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[O.T.] Campagna elettorale 2006

Inviato: 03/02/2006, 14:42
da bellavista
Siccome la campagna è già partita e so che l'argomento interessa molti, apro un 3d sull'argomento, così da convogliare qui i contributi e non aprire decine di topic a riguardo.

Vorrei inziare con la valutazione psichiatrica data di berlusconi ;)

Valutazione psichiatrica di berlusconi
Mauro Mancia, neurofisiologo alla Statale di Milano
e psicoanalista didatta della Spi, ha in diverse occasioni analizzato
il linguaggio e il comportamento del Presidente del consiglio.

A lui chiediamo come leggere l'alluvione mediatica preelettorale
di queste settimane.

Berlusconl accusa l'Unità di essere Il mandante di un
attentatore che vuole farlo fuori..
Perché?

è un'ossessione delirante e pilotata.
Non è folle, ma è dominato da una perversità etica:
manipola, pervertendole, realtà e verità .
Una sindrome narcisistica, che usa la negazione.
Berlusconi dice bugie, ma non è un bugiardo:
nega la realtà per sostituirla con una pseudo realtà .
Ecco perché dico che Berlusconi è un "tragico surrealista prestato
alla politica". è un Salvador Dalì, un Magritte.
Fa quel che fece Magritte quando dipinse una pipa e ci scrisse sotto:
questa non è una pipa. Nega l'evidenza.

La perversità è nella negazione?

Il bugiardo può essere costretto a dire una bugia,
può trovarci un tornaconto.
Invece chi nega in modo così vistoso l'evidenza non lo fa perché
costretto, ma perché la falsificazione è il modo con cui si mette
in relazione con il mondo.
Basta ascoltare quel che dice:
"Non c'è stato uno scontro cori Ciampi".
"Non abbiamo mai fatto leggi ad personam",
"Odio andare in tv".
E' evidente che c'è stato uno scontro con il Quirinale,
che ha fatto leggi per sé, che invade le tv.
E ancora: in una delle molteplici interviste, dopo uno sproloquio
sul caso Unipol, ha concluso pressappoco così:

"... Tutto ciò dimostra che il Presidente del consiglio per
definizione non dice bugie". "Per definizione": una battuta
che neanche Totò.
E' comica, certo; ma così si attribuisce proprietà etiche che come
persona non ha.

Cosa centra questa sua ossessione con Il potere?

Il suo unico scopo, ora, è appunto conservare il potere. E dunque
vuol confondere l'elettore. La negazione è uno degli strumenti che
usa.
Un altro, il più importante, è l'identificazione proiettiva. .
E' il meccanismo con cui separa da sè le sue parti peggiori per
proiettarle sull'altro, sull'avversario.
Avviene con i magistrati: lui è sotto giudizio, e dunque sono i
giudici la parte peggiore dell'Italia. I suoi difetti vengono
attribuiti agli altri.

Ecco perché, secondo lui, la sinistra dice bugie, e lo odia.
L'odio è un sentimento molto evocato...

E un'identificazione proiettiva del suo odio verso la sinistra e la
maggior parte degli italiani, quelli che potrebbero non votarlo.
Così non è lui ad avere un conflitto di interessi ma Fassino.
E Prodi ha fatto le leggi ad personam. Non è il governo che ha
fallito, ma l'opposizione che crea caos e non può governare.
Cerca di fare disordine e caos nelle coscienze degli italiani più
sprovveduti.
C'è una vignetta di Giannelli che rappresenta benissimo
questo meccanismo: nel disegno c'è lui, piccolino, senza testa,
con il cappello calato direttamente sulle spalle, il braccio alzato
contro l'opposizione mentre dice:
"Loro hanno perduto la testa".

è In questo quadro che si iscrive l'ossessione dei comunisti.
Il comunismo, così come lo evoca Berlusconi, non esiste più,
ma lui lo fa rivivere per proiettarvi le sue parti più violente,
più ossessive, più pericolose, eversive, rivoluzionarie,
di destra.

Ecco, crede di essere un liberale,
in realtà è uno che sovverte e manipola la realtà .

E nel frattempo idealizza sé stesso, si dipinge come un santino:
lui ci libera dal male che è nei comunisti,
lui è devoto alla chiesa e senza pecche anche se divorziati,
lui è il figlio ideale che adora la vecchia madre... Così intende
pervertire le sue relazioni con il mondo, le sue relazioni umane.
Per questo parlo di perversità etica: manipola le regole di
convivenza;
Introduce un tipo di comunicazione extraverbale che suscita emozioni
negative. Suscita disagio e insofferenza, quasi provocazione.
Ma poi fa il seduttore. il simpatico.
E' evidente che, essendo lui un uomo senza qualità ,
il potere è l'essenza della sua vita; senza, perde identità .
Poi c'è il registro del grottesco:
se fosse vivo, come lo rappresenterebbe Grosz?

Dovesse perdere le elezioni, per lui sarà una tragedia...

Certo, lo sarà .

____________________rh__________________ ________
La verità prevale solo se coloro che vi credono sono pronti a
combattere incessantemente la menzogna. (John Locke)

Inviato: 03/02/2006, 14:47
da bellavista
E qui abbiamo un esempio di "satira di destra" trovata sul sito "satirico... di destra" :DDD il "giulivo"
Le Poesie di Nemesi

Crociate Primarie.

La sinistra s’è impegnata / nell’ennesima pagliacciata /

Con il sol scopo vitale / di finire sul giornale /

Ben armati e agguerriti / i progressisti più arditi/

Si sfideran in battaglie straordinarie / le Progressiste Primarie /

Ci verranno a raccontare / perchè voglion governare/

Gli italiani allibiti / li guardan or stupiti or sconsolati /

Non riescon a capire / tutto questo gran da fare / se c’è già  il vincitore /

Non sarà  senz’altro un dramma/ ma nessuno ha un programma/

Ognun peró ha la sua ragione / e il suo mezzo di locomozione /

Il Romano è sceso in pista /trasformato in camionista /

Per non passare inosservato / un Tir tutto giallo s’è inventato/

C’è il Fausto / Comunista Rifondato / che col treno è partito/

Se vuole fare il pendolare/ provi anche a lavorare /

Pecoraro è salpato in tutta fretta / su una verde goletta /

Guarda oltre l’orizzonte per provare / gli alleati a superare /

Il Mastella americano è davvero uomo fine / invece viaggia in limusine /

Da centrista duro e puro/ vuol fermar seduta stante/ lo zapaterismo dilagante/

Al di Pietro rustico coltivatore / ben si adatta un bel trattore/

Sgarbi col suo ego smisurato / già  di suo pallon gonfiato/ in mongolfiera sarà  partito/

Scalfarotto londinese non rientra nelle spese/ e per raccoglier fondi / si appella ai girotondi /

Son le Primarie cominciate / o è l’Armata Brancaleone alle Crociate?
Certo se fosse scritta da un bambino ritardato di 8 anni non sarebbe poi malissimo :D

Inviato: 03/02/2006, 16:07
da donegal
bellavista ha scritto:
Certo se fosse scritta da un bambino ritardato di 8 anni non sarebbe poi malissimo :D

:DDD :DDD :DDD :DDD

Inviato: 03/02/2006, 16:14
da Piantadinoci
Tentare un'abbozzo di metrica no, eh? L'importante è fare rime simpatiche... Come a 8 anni, appunto...

Inviato: 05/02/2006, 3:01
da bellavista
Comunicato Stampa n.1/06
UPI - Dichiarazioni del Premier Berlusconi a "Porta a Porta" del 31/01/2006


Uniti per L'Italia
Associazione politico culturale
http://www.unitiperlitalia.it/ e-mail: info@unitiperlitalia.it

Comunicato n. 01/06


Oggetto: Dichiarazioni del Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi a "Porta a Porta" del 31/01/2006


L'associazione politico-culturale Uniti per L'Italia intende replicare in modo fermo a quanto sostenuto dal presidente del Consiglio Berlusconi. Nelle apparizioni televisive infatti il presidente Berlusconi ostenta un'immensa serie di menzogne sullo stato attuale del paese definendo l'immagine che tutti abbiamo di un paese in rovina, come frutto del pessimismo della sinistra.
Sarà allora lo stesso pessimismo che non fa arrivare le famiglie alla fine del mese? Le innumerevoli chiusure di grandi aziende con il conseguente licenziamento dei dipendenti è anch'esso frutto di tale propaganda pseudo-comunista?
I dati riportati a sostegno del buon operato del Governo non reggono ad analisi approfondite. Si farneticano cifre assurde che nel caso degli occupati sfociano nel ridicolo (1 milione 270 mila posti di lavoro in più secondo il premier)!
Ci chiediamo dunque a cosa è dovuto questo malcontento in un paese in crescita (secondo la CdL) come l'Italia. Da Nord a Sud si assiste inermi ad aziende in difficoltà che non sono più in grado di reggere il confronto con la concorrenza estera, cinese soprattutto, costringendo le nostre imprese al rispetto di norme e regolamenti internazionali puntualmente violati dagli altri paesi.
La tutela del Made in Italy viene rivendicata a gran voce dal Governo; essa risulta essere una delle mosse adottate dall'esecutivo (legge 80, maggio 2005) che al tempo stesso però spedisce i suoi ministri e sottosegretari all'estero per vagliare le ipotesi di insediamento delle nostre imprese nell'est europeo o in Asia concorrendo così alla perdita di numerosi posti di lavoro nel nostro paese.
Per questi motivi Uniti per L'Italia, al di fuori degli schieramenti politici, vuole ribadire il proprio parere negativo all'operato dell'attuale Governo ed è certa che nessun cittadino possa minimamente e realisticamente credere al quadro idilliaco che viene invece prospettato dall'On. Berlusconi.
Sostegno delle politiche sociali, investimenti in ricerca e sviluppo, vera tutela del Made in Italy. Sono questi i tre principali strumenti che Uniti per L'Italia ritiene necessari e urgenti per far riemergere il paese dal baratro in cui è stato gettato da una classe politica totalmente disinteressata del benessere dei cittadini.



L'addetto Stampa
Giuseppe Minnella

Inviato: 05/02/2006, 19:04
da bellavista
se ne salvasse uno ;)


Berruti, Massimo Maria

Deputato della Repubblica. Eletto nel proporzionale, nelle liste di Forza Italia. Da ufficiale della Guardia di finanza, nel 1979 ebbe la sorte di interrogare un giovane imprenditore emergente di nome Silvio Berlusconi, a proposito della confusa situazione proprietaria e finanziaria della sua società  Edilnord. Berlusconi rispose che della Edilnord era soltanto un "semplice consulente". Berruti, nel suo rapporto conclusivo, prese per buona la versione di Berlusconi, permettendo così l'archiviazione dell'accertamento valutario che ipotizzava la dipendenza della Edilnord da società  estere. Poi si dimise dalla Guardia di finanza e andó a lavorare per Berlusconi. Prima delle dimissioni, peró, fece in tempo a essere arrestato con l'accusa di corruzione nell'ambito dell'inchiesta per lo scandalo Icomec, una storia di tangenti che scoppió prima di Mani pulite (al processo fu assolto). Da consulente Fininvest, invece, è stato di nuovo arrestato, nel 1994, per favoreggiamento a Berlusconi nell'inchiesta sulle tangenti alla Guardia di finanza. Condannato in primo grado (10 mesi) e in appello (8 mesi). Come avvocato del gruppo Fininvest, ha trattato, fra l'altro, l'acquisto del calciatore Gigi Lentini (poi oggetto di un processo). Nel gennaio 1994 Berlusconi gli ha affidato l'organizzazione della campagna elettorale di Forza Italia a Sciacca e nella provincia d'Agrigento. Con buoni risultati, tra i quali il coinvolgimento di Salvatore Bono (cognato del boss dell'Agrigentino Salvatore Di Gangi) e di Salvatore Monteleone, arrestato nel 1993 per concorso in associazione a delinquere di stampo mafioso e diventato, appena uscito dal carcere, referente di Forza Italia a Montevago. Per i suoi servizi, Berruti e stato premiato con un posto in Parlamento già  dal 1996.
Con il Berruti avvocato e poi politico, convive il Berruti uomo d'affari: in Sicilia possedeva una societa, la Xacplast, che un rapporto dei carabinieri indicava come partecipata da uomini d'onore delle famiglie mafiose di Sciacca.Il collaboratore di giustizia Angelo Siino ha parlato anche di un incontro tra Berruti e il boss Nino Gioè.


Biondi, Alfredo

Deputato della Repubblica. Eletto in Lombardia, per Forza Italia. Avvocato, ex deputato liberale, ex ministro della Giustizia nel primo governo Berlusconi (quando tentó, invano, di far passare il famoso "decreto salvaladri"). Nel 1998 ha patteggiato la pena di 2 mesi di arresto e 6 milioni di multa per frode fiscale: aveva evaso le tasse su parcelle professionali per quasi 1 miliardo.


Brancher, Aldo

Deputato della Repubblica. Eletto in Veneto. àˆ stato il regista del nuovo accordo tra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi, che ha portato la Casa delle libertà  alla vittoria elettorale del 2001. Era prete paolino e manager pubblicitario di Famiglia cristiana. Don Aldo, giovane e brillante, era il braccio destro del mitico don Emilio Mammana, che aprì il primo ufficio pubblicità  di Famiglia cristiana a Milano, facendo uscire il settimanale dall'ambiente provinciale di Alba e dalle sacrestie. Grazie a don Mammana, Famiglia cristiana divenne uno dei settimanali italiani più venduti e più ricchi di pubblicità . Accanto a don Mammana c'era sempre lui, don Aldo, pretino giovane e spregiudicato, guardato con un po' d'apprensione dalle segretarie, per via dei suoi modi, non proprio da prete fedele al voto di castità . I soldi che faceva girare erano tanti e il ragazzo era svelto. Forse troppo. Tanto che don Zega, allora direttore di Famiglia cristiana, arrivó ai ferri corti con don Aldo. Sarà  per questo, o per una donna che era entrata stabilmente nella sua vita, ma comunque Brancher lasció i paolini, cambió vita, abbandonó il sacerdozio. Ma non la pubblicità : divenne collaboratore di Fedele Confalonieri e manager di Publitalia, la concessionaria di pubblicità  della Fininvest. "Don Aldo sta facendo carriera", dicevano di lui i suoi vecchi colleghi di Famiglia cristiana. La carriera sembró interrompersi nel 1993, quando fu arrestato da Antonio Di Pietro per tangenti (300 milioni al ministro della Sanità  Francesco De Lorenzo, per la pubblicità  contro l'Aids assegnata dal ministero alle reti Fininvest). àˆ subito ribattezzato "il Greganti della Fininvest" perchè in cella non aprì bocca, non raccontó i segreti delle tangenti Fininvest. Condannato (in appello) a 2 anni e 8 mesi per falso in bilancio e violazione della legge sul finanaziamento ai partiti. Per la sua fedeltà  aziendale fu premiato: divenne responsabile di Forza Italia nel Nord e poi, nel 2001, candidato alla Camera in Veneto, eletto senza problemi e subito nominato da Berlusconi sottosegretario alle Riforme e alla devoluzione. Lavora accanto al neo-ministro Umberto Bossi, che ha convinto ad abbandonare i toni anti-Berlusconi per allearsi nel 2001 con Forza Italia.


Cantoni, Giampiero

Senatore della Repubblica. Eletto per la Casa delle libertà  in Lombardia. Banchiere, fu presidente della Bnl.
àˆ stato inquisito per corruzione e altri reati. Se l'è cavata con alcuni patteggiamenti.


D'Alì, Antonio

Senatore della Repubblica. Eletto a Trapani. Di Forza Italia.
Sottosegretario all'Interno nel secondo governo Berlusconi.
Già  vicepresidente della commissione Finanze, per un breve periodo è stato il responsabile economico di Forza Italia. La famiglia D'Alì Stati è una delle più potenti, facoltose e riverite del Trapanese. Le immense tenute agricole, le saline tra Trapani e Marsala, le molte proprietà  e (fino al 1991) la quota di controllo della Banca Sicula costituivano l'impero governato con autorità  da Antonio D'Alì senior, classe 1919, che fu direttamente amministratore delegato della banca di famiglia fino al 1983, anno in cui fu coinvolto nello scandalo P2 (il suo nome era nelle liste di Gelli) e preferì passare la mano al nipote Antonio junior, che poi nel 1994 aderì a Forza Italia e fu premiato con un bel seggio al Senato. La Banca Sicula era uno dei più importanti istituti di credito siciliani per numero di sportelli e per mezzi amministrati. All'inizio degli anni Novanta la banca trapanese, già  corteggiata anche dall'Ambroveneto di Giovanni Bazoli, fu acquistata e incorporata dalla Banca Commerciale Italiana, alla ricerca di un partner per superare la sua storica debolezza in Sicilia. In seguito all'operazione, Giacomo D'Alì, professore associato di Fisica, figlio di Antonio senior e cugino di Antonio junior il senatore, è entrato a far parte del consiglio d'amministrazione della Banca Commerciale. La Banca Sicula, prima di rigenerarsi dietro le rispettabilissime insegne della Commerciale, era stata oggetto di un allarmato rapporto di un commissario di polizia, Calogero Germanà , che poi, trasferito a Mazara, aveva subito un attentato da parte di Leoluca Bagarella in persona e oggi è dirigente della Dia (la superpolizia antimafia) a Roma. Il rapporto ipotizzava che l'istituto di credito fosse uno strumento di riciclaggio di Cosa nostra. E sottolineava il fatto che come presidente del collegio dei sindaci della banca fosse stato chiamato Giuseppe Provenzano (il futuro deputato di Forza Italia e presidente della Regione Sicilia), già  commercialista della famiglia Provenzano (l'altra, quella dell'attuale numero uno di Cosa nostra). Il rapporto non ebbe peró alcun seguito. Prima dell'incorporazione, la Banca Sicula aveva realizzato un aumento di capitale di 30 miliardi. Niki Vendola, allora vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia, nel 1998, in un rapporto inviato alla Vigilanza della Banca d'Italia, chiese: da dove erano arrivati quei soldi? Chi aveva finanziato la ricapitalizzazione?
La risposta della famiglia D'Alì: tutto regolare; l'aumento di capitale della Banca Sicula è stato finanziato da Efibanca, "contro pegno di un rilevante pacchetto azionario", senza ingresso di nuovi soci; il finanziamento è stato poi "integralmente estinto con il ricavato della successiva vendita delle azioni alla Comit, che provvide a versare direttamente all'Efibanca le somme di competenza".
La famiglia D'Alì ha avuto come campieri alcuni membri delle famiglie mafiose dei Messina Denaro. Francesco Messina Denaro, il vecchio capomafia di Trapani, fu per una vita fattore dei D'Alì, prima di passare la mano - come boss e come "fattore" - al figlio Matteo Messina Denaro, classe 1962, che dopo essere stato uno degli alleati più fedeli di Totó Riina ai tempi dell'attacco stragista allo Stato è oggi considerato il boss emergente di Cosa nostra, forse il nuovo capo della mafia siciliana, all'ombra del vecchio Bernardo Provenzano. A riprova dei rapporti tra la famiglia D'Alì e il boss, l'allora vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia Nichi Vendola nel 1998 esibì i documenti che provano il pagamento a Matteo Messina Denaro, ufficialmente agricoltore, di 4 milioni ricevuti nel 1991 dall'Inps come indennità  di disoccupazione. A pagargli i contributi era Pietro D'Alì, fratello di Antonio il senatore e di un Giacomo D'Alì che, negli anni Settanta, era stato attivista di un gruppo neofascista siciliano.
Anche il fratello di Matteo Messina Denaro, Salvatore, ha lavorato per i D'Alì: è stato funzionario della Banca Sicula e poi, nel 1991, è passato alla Commerciale. Peccato che nel 1998 sia stato arrestato per mafia.
C'è un'altra vicenda in cui le strade dei D'Alì si incrociano con quelle dei boss di Cosa nostra. Francesco Geraci, notissimo gioielliere di Castelvetrano, gran fornitore di preziosi alla famiglia di Totó Riina, dopo essere stato arrestato con l'accusa di essere uno dei prestanome di Riina, ha raccontato: "Nel 1992 Matteo Messina Denaro mi ha chiesto di acquistare dai D'Alì un terreno per 300 milioni da regalare a Riina". Si tratta della tenuta di Contrada Zangara, a Castelvetrano. I firmatari del contratto sono Francesco Geraci il gioielliere e Antonio D'Alì il futuro senatore. "Io sono intervenuto solo al momento della firma", racconta Geraci. "Dopo la stipula andai spesso alla Banca Sicula e mi feci restituire i 300 milioni". Quel terreno, poi, nel 1997 è stato confiscato in quanto considerato parte dei beni di Riina.
I D'Alì hanno sempre ribattuto su tutto. Francesco Messina Denaro, dicono, fu assunto dal nonno di Antonio junior, l'ingegner Giacomo D'Alì, classe 1888, quando "si era ben lontani dall'evidenziarsi di fenomeni che rivelassero la instaurazione di un'economia criminale". Matteo Messina Denaro era "alle dipendenze come salariato agricolo", "fino a quando non si scoprì chi fosse". Il passaggio della tenuta di Zangara dai D'Alì a Riina è "una vicenda svoltasi all'insaputa del venditore".
Gli impegni di senatore a Roma non lo distolgono dall'attività  a Trapani: con Francesco Canino (Cdu) e Massimo Grillo (Ccd) costituisce il triumvirato informale che decide la politica della città . Anzi, ne è l'uomo emergente, mentre gli altri due hanno dovuto negli ultimi anni accusare dei colpi. àˆ questo triumvirato che nel maggio 1998 raggiunge l'accordo per candidare a sindaco di Trapani Nino Laudicina. Pochi giorni dopo l'elezione, Canino (uno dei politici più bersagliati dalle critiche di Mauro Rostagno) viene arrestato per concorso nell'associazione mafiosa che avrebbe monopolizzato gli affari e spartito gli appalti del Comune di Trapani. Poi, nell'ottobre 2000, tocca all'assessore Vito Conticello, arrestato mentre intasca una tangente. Era entrato in giunta solo otto mesi prima, spinto da D'Alì, che subito dopo l'arresto lo difende: "Conosco la capacità  lavorativa dell'assessore Conticello e la sua correttezza; mi auguro, pertanto, che il risultato dell'azione investigativa al più presto riveli una diversa valutazione dei fatti". Salvatore Cusenza, della segreteria regionale dei Democratici di sinistra, insieme ai politici dell'opposizione denuncia il partito degli affari e chiede chiarezza. D'Alì ribatte: "Colgono ogni occasione per criminalizzare gli avversari, con tentativi di sciacallaggio politico di stampo bolscevico". Il 24 aprile di quest'anno è il turno del sindaco Laudicina, arrestato per corruzione con altre sette persone. Perfino il vescovo di Trapani grida: "àˆ arrivata l'ora di reagire. No allo strapotere, è ora di svegliarci!". D'Alì dichiara: "Nessuno puó arrogarsi il diritto di giudizi sommari, nè di strumentalizzazioni".
Da oggi comunque Antonio D'Alì, un tempo oggetto di indagini di polizia, alla polizia darà  ordini.


Degennaro, Giuseppe

Senatore della Repubblica, Casa delle libertà . àˆ il patron di imprese come Baricentro e Barialto, oltre che il capofila della società  che gestisce l¹interporto di Bari. àˆ stato condannato a 16 mesi per voto di scambio: secondo i giudici avrebbe pagato per ottenere una contropartita di circa 2.000 voti di preferenza. Il partner dello scambio, peró, sarebbe stato il pericoloso clan mafioso locale dei Capriati.


Dell'Utri, Marcello

Senatore della Repubblica. Eletto nel collegio più chic di Milano. àˆ, tecnicamente, un "pregiudicato". àˆ stato infatti condannato a Torino per false fatture e frode fiscale continuata. Sentenza definitiva, stabilita dalla Cassazione: 2 anni e 3 mesi di carcere. Ma non eseguita, perchè i suoi avvocati sono riusciti a tirare in lungo e a congelarla davanti alla Corte costituzionale. Dell'Utri è poi sotto processo anche per altre faccende: a Milano per corruzione e a Madrid per le irregolarità  nella gestione di Telecinco. A Palermo è sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Tutto questo non ha impedito a Silvio Berlusconi di candidarlo al Senato, nel collegio più centrale di Milano. Marcello lo ha confessato in tv: "Mi candido per legittima difesa".


Del Pennino, Antonio

Senatore della Repubblica. Eletto nel collegio di Milano-Niguarda-Sesto per la Casa delle libertà . àˆ tra i repubblicani che con Giorgio La Malfa sono passati con Berlusconi. In passato è stato vicesegretario nazionale del Pri e più volte parlamentare. Una testimone racconta che a fine anni Settanta Del Pennino era tra i frequentatori delle bische clandestine gestite a Milano da Angelo Epaminonda. Lì era chiamato "Del Pennazzo". Il 13 maggio 1992, agli albori di Mani pulite, quando era deputato del Pri e capogruppo repubblicano alla Camera, è stato raggiunto da un'informazione di garanzia. L' ipotesi di reato: ricettazione, per aver ricevuto denaro provento di tangenti. Nel 1993 la Camera ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere per violazione delle norme sul finanziamento pubblico dei partiti: i magistrati di Milano l'avevano richiesta per contributi in denaro che Del Pennino avrebbe ricevuto da fondi neri costituiti presso l' Associazione industriale lombarda (Assolombarda). A luglio 1994 Ha patteggiato una pena di 2 mesi e 20 giorni (convertita nella sanzione di 4 milioni) nel processo per le tangenti Enimont. A ottobre 1994 altro patteggiamento: di una pena di 1 anno, 8 mesi e 20 giorni per tangenti relative alla Metropolitana milanese. Il 25 gennaio 2000 la settima sezione penale del tribunale di Milano lo ha prosciolto nel processo per le tangenti Atm, per le forniture di autobus all azienda dei trasporti milanese (in precedenza, lo stesso tribunale aveva respinto una sua richiesta di patteggiamento, perchè la pena concordata con il pubblico ministero non era stata ritenuta congrua rispetto alla gravità  dei fatti contestati). Alla fine del 2000 Antonio Del Pennino è rientrato nel Pri, giusto in tempo per partecipare al "ribaltino" che ha portato il glorioso partito ad allearsi con Berlusconi.



De Rigo, Walter

Senatore della Repubblica, Casa delle libertà . Importante imprenditore bellunese del settore degli occhiali, è stato processato per avere nei primi anni Novanta utilizzato in maniera illecita finanziamenti dell¹Unione Europea. Se l¹è cavata con una condanna patteggiata.


Floresta, Ilario

Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, nel collegio di Giarre. àˆ nato a Desio, in Lombardia, ma fa l'imprenditore in Sicilia, nel settore della telefonia, ben introdotto nei subappalti della telefonia di Stato (quando c'era). Nel 1994 "scese in campo" sotto le bandiere di Forza Italia, fu eletto alla Camera nel collegio di Giarre e divenne sottosegretario al Bilancio nel governo Berlusconi. Gli investigatori della Dia (la Direzione investigativa antimafia) lo misero sotto osservazione perchè Gioacchino La Barbera, uno dei mafiosi responsabili della strage di Giovanni Falcone, nei giorni precedenti e seguenti la strage aveva comunicato anche con cellulari intestati a un'azienda di Floresta. Questioni di lavoro, spiegó La Barbera. Uscito pulito da questa storia palermitana, Floresta entró in una vicenda catanese: un collaboratore di giustizia, Giuseppe Scavo, raccontó di aver visto Floresta negli uffici dell'autoparco di Sebastiano Sciuto, uomo d'onore calabrese del clan Ercolano, poi arrestato in seguito all'operazione Orsa Maggiore. Le affermazioni di Scavo sono rimaste peró senza conferme e riscontri, così la procura ha chiesto l'archiviazione del caso


Frigerio, Gianstefano

Deputato della Repubblica. Eletto in Puglia. Un nome, una garanzia. Già , ma qual è il nome? Nel collegio dove Silvio Berlusconi l'ha candidato, in Puglia, è Carlo Frigerio, com'era scritto sui manifesti. A Milano, dove da decenni fa politica, è Gianstefano. Eppure è sempre lui: come segretario regionale della Dc in Lombardia (e cassiere occulto del partito) ha incassato decine di tangenti, è stato arrestato tre volte tra il 1992 e il 1993, è stato coinvolto in molti processi. àˆ accusato di aver accettato mazzette per le discariche lombarde, per il depuratore di Monza, per gli appalti alle Ferrovie Nord. Alcune tangenti le ha ammesse, pur minimizzando il proprio ruolo. Ha confessato, per esempio, di aver ricevuto 150 milioni da Paolo Berlusconi, in cambio dei permessi alla Fininvest per gestire la discarica di Cerro Maggiore.
Ha accumulato tre condanne definitive: 1,4 anni per finanziamento illecito ai partiti, 1,7 per finanziamenti illeciti e ricettazione, 3,9 per corruzione e concussione. Ció nonostante, dopo aver lasciato la Dc si è inventato una nuova vita come consigliere personale di Silvio Berlusconi e influente membro di Forza Italia, di cui dirige il centro studi. Mentre i giudici dell'esecuzione stavano esaminando le sentenze definitive che pesano su di lui per decidere il cumulo della pena da scontare, Gianstefano scompare e ricompare, in Puglia, Carlo: lì si è conquistato un bel seggio in Parlamento. Il 31 maggio, primo giorno di riunione della nuova Camera dei deputati, Frigerio, è stato arrestato. Dovrà  scontare una pena di 6 anni e cinque mesi.


Gianni, Giuseppe

Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, nel collegio di Augusta. Giuseppe, detto Pippo, è esponente del Cdu. Ha 53 anni, è medico di Solarino ed ex sindaco di Priolo. Deputato regionale dal 1991 al 1996 per la Dc, è poi transitato nell'Udeur di Clemente Mastella ed è stato anche componente della commissione Sanità . Nel 1998 è stato arrestato e poi condannato a tre anni (tribunale di Siracusa, primo grado) per una mazzetta di 25 milioni per l'appalto di lavori nella pineta cittadina. Il leader del Cdu Rocco Buttiglione lo aveva definito "un prezioso capitale per la sua città , per la regione e per l'intero partito". Dopo la condanna lo ha nominato coordinatore regionale del Cdu siciliano.


Giudice, Gaspare

Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia. Forzista doc. Nel 1998, quando era vicecoordinatore per la Sicilia di Forza Italia, la procura di Palermo chiese il suo arresto per complicità  con la mafia. Silvio Berlusconi commentó: "Essendo Giudice vicecoordinatore di Forza Italia in Sicilia e avendo avuto quindi rapporti con l'onorevole Gianfranco Miccichè, non si puó neppure immaginare alcun alone di dubbio intorno a lui, perchè altrimenti non avrebbe potuto avere quell'incarico". Secondo l'accusa, Giudice era al diretto servizio della cosca mafiosa di Caccamo, i cui uomini si vantavano di averlo fatto eleggere e gli telefonavano fin dentro il palazzo di Montecitorio per ricordargli la sua dipendenza e per ordinargli che cosa doveva fare: "Gasparino, guarda che siamo stati noialtri a metterti lì", gli ripetevano. Gli elementi raccolti dall'accusa erano tali da far escludere alla giunta parlamentare per le autorizzazioni a procedere che ci fosse fumus persecutionis nei confronti del parlamentare. Perfino il "supergarantista" Filippo Mancuso, in giunta, non aveva avuto nulla da eccepire contro la richiesta dei magistrati. Eppure la Camera dei deputati il 16 luglio 1998 bocció (303 voti a 210, con 13 astenuti) la richiesta d'arresto. Non solo, i deputati sottrassero al giudice elementi di prova: impedirono (287 voti a 239, con 3 astenuti) l'utilizzo processuale dei tabulati Telecom, quelli da cui erano documentati i rapporti e la dipendenza di Giudice dagli uomini delle cosche.


La Malfa, Giorgio

Deputato della Repubblica. Ex segretario del Pri ai tempi della "prima repubblica", ha portato il suo partito ad aderire alla Casa delle libertà . Come tanti altri segretari di partito degli anni di Tangentopoli, è stato condannato a 6 mesi per aver percepito finanziamenti illeciti, provenienti dalla maxitangente Enimont.


Lo Porto, Guido

Deputato della Repubblica. Eletto a Palermo (quota proporzionale). Oggi è un esponente di An e parlamentare della Casa delle libertà . Tanti anni fa, il 24 ottobre 1969, quando aveva 32 anni, fu fermato vicino a Palermo dai carabinieri insieme a quattro camerati (tra cui Pierluigi Concutelli, capo militare dell'organizzazione neofascista Ordine nuovo). Nella sua automobile fu trovata una quantità  considerevole di armi da guerra avvolte in carta da giornale. Concutelli fu condannato a 2 anni, Lo Porto a 16 mesi. Lo Porto è stato poi indagato (senza conseguenze penali) per rapporti con ambienti mafiosi.


Maroni, Roberto

Deputato della Repubblica. Eletto nel collegio di Varese. Leghista, ex ministro dell'Interno nel primo governo Berlusconi. àˆ coinvolto in tre inchieste giudiziarie. Per gli scontri con la polizia, inviata a perquisire la sede della Lega a Milano, è stato condannato in primo grado a 8 mesi per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale. Come capo delle "camicie verdi", è indagato dalla procura di Verona per reati come attentato contro l'integrità  dello Stato. Infine, la procura di Roma lo vuole processare per favoreggiamento di una presunta compravendita di voti.
Candidato al ministero della Giustizia nel governo Berlusconi, ha dovuto farsi da parte, tra le polemiche. Ma è comunque diventato ministro al Welfare.


Mauro, Giovanni

Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, a Ragusa. Esponente di Forza Italia. Quando era presidente della Provincia di Ragusa, nell'agosto 1998, fu arrestato con alcuni suoi collaboratori con l'accusa di corruzione: avrebbe ricevuto denaro da sei professionisti che volevano ottenere incarichi per lo studio e lo sviluppo di progetti ambientali (come la bonifica delle discariche e il piano territoriale provinciale) finanziati dall'Unione europea. Al momento dell'arresto, il coordinatore regionale di Forza Italia Gianfranco Miccichè denunció l'inizio di "una campagna d'agosto" contro il suo partito e lo definì "uno dei più stimati amministratori siciliani". Il capo d'imputazione era pesante: "associazione per delinquere finalizzata ad atti di corruzione". In attesa che si concluda il processo a suo carico, è entrato in Parlamento. Subito dopo, nel giugno 2001, è stato condannato in primo grado a 1 anno e 2 mesi.



Pisanu, Giuseppe

Deputato della Repubblica. Eletto nel proporzionale, nelle liste di Forza Italia. Ex democristiano, è stato per anni deputato dc e sottosegretario al Tesoro e alla Difesa nei governi del pentapartito. Nel secondo governo Berlusconi è finalmente ministro: di un nuovo dicastero che si chiama "Attuazione del programma di governo": una sorta di musiliana "Azione Parallela".
Nell'estate 1981, Pisanu, sardo e amico di Armando Corona (che poi diventerà  Gran Maestro della massoneria) conosce in Sardegna il banchiere Roberto Calvi (tessera P2 numero 1624). L'uomo che fa incontrare Calvi e Pisanu è Flavio Carboni, faccendiere sardo che era in contatto con un imprenditore milanese che voleva fare affari in Sardegna: Silvio Berlusconi (tessera P2 numero 1816). Pisanu è il padrino politico di Carboni, che presenta come un "interlocutore valido per le forze politiche richiamantesi alla stessa aspirazione, cioè quella cattolica". Dichiara Pisanu al magistrato titolare dell'indagine su Calvi e il suo Banco Ambrosiano: "Il Carboni si diceva congiuntamente interessato alle televisioni private in Sardegna: ció in un'ottica di inserimento nella regione del circuito televisivo Canale 5, facente capo al signor Silvio Berlusconi di Milano. Il Carboni mi spiegó che il Berlusconi aveva interesse a espandere Canale 5 alla Sardegna, talchè lo stesso Carboni si stava interessando per rilevare a tal fine la più importante rete televisiva sarda, Videolina. Sempre riferendosi all'oggetto delle sue attività , il Carboni mi disse di essere in affari con il signor Berlusconi non solo con riferimento all'attività  televisiva, ma anche con riguardo a un grosso progetto edilizio di tipo turistico denominato "Olbia 2". Fin dall'inizio ritenni di seguire gli sviluppi delle varie attività  di Carboni, trattandosi di un sardo che intendeva operare in Sardegna e che peraltro mostrava di avere vari interessi e vari contatti con persone qualificate" (Testimonianza Pisanu al pm Dell'Osso)
Poi Carboni ebbe vari guai giudiziari. Giró assegni del Banco Ambrosiano agli usurai della Banda della Magliana. Subì arresti e condanne. Ma almeno fino alla primavera 1982 restó in stretto contatto con Giuseppe Pisanu che, mentre era sottosegretario al Tesoro, si interessó attivamente della vicenda Calvi-Ambrosiano. Nei mesi frenetici che precedono la scoperta della bancarotta dell'Ambrosiano e la fuga all'estero di Calvi, Pisanu incontra Calvi per quattro volte, sempre accompagnato da Carboni. L'ultimo appuntamento avviene il 22 maggio 1982, quando Pisanu vola a Milano sull'aereo di Carboni. Poi, il 6 giugno, il sottosegretario risponde in Parlamento ad alcune interrogazioni sulla situazione della banca di Calvi, dopo che erano ormai filtrate voci sulla drammatica crisi finanziaria che stava attraversando. Pisanu risponde tranquillizzando: la situazione è normale; il sottosegretario non accenna minimamente alla gravissima situazione debitoria in cui versa il Banco Andino, controllato dall'Ambrosiano.
Alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2, dichiarerà  Angelo Rizzoli: "A proposito dell'Andino, Calvi disse a me e a Tassan Din che il discorso dell'onorevole Pisanu in Parlamento l'aveva fatto fare lui. Qualcuno mi ha detto che per quel discorso Pisanu aveva preso 800 milioni da Flavio Carboni". Dopo lo scandalo P2 e il crac Ambrosiano, nel gennaio 1983 Pisanu è indotto a dimettersi da sottosegretario al Tesoro. "A causa di fatti incontrovertibili", secondo una dichiarazione del deputato radicale Massimo Teodori al Corriere della sera: "I rapporti strettissimi e continuativi fra Pisanu e Carboni; i rapporti di Pisanu con Calvi tramite Carboni; i rapporti di Pisanu con Calvi e Carboni per la sistemazione del Corriere della sera; i rapporti di Pisanu con Calvi e Carboni quando, sottosegretario al Tesoro, il ministro prendeva importanti decisioni sull'Ambrosiano" (Corriere della sera, 22 gennaio 1983).
Il 18 luglio 1982 Calvi fu trovato impiccato sotto un ponte di Londra. Pisanu, dopo le sue dimissioni, scomparve per molto tempo dalla scena. Ricompare nel 1994, quando torna in Parlamento e diventa vicecapogruppo dei deputati di Forza Italia: lasciata la Dc, si è schierato con il partito di Berlusconi, ex socio d'affari del suo protetto Carboni. E Berlusconi, nel 2001, pur di dargli una poltrona da ministro, inventa il curioso dicastero dell'"Attuazione del programma". Accanto, alle riunioni di governo, avrà  il più feroce dei suoi accusatori, ai tempi della vicenda Calvi: Mirko Tremaglia.


Previti, Cesare

Deputato della Repubblica. Eletto a Roma. Avvocato personale di Silvio Berlusconi, ha ereditato l'incarico professionale dal padre, che aiutó il giovane Silvio a fondare la Fininvest, in un turbine di strane società  svizzere e di anonime fiduciarie. àˆ dunque uno dei consulenti che conoscono i segreti delle origini di Berlusconi. Nato a Reggio Calabria 67 anni anni fa, crebbe professionalmente nello studio del padre, a Roma. Pur non avendo mai rinnegato le sue origini politiche neofasciste, nel 1994 Berlusconi gli chiese di "scendere in campo" con Forza Italia e lui accettó un posto al Senato prima e un ministero poi. Oggi è imputato nel processo "toghe sporche", per aver corrotto i giudici di Roma perchè emettessero sentenze favorevoli a Silvio Berlusconi e alla Fininvest. Cesare Previti ha rischiato (come Amedeo Matacena e Gianni De Michelis) di non trovare posto nelle liste di Forza Italia. Per lui peró il Cavaliere alla fine ha fatto un'eccezione, piazzandolo nel posto sicuro di capolista di Forza Italia nel proporzionale in Calabria, oltre che nel collegio uninominale di Roma Tomba di Nerone.


Salini, Rocco

Senatore della Repubblica. Eletto per la Casa delle libertà  in Abruzzo, nel collegio di Teramo. Presidente democristiano della giunta regionale abruzzese nei primi anni Novanta, fu arrestato (con l'intera giunta) nell'ambito di un'indagine giudiziaria sui finanziamenti europei alla Regione. L'accusa: aver falsificato la graduatoria per l'assegnazione dei fondi. Patteggió una condanna a 1 anno e 4 mesi. Poi, nel 1999, fu rieletto consigliere regionale, nelle liste di Forza Italia (fu il candidato che ottenne il maggior numero di voti nella regione Abruzzo, oltre 12 mila). Divenne vicepresidente della giunta e assessore alla Sanità . Ma Salini, in quanto condannato, era ineleggibile al Consiglio regionale e su questo sta infatti decidendo il tribunale amministrativo regionale dell'Aquila, che potrebbe anche decretare lo scioglimento dell'assemblea, rendendo quindi necessarie nuove elezioni. Ineleggibile alla Regione, Salini si è presentato al Senato, nel 2001, ed è stato eletto.


Selva, Gustavo

Deputato della Repubblica. Eletto nel collegio di Treviso. Ex democristiano, oggi è esponente di An. Il suo nome compare negli elenchi della loggia massonica P2: fascicolo 623, numero di tessera 1814, data di iniziazione 26 gennaio 1978. All'epoca, Selva era direttore del Gr2 Rai. Ha smentito di essere iscritto alla loggia. Sospeso dalla Rai dal Consiglio d'amministrazione, ha presentato ricorso al pretore del lavoro, che peró lo ha respinto.


Scajola, Claudio

Deputato della Repubblica. Eletto in Liguria. Classe 1948, di Imperia, democristiano nato in una famiglia democristiana. Il padre Ferdinando, dirigente Inps, fu segretario della Dc locale e sindaco d'Imperia fin dal 1952. Due anni dopo dovette dimettersi, perchè travolto da uno scandalo: il cognato aveva ottenuto il posto di primario chirurgico nell'ospedale locale e si malignava che fosse stato aiutato dal potente sindaco democristiano. Erano altri tempi, bastava niente per costringere alle dimissioni. Ma la politica restó una malattia di famiglia. Il testimone passó dapprima al figlio maggiore, Alessandro, che divenne anch'egli sindaco d'Imperia nel 1972, poi ancora nel 1977, e nel 1979 fu eletto in Parlamento. Claudio era il più piccolo dei tre figli del notabile dc. Ma venne anche il suo momento. Aveva respirato aria democristiana fin dalla culla: sua madrina di battesimo era stata Maria Romana De Gasperi, figlia del grande capo della Dc. Già  negli anni del liceo e poi dell'università  si era impegnato nel movimento giovanile democristiano. Non è un teorico, ma un amministratore, un organizzatore: diventa presidente dell'ospedale Novaro, poi dell'Unità  sanitaria locale; è anche segretario provinciale della Dc. Nel 1982, a 34 anni, diventa sindaco d'Imperia, come il padre Ferdinando, come il fratello Alessandro. àˆ una festa, in famiglia. Peccato che un anno dopo esploda lo scandalo dei casinó. àˆ il primo grande intreccio tra politica e affari in cui compare, nel nord del Paese, lo zampino della mafia. La storia è complessa e ancora oggi non svelata in tutte le sue pieghe, ma è semplice nella sua essenza: si era saldato un triangolo, tra imprenditori che puntavano a gestire le case da gioco, politici che concedevano gli appalti per la gestione, ma volevano qualcosa in cambio, e mafiosi che attorno ai casinó ronzano da sempre e che hanno ottimi argomenti, finanziari e non solo, per arrivare al controllo del business. Nella notte di giovedì11 novembre 1983 polizia, carabinieri e guardia di finanza circondano e perquisiscono a tappeto i casinó di Sanremo, Campione d'Italia, Saint Vincent e Venezia. Gli arrestati sono una quarantina. Il "blitz di San Martino", come verrà  chiamato, convolge imprenditori, politici e boss mafiosi, e azzera due gruppi dirigenti locali, gli amministratori pubblici del Comune di Sanremo e della Valle d'Aosta. Che cosa era successo, nei mesi precedenti? In Liguria si erano affrontati due gruppi, che puntavano a conquistare la gestione del casinó di Sanremo. Da una parte Michele Merlo, titolare della società  Sit, che aveva stretto accordi con i democristiani Osvaldo Vento, sindaco di Sanremo, e Manfredo Manfredi, parlamentare d'Imperia. Dall'altra il conte Giorgio Borletti, ultimo rampollo della famiglia che a Milano aveva fondato la Rinascente, che era tornato dal Kenya, aveva fondato la società  Flower's paradise e per battere Merlo e conquistare il casinó si era rivolto ai socialisti milanesi Antonio Natali e Cesare Bensi. Per vincere, sia Merlo, sia Borletti avevano messo mano al portafoglio. Erano state pagate o programmate tangenti per 4 miliardi ("parte a Roma": ma di questo non si è mai appurato niente). Dietro ciascuna delle due cordate, poi, si muovevano, nell'ombra, altri personaggi: il finanziatore di Merlo, per esempio, era Ilario Legnaro, uomo legato ai clan catanesi di Nitto Santapaola e a Gaetano Corallo, che aveva già  messo le mani sul casinó di Campione; quanto a Borletti, si era affidato a Lello Liguori, il re dei night, il padrone del Covo di Nord-Est di Santa Margherita, che gli aveva presentato alcuni "amici" come Angiolino Epaminonda detto il Tebano, Salvatore Enea detto Robertino e Giuseppe Bono. Il primo era il principe della "mala" a Milano, gli ultimi due erano i boss delle "famiglie" palermitane al Nord. Bella gara: da una parte la Sit, con democristiani e catanesi, dall'altra la Flower's paradise, con socialisti e palermitani. Con queste formazioni, naturali i ricatti, le minacce, il doppio gioco, i tradimenti... Il sindaco Vento, interrogato dai magistrati dopo l'arresto, spiega: nel partito, il metodo delle tangenti è stato accettato non soltanto "per motivi economici, ma anche politici", perchè "chi non accettava il piano di corruzione di fatto si isolava", "il dissenso avrebbe significato una vera e propria emarginazione". In questo clima teso e confuso, si arriva alla gara, il 25 marzo 1983. I commissari nominati dai partiti aprono le due buste con le offerte di canone al Comune per la gestione del casinó di Sanremo. La Sit di Merlo offre 21 miliardi, la Flower's paradise di Borletti 18 miliardi e 900 milioni. Destinata a vincere, a suon di tangenti, era la Sit, ma evidentemente qualcuno all'ultimo momento aveva fatto il furbo ed era passato dall'altra parte: la commissione aveva stabilito che l'offerta non poteva superare i 20 miliardi e 980 milioni, così la Sit è sconfitta perchè, in questo gioco miliardario, sfora il tetto per 20 miseri milioni... Scoppia il finimondo. Tra i politici è tutto un accusarsi a vicenda. Tra le due imprese invece comincia la guerra delle carte bollate, con ricorsi in Giunta, al Tar, al Coreco, al Tribunale... è in questa baraonda che fa la sua comparsa sulla scena Claudio Scajola, sindaco di Imperia ed esponente autorevole della Dc provinciale. Il 20 maggio 1983 si reca, con il collega di Sanremo Osvaldo Vento, a un incontro segreto con Borletti, a Bourg Saint Pierre, in Svizzera. àˆ Vento, che stava trattando con entrambi i contendenti, a chiedere a Borletti di poterlo incontrare, "in modo riservato", insieme a un altro politico, "in un clima di sospetto e di timore che potesse essere violata la segretezza", scrive il magistrato. Borletti accetta. L'incontro avviene in un ristorante. Dopo il blitz di San Martino, il conte racconterà  che "i due politici sostanzialmente gli comunicarono che subito dopo le elezioni avrebbe ottenuto la casa da gioco", ma "ad alcune condizioni": la prima, che "la gestione fosse improntata a criteri di imparzialità  nei confronti delle forze politiche e quindi senza etichette socialiste"; la seconda, che "venisse compiuto un "gesto"che potesse controbilanciare l'offerta fatta dal Merlo a favore degli sfrattati" (Merlo aveva offerto al Comune di Sanremo centinaia di milioni per dare un'abitazione ad alcune famiglie restate senza casa); terzo, che venisse pagata una tangente di 50 milioni. Borletti riferisce subito tutto al suo avvocato Pier Giusto Jaeger e ad altre due persone (Lorenzo Acquarone e Sergio Carpinelli). Quando i magistrati di Milano cominciano a indagare sui casinó, Borletti racconta dell'incontro e i tre confermano. Ecco allora che anche Scajola viene arrestato. Nella loro requisitoria, i pubblici ministeri Corrado Carnevali e Marco Maiga scrivono: "Sono stati raccolti elementi sufficienti per giustificare e imporre il rinvio a giudizio dei due prevenuti (cioè Vento e Scajola, ndr). A loro carico vi sono le dichiarazioni precise e dettagliate della parte offesa (Borletti, ndr), inequivoche nella loro portata accusatoria; le stesse dichiarazioni hanno trovato conferma in numerose testimonianze (Lorenzo Acquarone, Sergio Carpinelli, Pier Giusto Jaeger)". E ancora: "Benchè l'imputato Scajola abbia recisamente respinto l'addebito, sostenendo che la richiesta oggetto di contestazione non venne mai avanzata nel corso della conversazione, (...) le sostanziali ammissioni sul punto del Vento (...) devono debbono ritenersi determinanti in ordine all'effettiva sussistenza del reato, di cui sono presenti gli elementi costitutivi tutti. La presenza dello Scajola nel particolare contesto, (...) l'avere il Borletti, nelle confidenze effettuate ai testi di cui sopra si è detto, riferito l'indebita richiesta a lui avanzata ad entrambi i pubblici amministratori presenti nell'occorso, devono essere ritenute circostanze sufficienti perchè lo stesso Scajola sia chiamato a rispondere del reato a titolo di concorso morale nel medesimo".
Il giudice istruttore Paolo Arbasino, ricevute le richieste del pubblico ministero, non ritiene invece che gli elementi a carico di Scajola siano sufficienti per un rinvio a giudizio e il 31 gennaio 1989 lo proscioglie. Scajola aveva spiegato di essere andato all'incontro con Borletti, ma soltanto per capire la situazione, che era alquanto confusa. Aveva confermato di aver posto il problema della "gestione imparziale"(cioè non filo-socialista) del casinó, ma aveva ribadito di non aver chiesto, nè sentito chiedere, alcuna tangente.
Per la cronaca: la guerra per il casinó di Sanremo finisce con un accordo tra le due cordate che prevede il ritiro di Borletti, in cambio di 1 miliardo e 900 milioni subito, più 4 miliardi in seguito, a grosse rate mensili. Il processo per lo scandalo dei casinó termina invece con molte condanne definitive, che confermano nella sostanza l'impianto accusatorio.
E Claudio Scajola? Ritorna subito a fare politica. Torna a sedere sulla poltrona di sindaco nel 1990, sempre sotto le bandiere della sua Dc. Nel 1995 ci riprova, ma intanto la Dc si è dissolta in cento rivoli. Mette in piedi una lista fai-da-te, "Amministrare Imperia", che si scontra con una lista dell'Ulivo e una del Polo. Nella foga della campagna elettorale, degli avversari di Forza Italia e An dice: "Sono soltanto dei fascisti". Vince il centrosinistra. Ma l'anno dopo, nell'aprile 1996, mostra di essersi ricreduto: si candida alla Camera per Forza Italia e viene eletto. Amministratore tenace, organizzatore efficiente, democristiano a 24 carati, si fa subito notare da Silvio Berlusconi, che gli affida un compito impegnativo: costruire il partito. Nominato coordinatore nazionale di Forza Italia, lavora sodo. Trasforma il "partito di plastica" in un partito vero. Come premio, Berlusconi gli affida il più delicato dei ministeri, quello dell'Interno: con Scajola, al Viminale torna un democristiano doc, uno della tempra dei Taviani, Scelba, Restivo... Scajola, per i suoi trascorsi è, effettivamente, un esperto del ramo. A Genova, peró, non lo dimostra: responsabile dell'ordine pubblico al G8, sbaglia tutto. Poi lascia senza protezione il consulente ministeriale Marco Biagi. Quando questi viene ucciso dalle Br, Scajola prima scarica le responsabilità  sui prefetti, a cui aveva dato ordini di ridurre le scorte; poi dichiara che Biagi, colpevole di chiedere insistentemente di essere protetto, era un "rompicoglioni". Troppo perfino per il panorama politico italiano, anche perchè le dichiarazioni di Scajola vengono riportate da due grandi quotidiani, Corriere della sera e Sole 24 ore. Scajola è così costretto alle dimissioni da ministro. Sostituito da uno che a sua volta dieci anni prima era stato costretto a dare le dimissioni da sottosegretario (Pisanu, vedi...). Ma tornerà , vedrete...


Sodano, Calogero

Senatore della Repubblica. Eletto ad Agrigento. Membro del Ccd, è stato sindaco di Agrigento. Nell'aprile 2001 ha subito una condanna in primo grado a 1 anno e mezzo di reclusione per avere permesso l'abusivismo edilizio in cambio di vantaggi elettorali. Con Sodano sono stati condannati a un anno di reclusione anche alcuni suoi ex assessori. Gli imputati, secondo l'accusa, non avrebbero posto in essere nè provvedimenti nè iniziative per bloccare l'abusivismo edilizio tra il 1991 e il 1998, non solo nella Valle dei Templi, ma in tutta la città .


Sudano, Domenico

Senatore della Repubblica, Ccd. Catanese, ex andreottiano, nel 1995, in qualità  di presidente di una Usl, è stato condannato per un concorso truccato. Ha patteggiato una pena di un anno e mezzo e ha evitato il carcere, approdando poi in Parlamento.


Urbani, Giuliano

Deputato della Repubblica. Eletto in Lombardia, nel collegio di Vimercate. àˆ un professore, Giuliano Urbani, docente di Scienza politica all'università  Bocconi. Nel 1985 è tra i fondatori del circolo Società  civile di Milano. Nel 1994 la sua critica della vecchia politica si acquieta nel nuovo partito di Silvio Berlusconi: partecipa addirittura alla formazione di Forza Italia, in cui confluisce la sua Associazione per il Buon Governo. Berlusconi lo premia con una candidatura in Parlamento, in cui entra nel 1994. Subito dopo lo chiama a reggere il ministero della Funzione pubblica. Oggi, nel secondo governo Berlusconi, è ministro dei Beni culturali, un po' infastidito dal protagonismo del suo sottosegretario Vittorio Sgarbi. Parallelamente alla politica, Urbani ha mantenuto una attività  professionale: è stato a lungo, per esempio, presidente di Domina, una delle società  del finanziere Ernesto Preatoni. Soprannominato "il raider di Garbagnate", Preatoni era stato per anni oggetto di indagini da parte della magistratura italiana e della Consob, l'autorità  di controllo della Borsa. Gli innumerevoli procedimenti giudiziari aperti sulle sue attività  finanziarie non erano mai riusciti ad approdare a una condanna, ma Preatoni aveva comunque pensato di cambiare aria, trasferendo i suoi affari prima in Islanda e poi in Estonia, diventata, come tutto l'Est europeo dopo la caduta del comunismo, un paradiso per le scorribande finanziarie. La sua holding finanziaria e immobiliare era diventata la Pro Kapital, con sede a Tallin, in Estonia. La società  italiana Domina aveva peró continuato a controllare le attività  turistiche del gruppo, tra cui un noto villaggio a Sharm el-Sheik. Centro dell'impero di Preatoni resta la Peak Mount Corporation, con sede nella inespugnabile (ai giudici) Vaduz. Urbani, stretto collaboratori di Berlusconi, è rimasto presidente della Domina almeno fino a poco tempo fa. "Conosco Urbani da tempo", ha dichiarato Preatoni al Corriere della sera il 9 agosto 2001, "ma di recente ha dato le dimissioni dal suo incarico in Domina". Quanto di recente, onorevole deputato e signor ministro? Ai primi d'agosto era circolata la notizia che la Borsa estone aveva deciso di sospendere dal listino la Pro Kapital: gli affari di Preatoni sono troppo poco trasparenti anche per l'Estonia, ma evidentemente non lo erano per il poco avveduto Urbani.

Verdini, Denis

Deputato della Repubblica. Eletto nel proporzionale, a Firenze, nelle liste di Forza Italia. A Firenze lo chiamano il Berlusconi della Toscana. Presidente della banca Credito cooperativo fiorentino, dopo un'ispezione della Banca d'Italia nel suo istituto, è stato indagato per falso in bilancio. àˆ editore del Giornale della Toscana e possiede quote del Foglio di Giuliano Ferrara. Il pubblico ministero di Firenze ha chiesto per Verdini anche un rinvio a giudizio per violenza sessuale: sarebbe saltato addosso, nel suo ufficio, a una signora che andava a chiedergli di ottenere un prestito dalla sua banca.


Verro, Antonio

Deputato della Repubblica. Eletto in Lombardia, nel collegio di Cremona. Esponente di Comunione e liberazione, vicino alla Compagnia delle opere. E' stato candidato dopo essere stato coinvolto nell'inchiesta giudiziaria sulla cascina San Bernardo di Milano. Da assessore al Comune di Milano, insieme al collega Maurizio Lupi, aveva fatto approvare una concessione per far diventare la cascina un centro polivalente con finalità  sociali. Poi, con un repentino cambio di marcia, la cascina era stata trasformata in una struttura sanitaria privata da 20 posti, naturalmente affidata agli amici della Compagnia delle opere. Subito dopo l'elezione alla Camera, come prevedibile, è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per truffa e falso.


Vito, Alfredo

Deputato della Repubblica. Eletto in Campania. Noto ai bei tempi della Prima Repubblica come "Mister centomila preferenze" della Democrazia cristiana, ora è parlamentare della Casa delle libertà . Ex impiegato dell'Enel, si buttó in politica, nella Dc, con grande impegno. Si dice che nel suo ufficio elettorale riuscisse a ricevere più di 200 persone al giorno. Il soprannome se lo guadagnó con i risultati elettorali conseguiti nel 1985, 1987 e 1992: fu eletto prima al Consiglio regionale della Campania (con 120 mila voti), poi alla Camera dei deputati (con 160 mila voti) e infine di nuovo al Parlamento (con 104 mila preferenze). Poi arrivó Mani pulite: fu indagato, arrestato e processato per tangenti. La Direzione distrettuale antimafia di Napoli chiese al Parlamento l'autorizzazione a procedere contro di lui anche per concorso esterno in associazione a delinquere di tipo mafioso, sospettando suoi rapporti con la Camorra. Alfredo Vito indossó allora il saio del pentimento: "Torno alla mia famiglia; con la politica ho chiuso". Scrisse: "Lascio il mio vecchio partito, la Dc, e invito tutti i parlamentari inquisiti a seguire il mio esempio: fatevi da parte, perchè solo così si potrà  procedere al rinnovamento dei partiti e della classe politica". Patteggió una condanna e restituì più di 4 miliardi di lire. Sono stati impiegati per costruire un parco pubblico alla periferia di Napoli, ribattezzato dalla fantasia popolare "Parco Mazzetta". Ma non ha mantenuto la promessa di stare lontano dalla politica: ha riallacciato i contatti di un tempo, ha riaperto un ufficio a Roma ed è tornato alla carica con la Nuova democrazia cristiana (fondata nel 2000 insieme con Flaminio Piccoli). Nel 2001 è stato accolto a braccia aperte nella Casa delle libertà , che lo ha portato in Parlamento.


Vito, Alfredo

Deputato della Repubblica. Eletto in Campania. Noto ai bei tempi della Prima Repubblica come "Mister centomila preferenze" della Democrazia cristiana, ora è parlamentare della Casa delle libertà . Ex impiegato dell'Enel, si buttó in politica, nella Dc, con grande impegno. Si dice che nel suo ufficio elettorale riuscisse a ricevere più di 200 persone al giorno. Il soprannome se lo guadagnó con i risultati elettorali conseguiti nel 1985, 1987 e 1992: fu eletto prima al Consiglio regionale della Campania (con 120 mila voti), poi alla Camera dei deputati (con 160 mila voti) e infine di nuovo al Parlamento (con 104 mila preferenze). Poi arrivó Mani pulite: fu indagato, arrestato e processato per tangenti. La Direzione distrettuale antimafia di Napoli chiese al Parlamento l'autorizzazione a procedere contro di lui anche per concorso esterno in associazione a delinquere di tipo mafioso, sospettando suoi rapporti con la Camorra. Alfredo Vito indossó allora il saio del pentimento: "Torno alla mia famiglia; con la politica ho chiuso". Scrisse: "Lascio il mio vecchio partito, la Dc, e invito tutti i parlamentari inquisiti a seguire il mio esempio: fatevi da parte, perchè solo così si potrà  procedere al rinnovamento dei partiti e della classe politica". Patteggió una condanna e restituì più di 4 miliardi di lire. Sono stati impiegati per costruire un parco pubblico alla periferia di Napoli, ribattezzato dalla fantasia popolare "Parco Mazzetta". Ma non ha mantenuto la promessa di stare lontano dalla politica: ha riallacciato i contatti di un tempo, ha riaperto un ufficio a Roma ed è tornato alla carica con la Nuova democrazia cristiana (fondata nel 2000 insieme con Flaminio Piccoli). Nel 2001 è stato accolto a braccia aperte nella Casa delle libertà , che lo ha portato in Parlamento.


Vizzini, Carlo

Senatore della Repubblica. Eletto in Sicilia. Palermitano, ex segretario del Psdi, cinque volte deputato (la prima a soli 28 anni), tre volte ministro, è stato responsabile tra l'altro del dicastero delle Poste e di quello della Marina. Nel 1993 è rimasto coinvolto nello scandalo Enimont con l'accusa di aver ricevuto un finanziamento illecito di 300 milioni. Condannato in primo grado, in appello strappa una prescrizione. Fu assolto dal Tribunale dei ministri anche dall'accusa di aver ricevuto mazzette mentre era al ministero delle Poste. Giovanni Brusca ha incluso il suo nome nella lista di politici che la mafia voleva far fuori dopo le stragi di Capaci e via D'Amelio. Nel giugno del 1999 Vizzini, amico di Silvio Berlusconi e di Marcello Dell'Utri, è entrato nel Consiglio di presidenza di Forza Italia. Nel 2001 ha vinto il confronto elettorale nel collegio senatoriale di Palermo centro.

Inviato: 05/02/2006, 19:28
da Piantadinoci
Ce ne sarebbero anche tanti altri, la lista è incompleta. Da dove l'hai presa?

Inviato: 06/02/2006, 1:11
da bellavista
ho trovato un blog: berlusconiano
http://www.silvioconnoi.splinder.com/

dove si trovano articoli tipo questo :DDD :DDD

Oggi ho visto Liberi Tutti la trasmissione in onda su Rete 4 condotta da Irene Pivetti (raro esempio di presentatrice bella e intelligente al giorno d'oggi!) Il Nostro Primo Ministro era ospite e allora, lì sì che si è visto da che parte sta la VERITA'! Dovevate vederli amici cari, spero che li abbiate visti, tutti i vip che in questi anni hanno avuto l'onore di lavorare con Silvio Berlusconi e conoscerlo davvero! C'erano tutti, Susanna Messaggio, Gabriella Golia, Sacchi, Pippo Franco e anche Mike Bongiorno e loro sì che l'hanno difeso! Tutti hanno spiegato di quanto amore e impegno metta Silvio Berlusconi nel proprio lavoro! E allora si è capito che non siamo soli, che tutti hanno sempre qualcosa da dire peró alla fine se non si leggono giornali irregimentati la verità  salta fuori.... Forte la commozione quando il Nostro Premier ha confessato di avere tenuto a battesimo ben 100 bambini!!! E che riesce a ricordare il compleanno di tutti loro. Che onore dev'essere per quelle famiglie. Ancora grazie Silvio, la tua inarrivabile moralità  guida tutti noi, verso un domani più giusto.

Inviato: 06/02/2006, 1:14
da Squirto
fantastico! grazie bella..... si va a letto meglio dopo tante risate :DDD

Immagine

Inviato: 06/02/2006, 2:22
da nik978
sarà  che son le 2

sarà  che stasera (x mia scelta) non ho scopato..manco 1 pompa..(ed eravamo a casa sua da soli..)

sarà  che domani, cioè oggi9 m svelgio alle 6 x andfare a torino x lavoro..

ma a me viene da piangere...altro che ridere...

Inviato: 07/02/2006, 16:46
da Squirto
El Paà­s, Spagna

Berlusconi all'assalto

Il premier italiano Silvio Berlusconi si è lanciato nella
campagna elettorale come un Giove tonante. Non aveva mai
insultato tanta gente in così poco tempo. I giudici sono
comunisti e vanno a Cuba a fare turismo sessuale,
l'opposizione è tirannica, anticristiana e colpevole di
frodi finanziarie, Romano Prodi è patetico, i giornalisti
italiani e i corrispondenti stranieri sono "i peggiori del
mondo". Il Cavaliere ha preso d'assalto le sue televisioni
e monopolizza il dibattito politico. Dibattito fino a un
certo punto: da una parte ci sono gli insulti del premier,
dall'altra il silenzio di Romano Prodi, che tace sperando
che il Cavaliere cuocia nel suo brodo.

http://www.elpais.es/articulo/elpporint ... 384703E166

Inviato: 07/02/2006, 16:57
da SuSEr
In pratica non ci fà , ci è.... finalmente ho capito da dove viene la sua straordinaria bravura di attore :lol:

Inviato: 07/02/2006, 17:09
da dostum
CIULA BENE CIULA SANO / CIULA
di gregnapola



Co Dio, cià  ragione la Lega a dire che qua in Italia ci devono venire solo i immigrati cattolici!
I mussulmani sono sporchi e lavativi peggio dei teroni e dopo che gli diamo da lavorare e da mangiare vogliono far su anche le loro mosche per pregare.
Ma anche i slavi non gli vogliamo perchè sturano le donne dei altri e le loro le mandano sul marciapiede a fare le troie che poi sono meglio le nigeriane perchè le negre cianno sotto una bernarda e si muovono in una fosa che ti fanno rampegare sui vetri. E le bande dei slavi teronissano la nostra gente e ci vanno dentro indelle case, che prima ti fanno la pelle e poi dopo ti chiedono indovè la cassaforte.
E il Bossi cià  ragione che noi siamo per la famiglia naturale e i bambini non si dottano e se li dotti non devono essere negher perchè poi si mescola su il sangue e salta fuori di certi rebelóc come dice il Pera.
E il Rutelli ha dottato il figlio perchè con tutta la sua lingua non è gnanche stato buono di farne su un altro anche se cià  per le mani quella figa della Palombelli che io tre o quattro figli glieli farebbe su al volo con una pistolata sola.
E cià  ragione l’Umberto che ai kà¼latù e alle sbiche non ci si deve dare i figli in dossione se si mettono insieme ntre de lur. Che è un scandalo che nostro Signore e il papa non possono più vederlo. E’ una cosa intollerante! Che il culo nostro signore Gesù Cristo ce l’ha dato per cagare mica per prenderlo dentro che solo al pensiero mi fa schifo. Le sbiche invece già  è meglio perchè quando vedo due di quelle lì che si leccano la figa nei film porno ... ostia mi metterei nel messo!
E la gente deve anche capirla che deve far su più figli catolici e bianchi perchè senó fra mica tanto qui comandeno i slavi i negher i terù i slamici e i kà¼i.
E poi dopo se girano tanti scetì e scetìne cè mica bisogno di ndare sempre in Tailandia o nelle Filippe a spendere una barca di soldi se vuoi divertirti un pó.
E sopratutto noi dela lega voliamo la devoluscion che è l’inverso dela rivolussione che vogliono i rossi del Velcroni e del Cosciutta e del Bertinotti.
Io ce lo dico sempre ai mè soci che ci gioco insema a carte al bar: ci vuole la devolussione, altro che le balle del federalismo! Che noi le federe ce le ficchiamo sul cuscino! E giù tutti a ridere.
E dopo loro vanno a casa mbreac e ci gridano alla moèr: dammi la devolussione senó ce la prendiamo da soli! Capito come siamo spiritùs noi dela lega, gente così, ala bùna, sensa tate spusse sota al nas come i sciur e le sciure che ci piace il Rutelli con chela facia da pirla che glià  dato Roma ai kà¼latù per marciare sul papa.
La Lega ce l’ha duro
e noi farem su il muro
un muro di mattoni
per non veder terroni
Un muro di graniti
fra noi e gli invertiti.
E poi faremo allegri
dei muri contro i negri.
E il murator cristiano
arresterà  il Corano
e poi faremo figli
più ancora dei conigli
senó fra culattoni mussulmani e terroni
fra un po’ ci metton sotto
e noi farem fagotto.
E allora via a scopare!
Ma attenti a non sprecare
in bocca o in un goldone
la via di trasmissione
della padana razza
dura come una mazza.

Inviato: 07/02/2006, 18:01
da Squirto
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Inviato: 07/02/2006, 21:49
da Husker_Du
bellavista ha scritto: Dovevate vederli amici cari, spero che li abbiate visti, tutti i vip che in questi anni hanno avuto l'onore di lavorare con Silvio Berlusconi e conoscerlo davvero! C'erano tutti, Susanna Messaggio, Gabriella Golia, Sacchi, Pippo Franco e anche Mike Bongiorno e loro sì che l'hanno difeso!
Beh......di fronte ad opinioni autorevoli come quelle di Pippo Franco, Mike Bongiorno e Gabriella Golia non e' possibile controbattere..... :DDD :) :( :cry: