[O.T.] Che fine ha fatto Guia Soncini
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[O.T.] Che fine ha fatto Guia Soncini
Eppure "Il Foglio" lo leggo tutti i giorni. E per intero (chè è una droga deliziosamente snob), ben prima che ci fosse il concorso sugli errori. Lo loeggo, già , ma un bel dì n'è sparita la Guia Soncini, la giornalista più tettona e frivola che c'è, senza un perchè. Senza un annuncio.
Mi mancano le sue lenzuolate di giornalismo ostentatamente riflessivo ed autoreferenziale, aneddotico, modaiolo, quasi cabinotto.
Insomma, che fine a fatto donna Guia? Mica s'è esiliata a Vanity Fair?
PS: Aiutatemi, vorrei dedicarle un post sul mio blog
Mi mancano le sue lenzuolate di giornalismo ostentatamente riflessivo ed autoreferenziale, aneddotico, modaiolo, quasi cabinotto.
Insomma, che fine a fatto donna Guia? Mica s'è esiliata a Vanity Fair?
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Vero sacerdote linguista, adoratore della ghiandola mammaria
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- FIRMA CONTRO FIRMA. E LE COLLEGHE MORMORANO
Laura Delli Colli per Panorama
Più che una piccola bufera mediatica, una grande tempesta da salotto coinvolge in questi giorni due firme del giornalismo al graffio come Maria Laura Rodotà , columnist di costume del Corriere della sera, e la più giovane Guia Soncini, reginetta del genere sulle colonne del Foglio. A sorpresa, e a loro insaputa, eccole furenti e indignate, incoronate come Bette Davis e Anne Baxter (ricordate il film di Joseph Mankiewicz?) nell'ennesimo Eva contro Eva, questa volta cartaceo e molto italiano. Le ha celebrate così, insinuanti e nemiche proprio come le due star hollywoodiane cinquant'anni dopo, il sito di gossip più cliccato del giornalismo, Dagospia, che a sorpresa ha sferzato tutte e due con un'ennesima provocazione all'insegna del gossip: «Proboscidata di Giuliano Ferrara contro l'insostenibile Soncini, macrocelebrazione infogliata in gloria di Maria Laura Rodotà e conseguenti avventure e rotture di Guia e Maria Laura nel mondo di carta».
In effetti, un paio di giorni prima, con una sontuosa pagina firmata sul Foglio da Marianna Rizzini, Ferrara aveva celebrato Rodotà (che è spesso sua apprezzata ospite a 8 e mezzo, sulla 7) con un peana, accendendo subito il sospetto di uno scricchiolio in arrivo, a detta di Dagospia, per il trono di Soncini. Scrive Dago che quella paginata-peana «era un proditorio manrovescio - meglio, un invito a sloggiare - di Giuliano Ferrara alla sua giornalista fino a ieri più adorata. E idolatrata per quasi cinque anni, fino al punto di mettersi perfino contro la moglie Selma, portatrice sana di antipatia nei riguardi della signorina Soncini».
Trionfo del gossip redazionale e salottiero durante il weekend, salottone giornalistico in subbuglio, poi l'affondo di Dago che aggiunge: «Intanto va raccontato che le due giornaliste erano amiche. La MLR già in vetta per le sue pungenti cronache di critica social-politik sulle pagine dell'Espresso. Poi Cupido scoccò la freccia e Ferrara prese una cotta di carta per GS. Paginata dopo paginata, lo stile velenoso e autoreferenziale (Gonzo, direbbero al di là dell'Atlantico) portò GS alle stelle, in quella galassia chiamata "Io, la Rodotà dei ricchi". Oggi non si salutano, non si parlano e tantomeno si considerano».
Vero o falso, le due hanno incassato in silenzio o quasi: distaccato riserbo per Maria Laura Rodotà , che al telefono serra le labbra sempre più scarlatte in un silenzio solo apparentemente distratto. E la pallida Guia dallo sguardo obliquo? Arrivata a razzo da New York, ha già fatto il conto dei dispetti collezionati negli ultimi tempi. E contrattacca: «Non sono né Paolo Mieli né Brad Pitt. Non capisco a chi possa interessare qualcosa che mi riguardi. Su Dagospia, poi... Personalmente non so neanche dove si legga».
Dagospia o no, il caso ha riacceso antiche polemiche e soprattutto il solito dibattito tra le giornaliste: «Eva contro Eva? E perché non Adamo contro Adamo? O magari qualche volta Eva contro Adamo?»: se lo chiede con l'ironia di sempre Natalia Aspesi, grande firma della Repubblica, convinta soprattutto che «agli uomini, nel giornalismo come nella vita, le donne che si prendono per i capelli piacciono molto. Questo non significa che non si debba litigare o non ci si debba confrontare. Ma, diciamolo francamente, se Giorgio Bocca e Giampaolo Pansa si prendono a insulti, a chi interessa?».
Un interrogativo che non appassiona neanche Lina Sotis, signora del bon ton (e illustre collega al Corriere della sera proprio di Rodotà ), che sulla guerra scatenata dall'elefantino del Foglio sentenzia sottovoce: «Trovata sterile e vecchiotta, anche per due giovani così brave e lanciate. Se fosse poi vero, come potrebbe appassionare uno scontro tra due Eve dello stesso salotto? Stesso giro, stessi luoghi, da Capalbio a piazza del Popolo, da piazza del Popolo all'Ultima spiaggia... Sì, davvero un'ultima spiaggia. Che fa pensare, in sedicesimo, a quando Alberto Moravia ed Enzo Siciliano, attraversavano piazza del Popolo litigando per l'aperitivo sul lato di via del Babuino, e facendo la pace a pranzo insieme dal Bolognese, su via Ripetta...».
«Moravia e Siciliano? Perché allora non ricordare che il duello mediatico è sempre esistito?» insiste Aspesi. «Lollo-Loren come Coppi e Bartali. Per non parlare dello scontro tra Oriana Fallaci e Camilla Cederna: una attaccava, l'altra, se mi si passa il termine, se ne fregava. Sì, essendo una gran signora del giornalismo Camilla non ha mai risposto. Come spero facciano oggi queste due ragazze del giornalismo. Non conosco Soncini, ma Rodotà che è bravissima e una gran bella donna lasci comunque cadere le provocazioni anche perché ha a suo vantaggio il Corriere della sera che è un po' più letto del Foglio. Quanto a Ferrara» conclude Aspesi «se apprezza Rodotà fa bene a dirlo. Il direttore di un giornale non è obbligato a parlar bene solo dei suoi redattori».
Ma quanto è cambiata l'aria da quando nelle redazioni è pericolosamente aumentato il numero delle firme femminili? E quanto è salita, con il numero delle giornaliste, la temperatura delle polemiche e dello scontro? Cipriana Dall'Orto, condirettore di Donna moderna, alla guida di una redazione quasi esclusivamente femminile, getta subito acqua sul fuoco: «Lavoro in tandem con un'altra donna, insieme impostiamo il giornale, ci confrontiamo e, come ogni coppia, litighiamo, se occorre, ma non conosciamo rivalità . Il problema è che le donne ancora non sanno fare lobby. Nel giornalismo come in politica non sono abbastanza solidali e si lasciano dividere».
Lo ammette anche Vera Montanari, superdirettore di due testate, «Gioia» e «Marie Claire», della Hachette-Rusconi, e responsabile sviluppo editoriale del suo gruppo. Si racconta che proprio con Soncini che le aveva rifiutato un servizio dalla Mostra di Venezia abbia avuto una volta uno scontro, ma sull'episodio, oggi, sorvola. «Quando hanno potere le donne contano, eccome» dice convinta. «Rodotà , per esempio, lo ha dimostrato come direttore di Amica: ha inventato un linguaggio nuovo facendo un lavoro eccellente. Il problema» dice ancora Montanari «è che sulle donne pesano attese altissime, e le giornaliste spesso, se sono brave, suscitano ammirazione ma anche molte invidie...».
Lo sa bene Barbara Palombelli che, commentando il caso Rodotà -Soncini, invita convinta le due sedicenti Eve chiamate in causa da Dagospia al gioco di una colazione spiazzante: «Una polemica così bisogna solo prenderla a ridere senza cadere nel gioco dei nostri fratelli maggiori. I Ferrara, i Calabrese, i Rossella, i Mieli, i Mimun che ci provocano, si fanno le loro piccole guerre, poi finiscono insieme a tavola o nello stesso salotto a raccontarsi i gossip dei nostri piccoli scontri». «Un terreno sul quale non ci fregheranno» dice Maria Latella, neodirettore di Anna. E Palombelli rilancia: «A pranzo, insieme, sotto i loro occhi. Davvero, Guia e Maria Laura. Se posso azzardare una proposta, perché non dal Bolognese dove vanno proprio loro?».
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Laura Delli Colli per Panorama
Più che una piccola bufera mediatica, una grande tempesta da salotto coinvolge in questi giorni due firme del giornalismo al graffio come Maria Laura Rodotà , columnist di costume del Corriere della sera, e la più giovane Guia Soncini, reginetta del genere sulle colonne del Foglio. A sorpresa, e a loro insaputa, eccole furenti e indignate, incoronate come Bette Davis e Anne Baxter (ricordate il film di Joseph Mankiewicz?) nell'ennesimo Eva contro Eva, questa volta cartaceo e molto italiano. Le ha celebrate così, insinuanti e nemiche proprio come le due star hollywoodiane cinquant'anni dopo, il sito di gossip più cliccato del giornalismo, Dagospia, che a sorpresa ha sferzato tutte e due con un'ennesima provocazione all'insegna del gossip: «Proboscidata di Giuliano Ferrara contro l'insostenibile Soncini, macrocelebrazione infogliata in gloria di Maria Laura Rodotà e conseguenti avventure e rotture di Guia e Maria Laura nel mondo di carta».
In effetti, un paio di giorni prima, con una sontuosa pagina firmata sul Foglio da Marianna Rizzini, Ferrara aveva celebrato Rodotà (che è spesso sua apprezzata ospite a 8 e mezzo, sulla 7) con un peana, accendendo subito il sospetto di uno scricchiolio in arrivo, a detta di Dagospia, per il trono di Soncini. Scrive Dago che quella paginata-peana «era un proditorio manrovescio - meglio, un invito a sloggiare - di Giuliano Ferrara alla sua giornalista fino a ieri più adorata. E idolatrata per quasi cinque anni, fino al punto di mettersi perfino contro la moglie Selma, portatrice sana di antipatia nei riguardi della signorina Soncini».
Trionfo del gossip redazionale e salottiero durante il weekend, salottone giornalistico in subbuglio, poi l'affondo di Dago che aggiunge: «Intanto va raccontato che le due giornaliste erano amiche. La MLR già in vetta per le sue pungenti cronache di critica social-politik sulle pagine dell'Espresso. Poi Cupido scoccò la freccia e Ferrara prese una cotta di carta per GS. Paginata dopo paginata, lo stile velenoso e autoreferenziale (Gonzo, direbbero al di là dell'Atlantico) portò GS alle stelle, in quella galassia chiamata "Io, la Rodotà dei ricchi". Oggi non si salutano, non si parlano e tantomeno si considerano».
Vero o falso, le due hanno incassato in silenzio o quasi: distaccato riserbo per Maria Laura Rodotà , che al telefono serra le labbra sempre più scarlatte in un silenzio solo apparentemente distratto. E la pallida Guia dallo sguardo obliquo? Arrivata a razzo da New York, ha già fatto il conto dei dispetti collezionati negli ultimi tempi. E contrattacca: «Non sono né Paolo Mieli né Brad Pitt. Non capisco a chi possa interessare qualcosa che mi riguardi. Su Dagospia, poi... Personalmente non so neanche dove si legga».
Dagospia o no, il caso ha riacceso antiche polemiche e soprattutto il solito dibattito tra le giornaliste: «Eva contro Eva? E perché non Adamo contro Adamo? O magari qualche volta Eva contro Adamo?»: se lo chiede con l'ironia di sempre Natalia Aspesi, grande firma della Repubblica, convinta soprattutto che «agli uomini, nel giornalismo come nella vita, le donne che si prendono per i capelli piacciono molto. Questo non significa che non si debba litigare o non ci si debba confrontare. Ma, diciamolo francamente, se Giorgio Bocca e Giampaolo Pansa si prendono a insulti, a chi interessa?».
Un interrogativo che non appassiona neanche Lina Sotis, signora del bon ton (e illustre collega al Corriere della sera proprio di Rodotà ), che sulla guerra scatenata dall'elefantino del Foglio sentenzia sottovoce: «Trovata sterile e vecchiotta, anche per due giovani così brave e lanciate. Se fosse poi vero, come potrebbe appassionare uno scontro tra due Eve dello stesso salotto? Stesso giro, stessi luoghi, da Capalbio a piazza del Popolo, da piazza del Popolo all'Ultima spiaggia... Sì, davvero un'ultima spiaggia. Che fa pensare, in sedicesimo, a quando Alberto Moravia ed Enzo Siciliano, attraversavano piazza del Popolo litigando per l'aperitivo sul lato di via del Babuino, e facendo la pace a pranzo insieme dal Bolognese, su via Ripetta...».
«Moravia e Siciliano? Perché allora non ricordare che il duello mediatico è sempre esistito?» insiste Aspesi. «Lollo-Loren come Coppi e Bartali. Per non parlare dello scontro tra Oriana Fallaci e Camilla Cederna: una attaccava, l'altra, se mi si passa il termine, se ne fregava. Sì, essendo una gran signora del giornalismo Camilla non ha mai risposto. Come spero facciano oggi queste due ragazze del giornalismo. Non conosco Soncini, ma Rodotà che è bravissima e una gran bella donna lasci comunque cadere le provocazioni anche perché ha a suo vantaggio il Corriere della sera che è un po' più letto del Foglio. Quanto a Ferrara» conclude Aspesi «se apprezza Rodotà fa bene a dirlo. Il direttore di un giornale non è obbligato a parlar bene solo dei suoi redattori».
Ma quanto è cambiata l'aria da quando nelle redazioni è pericolosamente aumentato il numero delle firme femminili? E quanto è salita, con il numero delle giornaliste, la temperatura delle polemiche e dello scontro? Cipriana Dall'Orto, condirettore di Donna moderna, alla guida di una redazione quasi esclusivamente femminile, getta subito acqua sul fuoco: «Lavoro in tandem con un'altra donna, insieme impostiamo il giornale, ci confrontiamo e, come ogni coppia, litighiamo, se occorre, ma non conosciamo rivalità . Il problema è che le donne ancora non sanno fare lobby. Nel giornalismo come in politica non sono abbastanza solidali e si lasciano dividere».
Lo ammette anche Vera Montanari, superdirettore di due testate, «Gioia» e «Marie Claire», della Hachette-Rusconi, e responsabile sviluppo editoriale del suo gruppo. Si racconta che proprio con Soncini che le aveva rifiutato un servizio dalla Mostra di Venezia abbia avuto una volta uno scontro, ma sull'episodio, oggi, sorvola. «Quando hanno potere le donne contano, eccome» dice convinta. «Rodotà , per esempio, lo ha dimostrato come direttore di Amica: ha inventato un linguaggio nuovo facendo un lavoro eccellente. Il problema» dice ancora Montanari «è che sulle donne pesano attese altissime, e le giornaliste spesso, se sono brave, suscitano ammirazione ma anche molte invidie...».
Lo sa bene Barbara Palombelli che, commentando il caso Rodotà -Soncini, invita convinta le due sedicenti Eve chiamate in causa da Dagospia al gioco di una colazione spiazzante: «Una polemica così bisogna solo prenderla a ridere senza cadere nel gioco dei nostri fratelli maggiori. I Ferrara, i Calabrese, i Rossella, i Mieli, i Mimun che ci provocano, si fanno le loro piccole guerre, poi finiscono insieme a tavola o nello stesso salotto a raccontarsi i gossip dei nostri piccoli scontri». «Un terreno sul quale non ci fregheranno» dice Maria Latella, neodirettore di Anna. E Palombelli rilancia: «A pranzo, insieme, sotto i loro occhi. Davvero, Guia e Maria Laura. Se posso azzardare una proposta, perché non dal Bolognese dove vanno proprio loro?».
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MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
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