Donne in chat a luci rosse.
Inviato: 15/08/2007, 19:59
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Mercoledì 15 Agosto 2007
SPECCHIO ITALIANO
Donne in chat a luci rosse? Forse hanno altro da fare
Qui rischiano di non salvarsi nemmeno le madri e le sorelle, sul cui onore siamo sempre comunque pronti a giurare. Tutte in cerca di sesso su Internet. Tutte lì a ciattare come assatanate. Una "ciattata" dietro l'altra. Altro che «C'è posta per te» con Tom Hanks e Meg Ryan che si stuzzicano romanticamente sul web con calibrata cautela sotto nomi fasulli. Preistoria. Qui ci si scambiano carrettate di sesso, roba da appetiti robusti, da inibizioni zero. E il web diventa alcova, se non addirittura marciapiede, lupanare, immondezzaio.
E' quanto ci svela, sulle pagine del mensile «Geo», il professor Tonino Cantelmi, presidente dell'Associazione psicologi e psichiatri cattolici, che dicono sia il massimo esperto italiano di cyber sex, che vuol dire sesso praticato attraverso gli strumenti della realtà virtuale. Secondo il professore, la nuova frontiera della "cochonnerie" avrebbe moltitudini di cultori soprattutto tra le donne che batterebbero in percentuale gli uomini per sei a quattro o per sette a tre.
In totale sarebbero sette milioni gli italiani che ciatterebbero almeno due ore al giorno alla ricerca di prede sessuali da puntare, abbordare, conquistare e possedere, non solo virtualmente, e di questi sette milioni, che corrispondono a più dell'otto per cento della popolazione del Paese, quattro milioni e novecentomila sarebbero signore, signorine e forse anche adolescenti.
Siamo decisamente refrattari alle statistiche. A tutte. Figuriamoci a a quelle che investono la sfera dell'intimo e del pecoreccio, e che ci sembrano molto più frutto di intenti voyeuristici che di propositi scientifici. In ogni caso riteniamo meno attendibile un'indagine del genere di quella pubblicata da «Geo» che quella sugli orsi del Parco degli Abruzzi dei quali si è tentato di sapere se a causa dell'inverno troppo caldo che li ha indotti, pare, a rinunciare al letargo, abbiano raddoppiato le effusioni amorose sottoponendo se stessi e le compagne orse agli straordinari.
Ve le immaginate quasi cinque milioni di italiane avvinte come l'edera alla tastiera del computer che cercano disperatamente un partner con cui flirtare e che, se se ne presenta l'occasione, sono pronte ad affrontare l'incognita e il rischio dell'appuntamento reale, su una strada, in un motel, pianificando incontri e tradimenti, disposte a tutto pur di soddisfare le proprie voglie proibite?
Cinque milioni di donne, una su sei (la popolazione femminile è di 31,2 milioni e non tutta in età o nelle condizioni di ciattare), che non hanno niente da fare, che non hanno figli da accudire, mariti cui badare, lavatrici da ingozzare di panni, orari di ufficio da rispettare o che, pur essendo madri e mogli e facendo tutto quello che devono fare, si ritagliano un paio di ore per appartarsi a fare le carbonare del sesso?
Suvvia, prof. Caltelmi, lei che pure è presidente di un'associazione cattolica, è mai possibile che viviamo in un merdaio simile? Non è che per far sensazione e per fregola di protagonismo, come spesso capita, siamo disposti a dare del Paese un'immagine che sembra più frutto di spericolate fantasie voyeuristiche che di un luogo accettabile in cui la perversione non è certo la regola? E pur ammesso che cinque milioni di donne si fiondino sul web per cercare sesso, dobbiamo ragionevolmente pensare che quelle che invece "navigano" in modo virtuoso siano molte di più. Diciamo il doppio? Il triplo?
Dovremmo cioè immaginare che ogni donna (e ogni uomo) di questo Paese che è ancora afflitto da sacche di semianalfabetismo sia dotata di un computer collegato a Internet e che l'intero Paese sia un gigantesco centro di informatica in cui si smanetta senza sosta, senza fare altro. Se così le risulta, professore, salvi almeno le madri e le sorelle.
© Copyright 2007, Athesis S.p.A. - Tutti i diritti riservati
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Donne in chat a luci rosse? Forse hanno altro da fare
Qui rischiano di non salvarsi nemmeno le madri e le sorelle, sul cui onore siamo sempre comunque pronti a giurare. Tutte in cerca di sesso su Internet. Tutte lì a ciattare come assatanate. Una "ciattata" dietro l'altra. Altro che «C'è posta per te» con Tom Hanks e Meg Ryan che si stuzzicano romanticamente sul web con calibrata cautela sotto nomi fasulli. Preistoria. Qui ci si scambiano carrettate di sesso, roba da appetiti robusti, da inibizioni zero. E il web diventa alcova, se non addirittura marciapiede, lupanare, immondezzaio.
E' quanto ci svela, sulle pagine del mensile «Geo», il professor Tonino Cantelmi, presidente dell'Associazione psicologi e psichiatri cattolici, che dicono sia il massimo esperto italiano di cyber sex, che vuol dire sesso praticato attraverso gli strumenti della realtà virtuale. Secondo il professore, la nuova frontiera della "cochonnerie" avrebbe moltitudini di cultori soprattutto tra le donne che batterebbero in percentuale gli uomini per sei a quattro o per sette a tre.
In totale sarebbero sette milioni gli italiani che ciatterebbero almeno due ore al giorno alla ricerca di prede sessuali da puntare, abbordare, conquistare e possedere, non solo virtualmente, e di questi sette milioni, che corrispondono a più dell'otto per cento della popolazione del Paese, quattro milioni e novecentomila sarebbero signore, signorine e forse anche adolescenti.
Siamo decisamente refrattari alle statistiche. A tutte. Figuriamoci a a quelle che investono la sfera dell'intimo e del pecoreccio, e che ci sembrano molto più frutto di intenti voyeuristici che di propositi scientifici. In ogni caso riteniamo meno attendibile un'indagine del genere di quella pubblicata da «Geo» che quella sugli orsi del Parco degli Abruzzi dei quali si è tentato di sapere se a causa dell'inverno troppo caldo che li ha indotti, pare, a rinunciare al letargo, abbiano raddoppiato le effusioni amorose sottoponendo se stessi e le compagne orse agli straordinari.
Ve le immaginate quasi cinque milioni di italiane avvinte come l'edera alla tastiera del computer che cercano disperatamente un partner con cui flirtare e che, se se ne presenta l'occasione, sono pronte ad affrontare l'incognita e il rischio dell'appuntamento reale, su una strada, in un motel, pianificando incontri e tradimenti, disposte a tutto pur di soddisfare le proprie voglie proibite?
Cinque milioni di donne, una su sei (la popolazione femminile è di 31,2 milioni e non tutta in età o nelle condizioni di ciattare), che non hanno niente da fare, che non hanno figli da accudire, mariti cui badare, lavatrici da ingozzare di panni, orari di ufficio da rispettare o che, pur essendo madri e mogli e facendo tutto quello che devono fare, si ritagliano un paio di ore per appartarsi a fare le carbonare del sesso?
Suvvia, prof. Caltelmi, lei che pure è presidente di un'associazione cattolica, è mai possibile che viviamo in un merdaio simile? Non è che per far sensazione e per fregola di protagonismo, come spesso capita, siamo disposti a dare del Paese un'immagine che sembra più frutto di spericolate fantasie voyeuristiche che di un luogo accettabile in cui la perversione non è certo la regola? E pur ammesso che cinque milioni di donne si fiondino sul web per cercare sesso, dobbiamo ragionevolmente pensare che quelle che invece "navigano" in modo virtuoso siano molte di più. Diciamo il doppio? Il triplo?
Dovremmo cioè immaginare che ogni donna (e ogni uomo) di questo Paese che è ancora afflitto da sacche di semianalfabetismo sia dotata di un computer collegato a Internet e che l'intero Paese sia un gigantesco centro di informatica in cui si smanetta senza sosta, senza fare altro. Se così le risulta, professore, salvi almeno le madri e le sorelle.
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