Museo Slip

Scatta il fluido erotico...

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dostum
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Museo Slip

#1 Messaggio da dostum »

Colloqui ❖PARLA JAN BUCQUOY, FONDATORE DEL MUSEO DI BIANCHERIA INTIMA DI BRUXELLES, CHE IN BELGIO è CONSIDERATO UN INCROCIO TRA TINTO BRASS E MARCO FERRERI
interessi più vivi per chi, come lui, è
rimasto fortemente impressionato
dalle rivendicazioni studentesche
oramai quarantennali senza
riconvertirsi in pieno
all'establishment degli ultimi lustri.
A chiunque rientri nella
nomenklatura del potere Bucquoi
chiede uno slip usato almeno una
volta e, opportunamente ... lavato
(aggiunge!), attingendo così gran
parte del materiale esposto da artisti
noti e meno noti, uomini politici,
rappresentanti della finanza
mondiale, giornalisti. «Non ci sono
ancora grossi nomi nei circa
duecento pezzi presenti
nell'esposizione», esordisce, viso
tondo e occhialini in tartaruga, «ma
sono sempre in attesa. Ho scelto di
realizzare questo museo ben
delineato perché ritengo che nello
slip, come nelle altre cose della vita,
esista una precisa gerarchia ma, per
ciò che riguarda il contenuto, tutti
sono uguali...o quasi». Parla con
grande senso dello humor, una
battuta dietro l'altra. I campioni di
underwear esposti non hanno limiti
nell'allestimento. Da quelli messi
"alla finestra", agli slip "in bottiglia",
dagli "impiccati" agli "imprigionati",
la gamma espositiva è varia e il
visitatore resta colpito dall'ordine,
dalla catalogazione, dall'accurato
gioco grafico e visivo che vuole quasi
ogni esemplare accompagnato da
una frase del suo proprietario. Lo
stesso Bucquoy ha riflettuto a lungo
sulla propria messa in scena: «Lo
slip», sentenzia soddisfatto, «con
questa esposizione permanente che
vuole essere una carrellata
contemporanea e non una finestra
storica sull'indumento, diviene per
forza un oggetto d'arte conservando
palesi connotazioni sessuali. Mi
auguro che diventi popolare, e che
un domani ci si possa recare in
questo museo come in un tempio
della modernità ».
Alcuni capi di Stato francesi e
Presidenti degli Stati Uniti sono
raffigurati con lo slip in testa e lui,
l'irrequieto ed inesausto agitatore di
idee che più di una volta ha fatto
gridare allo scandalo con irriverenti
caricature di reali e politici, sostiene
che è un modo come un altro per
mettere queste persone al nostro
livello.
E non contento di aver disintegrato
sarcasticamente molte glorie
nazionali belghe, complicandosi
ancora di più la vita fra denunce,
carte bollate e processi per oltraggio
al pudore, ha fondato questo museo.
Respinge, comunque, l'ossessione di
un fantasma sessuale. «Non è un'idea
fissa che mi ha portato a realizzare
tutto ciò», e rifiuta l'indumento
addosso: «Dà soltanto fastidio,
specialmente se si cammina molto».
Per niente soddisfatto della trovata,
anni fa aprì anche un altro tempio
della bizzarria: il museo delle donne
viventi, con quattordici personaggi
diversi tra loro per colore dei capelli,
pelle, statura ed altre caratteristiche
somatiche. pinto dallo studio
dell'opera di Buffon-Lemark e di
Charles Darwin, Jan il monello, ha
intrapreso questo ennesimo lavoro
rimettendo insieme gli sforzi di una
vita. Per lui la donna è centrale: «La
donna non ha bisogno di
conquistare il potere. Lo ha sempre
avuto. Soprattutto oggi, mentre
l'uomo è rimpiazzato dalle macchine
e dai computer».
Con questo nuovo museo Bucquoi
suggerisce le conseguenze di una
sorta di nuova rivoluzione
industriale nella quale la donna è
l'elemento più innovativo.
Stravagante? Sicuramente.
Eccentrico? Anche.
Ma allora come definire le migliaia di
visitatori che ogni anno vanno a
visitare il suo museo della mutanda?

Mutande, slip e culottes in bella
mostra. A prima vista
sembrerebbe argomento per gente
deviata o, quantomeno, uno sconcio
strumento di feticci per una società
perbenista e borghese abbastanza
diffusa nel vecchio continente.
Comunque stiano le cose, roba da far
arrossire o almeno imbarazzare
chiunque; fosse soltanto per una
certa indiscrezione o l'innegabile
turbamento che questi oggetti
provocano. Siamo a bruxelles, in Rue
de Tiere, al 15, dove sorge il Musèe
du slip belge voluto da Jan Bucquoy,
regista cinematografico di fede
sessantottina ed autore teatrale
abituato a sorprendere per le sue
eccentriche e stravaganti idee. Come
La vita sessuale dei belgi, opera
prima per il grande schermo, sintesi
di una parodia offerta alla middleclass
del suo Paese. Bucquoy,
insomma, con il sesso ha uno strano
rapporto visto che lui le mutande ha
preferito metterle sotto i riflettori,
adornarle con lussuosi fregi d'epoca,
accostarvi al lato fotografie dei
personaggi famosi ai quali sono
appartenute, in qualche caso
addirittura incastrarle sul capo delle
star di Hollywood. è come se questo
abile e divertente folletto di
Harelbeke (nelle Fiandre occidentali,
a pochi passi da Lille) non sappia
fare proprio a meno della
trasgressione e della provocazione.
Un parto difficile questo museo
dell'intimo, una soluzione pensata a
lungo, un'autentica inclinazione ed
un interesse innato per il sesso e
dintorni tanto da far pensare a lui
come ad un incrocio tra i nostri Tinto
Brass e Marco Ferreri. Intorno alla
sua poliedrica e discussa personalità
ha ruotato per anni il fumoso ciclone
della cosiddetta avanguardia.
DEMENTIA JOE PRESIDENT OF FREEDONIA

Baalkaan hai la machina targata Sassari?

VE LA MERITATE GIORGIA

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