recuperi 'sto Castelvecchi?

ciao
Axel
bhe queste son cose che si chiedono in privato...
adesso e' troppo lungo spiegartelo, ricordamelo in mail privata domani che ti scrivo un 300 400 pagine sull'argomento...

A proposito, ti annuncio che la malatempora e' impazzita dietro all'ultimo raconto/romanzo/nonsocosa che lasse ha appena terminato, dove sembra ci abbia infilati dentro a tutti, me compresa sotto mentite spoglie.. sono proprio curiosa di leggerlo...
ce lo avete rimandato in italia perche vi consumava tutta la carta??...
(naturalmente scherzo, io sono molto affezionata al grande lasse...)

MayaSmack

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MATT HARDCORE
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#24 Messaggio da MATT HARDCORE »

In data 2001-10-24 15:12, Fabrizio Zanoni scrive:
Axel non hai speranza.
Esci dai canoni...
esci dai canNoni, Axel!

azz... battuta già  fatta, sono arrivato tardi!

<font size=-1>[ Questo messaggio è stato modificato da: MATT HARDCORE il 2001-10-27 00:11 ]</font>

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Re: Per Axel Braun

#25 Messaggio da Super Zeta »

Qualcuno può postare il testo del bellissimo racconto di axel "Padri nostri"?

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Re: Per Axel Braun

#26 Messaggio da Super Zeta »

Possibile che nessuno abbia quel racconto?

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Re: Per Axel Braun

#27 Messaggio da dott. zozzogno »

Dovrei avere ancora i video impulse, domani controllo

Eventualmente scannerizzo e provo a metterlo su imageview o simili

Aggiungo una domanda , la condivisione dei vecchi numeri di video impulse come è stato fatto per i supersex sarebbe un problema?

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Re: Per Axel Braun

#28 Messaggio da Super Zeta »

Su cartaceo ce l'ho anche io. Nel forum ho trovato solo "Codice d'odore. Vorrei rileggere gli altri. La condivisione dei numeri di video Impulse non si può fare.

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dott. zozzogno
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Re: Per Axel Braun

#29 Messaggio da dott. zozzogno »

ok , ho scannerizzato le 4 pagine del racconto

sono condivisibili o devo estrarre solo il testo ?

purtroppo sono in partenza e potrò tornare a processare le immagini solo il prossimo fine settimana

P.S.

ho provato alcuni ocr gratuiti, faccio prima a tagliare le immagini

se qualcuno mi può consigliare un software

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Axel Braun
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Re: Per Axel Braun

#30 Messaggio da Axel Braun »

PADRI NOSTRI

La domenica, da ragazzino, andavo spesso al parco Forlanini con mia madre e il cane.
Non un cane qualsiasi, intendiamoci. Era costui un orrendo bastardino orecchiuto, probabile frutto di un frettoloso amplesso tra un pipistrello ed un coniglio, del quale (peraltro non senza ragione) mi vergognavo immensamente. Evidente quindi lo sforzo (corredato da minacce e repressioni d’ogni tipo) della Rosalba per costringermi ad apparire in pubblico con quello sgorbio. L’appuntamento settimanale prese una piega ben diversa quando mia madre comprò un motorino.
Non un motorino qualsiasi, intendiamoci. Trattavasi di un patetico Velo-Solex, un obbrobrio che lanciato al massimo della sua velocità riusciva a toccare punte di 25 Km/h. Ma non importava. Non avevo ancora dodici anni, e poter guidare un mezzo motorizzato era un’ebbrezza indescrivibile. Sì, perché ero riuscito a convincere la mamma del fatto che se non mi avesse insegnato lei a guidare un motorino avrei inevitabilmente provato quelli dei miei amici più grandi, mettendomi in grave pericolo di vita. Così non solo ogni domenica scorrazzavo beatamente per il parco sul Solex, ma soprattutto mi allontanavo dal cane. Purtroppo in capo a un anno già ciulavo la macchina a mio padre, quindi trascinarmi al parco di domenica mattina divenne sempre più difficile.
Già, mio padre. Lasse Braun? No, Dino.

Dino era un dirigente d’azienda alto un metro e novanta, una roccia con un cuore immenso ed un carattere meraviglioso. Credo di averlo visto alterato solo un paio di volte in tutta la vita (se conosceste mia madre capireste quanto difficile sia non farsi alterare…), e per merito suo sono stato in grado di avere un’infanzia splendida circondato dall’affetto di una famiglia pseudo-regolare. Pseudo. I litigi furibondi con mia madre, infatti, erano all’ordine del giorno, così come i casini (da me combinati) che facevano nascere i suddetti litigi. Con Dino, invece, andavo d’amore e d’accordo.
Ma torniamo al parco Forlanini.
Un bel giorno di primavera, mentre mia madre cerca di coinvolgermi nel lanciare al cane un frisbee grande il doppio di lui (ed io cerco di appartarmi a rollare una canna dietro un albero), si materializza al fianco della Rosalba una bizzarra figura maschile. Il tizio, sulla quarantina, ha i capelli lunghi fino a mezza schiena, un Rolexone d’oro massiccio al polso e veste un cappotto di pelle nera con dei pantaloni a zampa d’elefante su una stivalata di pitone dal tacco modello Prince dei tempi d’oro.
Mi avvicino.
-Guarda, che sorpresa...ti presento un vecchio amico che non vedo da anni...Alberto!”
Io e il tizio ci guardiamo negli occhi. Qualche attimo.
Lui innesta quello che in futuro imparerò a conoscere bene come il suo caratteristico charme, ovvero la capacità di intortare chiunque. E mi intorta. In senso positivo, intendiamoci. L’uomo è un pozzo di scienza, ed ha conoscenze incredibilmente approfondite su una quantità impressionante di soggetti. In più, cosa non comune per gli adulti, sembra molto interessato a quello che io penso e non ha il convenzionale approccio della serie “questo non si fa”, anzi...
Sembra di parlare con un pischello casinaro della mia età che però ha la cultura di un plurilaureato. Una figata.
Laureato in effetti lo è, in Giurisprudenza. Professione:regista. Residenza: Los Angeles.
E durante il pranzo luculliano da Savini, dove veniamo portati in macchina dal suo autista, il simpatico Alberto si lancia in esilaranti racconti (al limite della mitomania) sulle sue cene con Jack Nicholson a Malibu piuttosto che sulle sue trattative con David Bowie per fargli interpretare un film sulla vita sessuale di Gesú Cristo. La mamma cerca di deviare su tematiche più consone alla mia giovane età, ma ormai Alberto mi ha conquistato. Dopo pranzo (e svariate sue tappe in bagno, dalle quali torna sempre con un sospetto prurito alla narice destra...) ci salutiamo. Tornando a casa tempesto la mamma di domande, ma la Rosalba sminuisce definendolo un “simpatico mitomane inaffidabile e dongiovanni”. La sua definizione raggiunge (date le evidenti similitudini con il sottoscritto), l’effetto opposto a quello da lei desiderato. Alberto è il mio idolo.
Peccato che riparta il giorno dopo.

Qualche mese più tardi mi arriva una cartolina da New York, con scritto “Sto girando un film. Quando vieni a trovarmi sul set?”. Impazzisco:
-Mamma, mamma...posso andare in America da Alberto? Magari mi fa fare un film!!!-
A questo punto la povera donna cerca di dissuadermi, spiegandomi che quel signore fa film “assolutamente non adatti” a quelli della mia età, in quanto pieni di DONNE NUDE!
E anche stavolta la Rosalba raggiunge clamorosamente l’effetto opposto.
Comunque per un po’ di Alberto non si parla più. Fino ad un paio d’anni dopo, quando durante l’ennesima lite furibonda me ne esco con la frase “Perché non divorzi dal papà, così vado a vivere con lui?”. Ed è lì che la Rosalba crolla.
Una donna, è statisticamente provato, non è in grado di mantenere a lungo un segreto.
Ed il segreto in questione non era dei più leggeri.
-Dino non è tuo padre-
La frase è seguita da un pianto a dirotto (suo) ed un lungo silenzio (mio).
Mi chiudo in camera a fissare il soffitto. Poco dopo la mamma entra.
Sa di averla fatta parecchio grossa. Ed io so cosa mi vuole dire, quindi la anticipo:
-E’ Alberto, vero?-
Era vero. Dino e la Rosalba erano sposati da quando lei aveva diciotto anni, e mia madre aveva messo al mondo, un anno dopo il matrimonio, una bambina che purtroppo era morta pochi minuti dopo. Chi di voi ha un figlio può capire. Io stesso, fin quando non sono diventato padre, non ho mai veramente capito il significato di un trauma del genere per una donna. Negli anni successivi alla tragedia, nella quale anche la mamma rischiò la pelle, i tentativi di avere un altro bambino fallirono miseramente. Fino all’inevitabile diagnosi: mia madre non poteva più averne. Questo (e chissà quanti altri motivi) li portò in qualche tempo alla separazione. Erano sposati da sette anni.
Ed è durante quella separazione che la Rosalba incontra quest’uomo affascinante, che si veste solo dal sarto e guida una Jaguar targata “Corpo Diplomatico”.
Il suo nome? Alberto Ferro.

Alberto è brillante e la fa divertire, scialando con cene nei migliori ristoranti, vita notturna da favola e week-endini sul suo yacht. Il suo aspetto è ben diverso dalla specie di “Che Guevara dei ricchi” da me conosciuto, è un fighettino della Milano-bene sempre tirato e introdotto nei giri di quelli “che contano”. Ha studiato in un collegio svizzero, dove i suoi compagni di scuola si chiamavano Moratti, Caprotti, Vergani, e suo padre era stato dirigente dei Servizi Segreti in tempo di guerra, responsabile del carteggio tra Hitler, Churchill e Mussolini. La relazione dura tre mesi, fin quando Alberto decide di trasferirsi in Scandinavia. La mamma nel frattempo ha già imparato a conoscerlo, e sa bene che con un uomo del genere non c’è futuro, perciò decide di non seguirlo. Saggia decisione.
Piccolo particolare: è incinta.
La miracolosa notizia arriva pochi giorni prima dell’addio, e la Rosalba, in un impeto d’incoscienza, decide di non dire nulla. Terrà il bambino da sola. Una pazza furiosa.

Alberto parte per la Svezia, dove diventerà Lasse Braun, il padre riconosciuto della pornografia mondiale, e la mamma si ritrova sola a Milano con un bambino che, ancora prima di nascere, un padre invece non ce l’ha. E invece...Dino.
Dino viene a sapere la situazione da amici comuni, e non ci pensa due volte ad offrirle di tornare insieme e fare da padre a quello che è per lui il figlio che non erano riusciti ad avere. Non so se il miracolo sia stata la gravidanza impossibile o la decisione di quest’uomo stupendo, ma sette mesi dopo (avevo fretta) e con il cordone ombelicale attorcigliato al collo (le cose semplici non mi sono mai piaciute), eccomi qua.

Dopo la rivelazione sulla mia paternità biologica, la Rosalba chiama Lasse a Los Angeles e il “babbo” prende il primo aereo per Milano. Quello che segue è una settimana insieme in una suite all’Hotel Senato, durante la quale parliamo per ore, giochiamo a Poker e ordiniamo aragosta alle quattro del mattino. Scopriamo di avere moltissimo in comune: la passione per gli studi classici, l’insubordinazione alle autorità costituite, e soprattutto uno sconfinato amore per le donne. Il primo giorno, verso le cinque del pomeriggio, Lasse attacca con un discorso del tipo “Guarda che se vuoi andare a fare un giro...vedere i tuoi amici...magari la tua ragazza... guarda che non c’è problema...”.
Gli chiedo se è un modo per togliermi dai coglioni.
-Ma no, cos’hai capito...è che vedi...gli inglesi, ad esempio...loro alle cinque del pomeriggio si bevono un tè, no? Ecco, il tè è in realtà un eccitante...quindi in un certo senso una droga, giusto? Ma non è che gli inglesi sono dei drogati, è che per loro il tè delle cinque è un momento fisso della giornata...un modo per bilanciare la loro vita...-
Capisco dove vuole arrivare, ma è troppo divertente vederlo in quasi-imbarazzo, quindi lo lascio continuare fingendo di non capire:
-Come dire...non sono cose che un padre dovrebbe fare, credo...cioè, non che ci sia nulla di male, ma...insomma, vedi, io alle cinque di solito mi faccio...uno “spinellino”...-
Lo guardo in silenzio. Non sa cosa dire e ha paura di giocarsi il figlio appena ritrovato:
-Cioè, vedi, anche se tu sei molto giovane e non dovresti farlo...alla mia età si è più deboli, e qualche vizio in fondo ti fa sentire meglio. Cosa pensi? Ti ho deluso?-
-Ma no, figurati, fai pure...ho tanti amici più grandi che fumano canne...-
Sollevato, Lasse estrapola il suo armamentario:
1) Coltellino “Opinel”
2) Cartine “Rizla” rosse
3) Biglietti della Metropolitana (di New York)
4) Tabacco “Samson”
5) Scatoletta d’argento lavorato, contenente un MATTONE di “cioccolato”
Gli occhi mi escono dalle orbite alla vista di quel ben di Dio. In quel periodo, oltre a fumare hashish quasi ogni giorno, ne vendevo delle micro-stecchette ai miei compagni di scuola, racimolando un discreto gruzzolo. Quella mattonella era una visione celestiale.
-Cazzo, ho finito le cartine, porca puttana...bisogna che vada dal tabaccaio...-
-Tieni...-
E gli allungo le mie “Rizla”.
-Ah, grazie...ma...sono blu! Cazzo, compro sempre le rosse, come ho fatto a sbagliare?-
-Ma no, sono le mie...-
-Ah, ecco, volevo ben dire...COME...LE TUE???-
-Sì, cioè...-
-Vuoi dire che tu...-
-Beh...piú che altro vendo...-
-Ah.-
Pausa di silenzio.
- Cazzo, ma guarda che sei un po’ stronzetto...non potevi dirlo prima? Toh, rolla...-
Da quel giorno la suite dell’Hotel Senato fu costantemente annebbiata.
Alla fine della settimana Lasse mi fece la domanda cruciale:
-Cosa vuoi fare?-
La tentazione era forte, ma sapevo qual era la decisione giusta:
-Qui ho una famiglia a cui voglio bene, la scuola, gli amici...non sono pronto per fare lo zingaro di lusso come te. Ne parliamo tra qualche anno, ok?-

Con Lasse siamo rimasti in contatto, vedendoci in giro per il mondo durante le mie vacanze o ogni volta che lui passava abbastanza vicino all’Italia, fino a quando abbiamo cominciato a lavorare insieme e a condividere le gioie (molte) e i dolori (quasi nessuno, ma ci stava bene nella frase...) dello strano mondo del Porno. Oggi siamo uniti più che mai, dai tanti ricordi che abbiamo costruito insieme quanto dai progetti ai quali continuiamo a collaborare. Un rapporto forse non convenzionale, con tutte le pecche, gli screzi e le liti che ci possono essere tra due amici, ma con alla base un sincero affetto.

E Dino? Dino è sempre stato, e sarà sempre il mio papà. Non gli ho mai detto che sapevo di non essere suo figlio, per il timore di spezzargli il cuore. Lui, dall’altra parte, non ha mai saputo chi fosse il mio “vero” padre.
Non l’ha mai voluto sapere, per lui io ero solo e soltanto il suo bambino.

Dino è morto nel Gennaio del 1995, lasciando dentro di me un vuoto immenso che tutti i viaggi, tutti i divertimenti, tutte le donne del mondo non potranno mai colmare.
Neanche Lasse.
Axel Braun
www.facebook.com/AxelBraun

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