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O.T. GIORNATA DELLA MEMORIA
Inviato: 27/01/2006, 8:56
da breglia
Oggi si celebra il 61esimo anniversario della liberazione del ben noto campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.
Mi sembra doveroso ricordare oggi i sei milioni di ebrei trucidati in tutti i lager, insieme ai comunisti, oppositori politici, omosessuali, zingari e testimoni di Geova.
Quando penso a tutto questo l'assurdità non sto solo nelle parole e nella pianificazione di Hitler e del suo entourage, che professavano apertamente la 'soluzione finale' della questione ebraica; ma sta in tutti i tedeschi che materialmente ponevano fine alla vita di queste persone...
Inviato: 27/01/2006, 9:40
da radek66
Inviato: 27/01/2006, 10:27
da cimmeno
premetto che sono perfettamente daccordo con breglia...
sul ruolo dei tedeschi si è detto di tutto...
la verità è che ogni dittatura (nazismo, fascismo, franchismo, cambogia di pol pot, dittature sudamericane) finisce per trovare persone normali che si trasformano in aguzzini.è l'inconfessabile lato oscuro di dell'aninale che discende da gorilla e scimpanzè..
credo questo autunno ho visto un film chiamato "l'esperimento".
per uno studio sociologico ed antropologico prendevano 20 persone a caso, 15 dovevano vivere come prigionieri e 5 come "agenti di polizia", l tutto in una specie di carcere con gabbie e sbarre, il tutto ripreso da telecamere ma senza interventi da parte dello studioso che portava avanti l'esperimento, e con l'unica raccomandazione iniziale ai 5 "agenti" di ottenere completa disciplina dai prigionieri.
andava a finire come sempre succede in questi casi : torture fisiche e psicologiche, pestaggi, omicidi, stupri.
ora va bene che il film era tedesco, e l'intento di fondo poteva essere :"non siamo noi tedeschi ad essere cattivi, era la situazione ad essere assurda",
ma credo che l'intero racconto abbia un fondo di verità .molti di quelli che si indignano oggi, in quella situazione avrebbero fatto la stessa cosa, anche perchè molti di quelli che si trovano nella stessa situazione oggi, fanno la stessa cosa.
guarda la caserma di bolzaneto, guarda i manicomi prima della legge basaglia, guarda gli ospizi tenuti come carceri dove gli anziani vivono come animali .
è il lato oscuro di tutti noi: incolpare solo i tedeschi o solo il nazismo non è sbagliato, ma è riduttivo.
Re: O.T. GIORNATA DELLA MEMORIA
Inviato: 27/01/2006, 10:32
da Helmut
breglia ha scritto:ma sta in tutti i tedeschi che materialmente ponevano fine alla vita di queste persone...
...non solo tedeschi...nei tristemente noti lager nazisti operavano in maggioranza tedeschi, ma anche sensibili minoranze fanatiche di polacchi, ucraini, ungheresi, romeni, russi, jugoslavi...
...la follia dei nazifascismi non e' stata solo tedesco-italiana...le "Croci frecciate" in Ungheria, le "Guardie di ferro" in Romania, le SS francesi nella repubblica collaborazionista di Vichy, i fascisti norvegesi e danesi, il partito fascista inglese (in assoluta minoranza, ma esisteva), i nazionalisti ucraini, gli ustascia croati di Ante Pavelic...e, non dimentichiamo l'antisemitismo russo di Stalin...
...per non dimenticare mai...!!!
Inviato: 27/01/2006, 11:04
da radek66
Inviato: 27/01/2006, 11:12
da nik978
non posso che essere d'accodo con tutti voi.
Inviato: 27/01/2006, 11:21
da balkan wolf
ho molto a cuore la questione ma per motivi puramente "elitaristici" ...
l'antisemitismo europeo è un classicissimo esempio di "plebaglia che si sfoga" e come tale la condanno senza riserve nonostante le mie note simpatie per "alcune sfumature esoteriche e razziali" del III reich
detto questo mi fa ridere l'ipocrisia della morale occidentale... pochi cazzi ma quanti ne fottiamo all'anno col nostro capitalismo-consumista? ( no non l'imperialismo militare yankee... i fottuti interessi di tutto l'occidente )
quanti??? e con quanta ipocrisia???
almeno lo zio adolph era chiaro "tu non arianen io mette te in fornen ja"

... noi li lasciamo crepare di fame e di malattie per comperarci il maxitelevisoredelcazzo e poi mandiamo i 2 euro al tg5... mmmm
non ci sono ideologie cattive in se è proprio il genere umano che è merda dentro e tira sempre e solo al suo orticello
azz. che post distruttivo
DISCLAIMER
se qualche frescone ci legge una qualsivoglia apologia o giustificazione della shoa becca un vaffanculo d'ufficio col copia incolla

Inviato: 27/01/2006, 11:28
da nik978
noto con interesse come si stia sviluppando lo stesso sfogo plebeo verso la comunità cinese italiana...(che poi per moltissime cose ricorda quella ebraica:affari,, soldi. ho visto e sono entrato in contatto con realtà decisamente distanti dalle nostre)
la storia si ripete..(in piccolo..ovvio...)
ma è interessante.
e aiuta un po a capire come possa essere nato un sentimento a noi così distante e così abominevole......(in tutta europa.non solo in germania, come giustamente avete fatto notare)
Inviato: 27/01/2006, 11:40
da Federico Botticelli
Continuo a ribadire sia tutta una questione di cultura.
Se i tedeschi si fossero accorti di quanta saggezza e conoscenza disponevano gli ebrei, l'avrebbero messa a frutto e magari avrebbero vinto la guerra.
Inviato: 27/01/2006, 11:45
da breglia
Le tue osservazioni, Balkan, sono giuste...l'uomo è merda dentro e pensa solo al proprio benessere, fregandosene di quello altrui.
Peró c'è una bella differenza tra il pensare solo ai cazzi propri, che facciamo tutti, e organizzare una macchina ideologica, organizzativa e strutturale per eliminare del tutto un popolo...noi lasciamo morire di fame tanta gente nel mondo, ma non andiamo materialmente a toglier loro la vita, a mio parere la differenza c'è.
L'uomo singolo, come individuo, non puó nulla da solo contro al fame nel mondo. L'uomo singolo, come individuo, durante l'olocausto ha tolto la vita a molta gente...ti pare la stessa cosa?
Inviato: 27/01/2006, 12:16
da balkan wolf
è evidente che abbiamo sensibilità diverse breglia
io provo molto più disgusto per una fottuta palla di merda nordeuropea che si strafoga di cibo davanti al suo schermo lcd nel suo nido ikea che per un freddo carnefice nazista ...
alla fine ammazzano tutti e due ( cristo di dio proviamo a stilare un bodycount capitalismo occidentale... nazismo e comunismo ce fanno na pippa

) ma il primo non se ne rende neppure conto oppure se ne fotte ... il secondo almeno segue una logica un progetto una volontà
il tutto ovv. senza legittimare sono semplici osservazioni
Inviato: 27/01/2006, 12:31
da Squirto
cimmeno ha scritto:è l'inconfessabile lato oscuro di dell'aninale che discende da gorilla e scimpanzè..
...che sa essere
molto più distruttivo di gorilla e scimpanzè...
(breglia, sulle conseguenze del capitalismo balkan fa un discorso sistemico...e a mio parere non sbaglia)
Inviato: 27/01/2006, 12:47
da ronsard
Corriere della Sera - 21 gennaio 2006
«Sono ostile al Giorno della Memoria»
Piperno: contro tutte le ipocrisie il mio omaggio alla grande letteratura israeliana
di ALESSANDRO PIPERNO
Sono ostile al Giorno della Memoria. Non per quello che rappresenta ma per quello che è diventato. C' è qualcosa di estetizzante nella commozione delle scolaresche sgambettanti sui prati di Auschwitz, ma ancor più nell' enfasi con cui i loro insegnanti la reclamano al grido: «Non dimenticate»! Inoltre ho il sospetto che i più pronti a sdilinquirsi sui sei milioni di ebrei trucidati siano i primi a indignarsi con il settimo milione superstite la cui prole oggi costituisce lo Stato di Israele. E che quindi, per alcuni, il Giorno della Memoria sia diventato l' obolo da versare per garantirsi il diritto all' elaborazione di deliranti raffronti. Tipo quella mia cara ex amica che una volta mi chiese: «Come puó un ebreo come Sharon comportarsi come un nazista?». In spregio a una siffatta mentalità , a poche ore dal Giorno della Memoria, vorrei tributare un omaggio ad Israele tramite la sua inconfondibile letteratura. George Steiner ha scritto che Israele è un «miracolo triste», perchè, per costituirlo, gli ebrei hanno sacrificato se stessi sull' altare del nazionalismo. Mi pare che quest' idea sia confutata dall' allegrissimo miracolo rappresentato dalla narrativa israeliana. Com' è possibile che un popolo di pochi milioni abbia prodotto un numero esorbitante di scrittori di livello?
Ahron Appelfeld ha detto: «La lingua ebraica mi ha insegnato a essere parco con le parole». Una lingua che ti castiga come un insegnante di scrittura creativa! àˆ questa sobrietà che dona alla pagina israeliana una freschezza tale da resistere all' oltraggio della traduzione? Deve essere fantastico cimentarsi con una lingua nuova di zecca addolcita da un arcaico retrogusto. Philip Roth ha notato, invece, che in Israele «la realtà fa notizia». Vivere dove la cronaca e la storia si confondono: un privilegio che i narratori americani sfruttano fino all' esibizionismo, ma che i loro colleghi israeliani dilapidano in una pudicizia che sfiora la reticenza. Come quel «responsabile delle risorse umane» che, in un libro di Yehoshua, indaga sull' identità di una donna morta in un attentato con un' anaffettività degna d' un personaggio di Camus. Perchè perdere l' occasione di ricattare il lettore con gli effetti patetici d' un attentato terroristico?
Una versione postmoderna della «mentalità del ghetto»? Nient' affatto: semmai, al contrario, un orgoglio che rifugge ogni tentazione vittimista. E a proposito di orgoglio, sentite cosa scrive Amos Oz: «Non ce ne facciamo più nulla della letteratura da piagnistei, (...) ora qui nella nostra terra abbiamo bisogno di una letteratura i cui protagonisti siano personaggi maschili e femminili attivi e non passivi, donne e uomini che non siano stereotipi di maniera ma persone in carne e ossa dotati di istinti forti, di debolezze tragiche». Da considerare poi il melting pot: una nazione apparentemente teocratica in realtà divisa in una miriade di culture: dal socialismo da Kibbutz al più retrivo tradizionalismo da Yeshiva. Inoltre, non va sottovalutato che molti ebrei emigrati in Israele appartenevano, nelle patrie originarie, ad èlite intellettuali, e che quindi Israele nasce come un Paese fortemente alfabetizzato. Per non parlare del fatto che vivere in uno Stato in cui è normale essere ebrei ti libera dall' ossessiva necessità di riflettere sul tuo rapporto con i gentili. Ma soprattutto bisogna pensare all' euforia della terra ritrovata.
Basta leggere Kafka o Schulz, o posare lo sguardo su un quadro di Chagall per capire come la cultura della diaspora abbia rimosso ogni legame con la terra. Se la terra non ti appartiene, sbarazzatene. Rifùgiati nella parabola o nella fantasmagoria. Ebbene gli scrittori israeliani rompono il tabù ripristinando con la terra un legame antico. La morfologia israeliana diventa una cartografia spirituale. I libri di Agnon, Yehoshua, Oz, Grossman, Kenaz, a dispetto di quelli dei loro predecessori europei, si riempiono di voluttuose descrizioni: le loro pagine profumano di arance, di formaggio, di noci, di agnello, di Coca Cola, ma anche di catrame e di deserto. Profumi antichi e moderni si mescolano in una formidabile esperienza realista che, a sua volta, acquista forza in un' aspirazione allegorica. Su tale fusione tra realtà e allegoria si fonda la rivoluzione della letteratura israeliana. Pensate a Molcho, il protagonista di Cinque stagioni di Yehoshua, che, avendo perso la moglie tedesca, s' imbarca in un viaggio in Germania che suona come una resa dei conti, allo stesso tempo intima e storica. O al protagonista di Vedi alla voce: amore di Grossman che un giorno si vede recapitare a casa un parente direttamente dal manicomio, un nonno la cui incessante farneticazione diviene il simbolo dell' impossibilità di raccontare la Shoah. Ma soprattutto pensate al personaggio che ha preso sulle spalle il fardello di questa rivoluzione: Balak, il cane randagio del celebre racconto di Agnon. Una volta Nabokov disse che il suo inglese non era che un pallonetto ben fatto in quella grande partita iniziata da Joyce. Molti scrittori israeliani potrebbero dire altrettanto rispetto ad Agnon. Perchè lui ha la calma e la dignità dei fondatori. E Cane randagio è un capolavoro di spumeggiante antiveggenza. Balak è un quadrupede con due piedi affondati nel terriccio della tradizione, e gli altri due slanciati verso l' avvenire mediorientale. Un cagnaccio di Gerusalemme che, pur non possedendo alcun requisito del personaggio kafkiano, sta per intraprendere un' avventura degna di K. La sua mediocrità intellettuale e il suo carnale vitalismo fanno pensare a un Leopold Bloom in una versione canina di Walt Disney.
Un giorno un vecchio buontempone, inconsapevole della condanna che sta per infliggere al cane, gli scrive sul dorso in ebraico «cane pazzo». A causa di questa scritta, Balak assiste al cambiamento della sua vita. Gli ebrei, reputandolo rabbioso, lo scacciano dal quartiere. E lui si ritrova vittima di una colpa che non ha commesso, che, nel suo analfabetismo, non puó comprendere, che lo costringe a un esilio nei quartieri non ebraici di Gerusalemme. L' ironia è che, durante l' avventura picaresca, Balak venga tentato dal marxismo, dalla psicologia freudiana, e perfino da una forma rudimentale di femminismo, nonchè scomunicato dai rabbini e perseguitato dalla stampa nazionale. Finchè, contro ogni ragionevolezza, non decide di tornare nel vecchio quartiere e azzannare l' uomo che lo ha reso ramingo. àˆ fin troppo evidente la dimensione simbolica del racconto. Eppure tale parodia del sionismo varrebbe assai poco se non fosse calata nel contesto d' una Gerusalemme bollente, brulicante, multietnica, colma di voci e profumi eccitanti. E ció che resta, alla fine del racconto, è lo stupore di fronte alla follia disperata con cui Balak decide di lottare per tornare a vivere nel suo Paese. Un senso d' orgoglio che perfino uno scrittore pacifista come David Grossman ha definito: «La liberazione dall' eterna umiliazione degli ebrei della diaspora».
Qualche mese fa, per la prima volta nella mia vita, vincendo un endemico disagio per la Piazza, ho aderito alla manifestazione promossa da Giuliano Ferrara a favore del diritto di Israele ad esistere. Ero lì, che camminavo per via Nomentana, torvo e diffidente come Balak, fingendo con me stesso di essere seccato. In realtà ero felice, e non solo di mostrare la mia solidarietà ad un popolo minacciato, ma anche di dichiarare la mia interiore riconoscenza a un manipolo di scrittori che, rivoluzionando una tradizione, hanno inventato un mondo.
Inviato: 27/01/2006, 22:23
da cimmeno
eccoti accontentato : in seconda serata c'è proprio "l'esperimento".
cazzo pare fatto apposta....
Inviato: 28/01/2006, 9:32
da Lord Zork
ieri mattina ho bigiato al lavoro
e fingendomi studente diciottenne, mi sono intrufolato qui:
27 gennaio
Incontro con Gianfranco Maris
Testimonianza di un sopravvissuto alla deportazione reduce dai campi di Fossoli, Bolzano e Mauthausen - Gusen 1
Per gli studenti delle scuole secondarie di 2º grado
http://www.testimonianzedailager.rai.it ... est_33.asp
Dopo aver visitato Mauthausen durante un viaggio con tutt'altri intenti (Jessica Vulcano, mi riferisco a quel viaggio del quale leggesti da bambina...) ed esserne rimasto profondamente colpito, l'incontrare e parlare con una persona che ha vissuto fianco a fianco con la morte in quel luogo, mi ha notevolmente sconvolto.
Mi è invece dispiaciuto il clima di vago disinteresse tra i ragazzi.
Ed alla fine, due sole domande, entrambe da alunne delle "Preziosine", sul perdono e sul significato della morte...