[O.T.] pubblico impiego
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[O.T.] pubblico impiego
Il sindacato e i nullafacenti di Pietro Ichino
Alla proposta di individuare i dipendenti pubblici totalmente improduttivi e di incominciare a tagliare lì, piuttosto che tagliare sugli investimenti o sui servizi pubblici che funzionano (Corriere, 24 agosto), i sindacalisti del settore hanno risposto, come previsto, con un «no» secco: niente licenziamenti; semmai «mobilità » e incentivi. Peró hanno riconosciuto che il problema esiste, e in misura non trascurabile. Questo è già un passo avanti notevole: tutti dunque concordano che nell'amministrazione pubblica c'è una quota rilevante di nullafacenti.
Allora, che cosa intende fare di questi nullafacenti il ministro della Funzione pubblica? Continuare a voltar la testa altrove e a pagar loro lo stipendio a tempo indeterminato, mentre si taglia sulla spesa utile e sugli investimenti, sarebbe oggi intollerabile: non dimentichi, il ministro, che non si tratta dei lavoratori deboli e poco produttivi, ma di persone che non fanno proprio nulla, non ci sono e quando ci sono è come se non ci fossero; una categoria che alligna solo nel settore pubblico. àˆ giusto ascoltare con la massima attenzione quel che dice il sindacato, ma nella materia di sua competenza, cioè in quella della protezione dei lavoratori; i nullafacenti, per definizione, non sono lavoratori.
Esaminiamo, comunque, le tesi dei sindacalisti su questo problema. La prima: licenziare non si deve, mai. Ma non sono forse licenziamenti anche i prepensionamenti di impiegati anziani che il governo sta studiando in questi giorni, con il tacito consenso degli stessi sindacalisti? E licenziando gli anziani, non si rischia di privare indiscriminatamente gli uffici pubblici di competenze talvolta preziose e insostituibili? Se ridurre gli organici bisogna, non è meglio incominciare con l'impiegato totalmente improduttivo, riservandogli per due o tre anni un trattamento di disoccupazione pari alla pensione anticipata che verrebbe data altrimenti all'anziano produttivo, e ovviamente verificando che non abbia un'altra occupazione nascosta e che sia davvero disponibile a un'occupazione regolare? Veniamo alla proposta alternativa della «mobilità ».
I sindacati del settore pubblico fino a oggi si sono sempre opposti in modo fermissimo a qualsiasi trasferimento autoritativo di dipendenti pubblici: la «mobilità » che essi propongono è solo quella «volontaria ». Ma questa non risolve il problema: nessun impiegato nullafacente ha mai acconsentito a trasferirsi in un ufficio dove si deve lavorare sul serio. In molti casi, poi, anche il trasferimento autoritativo non risolve il problema: per esempio, se un professore non insegna, perchè ha altre cose da fare o perchè non conosce la materia che dovrebbe insegnare, trasferirlo altrove significa soltanto infliggere il danno ad altri studenti. I sindacalisti del settore pubblico sostengono poi che il problema potrebbe essere risolto con gli incentivi economici. Tutti noi, peró, conosciamo la determinazione con cui loro stessi hanno sempre perseguito gli aumenti salariali indifferenziati e hanno di fatto impedito l'attivazione di sistemi retributivi capaci di premiare impegno e produttività .
àˆ comunque evidente che non puó essere un premio di produzione a sradicare il fenomeno dei nullafacenti. A me sembra che la sola soluzione efficace sia quella a) di un organo indipendente di valutazione che individui i nullafacenti, almeno quelli più smaccati (operazione relativamente facile); b) di una norma che stabilisca nella massima inefficienza e inutilità il criterio prioritario di scelta da applicare per la riduzione del personale pubblico, incominciando dai dirigenti; c) diunprocedimento giudiziale nelquale il giudice, quando annulli un licenziamentoimpugnato, accerti altempostesso chi altro debba essere licenziato secondo la corretta applicazione dei criteri stabiliti, previa, ovviamente, chiamata in causa del nullafacente interessato, a garanzia del suo diritto di difesa.
Questa soluzione ai sindacati del settore pubblico non piace? Ne propongano un'altra;ma non le chiacchiere che si sono sentite fin qui: una soluzione vera, incisiva, efficace. Certo, per essere efficace qualsiasi soluzione comporterà maggior rigore in un sistemache per decenni è stato intollerabilmente lassista. D'altra parte, la lotta alle rendite"comesi è appenavisto nella vicenda del decreto Bersani " qualche durezza la richiede («la rivoluzione non è un pranzo di gala»). E la posizione di rendita dei nullafacenti del settore pubblicononmerita indulgenza maggiore rispetto a quelle, tutto sommato meno costose per la collettività , dei tassisti edi alcune categorie di liberi professionisti.
Da una parte c'è l'interesse dei nullafacenti a continuare a godere della rendita che finora è stata loro assicurata; dall'altra c'è l'interesse della maggioranza dei lavoratori pubblici"quelli veri"a una retribuzione adeguata, l'interesse dei precari a uscire dall'apartheid cui sono stati finora condannati, l'interesse della collettività a non veder tagliare gli investimenti necessari per lo sviluppo economico del Paese. In questo conflitto di interessi i sindacalisti del settore pubblico da che parte stanno?
Corriere della Sera 29 agosto 2006
Alla proposta di individuare i dipendenti pubblici totalmente improduttivi e di incominciare a tagliare lì, piuttosto che tagliare sugli investimenti o sui servizi pubblici che funzionano (Corriere, 24 agosto), i sindacalisti del settore hanno risposto, come previsto, con un «no» secco: niente licenziamenti; semmai «mobilità » e incentivi. Peró hanno riconosciuto che il problema esiste, e in misura non trascurabile. Questo è già un passo avanti notevole: tutti dunque concordano che nell'amministrazione pubblica c'è una quota rilevante di nullafacenti.
Allora, che cosa intende fare di questi nullafacenti il ministro della Funzione pubblica? Continuare a voltar la testa altrove e a pagar loro lo stipendio a tempo indeterminato, mentre si taglia sulla spesa utile e sugli investimenti, sarebbe oggi intollerabile: non dimentichi, il ministro, che non si tratta dei lavoratori deboli e poco produttivi, ma di persone che non fanno proprio nulla, non ci sono e quando ci sono è come se non ci fossero; una categoria che alligna solo nel settore pubblico. àˆ giusto ascoltare con la massima attenzione quel che dice il sindacato, ma nella materia di sua competenza, cioè in quella della protezione dei lavoratori; i nullafacenti, per definizione, non sono lavoratori.
Esaminiamo, comunque, le tesi dei sindacalisti su questo problema. La prima: licenziare non si deve, mai. Ma non sono forse licenziamenti anche i prepensionamenti di impiegati anziani che il governo sta studiando in questi giorni, con il tacito consenso degli stessi sindacalisti? E licenziando gli anziani, non si rischia di privare indiscriminatamente gli uffici pubblici di competenze talvolta preziose e insostituibili? Se ridurre gli organici bisogna, non è meglio incominciare con l'impiegato totalmente improduttivo, riservandogli per due o tre anni un trattamento di disoccupazione pari alla pensione anticipata che verrebbe data altrimenti all'anziano produttivo, e ovviamente verificando che non abbia un'altra occupazione nascosta e che sia davvero disponibile a un'occupazione regolare? Veniamo alla proposta alternativa della «mobilità ».
I sindacati del settore pubblico fino a oggi si sono sempre opposti in modo fermissimo a qualsiasi trasferimento autoritativo di dipendenti pubblici: la «mobilità » che essi propongono è solo quella «volontaria ». Ma questa non risolve il problema: nessun impiegato nullafacente ha mai acconsentito a trasferirsi in un ufficio dove si deve lavorare sul serio. In molti casi, poi, anche il trasferimento autoritativo non risolve il problema: per esempio, se un professore non insegna, perchè ha altre cose da fare o perchè non conosce la materia che dovrebbe insegnare, trasferirlo altrove significa soltanto infliggere il danno ad altri studenti. I sindacalisti del settore pubblico sostengono poi che il problema potrebbe essere risolto con gli incentivi economici. Tutti noi, peró, conosciamo la determinazione con cui loro stessi hanno sempre perseguito gli aumenti salariali indifferenziati e hanno di fatto impedito l'attivazione di sistemi retributivi capaci di premiare impegno e produttività .
àˆ comunque evidente che non puó essere un premio di produzione a sradicare il fenomeno dei nullafacenti. A me sembra che la sola soluzione efficace sia quella a) di un organo indipendente di valutazione che individui i nullafacenti, almeno quelli più smaccati (operazione relativamente facile); b) di una norma che stabilisca nella massima inefficienza e inutilità il criterio prioritario di scelta da applicare per la riduzione del personale pubblico, incominciando dai dirigenti; c) diunprocedimento giudiziale nelquale il giudice, quando annulli un licenziamentoimpugnato, accerti altempostesso chi altro debba essere licenziato secondo la corretta applicazione dei criteri stabiliti, previa, ovviamente, chiamata in causa del nullafacente interessato, a garanzia del suo diritto di difesa.
Questa soluzione ai sindacati del settore pubblico non piace? Ne propongano un'altra;ma non le chiacchiere che si sono sentite fin qui: una soluzione vera, incisiva, efficace. Certo, per essere efficace qualsiasi soluzione comporterà maggior rigore in un sistemache per decenni è stato intollerabilmente lassista. D'altra parte, la lotta alle rendite"comesi è appenavisto nella vicenda del decreto Bersani " qualche durezza la richiede («la rivoluzione non è un pranzo di gala»). E la posizione di rendita dei nullafacenti del settore pubblicononmerita indulgenza maggiore rispetto a quelle, tutto sommato meno costose per la collettività , dei tassisti edi alcune categorie di liberi professionisti.
Da una parte c'è l'interesse dei nullafacenti a continuare a godere della rendita che finora è stata loro assicurata; dall'altra c'è l'interesse della maggioranza dei lavoratori pubblici"quelli veri"a una retribuzione adeguata, l'interesse dei precari a uscire dall'apartheid cui sono stati finora condannati, l'interesse della collettività a non veder tagliare gli investimenti necessari per lo sviluppo economico del Paese. In questo conflitto di interessi i sindacalisti del settore pubblico da che parte stanno?
Corriere della Sera 29 agosto 2006
- Husker_Du
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Tutto molto bello, e tutto molto vero.....i lavoratori inproduttivi abbondano nel pubblico impiego e percepiscono redditi spropositati....
E' anche vero, che il pubblico impiego e' stato un modo per ottenere due cose:
1) voti....
2) dare una sorta di sussidio a chi vive in regioni economicamente depresse....
Nel sud d'italia, il lavoro pubblico e' la principale fonte di finanziamento per i consumi di quei posti....vi e' un sovrannumero di lavoratori pubblici rispetto alle vere esigenze del sistema...tuttavia, dal punto di vista economico, puoi far rientrare il tutto in una politica di sussidi al consumo...
Ovv. anche al nord ci sono i lavoratori pubblici inproduttivi.....anche se in percentuale minore.....
E' anche vero, che il pubblico impiego e' stato un modo per ottenere due cose:
1) voti....
2) dare una sorta di sussidio a chi vive in regioni economicamente depresse....
Nel sud d'italia, il lavoro pubblico e' la principale fonte di finanziamento per i consumi di quei posti....vi e' un sovrannumero di lavoratori pubblici rispetto alle vere esigenze del sistema...tuttavia, dal punto di vista economico, puoi far rientrare il tutto in una politica di sussidi al consumo...
Ovv. anche al nord ci sono i lavoratori pubblici inproduttivi.....anche se in percentuale minore.....
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
- radek66
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Totalmente d'accordo con l'articolo del Corriere!!!!
Anzi, si iniziasse pure dal mio corridoio... altro che uno su cento, qui ne andrebbero mandati via a calci in culo poco poco cinque su venti, Dio l**o...
Viva il mecdonald e nonna Rolanda (sic, su un muro a Piombino)
E' una persona così perbene che mangia le noccioline con coltello e forchetta (Recount)
E' una persona così perbene che mangia le noccioline con coltello e forchetta (Recount)
E allora si diano sussidi di disoccupazone adeguati e si licenzi dov'e' da licenziare...Husker_Du ha scritto:Tutto molto bello, e tutto molto vero.....i lavoratori inproduttivi abbondano nel pubblico impiego e percepiscono redditi spropositati....
E' anche vero, che il pubblico impiego e' stato un modo per ottenere due cose:
1) voti....
2) dare una sorta di sussidio a chi vive in regioni economicamente depresse....
Nel sud d'italia, il lavoro pubblico e' la principale fonte di finanziamento per i consumi di quei posti....vi e' un sovrannumero di lavoratori pubblici rispetto alle vere esigenze del sistema...tuttavia, dal punto di vista economico, puoi far rientrare il tutto in una politica di sussidi al consumo...
Ovv. anche al nord ci sono i lavoratori pubblici inproduttivi.....anche se in percentuale minore.....
...anche per una questione di equita' sociale...perche' dobbiamo avere 6.000.000 di lavoratori ultratutelati (comprendendo anche il parastato e le municipalizzate) e altri soggetti alla rudezza del mercato...???
E" il cattocomunismo, non ci son cazzi...
...pero' se il problema lo solleva un governo di cantroSX devo ricredermi...
...che il Mortazza e la sua banda siano meno rintronatoi di quel che sembrano...???
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e chi ha mai detto che prodi è di sinistra?Helmut ha scritto: ...pero' se il problema lo solleva un governo di cantroSX devo ricredermi...
...che il Mortazza e la sua banda siano meno rintronatoi di quel che sembrano...???
donne italiane!
se sentite il bisogno di azioni concrete...
FATE POMPINI!!!!
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Faccio anche presente che chi ha scritto l'articolo e' un docente della statale di milano.....e che rappresenta, come la maggior parte dei suoi colleghi, una delle parti piu' improduttive dell'attivita' lavorativa italiana...prendendo lo stipendio da ordinario, piu' 250 altri lavori di consulenza, e mantenendo un rendita di posizione all'interno delle universita' italiane che crea solo inefficienze (assistenti privilegiati, concorsi pilotati...etc. etc.).....
Forse, si potrebbe cominciare da lui con l'eliminazione dei parassiti pubblici.....
Forse, si potrebbe cominciare da lui con l'eliminazione dei parassiti pubblici.....
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
Vabbe' Husker...qual'e' il tuo parere in proposito? Continuare a mantenere i privilegi e l'assistenzialismo del settore pubblico oppure riformarlo con le conseguenze che tutti sappiamo? Ovvero licenziamenti?Husker_Du ha scritto:Faccio anche presente che chi ha scritto l'articolo e' un docente della statale di milano.....e che rappresenta, come la maggior parte dei suoi colleghi, una delle parti piu' improduttive dell'attivita' lavorativa italiana...prendendo lo stipendio da ordinario, piu' 250 altri lavori di consulenza, e mantenendo un rendita di posizione all'interno delle universita' italiane che crea solo inefficienze (assistenti privilegiati, concorsi pilotati...etc. etc.).....
Forse, si potrebbe cominciare da lui con l'eliminazione dei parassiti pubblici.....
Ti ricordo che la responsabilita' di aver messo i lavoratori l'uno contro l'altro e' solo ed esclusivamente dei sindacati confederali, con la loro politica di difesa ad oltranza di settori gia' protetti ed abbandono totale dei lavoratori non tutelati... (vedasi piccole aziende)...li' non hanno ami messo piede...
forse si. di professori papponi è piena l'università . ma forse no. magari è uno che fa bene il suo mestiere. quello che denunci è un luogo comune.Husker_Du ha scritto:Faccio anche presente che chi ha scritto l'articolo e' un docente della statale di milano.....e che rappresenta, come la maggior parte dei suoi colleghi, una delle parti piu' improduttive dell'attivita' lavorativa italiana...prendendo lo stipendio da ordinario, piu' 250 altri lavori di consulenza, e mantenendo un rendita di posizione all'interno delle universita' italiane che crea solo inefficienze (assistenti privilegiati, concorsi pilotati...etc. etc.).....
Forse, si potrebbe cominciare da lui con l'eliminazione dei parassiti pubblici.....
e comunque resta il fatto che ad un articolo pubblicato su un giornale "amico", si risponde.
ora è possibile rispondere in vari modi.
1- il corriere ha perso vendite e cerca di recuperare lettori spingendo i suoi articolisti a dire cose di destra.
2- il corriere spinge verso un governo capace di riformare profondamente il paese, lontano dalle logiche corporative dei sindacati e delle associazioni.
in entrambi i casi si risponde con argomenti.
non come ha fatto Padoa Schioppa a proposito della finanziaria rispondendo al corriere con la motivazione n.1
il che dimostra che un governo di sinistra si puó criticare, subendo peró la pena di essere dichiarati conniventi col nemico.
argomenti? neanche l'ombra.
un altro esempio?
Panza.
okkio a criticare la sinistra. si diventa improvvisamente Fascisti.
Ma perchè dovrei curarmi dei posteri? Cosa hanno fatto i posteri per me?
Groucho Marx
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Purtroppo no.....devo dire pero' che un suo parente strettissimo che lavora in un'altra universita' merita tutto il mio rispetto....ioz ha scritto: forse si. di professori papponi è piena l'università . ma forse no. magari è uno che fa bene il suo mestiere. quello che denunci è un luogo comune.
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Quello che dici sui sindacati e' indubbiamente vero....Helmut ha scritto: Vabbe' Husker...qual'e' il tuo parere in proposito? Continuare a mantenere i privilegi e l'assistenzialismo del settore pubblico oppure riformarlo con le conseguenze che tutti sappiamo? Ovvero licenziamenti?
Ti ricordo che la responsabilita' di aver messo i lavoratori l'uno contro l'altro e' solo ed esclusivamente dei sindacati confederali, con la loro politica di difesa ad oltranza di settori gia' protetti ed abbandono totale dei lavoratori non tutelati... (vedasi piccole aziende)...li' non hanno ami messo piede...
Tuttavia, la decisione non e' facile....il mantenere lavoratori inproduttivi e' un retaggio della politica keynesiana dell'assumere gente per fare buche per terra e poi ricoprirle...cioe' un lavoro inutile che pero' avrebbe potuto aumentare i consumi di questi, e quindi la domanda aggregata e quindi tutta l'economia....
La riduzione dell'apparato publico va fatta sicuramente, partendo dai lavoratori inprodutivi, sicuramente....pero' va fatta con criterio...e nell'articolo scritto sopra io non ho letto nessuna policy concreta, con considerazione degli effetti sul sistema economico (che poi e' cio' che conta....).....e' anche vero che chi ha scritto e' docente di diritto del lavoro e non di economia e questo spiega molte cose.
Mandare sul mercato del lavoro inefficiente del sud d'italia migliaia di persone potrebbe avere effetti deleteri sul sistema economico, le variabili in gioco sono molte, ed e' difficiel dare risposte sensate senza avere sottomano un quadro economico di base e senza una sempice analisi costi benefici
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
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Da www.beppegrillo.it
La sera, prima di dormire, gli italiani pensano ai loro dipendenti pubblici. Per ognuno una preghierina della sera. Come dei buoni padri di famiglia ci preoccupiamo di riuscire a garantirgli pranzo e cena. Un pensiero, che per i più scrupolosi tra noi, che temono sempre di non rispettare gli impegni, si trasforma in un incubo. Produce mugolii nel sonno che svegliano i familiari preoccupati. La mattina, aperti gli occhi, ci precipitiamo al lavoro per mantenere i nostri TREMILIONITRECENTOSETTANTASETTEMILANOVECENTODICIOTTO dipendenti.
Non sempre ci riusciamo, è vero. E, quando succede, ci indebitiamo un po'. Il debito pubblico aumenta e il costo dei dipendenti pubblici pure. Lineare. Una popolazione pari quasi all'intera Irlanda pesa sulle nostre spalle. In pratica manteniamo l'Irlanda. In compenso abbiamo servizi efficienti, puntuali, da fare invidia alla Svezia. Non dobbiamo sempre lamentarci. Anzi.
I dipendenti pubblici dovrebbero aumentare fino a raggiungere l'intera popolazione attiva italiana. Assumiamoci tutti ed eliminiamo i datori di lavoro. Diventiamo datori di lavoro di noi stessi.
Il Pil diminuirà ? Moriremo di fame? No, perchè potremo sempre lavorare in outsourcing per gli altri Paesi, per qualche ministero del Terzo Mondo. E, se non bastasse, cedere quote di dipendenti alla Cee.
Aboliamo il privato e premiamo il pubblico. Questa odiosa discriminazione per cui solo alcuni cittadini possono diventare dipendenti pubblici deve cessare. Il pubblico deve essere pubblico, di tutti. Nessuno si lamenterà più dell'inefficienza, gli aumenti saranno programmati per tutti. Saremo tutti una grande famiglia da mantenere.
La sera, prima di dormire, gli italiani pensano ai loro dipendenti pubblici. Per ognuno una preghierina della sera. Come dei buoni padri di famiglia ci preoccupiamo di riuscire a garantirgli pranzo e cena. Un pensiero, che per i più scrupolosi tra noi, che temono sempre di non rispettare gli impegni, si trasforma in un incubo. Produce mugolii nel sonno che svegliano i familiari preoccupati. La mattina, aperti gli occhi, ci precipitiamo al lavoro per mantenere i nostri TREMILIONITRECENTOSETTANTASETTEMILANOVECENTODICIOTTO dipendenti.
Non sempre ci riusciamo, è vero. E, quando succede, ci indebitiamo un po'. Il debito pubblico aumenta e il costo dei dipendenti pubblici pure. Lineare. Una popolazione pari quasi all'intera Irlanda pesa sulle nostre spalle. In pratica manteniamo l'Irlanda. In compenso abbiamo servizi efficienti, puntuali, da fare invidia alla Svezia. Non dobbiamo sempre lamentarci. Anzi.
I dipendenti pubblici dovrebbero aumentare fino a raggiungere l'intera popolazione attiva italiana. Assumiamoci tutti ed eliminiamo i datori di lavoro. Diventiamo datori di lavoro di noi stessi.
Il Pil diminuirà ? Moriremo di fame? No, perchè potremo sempre lavorare in outsourcing per gli altri Paesi, per qualche ministero del Terzo Mondo. E, se non bastasse, cedere quote di dipendenti alla Cee.
Aboliamo il privato e premiamo il pubblico. Questa odiosa discriminazione per cui solo alcuni cittadini possono diventare dipendenti pubblici deve cessare. Il pubblico deve essere pubblico, di tutti. Nessuno si lamenterà più dell'inefficienza, gli aumenti saranno programmati per tutti. Saremo tutti una grande famiglia da mantenere.
- bellavista
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E' tutto più complesso di quanto un articolista populista vuol far credere all'helmut di turno (senza offesa eh? )Husker_Du ha scritto:Quello che dici sui sindacati e' indubbiamente vero....Helmut ha scritto: Vabbe' Husker...qual'e' il tuo parere in proposito? Continuare a mantenere i privilegi e l'assistenzialismo del settore pubblico oppure riformarlo con le conseguenze che tutti sappiamo? Ovvero licenziamenti?
Ti ricordo che la responsabilita' di aver messo i lavoratori l'uno contro l'altro e' solo ed esclusivamente dei sindacati confederali, con la loro politica di difesa ad oltranza di settori gia' protetti ed abbandono totale dei lavoratori non tutelati... (vedasi piccole aziende)...li' non hanno ami messo piede...
Tuttavia, la decisione non e' facile....il mantenere lavoratori improduttivi e' un retaggio della politica keynesiana dell'assumere gente per fare buche per terra e poi ricoprirle...cioe' un lavoro inutile che pero' avrebbe potuto aumentare i consumi di questi, e quindi la domanda aggregata e quindi tutta l'economia....
La riduzione dell'apparato publico va fatta sicuramente, partendo dai lavoratori inprodutivi, sicuramente....pero' va fatta con criterio...e nell'articolo scritto sopra io non ho letto nessuna policy concreta, con considerazione degli effetti sul sistema economico (che poi e' cio' che conta....).....e' anche vero che chi ha scritto e' docente di diritto del lavoro e non di economia e questo spiega molte cose.
Mandare sul mercato del lavoro inefficiente del sud d'italia migliaia di persone potrebbe avere effetti deleteri sul sistema economico, le variabili in gioco sono molte, ed e' difficiel dare risposte sensate senza avere sottomano un quadro economico di base e senza una sempice analisi costi benefici
Bisogna considerare diversi fattori: primo che la spesa pubblica in stipendi genera PIL mentre la spesa pubblica in sussidi di disoccupazione no.
Qual'è la differenza tra pagare uno per non fare un cazzo a casa sua o pagarlo per non fare un cazzo in un ufficio pubblico? Che il primo viene considerato come un semplice trasferimento il secondo fa alzare il PIL. La differenza è puramente tecnica. Ma visto che siamo vincolati a parametri Deficit/PIL questa differenza tecnica comporta sanzioni a livello europeo.
Consideriamo pure che questi sussidi (dati sotto la falsa forma di retribuzione) comportano comunque un beneficio all'economia intesa.
Infatti il dipendente pubblico, sicuro del suo bel posto, compra casa, la macchina nuova, ottiene finanziamenti ecc. Cosa che chi ha un contratto a termine non fa. Quindi applicando un semplice moltiplicatore: ogni euro dato stipendi pubblici diventa 3 nello sviluppo economico (questo moltiplicatore è usato in realtà per ogni tipo di spesa pubblica, era quello che il pessimo governo del nano voleva fare con le opere pubbliche).
Detto questo, si puó considerare che il capitale pubblico puó essere riallocato in investimenti più produttivi? Volendo sì. Dipende da quali
Il governo Usa incide per il 30% sul PIL (o GDP) americano. Alla faccia dello stato liberista
Il 20% è impiegato nella difesa. Loro invece di offrire pessimi servizi pubblici si sono fatti un esercito cazzuto. E' una scelta politica. Vogliamo anche noi un super esercito? Sarebbe una figata, invece dei quattro coglioni che abbiamo.
Il punto è che la spesa nei dipendenti pubblici è semplicemente una variabile economica: se riduciamo li dobbiamo aumentare da un'altra parte, altrimenti l'economia di questo povero paesello se ne va affanculo
Sul fatto invece che l'alta spesa produca pessimi servizi (la nota battuta: spesa pubblica a livello della svezia e servizi a livello della nigeria) è un altro discorso.
Qui habet, dabitur ei. E comunque: Stikazzi
Sei completamente fuori strada bellavista...(senza offesa, eh )
...non mi riferivo a profonde analisi di carattere economico (conosco anch'io l'effetto della spesa pubblica sui consumi)...e comunque un liberista non e' contro lo stato imprenditore...ma deve essere un imprenditore come tutti gli altri, senza privilegi.
Cio' che ritengo profondamente ingiusto e' la diversita' di trattamento tra lavoratori sostanzialmente uguali di fronte alla legge...ma diversi per la Triplice sindacale.
Vogliamo mantenere le cose come stanno (sicurezza totale del posto di lavoro, orari ridotti, poca produttivita', lassismo generale) per motivi di consenso politico...???
Bene. Si paghino salari bassi. Posto sicuro a vita in cambio di pochi soldi...e si premino invece i lavoratori produttivi...in modo da rendere l'impiego pubblico poco appetibile e favorire il turn-over...
...non mi riferivo a profonde analisi di carattere economico (conosco anch'io l'effetto della spesa pubblica sui consumi)...e comunque un liberista non e' contro lo stato imprenditore...ma deve essere un imprenditore come tutti gli altri, senza privilegi.
Cio' che ritengo profondamente ingiusto e' la diversita' di trattamento tra lavoratori sostanzialmente uguali di fronte alla legge...ma diversi per la Triplice sindacale.
Vogliamo mantenere le cose come stanno (sicurezza totale del posto di lavoro, orari ridotti, poca produttivita', lassismo generale) per motivi di consenso politico...???
Bene. Si paghino salari bassi. Posto sicuro a vita in cambio di pochi soldi...e si premino invece i lavoratori produttivi...in modo da rendere l'impiego pubblico poco appetibile e favorire il turn-over...