Valanga slava...
Inviato: 06/02/2007, 13:53
Le ragazze (perfette) dell'Est e la liberalizzazione delle modelle
La «valanga slava» ha ridimensionato i cachet, dimezzando i costi delle sfilate Usa. «Ci sono stilisti che non pagano, ma regalano i vestiti»
MILANO " Hanno fatto saltare il mercato e polverizzato sogni di gloria e di superguadagni. Fine del magico mondo della moda che a chi sfondava come top garantiva compensi inarrivabili. Le modelle low cost hanno fatto fuori dive e capricci. Erano arrivate in punta di piedi alla fine degli anni Novanta, prima dal Brasile, poi dalla Russia e dall'Europa dell'Est, oggi marciano decise su Milano, Parigi, Londra e New York, risultato: si sfila gratis o pagate in cambio merce («puoi tenere gli abiti che indossi in passerella, arrivederci e grazie»), a Milano non ancora ma a New York è già così, parola di Wall Street Journal, in edicola ieri, che racconta la disfatta di tale Bianca Gomez, diciottenne di Los Angeles con il fisico da indossatrice ma poche chance di sfondare, nella Grande Mela e ancora meno in Europa, dove la valanga slava non trova nemmeno il freno dell'immigration office.
La brasiliana Gisele Bundchen e la russa Natalia Vodianova hanno acceso la miccia, la legge della domanda e dell'offerta ha fatto il resto. I talent scout non devono nemmeno andarsele a cercare, basta sfogliare book virtuali su Internet e scegliere. «All'agenzia Models.com arrivano 15 mila iscrizioni al mese, 15 mila volti da scoprire dalla Bulgaria, dal Kazakistan, dal Mozambico», scrive il Wall Street Journal. Non c'è partita. Le modelle low cost dell'Est sembrano scolpite apposta per questo mestiere, sono manichini perfetti che fanno bene alle collezioni. E non è tutto. Godono di un'ottima reputazione. «Stakanoviste», dicono gli addetti ai lavori. «Grintose», dicono loro.
Il signor Casablancas, storico agente di modelle, le racconta così: «Sono le più affamate». Sono evidentemente più motivate di una collega italiana o americana. Bianca Gomez, che in California aveva un futuro anche come campionessa di pallavolo, tornasse indietro giocherebbe la carta dello sport. Per le prossime sfilate newyorchesi ha già fatto 19 casting, l'hanno presa in tre. E la paga lì va «da zero a mille dollari». Lei sognava Calvin Klein peccato che Calvin Klein nell'ultima stagione non abbia arruolato modelle americane, più della metà venivano dall'Europa dell'Est e il contratto in esclusiva Francisco Costa l'ha dato a Ekaterina Kiseleva, 20 anni, siberiana.
Bianca Gomez è venuta anche in Italia, ci ha provato: se sfili per Armani, Prada o giù di lì ti notano ed è fatta. Ha speso 4 mila dollari per la trasferta, inutile, ha rimbalzato da tutti, da Fendi ad Alberto Biani. Biani, figurarsi, lo stilista che fece sfilare Milla Jovovich (nata a Kiev) in tempi non sospetti, mentre gli altri ancora spendevano per le top più di 10 mila dollari a puntata. «Le Naomi io non le ho mai prese, per scelta e per necessità , non potevo permettermele nemmeno quando le cose andavano meglio. Jovovich sfiló per me dieci anni fa, prima del grande successo. Non credo ai super compensi e sono convinto che con un volto anonimo si valorizzano di più gli abiti». Prima era solo Biani, oggi la pensano così, o dicono di pensarla così in molti.
Niente più carriere leggendarie per chi sfila. «Le modelle lavoravano in media otto-dieci anni, adesso uno o due». La moda macina volti e immagini e fa quadrare i bilanci, quindi indietro non si torna. Nel '96 la rivista Forbes sveló i fatturati delle top: Cindy Crawford guadagnava sei milioni e mezzo di dollari solo con i contratti pubblicitari, Claudia Schiffer valeva 50 mila dollari al giorno solo per le sfilate. Adesso si va in passerella in cambio di un tailleur, prendere o lasciare, fuori c'è la fila.
Federica Cavadini
06 febbraio 2007
La «valanga slava» ha ridimensionato i cachet, dimezzando i costi delle sfilate Usa. «Ci sono stilisti che non pagano, ma regalano i vestiti»
MILANO " Hanno fatto saltare il mercato e polverizzato sogni di gloria e di superguadagni. Fine del magico mondo della moda che a chi sfondava come top garantiva compensi inarrivabili. Le modelle low cost hanno fatto fuori dive e capricci. Erano arrivate in punta di piedi alla fine degli anni Novanta, prima dal Brasile, poi dalla Russia e dall'Europa dell'Est, oggi marciano decise su Milano, Parigi, Londra e New York, risultato: si sfila gratis o pagate in cambio merce («puoi tenere gli abiti che indossi in passerella, arrivederci e grazie»), a Milano non ancora ma a New York è già così, parola di Wall Street Journal, in edicola ieri, che racconta la disfatta di tale Bianca Gomez, diciottenne di Los Angeles con il fisico da indossatrice ma poche chance di sfondare, nella Grande Mela e ancora meno in Europa, dove la valanga slava non trova nemmeno il freno dell'immigration office.
La brasiliana Gisele Bundchen e la russa Natalia Vodianova hanno acceso la miccia, la legge della domanda e dell'offerta ha fatto il resto. I talent scout non devono nemmeno andarsele a cercare, basta sfogliare book virtuali su Internet e scegliere. «All'agenzia Models.com arrivano 15 mila iscrizioni al mese, 15 mila volti da scoprire dalla Bulgaria, dal Kazakistan, dal Mozambico», scrive il Wall Street Journal. Non c'è partita. Le modelle low cost dell'Est sembrano scolpite apposta per questo mestiere, sono manichini perfetti che fanno bene alle collezioni. E non è tutto. Godono di un'ottima reputazione. «Stakanoviste», dicono gli addetti ai lavori. «Grintose», dicono loro.
Il signor Casablancas, storico agente di modelle, le racconta così: «Sono le più affamate». Sono evidentemente più motivate di una collega italiana o americana. Bianca Gomez, che in California aveva un futuro anche come campionessa di pallavolo, tornasse indietro giocherebbe la carta dello sport. Per le prossime sfilate newyorchesi ha già fatto 19 casting, l'hanno presa in tre. E la paga lì va «da zero a mille dollari». Lei sognava Calvin Klein peccato che Calvin Klein nell'ultima stagione non abbia arruolato modelle americane, più della metà venivano dall'Europa dell'Est e il contratto in esclusiva Francisco Costa l'ha dato a Ekaterina Kiseleva, 20 anni, siberiana.
Bianca Gomez è venuta anche in Italia, ci ha provato: se sfili per Armani, Prada o giù di lì ti notano ed è fatta. Ha speso 4 mila dollari per la trasferta, inutile, ha rimbalzato da tutti, da Fendi ad Alberto Biani. Biani, figurarsi, lo stilista che fece sfilare Milla Jovovich (nata a Kiev) in tempi non sospetti, mentre gli altri ancora spendevano per le top più di 10 mila dollari a puntata. «Le Naomi io non le ho mai prese, per scelta e per necessità , non potevo permettermele nemmeno quando le cose andavano meglio. Jovovich sfiló per me dieci anni fa, prima del grande successo. Non credo ai super compensi e sono convinto che con un volto anonimo si valorizzano di più gli abiti». Prima era solo Biani, oggi la pensano così, o dicono di pensarla così in molti.
Niente più carriere leggendarie per chi sfila. «Le modelle lavoravano in media otto-dieci anni, adesso uno o due». La moda macina volti e immagini e fa quadrare i bilanci, quindi indietro non si torna. Nel '96 la rivista Forbes sveló i fatturati delle top: Cindy Crawford guadagnava sei milioni e mezzo di dollari solo con i contratti pubblicitari, Claudia Schiffer valeva 50 mila dollari al giorno solo per le sfilate. Adesso si va in passerella in cambio di un tailleur, prendere o lasciare, fuori c'è la fila.
Federica Cavadini
06 febbraio 2007