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balkan wolf
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#1 Messaggio da balkan wolf »

topic raccolta di letteratura

funziona esattamente come gli altri topic "artistici" ( musica video testi canzoni ecc... ) ma con copia incolla di racconti poesie pagine di romanzi ecc...

è banale ok ma mancava
“Quando il treno dei tuoi pensieri sferraglia verso il passato e le urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è sempre la follia. La follia è l’uscita d’emergenza!”
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Shirley
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#2 Messaggio da Shirley »

Edit: letto male.

p.s.:bella idea.
Da Guida al Cinema:
Dboon - mi interessava l'argomento visto che narra di un gruppo di ragazze minorenni che decidono di farsi ingravidare
Cianbellano - ti interessava l'argomento visto che narra di un gruppo di ragazze minorenni che decidono di farsi ingravidare?

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balkan wolf
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#3 Messaggio da balkan wolf »

Arthur Rimbaud


--------------------------------------------------------------------------------

DEMOCRAZIA



--------------------------------------------------------------------------------

La bandiera va al paesaggio immondo, e il nostro gergo soffoca il tamburo.
«Nei centri alimenteremo la più cinica prostituzione. Massacreremo le rivolte logiche.

«Ai paesi pepati e stemperati! - al servizio dei più mostruosi sfruttamenti industriali o militari.

«Arrivederci qui, o non importa dove. Coscritti della buona volontà, avremo una filosofia feroce; ignoranti per la scienza, espertissimi per il benessere; crepi il mondo che va. E' la vera marcia. Avanti, via!».
“Quando il treno dei tuoi pensieri sferraglia verso il passato e le urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è sempre la follia. La follia è l’uscita d’emergenza!”
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Il Fede
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#4 Messaggio da Il Fede »

Bello. Ora ho il pc che va lentissimo, appena riparte metto qualcosa di Schopenhauer, il mio preferito.
Osservandola, perfino Ratzinger si convincerebbe di quanto sia necessario l'uso dei contraccettivi ( Matt Z Bass ).

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Husker_Du
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#5 Messaggio da Husker_Du »

Bell'idea.


Karl Marx

Das Kapital

Tratto da: Libro 1, Capitolo 4, Trasformazione del Denaro in Capitale

"Il cambiamento di valore del denaro che si deve trasformare in capitale non può avvenire in questo stesso denaro, poiché esso, come mezzo di acquisto e come mezzo di pagamento, non fa che realizzare il prezzo della merce che compera o paga, mentre, permanendo nella sua propria forma, s'irrigidisce in pietrificazione di grandezza di valore immutabile . Il cambiamento non può neppure scaturire dal secondo atto della circolazione, la rivendita della merce, poiché questo atto fa ritornare la merce soltanto dalla forma naturale alla forma di denaro. Dunque il cambiamento deve verificarsi nella merce che viene comprata nel primo atto, D-M, ma non nel valore di essa, poiché vengono scambiati equivalenti, cioè la merce vien pagata al suo valore. Il cambiamento può derivare dunque soltanto dal valore d'uso della merce come tale, cioè dal suo consumo. Per estrarre valore dal consumo d'una merce, il nostro possessore di denaro dovrebbe esser tanto fortunato da scoprire, all'interno della sfera della circolazione, cioè sul mercato, una merce il cui valore d'uso stesso possedesse la peculiare qualità d'esser fonte di valore; tale dunque che il suo consumo reale fosse, esso stesso, oggettivazione di lavoro, e quindi creazione di valore. E il possessore di denaro trova sul mercato tale merce specifica: è la capacità di lavoro, ossia la forza-lavoro"
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"

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#6 Messaggio da Despe1 »

"Come si immagina Dio?"
"Capelli bianchi, barba lunga e niente uccello."

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#7 Messaggio da VolpeGrigia »

E' sparito il mio post dell'Odissea in greco, mi ero pure impegnato a cercare e segnalare i passi interessanti... a che cazzo serve il supporto per i caratteri greci se non si può postare in lingua madre?
La traduzione farebbe perdere il significato di alcuni termini che non esistono in italiano.
Chissà quanti lurker che conoscono la lingua ne avrebbero giovato.
Che amarezza :triste:
VolpeGrigia é un uomo che odora di muschio e cuoio, fuma la pipa e arrotola funi nei piccoli moli...
Insomma, é un uomo che sa vedere e guardare, guardare e capire le storie del mare...un uomo che sa capire il momento, godere la vita, giocare col vento... (Steiner)

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#8 Messaggio da Gerda »

Lombritticoetica (Storie morali)


da '' l'ultima lacrima '' di Stefano Benni


Un lombrico stava attaccato all'amo. Un pesce lo vide.
- Adesso ti mangio - disse.
- Se mi mangi - disse il lombrico - verrai mangiato a tua volta.
Il pesce se ne fregò, lo mangiò e fu mangiato.

Un lombrico stava attaccato all'amo. Un pesce lo vide.
- Adesso ti mangio - disse.
- Se mi mangi - disse il lombrico - verrai mangiato a tua volta.
Il pesce riconoscente se ne andò e non mangiò mai più lombrichi.

Un lombrico stava attaccato all'amo. Un pesce lo vide.
- Adesso ti mangio - disse.
Il lombrico tacque.
Il pesce lo mangiò e fu mangiato.

Un lombrico stava attaccato all'amo. Un pesce lo vide.
- Oh come soffri - disse - posso fare qualcosa per te?
- Mangiami - supplicò il lombrico - poni fine alla mia agonia.
- No - disse il pesce - non voglio essere mangiato.

Un lombrico stava attaccato all'amo. Un pesce lo vide.
- Oh come soffri - disse - posso fare qualcosa per te?
- Potresti, ma se lo farai finirai mangiato.
- Ti mangerò ugualmente - disse il pesce - non posso vederti soffrire cosi.

Un lombrico che prima di diventare esca era stato un grande benefattore, stava attaccato all'amo quando passò di lì un pesce conosciuto in tutto il fiume per la sua malvagità.
I due si guardarono a lungo. Poi si rivolsero al pescatore:
- E lei, cosa fa lì sopra in panciolle, mentre qua sotto accadono eventi che comportano grandi scelte morali e precise responsabilità davanti all'opinione pubblica?
Il pescatore per tutta risposta ritirò la lenza con tutto l'armamentario, e se ne andò.
- Ecco - borbottò - uno viene qui per pescare e subito te la buttano in politica.
"Gli amici del campetto
passati dalle Marlboro direttamente all'eroina
alla faccia delle droghe leggere"

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CanellaBruneri
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#9 Messaggio da CanellaBruneri »

Jacopone da Lodi- il pianto della madonna (laude)


“Donna de Paradiso,
lo tuo figliolo è priso,
Iesù Cristo beato.

Accurre, donna, e vide
che la gente l’allide:
credo che lo s’occide,
tanto l’ho flagellato”.

“Com’essere porria,
che non fece follia,
Cristo, la spene mia,
om l’avesse pigliato?”

“Madonna, ell’è traduto:
Iuda sì l’ha venduto;
trenta denar n’ha avuto,
fato n’ha gran mercato”.

“Soccurri, Maddalena!
Ionta m’è adosso piena:
Cristo figlio se mena,
com’è annunzïato”.

“Soccurre, donna, adiuta,
ca ’l tuo figlio se sputa
e la gente lo muta;
hòlo dato a Pilato”.

“O Pilato, non fare
el figlio mio tormentare,
ch’io te pozzo mustrare
como a torto è accusato”.

“Crucifige, crucifige!
Omo che se fa rege,
secondo nostra lege
contradice al senato”.

“Prego che me ’ntennate,
nel mio dolor pensate:
forsa mo vo mutate
de che avete pensato”.

“Traàm for li ladruni,
che sia sui compagnuni:
de spine se coroni
ché rege s’è chiamato!”

“O figlio, figlio, figlio,
figlio, amoroso giglio!
Figlio, chi dà consiglio
Al cor mio angustïato?

Figlio occhi iocundi,
figlio, co’non respundi?
Figlio, perché t’ascundi
Al petto o’ si’ lattato?”

“Soccurri, piena de doglia,
ca ’l tuo figlio se spoglia:
la gente par che voglia
che sia martirizzato!”

“Se i tollete el vestire,
lassatelme vedere,
como el cruel ferire
tutto l’ha ensanguenato!”

“Donna, la man li è presa,
ennella croce è stesa;
con un bollon l’ho fesa
tanto lo ci ho ficcato.

L’altra mano se prende,
ennella croce se stende
e lo dolor s’accende,
ch’è più moltiplicato.

Donna li pè se prenno,
e chiavellanse al lenno:
onne iontur’ aprenno,
tutto l’ho sdenodato”.

“E io comenzo el corrotto:
figlio, lo mio deporto,
figlio, chi m’è t’ha morto
figlio mio dilicato?

Meglio averiano fatto
Che ’l cor m’avesser tratto
Che ne la croce è tratto
Stace descilïato!”

“Mamma, ove si’ venuta?
Mortal me dài feruta,
ca ’l tuo planger me stuta,
che ’l veio sì afferrato”.
“Figlio, che m’aio anvito,
Figlio, pate e marito!
Figlio, chi t’ha ferito?
Figlio, chi t’ha spogliato?”

“Mamma, perché te lagni?
Voglio che tu remagni,
che serve ei miei compagni,
ch’al mondo aio acquistato”.

“Figlio, questo non dire:
voglio teco morire;
non me voglio partire
fin che mo m’esce ’l fiato.

C’una amiam sepoltura,
figlio de mamma scura:
trovarse en afrantura
mate e figlio affocato!”

“Mamma col core afflitto,
entro le man te metto
de Ioanne, mio eletto:
sia tuo figlio appellato.

Ioanni, èsto è mia mate:
tollela en caritate
aggine pïetate,
ca ’l cor sì ha furato”

“Figlio, l’alma t’è ’scita,
figlio de la smarrita,
figlio de la sparita,
figlio attossecato!

Figlio bianco e vermiglio,
figlio senza simiglio,
figlio, a chi m’apiglio?
Figlio, pur m’hai lassato!

Figlio bianco e biondo,
figlio volto iocondo,
figlio, perché t’ha ’l mondo,
figlio, così sprezzato?

Figlio dolze e placente,
figlio de la dolente,
figlio, hatte la gente
malamente trattato!

Ioanni, figlio novello,
mort’è tuo fratello:
ora sento ’l coltello
che fo profitizzato.

Che moga figlio e mate
D’una morte afferrate:
trovarse abraccecate
mate e figlio impiccato”.
"This machine kills fascists" scritto su tutte le chitarre di Woody Guthrie

Ehi, campione, che cosa è il pugilato?..." la boxe...uhm....la boxe è quella cosa che tutti gli sport cercano di imitare" (S. Liston)

"Gli fuma gli fuma, va come gli fuma l'angelomario va, gli fuma , gli fuma, altroche'" (cit. ziggy7)
"Ho un'età elegante" (cit. Lilith, Miss Spring)

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#10 Messaggio da AlexSmith »

Il Combattimento di Tancredi e Clorinda (1624)

Testo: tratto dal GERUSALEMME LIBERATA di Torquato Tasso

Canto XII, 52-62, 64-68

Tancredi che Clorinda un uomo stima
vuol ne l'armi provarla al paragone.
Va girando colei l'alpestre cima
ver altra porta, ove d'entrar dispone.
Segue egli impetuoso, onde assai prima
che giunga, in guisa avvien che d'armi suone
ch'ella si volge e grida: - O tu, che porte,
correndo sì? - Rispose: - E guerra e morte.

- Guerra e morte avrai: - disse - io non rifiuto
darlati, se la cerchi e fermo attende. -
Ne vuol Tancredi, ch'ebbe a piè veduto
il suo nemico, usar cavallo, e scende.
E impugna l'un e l'altro il ferro acuto,
ed aguzza l'orgoglio e l'ira accende;
e vansi incontro a passi tardi e lenti
quai due tori gelosi e d'ira ardenti.

Notte, che nel profondo oscuro seno
chiudesti e nell'oblio fatto sì grande,
degne d'un chiaro sol, degne d'un pieno
teatro, opre sarian sì memorande.
Piacciati ch'indi il tragga e'n bel sereno
a le future età lo spieghi e mande.
Viva la fama lor, e tra lor gloria
splenda dal fosco tuo l'alta memoria.

Non schivar, non parar, non pur ritrarsi
voglion costor, ne qui destrezza ha parte.
Non danno i colpi or finti, or pieni, or scarsi:
toglie l'ombra e'l furor l'uso de l'arte.
Odi le spade orribilmente urtarsi
a mezzo il ferro; e'l piè d'orma non parte:
sempre il piè fermo e la man sempre in moto,
né scende taglio in van, ne punta a voto.

L'onta irrita lo sdegno a la vendetta,
e la vendetta poi l'onta rinova:
onde sempre al ferir, sempre a la fretta
stimol novo s'aggiunge e piaga nova.
D'or in or più si mesce e più ristretta
si fa la pugna, e spada oprar non giova:
dansi con pomi, e infelloniti e crudi
cozzan con gli elmi insieme e con gli scudi.

Tre volte il cavalier la donna stringe
con le robuste braccia, e altrettante
poi da quei nodi tenaci ella si scinge,
nodi di fier nemico e non d'amante.
Tornano al ferro, e l'un e l'altro il tinge
di molto sangue: e stanco e anelante
e questi e quegli al fin pur si ritira,
e dopo lungo faticar respira.

L'un l'altro guarda, e del suo corpo essangue
su'l pomo de la spada appoggia il peso.
Già de l'ultima stella il raggio langue
sul primo albor ch'è in oriente acceso.
Vede Tancredi in maggior copia il sangue
del suo nemico e se non tanto offeso,
ne gode e in superbisce. Oh nostra folle
mente ch'ogn'aura di fortuna estolle!

Misero, di che godi? Oh quanto mesti
siano i trionfi e infelice il vanto!
Gli occhi tuoi pagheran (s'in vita resti)
di quel sangue ogni stilla un mar di pianto.
Così tacendo e rimirando, questi
sanguinosi guerrier cessaro alquanto.
Ruppe il silenzio al fin Tancredi e disse,
perchè il suo nome l'un l'altro scoprisse:

- Nostra sventura è ben che qui s'impieghi
tanto valor, dove silenzio il copra.
Ma poi che sorte rea vien che ci nieghi
e lode e testimon degni de l'opra,
pregoti (se fra l'armi han loco i preghi)
che'l tuo nome e'l tuo stato a me tu scopra,
acciò ch'io sappia, o vinto o vincitore,
chi la mia morte o vittoria onore. -

Rispose la feroce: - Indarno chiedi
quel c'ho per uso di non far palese.
Ma chiunque io mi sia, tu innanzi vedi
un di quei due che la gran torre accese. -
Arse di sdegno a quel parlar Tancredi
e: - In mal punto il dicesti; (indi riprese)
e'l tuo dir e'l tacer di par m'alletta,
barbaro discortese, a la vendetta.

Torna l'ira ne' cori e li trasporta,
benchè deboli, in guerra a fiera pugna!
Ù'l'arte in bando, ù'già la forza è morta,
ove, in vece, d'entrambi il furor pugna!
O che sanguigna e spaziosa porta
fa l'una e l'altra spada, ovunque giugna
ne l'armi e ne le carni! e se la vita
non esce, sdegno tienla al petto unita.

Ma ecco omai l'ora fatal è giunta
che'l viver di Clorinda al suo fin deve.
Spinge egli il ferro nel bel sen di punta
che vi s'immerge e'l sangue avido beve;
e la veste che d'or vago trapunta
le mammelle stringea tenere e lieve,
l'empiè d'un caldo fiume. Ella già sente
morirsi, e'l piè le manca egro e languente.

Segue egli la vittoria, e la trafitta
vergine minacciando incalza e preme.
Ella, mentre cadea, la voce afflitta
movendo, disse le parole estreme:
parole ch'a lei novo spirto addita,
spirto di fè, di carità, di speme,
virtù che Dio le infonde, e se rubella
in vita fu, la vuole in morte ancella.

- Amico, hai vinto: io ti perdon... perdona
tu ancora, al corpo no, che nulla pave,
a l'alma sì: deh! per lei prega, e dona
battesmo a me ch'ogni mia colpa lave. -
In queste voci languide risuona
un non so che di flebile e soave
ch'al cor gli scende ed ogni sdegno ammorza,
e gli occhi a lagrimar invoglia e sforza.

Poco quindi lontan nel sen d'un monte
scaturia mormorando un picciol rio.
Egli v'accorse e l'elmo empiè nel fonte,
e tornò mesto al grande ufficio e pio.
Tremar sentì la man, mentre la fronte
non conosciuta ancor sciolse e scoprio.
La vide e la conobbe: e restò senza
e voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!

Non morì già, ché sue virtuti accolse
tutte in quel punto e in guardia al cor le mise,
e premendo il suo affanno a dar si volse
vita con l'acqua a chi col ferro uccise.
Mentre egli il suon de' sacri detti sciolse,
colei di gioia trasmutossi, e rise:
e in atto di morir lieta e vivace
dir parea: "S'apre il ciel: io vado in pace".
Gli ultimi 195 metri di una maratona sono la ragione che ti spinge a correre i precedenti 42.000.

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fib62
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#11 Messaggio da fib62 »

CanellaBruneri ha scritto:Jacopone da Lodi- il pianto della madonna (laude)


“Donna de Paradiso,
lo tuo figliolo è priso,
Iesù Cristo beato.

Accurre, donna, e vide
che la gente l’allide:
credo che lo s’occide,
tanto l’ho flagellato”.

“Com’essere porria,
che non fece follia,
Cristo, la spene mia,
om l’avesse pigliato?”

“Madonna, ell’è traduto:
Iuda sì l’ha venduto;
trenta denar n’ha avuto,
fato n’ha gran mercato”.

“Soccurri, Maddalena!
Ionta m’è adosso piena:
Cristo figlio se mena,
com’è annunzïato”.

“Soccurre, donna, adiuta,
ca ’l tuo figlio se sputa
e la gente lo muta;
hòlo dato a Pilato”.

“O Pilato, non fare
el figlio mio tormentare,
ch’io te pozzo mustrare
como a torto è accusato”.

“Crucifige, crucifige!
Omo che se fa rege,
secondo nostra lege
contradice al senato”.

“Prego che me ’ntennate,
nel mio dolor pensate:
forsa mo vo mutate
de che avete pensato”.

“Traàm for li ladruni,
che sia sui compagnuni:
de spine se coroni
ché rege s’è chiamato!”

“O figlio, figlio, figlio,
figlio, amoroso giglio!
Figlio, chi dà consiglio
Al cor mio angustïato?

Figlio occhi iocundi,
figlio, co’non respundi?
Figlio, perché t’ascundi
Al petto o’ si’ lattato?”

“Soccurri, piena de doglia,
ca ’l tuo figlio se spoglia:
la gente par che voglia
che sia martirizzato!”

“Se i tollete el vestire,
lassatelme vedere,
como el cruel ferire
tutto l’ha ensanguenato!”

“Donna, la man li è presa,
ennella croce è stesa;
con un bollon l’ho fesa
tanto lo ci ho ficcato.

L’altra mano se prende,
ennella croce se stende
e lo dolor s’accende,
ch’è più moltiplicato.

Donna li pè se prenno,
e chiavellanse al lenno:
onne iontur’ aprenno,
tutto l’ho sdenodato”.

“E io comenzo el corrotto:
figlio, lo mio deporto,
figlio, chi m’è t’ha morto
figlio mio dilicato?

Meglio averiano fatto
Che ’l cor m’avesser tratto
Che ne la croce è tratto
Stace descilïato!”

“Mamma, ove si’ venuta?
Mortal me dài feruta,
ca ’l tuo planger me stuta,
che ’l veio sì afferrato”.
“Figlio, che m’aio anvito,
Figlio, pate e marito!
Figlio, chi t’ha ferito?
Figlio, chi t’ha spogliato?”

“Mamma, perché te lagni?
Voglio che tu remagni,
che serve ei miei compagni,
ch’al mondo aio acquistato”.

“Figlio, questo non dire:
voglio teco morire;
non me voglio partire
fin che mo m’esce ’l fiato.

C’una amiam sepoltura,
figlio de mamma scura:
trovarse en afrantura
mate e figlio affocato!”

“Mamma col core afflitto,
entro le man te metto
de Ioanne, mio eletto:
sia tuo figlio appellato.

Ioanni, èsto è mia mate:
tollela en caritate
aggine pïetate,
ca ’l cor sì ha furato”

“Figlio, l’alma t’è ’scita,
figlio de la smarrita,
figlio de la sparita,
figlio attossecato!

Figlio bianco e vermiglio,
figlio senza simiglio,
figlio, a chi m’apiglio?
Figlio, pur m’hai lassato!

Figlio bianco e biondo,
figlio volto iocondo,
figlio, perché t’ha ’l mondo,
figlio, così sprezzato?

Figlio dolze e placente,
figlio de la dolente,
figlio, hatte la gente
malamente trattato!

Ioanni, figlio novello,
mort’è tuo fratello:
ora sento ’l coltello
che fo profitizzato.

Che moga figlio e mate
D’una morte afferrate:
trovarse abraccecate
mate e figlio impiccato”.


Perdonatemi, non desidero essere pedante anche se Vi leggo ma non intervengo praticamente mai,

Todi, non Lodi. Jacopone da Todi.

Cordialità
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#12 Messaggio da fib62 »

William Butler Yeats
GLI ERUDITI


Teste calve, obliòse dei loro peccati,
Vecchie, dotte, venerande teste calve,
Dànno alle stampe e annotano i versi
Che giovani, nei loro letti insonni,
Rimarono in angoscia d'amore
Per blandire l'orecchio stolto della bellezza.

Fino al giorno del giudizio tossiranno nell'inchiestro,
Il tappeto con le scarpe limeranno,
Venerati; non avranno amici strani,
Se mai fecero peccato non si sa:
Signore Iddio, che cosa mai direbbero
Il giorno che il loro Catullo passasse di là!

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#13 Messaggio da araxe »

Louis-Ferdinand Céline
Viaggio al termine della notte


L’egoismo degli esseri che si sono mescolati alla nostra vita, quando si pensa a loro, da vecchi, si dimostra innegabile, cioè come se fosse d'acciaio, di platino, e persino più durevole del tempo stesso.
Quando si è giovani, l'indifferenza più arida, le porcate più ciniche, si arriva a trovargli la scusa del capriccio passionale e chissà quale segno di un romanticismo inesperto. Ma più tardi, quando la vita vi ha mostrato per bene tutto quello che può esigere in cautela, crudeltà, malizia soltanto per essere mantenuta bene o male a 37°, ti rendi conto, sei informato, hai le carte in regola per capire tutte le stronzate che contiene un passato. Basta in tutto e per tutto contemplare scrupolosamente se stessi e quel che si è diventati in fatto di schifezza. Niente più mistero, niente più ingenuità, ti sei mangiato tutta la poesia visto che hai vissuto fino a quel momento.
E’ un cazzo fritto, la vita.

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#14 Messaggio da Drogato_ di_porno »

fib62 ha scritto:Todi, non Lodi. Jacopone da Todi.

Cordialità
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non Jacopone.

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#15 Messaggio da Despe1 »

La donna ga 'na cosa tanto bona (Giorgio Baffo)

La donna ga 'na cosa tanto bona,
Che tutti la vorrìa, tutti la brama;
Co tanti varj nomi la se chiama,
Ma 'l più bello de tutti xe la mona.

Oh! come ben sto nome in bocca sona,
A solo nominarla el cuor s'infiama,
Questo fa che la donna tanto s'ama,
E che dell'omo la se fa parona.

La ga rason se la la tien sì stretta,
E come una reliquia ben coverta,
Perchè la xe una cosa benedetta.

E quei che la vuol veder descoverta,
O che i voggia toccarghe la sfesetta,
Bisogna che i ghe fazza la so offerta.

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