O.T. Le cubiste 14enni
Inviato: 12/10/2005, 0:36
"Io cubista tra pischelli eccitati"
Una 14enne confessa al Messaggero
Il jeans sdrucito due taglie più grandi di lei. Occhi azzurri, intensissimi, velati da qualche riga di matita nera. I capelli castani raccolti in un elastico e ai piedi un paio di nike sporche e consumate. Valentina (il nome trattandosi di minore è di fantasia) ha 15 anni. L'aria di una che vuole sembrare più grande della sua età , la voce timida e svogliata. Davanti ad un noto liceo romano, accetta di raccontare la sua esperienza solo se le viene garantito l'anonimato. Sembra molto lontana dallo stereotipo della baby cubista: non si veste firmata dalla testa ai piedi, non «se la tira perchè conosce la gente giusta», non è mai stata considerata, per intenderci, una delle reginette del liceo. Quando aveva 14 anni, un anno fa, le proposero di ballare come cubista e lei accettó «perchè era una cosa diversa dal solito».
Poi, a lungo andare, tutto quell'ancheggiare per ore in mezzo a «pischelli fomentati» cominció a stufarla, «non mi divertivo più-racconta mi sentivo scema» finchè dopo 8 mesi di sabati pomeriggio, decise di scendere definìtivamente da quel cubo. «Ho riacceso il cervello - confessa ridendo - e ora a queste cretinate non ci penso più». Dei suoi mesi da lolita provocante, Valentina si è pentita, di quei pomeriggi in discoteca tra «ragazzini che ti fotografano» e «minigonne al vento». Quando ogni sabato «ballavamo a turno sul cubo - racconta - e ci vestivamo in maniera diversa a seconda del tema della festa». Oggi, ad un anno di distanza, in quelle discoteche non ci va quasi più. Continua ad uscire, certo, «ma ho cambiato genere, Campo de' Fiori o piazza Cavour».
Le sue compagne di classe, ragazzine alla moda jeans calati e pancia di fuori, la prendono in giro mentre racconta di quell'avventura da cubista under 18, cose che solo «le più stupide fanno», dicono, mentre lei imbarazzata cerca di giustificarsi. «Facevo la pierre per un locale del pomeriggio - racconta - quando una capocubista mi ha contattato chiedendomi se volevo ballare. Io ho accettato, mi divertiva l'idea, ma dopo 8 mesi mi sono rotta di quel lavoro».
«Soldi peró -confessa -non ne ho mai presi, le uniche che guadagnano veramente sono le capocubiste. Prendono dai 20 ai 30 curo a pomeriggio, a seconda delle ragazze che riescono a portare e spesso non ballano neanche». Per lei, che era una già conosciuta nell'ambiente della discoteca, non c'è mai stato nessun provino ma un incontro toccata e fuga con i capiservizio. Perchè nel mondo delle discoteche pomeridiane ognuno ha un ruolo ben preciso, in una sorta di piramide del divertimento: alla base ci sono i ragazzi, tutti under 18, a cui si rivolgono i pierre anch'essi minorenni, distribuendo prevendite timbrate davanti ai locali o nelle scuole e guadagnando un euro per ogni persona che riescono a far entrare. Accanto le capocubiste, quelle un po' più grandi, due o tre a locale, che reclutano ragazze dai 14 ai 16 anni, prendendo tanti soldi quante cubiste fanno ballare. Pierre e capocubiste fanno poi riferimento ai capiservizio, in genere maggiorenni, a loro volta dipendenti dai gestori dei locali. Le baby ballerine dunque vengono nominate dalle capocubiste che delle ragazzine «decidono turni, orari e abbigliamento».
«Erano loro a dirci quando e come dovevamo ballare - continua Valentina - potevamo fare turni diversi, due da mezz'ora o 4 da 15 minuti, e poi ogni sabato ci consigliavano come vestirci, se in minigonna, con il top o con gli stivali alti. C'è da dire, comunque, - precisa - che io non ci trovo niente di male in quello che fanno le cubiste, e che ho fatto dunque anche io, certo magari potrebbero stare un po' più vestite mentre ballano, jeans e magliettina, senza stare per forza con le minigonne». «Minigonne? - replica una sua amica sbigottita - ma se sono strisce di stoffa inesistenti».
Scherza Valentina davanti a scuola mentre imita il modo in cui si muoveva quando era una cubista, quegli sculettamenti davanti ai videofonini dei ragazzi, lei che è una lontana «dalle ragazzine iighette che si leggono le riviste patinate, che vestono alla moda e parlano tutte impostate». Lei che come le sue amiche è «più genuina, porta solo scarpe da ginnastica» e si saluta a mo' di «bella zi'».
Ma questo non conta. Almeno non nella moda del cubo, dove prevendite e volanti ni di discoteche girano indisturbati in scuole pubbliche o private, dove la pierre sia da "pariolina" che da "zecca" e se balli sul cubo in uno stesso gruppo c'è chi ti considera «sfigata» e chi invece «una giusta». Perchè cambiano le mode, i metri di valutazione: «Per noi le cubiste sono esaltate che vogliono farsi notare - dicono in coro un gruppo di ragazzine di 14 anni della stessa scuola di Valentina - a loro piace farsi guardare dai ragazzi anche se per noi non sono neanche così carine». Vicino a loro un gruppo di maschi quindicenni replica: «Le cubiste? Sono pazzesche, se non ci fossero loro non ci sarebbe divertimento».
Della sua esperienza oggi Valentina ne parla divertita, mentre torna a casa dopo le lezioni con le sue amiche del cuore. «Ora pranzo, faccio i compiti e mi ascolto un po' i Subsonica -racconta -e stasera me ne sto a casa con i miei». Di una cosa peró con quegli occhioni sgranati, Valentina è certa: la sua generazione, per quanto anche lei ne faccia parte, «brucia troppo le tappe». «Facciamo tutto troppo presto - dice - e non so quanto questo possa essere un bene».
Una 14enne confessa al Messaggero
Il jeans sdrucito due taglie più grandi di lei. Occhi azzurri, intensissimi, velati da qualche riga di matita nera. I capelli castani raccolti in un elastico e ai piedi un paio di nike sporche e consumate. Valentina (il nome trattandosi di minore è di fantasia) ha 15 anni. L'aria di una che vuole sembrare più grande della sua età , la voce timida e svogliata. Davanti ad un noto liceo romano, accetta di raccontare la sua esperienza solo se le viene garantito l'anonimato. Sembra molto lontana dallo stereotipo della baby cubista: non si veste firmata dalla testa ai piedi, non «se la tira perchè conosce la gente giusta», non è mai stata considerata, per intenderci, una delle reginette del liceo. Quando aveva 14 anni, un anno fa, le proposero di ballare come cubista e lei accettó «perchè era una cosa diversa dal solito».
Poi, a lungo andare, tutto quell'ancheggiare per ore in mezzo a «pischelli fomentati» cominció a stufarla, «non mi divertivo più-racconta mi sentivo scema» finchè dopo 8 mesi di sabati pomeriggio, decise di scendere definìtivamente da quel cubo. «Ho riacceso il cervello - confessa ridendo - e ora a queste cretinate non ci penso più». Dei suoi mesi da lolita provocante, Valentina si è pentita, di quei pomeriggi in discoteca tra «ragazzini che ti fotografano» e «minigonne al vento». Quando ogni sabato «ballavamo a turno sul cubo - racconta - e ci vestivamo in maniera diversa a seconda del tema della festa». Oggi, ad un anno di distanza, in quelle discoteche non ci va quasi più. Continua ad uscire, certo, «ma ho cambiato genere, Campo de' Fiori o piazza Cavour».
Le sue compagne di classe, ragazzine alla moda jeans calati e pancia di fuori, la prendono in giro mentre racconta di quell'avventura da cubista under 18, cose che solo «le più stupide fanno», dicono, mentre lei imbarazzata cerca di giustificarsi. «Facevo la pierre per un locale del pomeriggio - racconta - quando una capocubista mi ha contattato chiedendomi se volevo ballare. Io ho accettato, mi divertiva l'idea, ma dopo 8 mesi mi sono rotta di quel lavoro».
«Soldi peró -confessa -non ne ho mai presi, le uniche che guadagnano veramente sono le capocubiste. Prendono dai 20 ai 30 curo a pomeriggio, a seconda delle ragazze che riescono a portare e spesso non ballano neanche». Per lei, che era una già conosciuta nell'ambiente della discoteca, non c'è mai stato nessun provino ma un incontro toccata e fuga con i capiservizio. Perchè nel mondo delle discoteche pomeridiane ognuno ha un ruolo ben preciso, in una sorta di piramide del divertimento: alla base ci sono i ragazzi, tutti under 18, a cui si rivolgono i pierre anch'essi minorenni, distribuendo prevendite timbrate davanti ai locali o nelle scuole e guadagnando un euro per ogni persona che riescono a far entrare. Accanto le capocubiste, quelle un po' più grandi, due o tre a locale, che reclutano ragazze dai 14 ai 16 anni, prendendo tanti soldi quante cubiste fanno ballare. Pierre e capocubiste fanno poi riferimento ai capiservizio, in genere maggiorenni, a loro volta dipendenti dai gestori dei locali. Le baby ballerine dunque vengono nominate dalle capocubiste che delle ragazzine «decidono turni, orari e abbigliamento».
«Erano loro a dirci quando e come dovevamo ballare - continua Valentina - potevamo fare turni diversi, due da mezz'ora o 4 da 15 minuti, e poi ogni sabato ci consigliavano come vestirci, se in minigonna, con il top o con gli stivali alti. C'è da dire, comunque, - precisa - che io non ci trovo niente di male in quello che fanno le cubiste, e che ho fatto dunque anche io, certo magari potrebbero stare un po' più vestite mentre ballano, jeans e magliettina, senza stare per forza con le minigonne». «Minigonne? - replica una sua amica sbigottita - ma se sono strisce di stoffa inesistenti».
Scherza Valentina davanti a scuola mentre imita il modo in cui si muoveva quando era una cubista, quegli sculettamenti davanti ai videofonini dei ragazzi, lei che è una lontana «dalle ragazzine iighette che si leggono le riviste patinate, che vestono alla moda e parlano tutte impostate». Lei che come le sue amiche è «più genuina, porta solo scarpe da ginnastica» e si saluta a mo' di «bella zi'».
Ma questo non conta. Almeno non nella moda del cubo, dove prevendite e volanti ni di discoteche girano indisturbati in scuole pubbliche o private, dove la pierre sia da "pariolina" che da "zecca" e se balli sul cubo in uno stesso gruppo c'è chi ti considera «sfigata» e chi invece «una giusta». Perchè cambiano le mode, i metri di valutazione: «Per noi le cubiste sono esaltate che vogliono farsi notare - dicono in coro un gruppo di ragazzine di 14 anni della stessa scuola di Valentina - a loro piace farsi guardare dai ragazzi anche se per noi non sono neanche così carine». Vicino a loro un gruppo di maschi quindicenni replica: «Le cubiste? Sono pazzesche, se non ci fossero loro non ci sarebbe divertimento».
Della sua esperienza oggi Valentina ne parla divertita, mentre torna a casa dopo le lezioni con le sue amiche del cuore. «Ora pranzo, faccio i compiti e mi ascolto un po' i Subsonica -racconta -e stasera me ne sto a casa con i miei». Di una cosa peró con quegli occhioni sgranati, Valentina è certa: la sua generazione, per quanto anche lei ne faccia parte, «brucia troppo le tappe». «Facciamo tutto troppo presto - dice - e non so quanto questo possa essere un bene».