Porno Tannhauser
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Porno Tannhauser
Arriva Wagner in salsa porno
Al Grand Theatre di Ginevra un «Tannhauser» con scene scandalose
di ENRICO CAVALLOTTI A GINEVRA, città austera e calvinista par excellence, dove tutto scorre con inflessibile esattezza nell’andar dei secoli, in un tempo perfettamente controllato dai superorologi indigeni, preziosi nel mondo intiero; in questa città razionale e drammaticamente ordinata, dove il colore grigio non è frutto d’una elegante predilezione ma il naturale specchio dell’anima appartata; in questa città silente, aristocratica e alquanto ascetica, tutt’ad un botto, come un vulcano impreveduto che prenda ad eruttare lava a quattro ganasce, è scoppiato con inaudita violenza il porno. La cenobitica gente ginevrina ha distolto lo sguardo dagli alti monti, dal placido lago e dai fervidi negozà® e s’è guardata muta, a verificare se fosse desta. Il porno? Esterrefatta s’è chiesta: «E dove mai?». E quando ha saputo che il porno albergava nientemenoche nel prestigioso Grand Theatre, vanto della cultura musicale ginevrina e svizzera tutta, è sobbalzata - e sul polso gli orologà® dal mitico tic-tac tic-tac si sono d’un sàºbito bloccati: scandalizzati da ció che il tempo in atto aveva loro mefistofelicamente combinato. Narrano le cronache mitteleuropee che al Grand Theatre andava in scena il «Tannhà¤user» di Wagner, non importa da chi diretto e da chi cantato, siccome suole oggidà, ma curato per la parte scenica da tal Olivier Py il quale, a suscitare interesse e clamore coi mezzi che piu gli si confacevano, ha scritturato un attore porno ad impersonare, per breve tratto, la figura di Zeus inghirlandato da una chiostra di femminelle lascivette. All’uopo entrava costui in scena ignudo come Natura l’ha progettato: non solo: affatto ignudo con la prominenza virile affatto inastata: a gloria imperitura del potere generante (od anche ludico, sic et simpliciter). Non era possibile reperire, ha pensato il Py, un attore qualunque, che magari incappasse in umanissime defaillances al cospetto degli esigenti (eticamente parlando) ginevrini: meglio assai un professionista dell’esibizionismo, uso a mai rincular dalla gagliarda postura, manco a fronte dei peggio contrattempi, di qualsisàasi tipo, che negativamente incidono sull’eroica resa: sulle virtຠproprie ai dolci cigolii del fervido talamo. Ad onor del vero, il Py ha pyamente messo sull’avviso il probabile pubblico: «Badate che la mia mis-en-scène wagneriana sarà anticonvenzionale: chi non tollera trasgressioni per dir cosà nerborute eviti d’avventurarsi in platea.... Uomo avvisato mezzo salvato». D’accordo. Ma gli è che non possiamo non ribadire, di la da facezie & idiozie, che il malgusto è padrone di una società - ahinoi! la nostra - sprofondata nei vortici dell’horror vacui. Non fa eccezione il mondo del melodramma che, mai distintosi per particolare perspicacia, ha toccato oggi il fondo. Poveretta questa lirica: s’affanna vieppiຠpiຠad appellarsi ad allestimenti bislacchi, esteticamente osceni, a base di nudità baracconesche lungo una becera parata di poppe saliscendi, umbilichi tremoleggianti e chiappe villose. E cosà il pur raffinato Pizzi imbratta l’«Idomeneo» mozartiano a Brescia con un Nettuno nudo; allo Sferisterio di Macerata «Le bel indifferent» di Tutino contempla un tizio smutandato intento alla lettura di un quotidiano che gli occulta le gaie pudende; «Un ballo in maschera» ad Ancona è sfregiato dalla regàa di Cobelli che immagina il Fato al femminile colle tette al vento scorazzante da un canto all’altro del palcoscenico tra negri in catena e pellirosse; cosà il «Don Giovanni» mozartiano di Martone s’avvale dello striptis d’una garzoncella felice d’esser retta dalle braccia dell’allupato femminiere.... La lista protrebbe continuare per lunga pezza (ad esempio con le Traviate lesbiche) se quanto qui citato non fosse piຠche bastante a smascellarsi dalle risa a petto d’un gusto operistico da raccapriccio.
domenica 25 settembre 2005
Al Grand Theatre di Ginevra un «Tannhauser» con scene scandalose
di ENRICO CAVALLOTTI A GINEVRA, città austera e calvinista par excellence, dove tutto scorre con inflessibile esattezza nell’andar dei secoli, in un tempo perfettamente controllato dai superorologi indigeni, preziosi nel mondo intiero; in questa città razionale e drammaticamente ordinata, dove il colore grigio non è frutto d’una elegante predilezione ma il naturale specchio dell’anima appartata; in questa città silente, aristocratica e alquanto ascetica, tutt’ad un botto, come un vulcano impreveduto che prenda ad eruttare lava a quattro ganasce, è scoppiato con inaudita violenza il porno. La cenobitica gente ginevrina ha distolto lo sguardo dagli alti monti, dal placido lago e dai fervidi negozà® e s’è guardata muta, a verificare se fosse desta. Il porno? Esterrefatta s’è chiesta: «E dove mai?». E quando ha saputo che il porno albergava nientemenoche nel prestigioso Grand Theatre, vanto della cultura musicale ginevrina e svizzera tutta, è sobbalzata - e sul polso gli orologà® dal mitico tic-tac tic-tac si sono d’un sàºbito bloccati: scandalizzati da ció che il tempo in atto aveva loro mefistofelicamente combinato. Narrano le cronache mitteleuropee che al Grand Theatre andava in scena il «Tannhà¤user» di Wagner, non importa da chi diretto e da chi cantato, siccome suole oggidà, ma curato per la parte scenica da tal Olivier Py il quale, a suscitare interesse e clamore coi mezzi che piu gli si confacevano, ha scritturato un attore porno ad impersonare, per breve tratto, la figura di Zeus inghirlandato da una chiostra di femminelle lascivette. All’uopo entrava costui in scena ignudo come Natura l’ha progettato: non solo: affatto ignudo con la prominenza virile affatto inastata: a gloria imperitura del potere generante (od anche ludico, sic et simpliciter). Non era possibile reperire, ha pensato il Py, un attore qualunque, che magari incappasse in umanissime defaillances al cospetto degli esigenti (eticamente parlando) ginevrini: meglio assai un professionista dell’esibizionismo, uso a mai rincular dalla gagliarda postura, manco a fronte dei peggio contrattempi, di qualsisàasi tipo, che negativamente incidono sull’eroica resa: sulle virtຠproprie ai dolci cigolii del fervido talamo. Ad onor del vero, il Py ha pyamente messo sull’avviso il probabile pubblico: «Badate che la mia mis-en-scène wagneriana sarà anticonvenzionale: chi non tollera trasgressioni per dir cosà nerborute eviti d’avventurarsi in platea.... Uomo avvisato mezzo salvato». D’accordo. Ma gli è che non possiamo non ribadire, di la da facezie & idiozie, che il malgusto è padrone di una società - ahinoi! la nostra - sprofondata nei vortici dell’horror vacui. Non fa eccezione il mondo del melodramma che, mai distintosi per particolare perspicacia, ha toccato oggi il fondo. Poveretta questa lirica: s’affanna vieppiຠpiຠad appellarsi ad allestimenti bislacchi, esteticamente osceni, a base di nudità baracconesche lungo una becera parata di poppe saliscendi, umbilichi tremoleggianti e chiappe villose. E cosà il pur raffinato Pizzi imbratta l’«Idomeneo» mozartiano a Brescia con un Nettuno nudo; allo Sferisterio di Macerata «Le bel indifferent» di Tutino contempla un tizio smutandato intento alla lettura di un quotidiano che gli occulta le gaie pudende; «Un ballo in maschera» ad Ancona è sfregiato dalla regàa di Cobelli che immagina il Fato al femminile colle tette al vento scorazzante da un canto all’altro del palcoscenico tra negri in catena e pellirosse; cosà il «Don Giovanni» mozartiano di Martone s’avvale dello striptis d’una garzoncella felice d’esser retta dalle braccia dell’allupato femminiere.... La lista protrebbe continuare per lunga pezza (ad esempio con le Traviate lesbiche) se quanto qui citato non fosse piຠche bastante a smascellarsi dalle risa a petto d’un gusto operistico da raccapriccio.
domenica 25 settembre 2005
aaaaah mi fottono l'idea!!!!
sono anni che mi faccio le seghe mentali su come fare la tatralogia di wagner in versione hard!!!!
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breglia sei pugliese.
fenomeno da dove spunta?
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ho detto tutto.
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ahhhhhh ecco, puglia del nord e puglia del sud...
ma il problema resta
(ho pure i parenti a Taranto
)
ma il problema resta
(ho pure i parenti a Taranto

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- breglia
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Noi siamo ufficialmente la prov del NORD barese, se poi consideri che la prov di Foggia non conta niente (tranne che per il fatto di aver dato i natali al mio ragazzo) noi siamo la terronia pugliese...fiatAGRI ha scritto:ahhhhhh ecco, puglia del nord e puglia del sud...
ma il problema resta
(ho pure i parenti a Taranto)
Avrai parenti pure a Foggia?...ma quanto è deprimente benevento...

"Ridatemi l'effimero, rivoglio Diana Est" (da 'Generation of love', di Matteo B.Bianchi)
no foggia no, a tutto c'è un limite.
Quanto è deprimente benevento te lo risparmio
Sembra di essere in Puglia
(ceppaloni è dietro l'angolo, puoi immaginare quanto siamo allegri)
Quanto è deprimente benevento te lo risparmio

Sembra di essere in Puglia

(ceppaloni è dietro l'angolo, puoi immaginare quanto siamo allegri)
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fiatAGRI ha scritto:no foggia no, a tutto c'è un limite.
Quanto è deprimente benevento te lo risparmio
Sembra di essere in Puglia
(ceppaloni è dietro l'angolo, puoi immaginare quanto siamo allegri)
Sembra di essere in Puglia?



Mercoledi mattina a Foggia alle 7 c'era il sole, un'ora dopo a Benevento nebbia densa come orzata...bbrrr...
Bellissima Chianche Ceppaloni, già il nome è tutto un programma!
"Ridatemi l'effimero, rivoglio Diana Est" (da 'Generation of love', di Matteo B.Bianchi)
benevento ha 2 fiumi ed è circondata dalle montagne.
fai tu.
e comunque non ci sono i pugliesi.
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