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[O.T.] La SINISTRA e la GUERRA

Inviato: 05/05/2005, 16:38
da Squirto
dal "NEW YORKER":


«Sinistra, è tua la bandiera della libertà »
Il primo ministro inglese: «Per difendere la democrazia, giusto rovesciare i regimi» «Il vero scandalo? Che i progressisti non dimostrino contro la Corea del Nord»


Quella mattina, Blair era andato insieme al suo entourage a fare campagna elettorale nella città  di Gravesend, a est di Londra. L'obiettivo apparente era promuovere lo sviluppo delle industrie e delle infrastrutture sulle sponde del Tamigi, il vero motivo era conquistare i voti oscillanti della contea del Kent. Al ritorno, gli sedevo accanto sul treno che portava da Gravesend alla stazione di Charing Cross, vicino a Downing Street. Ho potuto così rivolgergli alcune domande sull'Iraq durante il tragitto. Dal giorno in cui è entrato in carica, Blair non ha fatto altro che raccontare ai visitatori del numero 10 di Downing Street quanto lo lasciassero sbalordito i rapporti dell'intelligence sulle intenzioni e sui programmi nucleari di Saddam Hussein. «Non capisco perchè i francesi e gli altri non se ne rendano conto"aveva detto nel 1997 a Paddy Ashdown, allora alla guida dei Liberaldemocratici ". Non possiamo permettere che Saddam la passi liscia».

Gli attacchi di Al Qaeda a New York e Washington hanno segnato la fine della speranza dell'amministrazione Bush di portare avanti una politica estera tendenzialmente isolazionista. «Ora siamo tutti internazionalisti », ha dichiarato Blair a Chicago, per poi diventare, su consiglio di Clinton, il più saldo alleato di Bush e arruolarsi nelle campagne militari in Afghanistan e Iraq. Nessun altro Paese ha fornito un numero di truppe tanto elevato per le incursioni a guida Usa. Chiedo a Blair se a suo parere gli Stati Uniti sarebbero riusciti a fare la guerra in Iraq senza la Gran Bretagna, che ha garantito all'invasione quantomeno le sembianze di una coalizione internazionale.

«Non so"è la risposta ". Credo che alla fine gli Stati Uniti avrebbero fatto tutto il necessario alla loro sicurezza, ma era importante non lasciarli soli. Sono profondamente convinto che l'11 settembre sia stato un attacco al mondo libero, non solo agli Usa. L'America ne è stata bersaglio perchè è la massima potenza del mondo libero. Se il suo ruolo di leadership fosse stato giocato dalla Gran Bretagna, saremmo stati attaccati noi. Non scherziamo. Quest'alleanza con l'America ha fatto bene al Paese».

In parte, il problema di Blair consiste nel fatto che, malgrado le sue opinioni divergano da quelle dell'Amministrazione su tutto " dal Protocollo di Kyoto agli aiuti internazionali, per non parlare della politica interna liberale del Labour ", gran parte dei cittadini britannici considera ora il suo interventismo alla pari del neoconservatorismo dei «vulcani» della Casa Bianca. Eppure Blair sembra non preoccuparsene.

«Mi pare interessante che persone con opinioni divergenti possano approdare alla medesima conclusione " osserva ". Da progressista, mi trovo perfettamente a mio agio con l'idea che la nostra sicurezza dipenda dalla diffusione dei valori di democrazia e libertà . Certo, questo non significa andare a modificare ogni regime che non corrisponda a questi principi. Significa che, lì dove abbiamo deciso di intervenire, in Iraq come in Afghanistan o in Palestina e Libano, abbiamo fiducia che saranno le popolazioni di quei Paesi a decidere il loro futuro».

C'è molta differenza tra i neoconservatori americani e l'interventismo liberal di Blair?
«Non dedico molto tempo a questo genere di analisi, dico solo cosa credo sia giusto in una determinata situazione. Dovevamo prendere una decisione su Saddam. Potevamo lasciarlo dov'era o rimuoverlo, ho ritenuto fosse meglio rimuoverlo... quella che era solo una causa morale, ora rientra anche nel nostro interesse, ecco il motivo per il quale conservatori e progressisti possono trovare un accordo».

A volte, sembra che Blair abbia più ammiratori negli Stati Uniti che a casa. «àˆ gentile da parte degli americani essere benevolenti nei miei confronti, ma adesso è qui che ho bisogno di sostegno. L'Iraq è un capitolo che ha molto diviso. Non lo si puó negare. La cosa più importante ora è concentrarsi sul futuro, perchè è ormai chiaro che gli iracheni desiderano la democrazia con tutti i diritti, le garanzie, le libertà  che noi diamo per scontati e nella battaglia tra il popolo iracheno e una banda di terroristi e ribelli, è piuttosto ovvio, anche per quanti si sono opposti al conflitto, da quale parte dovremmo stare. Penso che una sensazione di cambiamento si stia diffondendo in Medio Oriente.

Tralasciamone le ragioni, peró i fatti libanesi, l'annuncio di elezioni democratiche dato dal presidente egiziano, ció che è già  avvenuto in un Paese come l'Afghanistan, tutto questo è sbalorditivo dopo decenni di brutale repressione.
«Occorre talvolta molto tempo per giudicare simili processi e dobbiamo accettarlo. Mi auguro e credo che quando le persone si guarderanno indietro, vedranno che tutto questo ha portato una trasformazione, e troveranno del buono non solo per l'Iraq e la regione ma anche per il nostro Paese».

Nei mesi precedenti la guerra, a più riprese Blair ha denunciato la storia e la natura della dittatura baathista, costruendo peró le sue argomentazioni in favore della guerra, sul principio legale che Saddam aveva ripetutamente disobbedito alle risoluzioni Onu sul possesso e lo sviluppo di armi di distruzione di massa. Dopo l'invasione le armi non sono state trovate. Personaggi pubblici di tutte le appartenenze politiche " compresi membri del suo stesso governo" hanno rinfacciato a Blair di aver venduto loro la guerra sulla base di dubbi rapporti dell'intelligence.

Due inchieste indipendenti, i rapporti Hutton e Butler, hanno assolto Blair dall'accusa di aver deliberatamente mentito al popolo britannico, tuttavia la sua credibilità  ne è uscita irrimediabilmente indebolita. Cos'è accaduto?
«Non so " risponde Blair mentre il treno si lascia alle spalle i cortili recintati della periferia londinese ". Sappiamo quello che ha appurato l'Iraq Survey Group: Saddam aveva armi di distruzione di massa e non le abbiamo trovate».

Se avesse saputo che il programma iracheno sugli armamenti era così ridotto, sarebbe sceso in guerra sulla base delle «intenzioni» di Saddam di costruire più armi e in difesa dei diritti umani?
«La motivazione legale della guerra restava la violazione delle risoluzioni dell'Onu. Nel febbraio del 2003, in un discorso a Glasgow, ho messo in evidenza la natura del regime perchè, evidentemente, è più rischioso che armi di distruzione di massa siano a disposizione di un regime di quel tipo piuttosto che nelle mani di uno relativamente moderato. Inoltre, sottolineare la natura del regime, significava chiarire che rimuoverlo non era in sè sbagliato. Al contrario, è giusto. Ora, la motivazione legale doveva essere fondata sulla violazione delle risoluzioni Onu. Questo è l'unico discrimine. Ancora, credo che per chiunque lo esamini, la natura del regime fosse il fondamentale contesto nel quale inserire la motivazione legale. In termini legali, la questione riguardava le armi di distruzione di massa».

Blair è in difficoltà . Non puó, per motivi politici e non solo, dire che la guerra poggiava su false premesse.
«In altre parole, la risposta è no?», lo incalzo.
«In ultima analisi, il punto era la violazione delle risoluzioni Onu in riferimento alle armi di distruzione di massa. Un modo migliore di porre la domanda è: "Se non fosse stato per l'11 settembre, avremmo discusso nello stesso modo?". E la risposta è no. L'11 settembre ha radicalmente modificato il mio pensiero. Ho compreso allora che l'unica cosa da fare era annientare la rete degli Stati repressivi, porre fine allo sviluppo delle armi di distruzione di massa e di questa forma violenta ed estrema di terrorismo. Cosa significa? Significa prendere le misure di sicurezza necessarie. Significa mandare un segnale e far capire che da questo momento in avanti, chi decide di continuare ad ignorare le risoluzioni delle Nazioni Unite va incontro a problemi. Ecco la ragione per entrare in guerra. La ragione non è stata un'improvvisa paura che l'Iraq fosse sul punto di invadere la Gran Bretagna. Non pensavo certo questo. Non abbiamo mai impostato così la questione. àˆ stato l'11 settembre a convincermi dell'importanza di rinvigorire la cooperazione internazionale contro le armi di distruzione di massa e per questo il punto di partenza è stato l'Iraq, perchè l'Iraq contravveniva alle risoluzioni dell'Onu da anni».
Blair fa una pausa, poi riprende: «Sono del parere che da allora sia stato portato avanti un imperfetto dialogo con l'Iran ma almeno Europa e America stanno lavorando insieme. La Libia sta rinunciando alle sue armi. La Corea del Nord è sotto osservazione mondiale. Le ragioni della sicurezza " senza le quali non avremmo potuto agire semplicemente in difesa dei diritti umani " erano fortemente saldate alla mia percezione, secondo la quale dopo l'11 settembre i giochi sono cambiati. Se, nella situazione precedente, l'equilibrio del dubbio propendeva all'inazione, dopo l'11 settembre per mequello stesso equilibrio si risolve sempre nell'azione».
Secondo il libro di Peter Stothard «Thirty Days», una delle tante ricostruzioni del dibattito britannico sull'Iraq, a meno di una settimana dal voto dei Comuni sulla guerra, Blair avrebbe detto a una delle sue aiutanti, Sally Morgan: «Mi sorprende vedere quante persone siano felici che Saddam resti dov'è. Ci chiedono perchè non ci liberiamo di Mugabe, perchè non affrontiamo la questione birmana. Ma sì, sbarazziamoci di tutti. Non lo faccio perchè non posso ma quando si puó, si deve».
L'osservazione ha svelato il crescente disincanto di Blair rispetto alla sinistra. Per quanto, sul modello clintoniano, avesse spostato il partito verso il centro, nel 1997 Blair non immaginava che così tanti lettori del «Guardian» lo avrebbero abbandonato. (Similmente, molti lettori del «Guardian» non avrebbero mai immaginato che un primo ministro Labour avrebbe ristretto le libertà  civili o corteggiato Rupert Murdoch, il magnate dei media di destra, con tanta perseveranza).

Ricordo a Blair l'episodio di Downing Street. «Il vero scandalo della politica progressista è che nessuno scenda in strada contro la Corea del Nord " spiega ". Intendo dire che quello è un regime odioso. Ventitrè milioni di abitanti sono tenuti in una forma di schiavitù e nessuno protesta. Invece, centinaia di migliaia di persone manifestano in quasi tutte le capitali europee contro l'America che, con tutte le sue colpe, è un Paese libero! La sinistra ha in sè due anime, in conflitto l'una con l'altra maentrambe perfettamente giuste. Una è la pace, la seconda è la volontà  di intervenire per aiutare chi ne ha bisogno. La pace è essenziale ma sotto regimi tirannici non ce n'è molta».

Resta da vedere quale sarà  il giudizio della storia su Blair. L'avvocato per i diritti umani Conor Gearty si è opposto alla guerra e alla condotta di Blair, eppure gli capita a volte di domandare ai suoi studenti della London School of Economics se considerino possibile che un giorno Blair e Bush siano dichiarati eroi, per aver spianato la strada alla democratizzazione negli Stati autoritari del Medio Oriente. «I miei studenti semplicemente ridono " mi dice " ma, lo ammetto, non è impensabile».

La scorsa primavera, Blair si chiedeva se fosse il caso di tornare a candidarsi. La Thatcher disse una volta di voler restare «all'infinito». Un pizzico di presunzione, ridimensionata quando il suo stesso partito le preferì John Major. Così Blair ha deciso di competere per un terzo mandato ma, diversamente dalla Thatcher, ha promesso di non correre per un quarto. «Nessuno potrebbe restare in carica per quattro mandati " ha detto ". Il Paese non lo vorrebbe». Nelle ultime due settimane, Brown e Blair hanno nuovamente serrato i ranghi, comparendo fianco a fianco in campagna elettorale e persino in uno spot patinato diretto da Anthony Minghella, il regista de «Il paziente inglese».

L'aiuto televisivo di Brown ha dato una mano a Blair a cementare il suo vantaggio. Nei momenti di crisi, la stampa spesso indulge a descrizioni fisiche per dimostrare quella che immagina debba essere l'esasperazione o disperazione di Blair. «Ha il volto livido ». «Perde capelli». «Ha perso chili». Non vedo nulla di tutto ció. Blair appare ancora inspiegabilmente giovane, a dispetto degli episodi di aritmia cardiaca dell'ultimo anno. Eppure, nega di essere sempre totalmente padrone di sè. «àˆ un lavoro estenuante " ha dichiarato ". Si ha continuamente a che fare con una molteplicità  di questioni. E il processo decisionale finisce con te. àˆ sbalorditivo. Solo riconoscendo che questo è un privilegio, lo si puó accettare per un periodo limitato, e l'unico modo di lavorare al meglio è mantenere i nervi saldi, fare quello che si ritiene giusto, comprendere che non si possono accontentare sempre tutti"e che in realtà , accontentare alcuni a volte è già  una vittoria. Che, qualunque sia il giudizio del momento, la storia potrebbe esprimere un altro verdetto».

Copyright The New Yorker (traduzione di Maria Serena Natale)
David Remnick
direttore del «New Yorker»
04 maggio 2005

Inviato: 05/05/2005, 17:00
da Despe1
Approvo senza riserve, grande leader, Blair, davvero

Poi, per qualcuno è uno scandalo più grande che Ratzinger venga fatto Papa che non il fatto che nel mondo esistano regimi disumani come la Corea del Nord, ma tant'è..... (occhialini alla canga) 8)

Inviato: 05/05/2005, 17:05
da balkan wolf
sottoscrivo despe...

la GRAN BRETAGNA è l'unico paese serio in europa cazzarola

Inviato: 05/05/2005, 17:27
da dostum
Sono proprio una bella coppia!
Immagine

Inviato: 05/05/2005, 20:14
da Federico Botticelli
Perchè Blair puó essere ascritto alla sinistra considerando l'operato dei suoi governi?
Direi che in Gran Bretagna la sfida politica, a parte i liberali che sono fuori gioco, si svolga tra conservatori e reazionari.

Inviato: 05/05/2005, 20:20
da balkan wolf
forse perchè i laburisti sono l'unica tradizione di sinistra ( e che tradizione ricorderei i primi sindacati al mondo ) europea che non si è mai sporcata col comunismo?

non conosco bene la politica interna britannica ma si puó essere tranquillamente mooolto sociali ed egalitari ( che poi sono i veri pilastri dell'essere di sinistra no? ) senza abbracciare i dogmi ( pacifismo terzomondismo e altre cazzate ) della sinistra post-comunista no?

Inviato: 05/05/2005, 20:23
da Federico Botticelli
balkan wolf ha scritto:forse perchè i laburisti sono l'unica tradizione di sinistra ( e che tradizione ricorderei i primi sindacati al mondo ) europea che non si è mai sporcata col comunismo?

non conosco bene la politica interna britannica ma si puó essere tranquillamente mooolto sociali ed egalitari ( che poi sono i veri pilastri dell'essere di sinistra no? ) senza abbracciare i dogmi ( pacifismo terzomondismo e altre cazzate ) della sinistra post-comunista no?
Tutto giusto e perfetto, fino a che si rispettano i trattati internazionali sottoscritti, e qui mi riferisco all'ONU

Inviato: 05/05/2005, 20:28
da balkan wolf
ma daaaai federico pure tu con l'ONU???

mi sorprende che ci si ostini a non capire il chiarissimo messaggio lanciato dagli usa negli ultimi anni... l'onu non conta un cazzo conta solo il potere reale dei singoli stati

tony lo ha capito

Inviato: 05/05/2005, 20:40
da Despe1
Federico Botticelli ha scritto:Perchè Blair puó essere ascritto alla sinistra considerando l'operato dei suoi governi?
Direi che in Gran Bretagna la sfida politica, a parte i liberali che sono fuori gioco, si svolga tra conservatori e reazionari.
Perchè dici questo Federico ?
In che senso il Labour (o i Tories...non ho capito a chi ti riferisci, onestamente) sarebbero 'reazionari' ? Mi sembra che nè gli uni nè gli altri auspichino il ritorno a sistemi politici autoritari, anzi, siamo noi piuttosto che abbiamo in parlamento gentaglia - da destra e sinistra - dalle dubbie credenziali democratiche.

Inviato: 05/05/2005, 20:51
da Squirto
forse federico intendeva "labour-conservatore", non reazionario.

Inviato: 05/05/2005, 20:54
da Federico Botticelli
balkan wolf ha scritto:ma daaaai federico pure tu con l'ONU???
Allora si abbia il coraggio di andare fino in fondo chiamandosi fuori dal consesso.

Inviato: 05/05/2005, 20:55
da Federico Botticelli
Squirto ha scritto:forse federico intendeva "labour-conservatore", non reazionario.
Intendevo dire che il labour è diventato conservatore e i Tories, rimasti senza identità  e ancora scottati dai mandati distruttrici della Tatcher, hanno dovuto gioco forza virare ancora più a destra.

Inviato: 05/05/2005, 20:57
da Federico Botticelli
[quote="Despe1"][Mi sembra che nè gli uni nè gli altri auspichino il ritorno a sistemi politici autoritari./quote]
Il termine reazionario non mi sembra così dispregiativo e unilateralmente ancorato al solo concetto di sistema politico autoritario.
Questo puó esserne certo una deriva.
Che poi l'Italia abbia una scarsa tradizione parlamentare non lo metto in dubbio.

Inviato: 05/05/2005, 21:32
da Squirto
REAZIONE: 2b TS polit., opposizione a ogni programma di innovazione, volto al ristabilimento di un precedente assetto politico e sociale

Inviato: 05/05/2005, 21:39
da Squirto
05 mag 21:11

Medioriente: razzo palestinese su casa israeliana

GERUSALEMME - Ancora tensione in Medioriente. Un razzo palestinese, lanciato da Gaza, ha colpito una casa nella cittadina israeliana di Sderot. Lo hanno reso noto dei residenti del luogo. Non ci sarebbero vittime o feriti, ma diverse persone sono in stato di shock. (Agr)