( O.T. ) le vostre pagine preferite
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- coppia_co
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Re: ( O.T. ) le vostre pagine preferite
In un libro letto anni fa, di cui non ricordo titolo ed autore, trovai questo testamento morale ai figli che mi sono a suo tempo annotato e che qui riporto
Seguite tranquillamente la vostra strada nel mondo in mezzo al frastuono e all'ansia frenetica, senza dimenticare la pace racchiusa nel silenzio.
Mantenete buoni rapporti con tutti, fin quando è possibile farlo senza tradire voi stessi.
Esprimete in modo chiaro e pacato la vostra verità e prestate ascolto agli altri, per quanto poveri di spirito e ignoranti, perché anche loro hanno una storia alle spalle. Evitate le persone chiassose e aggressive che possono fuorviarvi.
Non vi confrontate con gli altri, altrimenti correte il rischio di montare di superbia o di amareggiarvi, perché ci sarà sempre qualcuno migliore o peggiore di voi.
Gioiate dei vostri successi, così come dei progetti che coltivate e interessatevi della vostra carriera, per quanto modesta sia, perché rappresenta un bene concreto nelle alterne vicende del tempo.
Non perdete di vista la prudenza in tutte le iniziative d'affari, perché il mondo è pieno di insidie, ma non lasciatevi accecare dalla diffidenza, perdendo di vista la virtù, che pure esiste; al mondo vi sono molti che si sforzano di raggiungere ideali elevati e l'eroismo si pratica ovunque.
Restate fedeli a voi stessi, soprattutto non simulate sentimenti d'affetto e non siate cinici in amore, perché nonostante l'aridità e il disincanto, è eterno come l'erba.
Accettate lo scorrere del tempo, arrendetevi con dignità al declino della gioventù.
Alimentate la vostra forza spirituale affinché vi protegga di fronte alle avversità improvvise, ma senza lasciarvi turbare dalle chimere, molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.
Pur seguendo una sana regola di vita siate indulgenti con voi stessi; siete figli dell'universo non meno degli alberi e delle stelle.
Avete il diritto di essere qui. E l'universo segue comunque il suo corso naturale, che via sia chiaro o no. Quindi cercate di essere in pace con Dio, qualunque significato abbia per voi e quali che siano le vostre pene e le vostre aspirazioni nella rumorosa confusione della vita.
Restate in pace con la vostra anima. Nonostante gli affanni, le delusioni e i sogni infranti, il mondo è pur sempre meraviglioso.
Siate prudenti, ma cercate di essere felici !
Ricordo che l'autore lo aveva trovato in una vecchia chiesa di Baltimora, di autore ignoto, risaliva al 1732 !!!
Seguite tranquillamente la vostra strada nel mondo in mezzo al frastuono e all'ansia frenetica, senza dimenticare la pace racchiusa nel silenzio.
Mantenete buoni rapporti con tutti, fin quando è possibile farlo senza tradire voi stessi.
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Non vi confrontate con gli altri, altrimenti correte il rischio di montare di superbia o di amareggiarvi, perché ci sarà sempre qualcuno migliore o peggiore di voi.
Gioiate dei vostri successi, così come dei progetti che coltivate e interessatevi della vostra carriera, per quanto modesta sia, perché rappresenta un bene concreto nelle alterne vicende del tempo.
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Restate fedeli a voi stessi, soprattutto non simulate sentimenti d'affetto e non siate cinici in amore, perché nonostante l'aridità e il disincanto, è eterno come l'erba.
Accettate lo scorrere del tempo, arrendetevi con dignità al declino della gioventù.
Alimentate la vostra forza spirituale affinché vi protegga di fronte alle avversità improvvise, ma senza lasciarvi turbare dalle chimere, molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.
Pur seguendo una sana regola di vita siate indulgenti con voi stessi; siete figli dell'universo non meno degli alberi e delle stelle.
Avete il diritto di essere qui. E l'universo segue comunque il suo corso naturale, che via sia chiaro o no. Quindi cercate di essere in pace con Dio, qualunque significato abbia per voi e quali che siano le vostre pene e le vostre aspirazioni nella rumorosa confusione della vita.
Restate in pace con la vostra anima. Nonostante gli affanni, le delusioni e i sogni infranti, il mondo è pur sempre meraviglioso.
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Ricordo che l'autore lo aveva trovato in una vecchia chiesa di Baltimora, di autore ignoto, risaliva al 1732 !!!
No matter her age, no matter her beauty ! Ogni donna ha il suo “profumo”, in tutte le sue splendide sfumature.
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Re: ( O.T. ) le vostre pagine preferite
Sì, il famoso manoscritto di Baltimora. Che in realtà pare essere stato scritto da un certo Max Ehrmann, intorno al 1920. Così almeno dice qui: http://ilparadisononpuoattendere.blogsp ... imora.html, e la cosa in effetti mi sembra più plausibile. In ogni caso - indubbiamente - è davvero bello.coppia_co ha scritto:In un libro letto anni fa, di cui non ricordo titolo ed autore, trovai questo testamento morale ai figli che mi sono a suo tempo annotato e che qui riporto
Seguite tranquillamente la vostra strada nel mondo in mezzo al frastuono e all'ansia frenetica, senza dimenticare la pace racchiusa nel silenzio.
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Esprimete in modo chiaro e pacato la vostra verità e prestate ascolto agli altri, per quanto poveri di spirito e ignoranti, perché anche loro hanno una storia alle spalle. Evitate le persone chiassose e aggressive che possono fuorviarvi.
Non vi confrontate con gli altri, altrimenti correte il rischio di montare di superbia o di amareggiarvi, perché ci sarà sempre qualcuno migliore o peggiore di voi.
Gioiate dei vostri successi, così come dei progetti che coltivate e interessatevi della vostra carriera, per quanto modesta sia, perché rappresenta un bene concreto nelle alterne vicende del tempo.
Non perdete di vista la prudenza in tutte le iniziative d'affari, perché il mondo è pieno di insidie, ma non lasciatevi accecare dalla diffidenza, perdendo di vista la virtù, che pure esiste; al mondo vi sono molti che si sforzano di raggiungere ideali elevati e l'eroismo si pratica ovunque.
Restate fedeli a voi stessi, soprattutto non simulate sentimenti d'affetto e non siate cinici in amore, perché nonostante l'aridità e il disincanto, è eterno come l'erba.
Accettate lo scorrere del tempo, arrendetevi con dignità al declino della gioventù.
Alimentate la vostra forza spirituale affinché vi protegga di fronte alle avversità improvvise, ma senza lasciarvi turbare dalle chimere, molte paure nascono dalla stanchezza e dalla solitudine.
Pur seguendo una sana regola di vita siate indulgenti con voi stessi; siete figli dell'universo non meno degli alberi e delle stelle.
Avete il diritto di essere qui. E l'universo segue comunque il suo corso naturale, che via sia chiaro o no. Quindi cercate di essere in pace con Dio, qualunque significato abbia per voi e quali che siano le vostre pene e le vostre aspirazioni nella rumorosa confusione della vita.
Restate in pace con la vostra anima. Nonostante gli affanni, le delusioni e i sogni infranti, il mondo è pur sempre meraviglioso.
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Ricordo che l'autore lo aveva trovato in una vecchia chiesa di Baltimora, di autore ignoto, risaliva al 1732 !!!
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La gioventù resiste a tutto, ai re e alle poesie e all'amore. A tutto, ma non al tempo
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(senza titolo)
In fondo al viale
che porta alle viti
c'è ancora la quercia
dove fanciullo mi recavo
per viver quei sogni
che non ho più.
[Di mio nonno paterno]
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Re: ( O.T. ) le vostre pagine preferite
via del vanzo?
Esplosioni verdi... gente che entra ed esce volando... aahh, non puo' essere vero...
"Mena il tuo colpo migliore amico, non mi fai paura!"
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Re: ( O.T. ) le vostre pagine preferite
Una poesia che è un po’ la mia personale “linea del Piave”, quella oltre la quale non si può arretrare, quella da cui si riparte nei momenti più difficili
Blasone sdorato dei miei sogni (Paul Éluard)
In questo sogno – eppure io ero quasi desto –
Mi credevo alla soglia della grande valanga
Testa d’aria capovolta sotto il peso terrestre
La mia orma già dissolta soffocavo
Estremo alito primo definitivo abisso
Spesso respiro a fatica mi isolo anche
Moralmente specie se sono solo
In questo sogno il tempo vitale era ridotto
Alla sua pura essenza nascita e morte
La mia carne i miei nervi le mie vertebre
Tremavano balbutivano d’ignoranza
Ed io perdevo la mia apparenza
Per salvarmi io giunsi a sognare animali
Cani folli ed erranti immensi strigi
Insetti di secco legno e grappoli vischiosi
Mobili masse
Più confuse che rupi
Più complicate che la torrida selva
In cui scivola il sole come infida nevrite
Celle d’animali gallerie e labirinti
In oblio sulla terra e sotterra
Animali in seno all’acqua che li nutre
A pelo dell’aria che li contiene
Animali decantati
Fatti di tutto e di nulla
Come gli astri immaginati
Senza pareti contigue senza rapporti certi
Vertigine nella bruma io rimanevo incolto
Raffiguravo come un mendico
La natura e gli elementi
E la mia carne grama e il sangue ricco
E le mie penne vive vizze
Le mie scaglie la mia pelle scuoiata
La voce mia muta il cuore sordo
Il mio vello i saldi miei artigli
La mia corsa e il mio approccio
La mia cova e il mio sventrarmi
La mia muda e la mia morte senza frattura
L’assurdo mio corpo prigioniero
Delle spinte della vita alla rinfusa
La mia funzione d’essere
Interminabilmente riprodotto
M’inclinavo sensibilmente
Verso il fondo più cieco d’incoscienza.
Per salvarmi io giunsi a credermi animale
Vogano volano si rintanano i fremiti miei di bimbo
I miei occhi mai schiusi e il mio vagire
Non rifiuto l’inverno vivo ancora
Nel pertugio dell’autunno ma trapasso
Nei primi freddi come una foglia
Oppure muoio senza solennità come nasco
In un gorgoglio son la bolla schiusa
Esplosa al sole tesso ignaro
La tela la pelliccia o il balzo interrotto
Che mi fanno durare ancora un attimo
Nessuno ha mai pianto né riso
Non m’impanio né soffoco
Non brucio né affogo
Numero indefinito sono
In cuore ad una pagina di cifre
Son figlio delle mie origini
Ne ho le grinze e i botri
Il sangue lieve la linfa spessa
Le aeree sommità le oscure cavità
La rugiada e la ruggine
Mi bilancio e mi rovescio
Come gli strati di terreno
Mi sdraio e mi trascino
Brucio e gelo per sempre
Ma rimango insensibile
Perché i miei sensi inghiottono
La caduta e l’ascesa
Il fiore e la sua radice
Il bruco e il suo bozzolo
Diamante e miniera
L’occhio e il suo orizzonte
Non sono greve né lieve
Non solitario né popolato
Nessuno in me può disgiungere
I capelli dalle braccia
La gola dal suo silenzio
O la mia luce dalla mia notte
Sono ovunque la folla
Di abissi e altitudini
La smorfia in cavità di rilievo
Il raggrinzarsi della distanza
La chiarezza segreta o provocante
La maschera posata sulla madreperla
La zolla perforata dalla talpa
L’onda dilatata dallo squalo
La brezza canora di uccelli
Per nulla perché ancora tutto duri
In un focolare lucente sopito
E che un fuscello rattizza
Gli animali sono la cerniera
Delle pinne del moto
Non conoscono naufragi gli animali
Né macerie perpetuano
La lunga alleanza della melma
Con l’azzurro con la pietra
Con il flutto con la fiamma
Resistente e dolce come bocca
Riposarmi non so
Mi accodo al gioco senza scampo
Al rumore che non ha colore di musica
La posta non è regnare
Né parlando turbare l’ordine insano
Né elevare il pendio del mio cranio
Sopra il cespuglio del giorno
Né tollerare che il mio petto
Turbi con la sua prua
Il fondiglio dell’immobilità
Animale nulla ho che mi conduca altrove
Non dispongo del tempo resta intatto
La mia polvere ignora le strade
La folgore ravviva il mio scheletro
E m’inchioda
Per una primavera io sono il frullo d’ala
Sull’aria liscia scivolo e svario
Mi spezza il rosso ferro
Di aurora e di crepuscolo
La terra assorbe il mio riflesso
Non sono più in preda al dubbio
Non contemplo più nulla sogguato
La proliferazione dell’ombra
Dove io posso esistere e annullarmi
Me ne coglie l’istintiva brama
Il muro in cui cozzo mi prostra
E cado e mi rialzo
Nel solito abisso essenziale
Nella solita assenza d’immagini.
Di su di giù la verità elementare
La verità senza contrario
Al mondo non è errore
Il dì banale la notte comune
E legami che avvincono per sempre
La viat con un perno
Né buona né cattiva
Vita che assorbe la morte
Senz’ombra di prestigio
Non v’ha aureola per il leone
Né aurea unghia per l’aquila
Le iene non provano vergogna
Nuotando i pesci s’ignorano
Non v’ha uccello che voli
La lepre corre per porre un punto
Nel perso sguardo della civetta
Il ragno non tesse che una tela
Provvida o inutile un solaio una rovina
Sento di andare molto in basso
Molto alto vicino lontano sfumato
E nitido immenso e più esiguo
Del cielo addensato per me
Imito il più meccanico dei gesti
Di un luogo convenuto la terra
Luna e sole senza mistero
Non più che la spalla alle ascelle
Non più che il vento alle mie ali
Blasone sdorato dei miei sogni
E’ questo il mio epicedio?
Coricandomi come cenere sotto la fiamma
Ho forse abdicato e nulla posso ormai designare
Indicandomi a dito io sì fiero di esistere?
No io dormo e malgrado il potere della notte
Come un fanciullo imparo che mi ridesterò
Le mie lenzuola sono il sudario funereo dei sogni
Io vivo e passo dal baratro alla bionda luce
E respiro come un innamorato in deliquio
Come un fiume che sotto una rondine si leviga
So di non esser solo cresce la mia febbre
Mi slancio e salgo confermo la mia meta
E finalmente uscito dal mio sonno io vivo.
Blasone sdorato dei miei sogni (Paul Éluard)
In questo sogno – eppure io ero quasi desto –
Mi credevo alla soglia della grande valanga
Testa d’aria capovolta sotto il peso terrestre
La mia orma già dissolta soffocavo
Estremo alito primo definitivo abisso
Spesso respiro a fatica mi isolo anche
Moralmente specie se sono solo
In questo sogno il tempo vitale era ridotto
Alla sua pura essenza nascita e morte
La mia carne i miei nervi le mie vertebre
Tremavano balbutivano d’ignoranza
Ed io perdevo la mia apparenza
Per salvarmi io giunsi a sognare animali
Cani folli ed erranti immensi strigi
Insetti di secco legno e grappoli vischiosi
Mobili masse
Più confuse che rupi
Più complicate che la torrida selva
In cui scivola il sole come infida nevrite
Celle d’animali gallerie e labirinti
In oblio sulla terra e sotterra
Animali in seno all’acqua che li nutre
A pelo dell’aria che li contiene
Animali decantati
Fatti di tutto e di nulla
Come gli astri immaginati
Senza pareti contigue senza rapporti certi
Vertigine nella bruma io rimanevo incolto
Raffiguravo come un mendico
La natura e gli elementi
E la mia carne grama e il sangue ricco
E le mie penne vive vizze
Le mie scaglie la mia pelle scuoiata
La voce mia muta il cuore sordo
Il mio vello i saldi miei artigli
La mia corsa e il mio approccio
La mia cova e il mio sventrarmi
La mia muda e la mia morte senza frattura
L’assurdo mio corpo prigioniero
Delle spinte della vita alla rinfusa
La mia funzione d’essere
Interminabilmente riprodotto
M’inclinavo sensibilmente
Verso il fondo più cieco d’incoscienza.
Per salvarmi io giunsi a credermi animale
Vogano volano si rintanano i fremiti miei di bimbo
I miei occhi mai schiusi e il mio vagire
Non rifiuto l’inverno vivo ancora
Nel pertugio dell’autunno ma trapasso
Nei primi freddi come una foglia
Oppure muoio senza solennità come nasco
In un gorgoglio son la bolla schiusa
Esplosa al sole tesso ignaro
La tela la pelliccia o il balzo interrotto
Che mi fanno durare ancora un attimo
Nessuno ha mai pianto né riso
Non m’impanio né soffoco
Non brucio né affogo
Numero indefinito sono
In cuore ad una pagina di cifre
Son figlio delle mie origini
Ne ho le grinze e i botri
Il sangue lieve la linfa spessa
Le aeree sommità le oscure cavità
La rugiada e la ruggine
Mi bilancio e mi rovescio
Come gli strati di terreno
Mi sdraio e mi trascino
Brucio e gelo per sempre
Ma rimango insensibile
Perché i miei sensi inghiottono
La caduta e l’ascesa
Il fiore e la sua radice
Il bruco e il suo bozzolo
Diamante e miniera
L’occhio e il suo orizzonte
Non sono greve né lieve
Non solitario né popolato
Nessuno in me può disgiungere
I capelli dalle braccia
La gola dal suo silenzio
O la mia luce dalla mia notte
Sono ovunque la folla
Di abissi e altitudini
La smorfia in cavità di rilievo
Il raggrinzarsi della distanza
La chiarezza segreta o provocante
La maschera posata sulla madreperla
La zolla perforata dalla talpa
L’onda dilatata dallo squalo
La brezza canora di uccelli
Per nulla perché ancora tutto duri
In un focolare lucente sopito
E che un fuscello rattizza
Gli animali sono la cerniera
Delle pinne del moto
Non conoscono naufragi gli animali
Né macerie perpetuano
La lunga alleanza della melma
Con l’azzurro con la pietra
Con il flutto con la fiamma
Resistente e dolce come bocca
Riposarmi non so
Mi accodo al gioco senza scampo
Al rumore che non ha colore di musica
La posta non è regnare
Né parlando turbare l’ordine insano
Né elevare il pendio del mio cranio
Sopra il cespuglio del giorno
Né tollerare che il mio petto
Turbi con la sua prua
Il fondiglio dell’immobilità
Animale nulla ho che mi conduca altrove
Non dispongo del tempo resta intatto
La mia polvere ignora le strade
La folgore ravviva il mio scheletro
E m’inchioda
Per una primavera io sono il frullo d’ala
Sull’aria liscia scivolo e svario
Mi spezza il rosso ferro
Di aurora e di crepuscolo
La terra assorbe il mio riflesso
Non sono più in preda al dubbio
Non contemplo più nulla sogguato
La proliferazione dell’ombra
Dove io posso esistere e annullarmi
Me ne coglie l’istintiva brama
Il muro in cui cozzo mi prostra
E cado e mi rialzo
Nel solito abisso essenziale
Nella solita assenza d’immagini.
Di su di giù la verità elementare
La verità senza contrario
Al mondo non è errore
Il dì banale la notte comune
E legami che avvincono per sempre
La viat con un perno
Né buona né cattiva
Vita che assorbe la morte
Senz’ombra di prestigio
Non v’ha aureola per il leone
Né aurea unghia per l’aquila
Le iene non provano vergogna
Nuotando i pesci s’ignorano
Non v’ha uccello che voli
La lepre corre per porre un punto
Nel perso sguardo della civetta
Il ragno non tesse che una tela
Provvida o inutile un solaio una rovina
Sento di andare molto in basso
Molto alto vicino lontano sfumato
E nitido immenso e più esiguo
Del cielo addensato per me
Imito il più meccanico dei gesti
Di un luogo convenuto la terra
Luna e sole senza mistero
Non più che la spalla alle ascelle
Non più che il vento alle mie ali
Blasone sdorato dei miei sogni
E’ questo il mio epicedio?
Coricandomi come cenere sotto la fiamma
Ho forse abdicato e nulla posso ormai designare
Indicandomi a dito io sì fiero di esistere?
No io dormo e malgrado il potere della notte
Come un fanciullo imparo che mi ridesterò
Le mie lenzuola sono il sudario funereo dei sogni
Io vivo e passo dal baratro alla bionda luce
E respiro come un innamorato in deliquio
Come un fiume che sotto una rondine si leviga
So di non esser solo cresce la mia febbre
Mi slancio e salgo confermo la mia meta
E finalmente uscito dal mio sonno io vivo.
Pensiero Dominante, forumista temporaneamente de-gnokkizzato
La gioventù resiste a tutto, ai re e alle poesie e all'amore. A tutto, ma non al tempo
La gioventù resiste a tutto, ai re e alle poesie e all'amore. A tutto, ma non al tempo
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- Che fa El Rey aquest'ora, anima in pena dei nostri morti andalusi?, ripeté la moglie. Ora era sveglia del tutto e aveva gli occhi spalancati. Con i capelli grigi sparsi sul petto,come se li sistemava per dormire, tirando le forcine dal ciuffo, e quellapalandrana rosa con cui si coricava, sembrava uno spettro lei stessa. - Vado apisciare, - rispose laconicamente il Manolo. - Ti fa bene, - disse la moglie. IlManolo si accomodò il sesso nelle mutande, che sentiva duro e gonfio e che gli premeva sui testicoli fino a fargli male. Io sarei ancora capace di finfar, disse,tutte le mattine mi sveglio così, con il mangalo duro come una corda, sareiancora capace di finfar. - È la vescica, - rispose la moglie, - sei vecchio, Rey, ticredi giovane ma sei vecchio, vecchio più di me. - Sarei ancora capace difinfar,- replicò il Manolo, - ma te non ti posso finfar, hai la natura piena di ragnatele.- E allora vai a pisciare, - concluse la moglie. Il Manolo si grattò la testa. Daqualche giorno aveva un'eruzione cutanea formata da piccole bolle rosa chedalla nuca gli era salita fino alla pelata e che gli procurava un pruritoinsopportabile. - Porto il Manolito?, - sussurrò alla moglie. - Lascia dormire quelpovero bambino, - rispose la moglie. - Al Manolito gli piace pisciare col nonno,- si giustificò il Manolo.
...
Dipende da quello che mi dirai, - disse, - sequello che mi racconti vale la pena. Manolo ripeté seccamente: - Quanti baguines?, - e strusciò di nuovo il pollice e l'indice. Prendere o lasciare, riflettéFirmino, non c'era altro da fare. - Diecimila scudi, - disse, - non uno di più non uno di meno. Manolo fece un impercettibile cenno di consenso con la testa. -Un chavelho, - mormorò. E portò il pollice alla bocca buttando la testa all'indietro. Firmino questa volta capì al volo, si alzò, entrò nello spaccio etornò con un litro di vino rosso. Durante il tragitto mise una mano in tasca espense il registratore. Non avrebbe saputo dire perché lo fece. Forse perché ilManolo gli piaceva, così a prima vista. Gli piaceva quell'espressione dura e insieme sperduta, a suo modo disperata, e la voce di quel vecchio gitano non meritava di essere rubata da un aggeggio elettronico giapponese.
...
Dipende da quello che mi dirai, - disse, - sequello che mi racconti vale la pena. Manolo ripeté seccamente: - Quanti baguines?, - e strusciò di nuovo il pollice e l'indice. Prendere o lasciare, riflettéFirmino, non c'era altro da fare. - Diecimila scudi, - disse, - non uno di più non uno di meno. Manolo fece un impercettibile cenno di consenso con la testa. -Un chavelho, - mormorò. E portò il pollice alla bocca buttando la testa all'indietro. Firmino questa volta capì al volo, si alzò, entrò nello spaccio etornò con un litro di vino rosso. Durante il tragitto mise una mano in tasca espense il registratore. Non avrebbe saputo dire perché lo fece. Forse perché ilManolo gli piaceva, così a prima vista. Gli piaceva quell'espressione dura e insieme sperduta, a suo modo disperata, e la voce di quel vecchio gitano non meritava di essere rubata da un aggeggio elettronico giapponese.
c è sempre tanta musica nell' aria -- a cup of tea would restore my normality-- “Non vi è alcuna strada che porta alla pace: la pace è la via” nulla contro l'utente Tenz
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Without feathers - Woody Allen 1975
Lo guardai fisso. “Mi manda Sherry” dissi.
“Oh, in questo caso, vada nel retro”. Schiacciò un bottone. Alcuni scaffali si aprirono ed entrai come un agnello sacrificale nel palazzo di Flossie.
Tappezzeria rossa imbottita e un arredamento vittoriano. Atmosfera.
Pallide ragazze nervose con gli occhiali con montatura nera e capelli alla Gertrude Stein oziavano sui divani, sfogliando provocatoriamente i Penguin Classics.
Una bionda mi sorrise strizzando l’occhio, accennò alle stanze di sopra e disse, “Beckett eh?”.
Ma non erano solo esperienze intellettuali, stavano smerciando anche quelle emotive.
Appresi che per cinquanta dollari, potevi “interagire senza contatto prossemico”.
Per cento dollari, una ragazza ti avrebbe prestato i suoi dischi di Boulez e dopo cena, si sarebbe fatta guardare mentre le veniva un attacco d’ansia.
Per centocinquanta, potevi ascoltare il Terzo programma con due gemelle.
Per trecento ti davano il massimo: una femminista magra, con le occhiaie, avrebbe fatto finta di abbordarti al Museo d’Arte Moderna, ti avrebbe lasciato leggere la sua tesi su Laing, ti avrebbe coinvolto in un litigio chiassoso in un baretto e poi avrebbe finto di suicidarsi nel modo che preferivi.
Una serata perfetta, per certi tipi. Un bel racket. Una grande città New York.
Lo guardai fisso. “Mi manda Sherry” dissi.
“Oh, in questo caso, vada nel retro”. Schiacciò un bottone. Alcuni scaffali si aprirono ed entrai come un agnello sacrificale nel palazzo di Flossie.
Tappezzeria rossa imbottita e un arredamento vittoriano. Atmosfera.
Pallide ragazze nervose con gli occhiali con montatura nera e capelli alla Gertrude Stein oziavano sui divani, sfogliando provocatoriamente i Penguin Classics.
Una bionda mi sorrise strizzando l’occhio, accennò alle stanze di sopra e disse, “Beckett eh?”.
Ma non erano solo esperienze intellettuali, stavano smerciando anche quelle emotive.
Appresi che per cinquanta dollari, potevi “interagire senza contatto prossemico”.
Per cento dollari, una ragazza ti avrebbe prestato i suoi dischi di Boulez e dopo cena, si sarebbe fatta guardare mentre le veniva un attacco d’ansia.
Per centocinquanta, potevi ascoltare il Terzo programma con due gemelle.
Per trecento ti davano il massimo: una femminista magra, con le occhiaie, avrebbe fatto finta di abbordarti al Museo d’Arte Moderna, ti avrebbe lasciato leggere la sua tesi su Laing, ti avrebbe coinvolto in un litigio chiassoso in un baretto e poi avrebbe finto di suicidarsi nel modo che preferivi.
Una serata perfetta, per certi tipi. Un bel racket. Una grande città New York.
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"Lo zio David si considerava a casa, nel suo tempo: era un europeo in tutto e per tutto, multiculturale, multilingue, disinvolto, talentuoso, illuminato, un uomo decisamente moderno. Disprezzava i pregiudizi e gli odi etnici oscurantisti, così per nessuna ragione al mondo l'avrebbe data vinta a quei razzisti dagli orizzonti ristretti, ai sobillatori, sciovinisti, ai demagoghi e agli antisemiti intrisi di una fede vana, la cui voce tuonava "morte ai giudei!" e abbaiava contro di lui dai muri, "giudeo - vattene in Palestina!".
In Palestina? Certo che no: uno come lui non avrebbe mai preso la giovane moglie e il figlio neonato per disertare dal fronte e fuggire al riparo dalla violenza di quest'accozzaglia oscura, per rintanarsi in un'arida provincia del Levante, là dove alcuni ebrei erano impegnati a preparare una nazione segregazionista e armata, per ironia della sorte imparando dai peggiori fra i loro nemici.
No: zio David sarebbe rimasto qui, a Vilna, di guardia, sulle frontiere più avanzate dei Lumi di quell'Europa razionale e lungimirante, tollerante e liberale, ora alle prese con orde di barbari che minacciavano di travolgerla. Qui sarebbe rimasto, perché non avrebbe potuto altrimenti.
Rimase. Fino alla fine".
Amos Oz, Una storia d'amore e di tenebra
In Palestina? Certo che no: uno come lui non avrebbe mai preso la giovane moglie e il figlio neonato per disertare dal fronte e fuggire al riparo dalla violenza di quest'accozzaglia oscura, per rintanarsi in un'arida provincia del Levante, là dove alcuni ebrei erano impegnati a preparare una nazione segregazionista e armata, per ironia della sorte imparando dai peggiori fra i loro nemici.
No: zio David sarebbe rimasto qui, a Vilna, di guardia, sulle frontiere più avanzate dei Lumi di quell'Europa razionale e lungimirante, tollerante e liberale, ora alle prese con orde di barbari che minacciavano di travolgerla. Qui sarebbe rimasto, perché non avrebbe potuto altrimenti.
Rimase. Fino alla fine".
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Hello cowgirl in the sand. Is this place at your command? Can I stay here for a while? Can I see your sweet sweet smile?
"La Miss sembra un attimo fuggente" (Drugo, 11-06-2013).
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Re: ( O.T. ) le vostre pagine preferite
"Aveva mormorato che tutte le femmine per lui erano pazzièlle con un poco di buchi per giocarci. Tutte. Tutte tranne una. Lina era l'unica donna al mondo che amava - amava, sì, come nei film - e rispettava. Mi ha detto - singhiozzò Gigliola - che lei sì che avrebbe saputo arredare questa casa. M'ha detto che darle i soldi da spendere, quello sì che sarebbe stato un piacere. M'ha detto che insieme a lei sarebbe potuto diventare veramente uno importante, a Napoli. M'ha detto: ti ricordi che cosa è stata capace di combinare con quella foto vestita da sposa, ti ricordi come ha aggiustato il negozio? E tu, e Pinuccia, e tutte le altre, che cazzo siete, che cazzo sapete fare? Le aveva detto quelle cose e non solo. Le aveva detto che pensava a Lila la notte e il giorno, ma non con la voglia normale, il desiderio di lei non assomigliava a quello che lui conosceva. In realtà non la voleva. Cioè, non la voleva come in genere lui voleva le femmine, per sentirsele sotto, per girarle, rigirarle, aprirle, scassarle, mettersele sotto i piedi e scamazzarle. Non la voleva pre prendersela e dimenticarsela. La voleva nella delicatezza della testa piena di idee. La voleva nell'inventiva. E la voleva senza guastarla, per farla durare. La voleva non per fottersela, quella parola applicata a Lila lo disturbava. La voleva per baciarla e accarezzarla. La voleva per essere accarezzato, aiutato, guidato, comandato. La voleva per vedere come cambiava col passare del tempo, come invecchiava. La voleva per ragionarci e per essere aiutato a ragionare. Capisci? Ha parlato di lei come a me, a me che ci stiamo per sposare, non ha mai parlato. Te lo giuro, è così. Mormorava: mio fratello Marcello, e quel coglione di Stefano, ed Enzo con la sua faccia di culo, cosa hanno capito di Lina? Si sono accorti di quello che hanno perso, di quello che possono perdere? No, non hanno l'intelligenza. Lo so soltanto io cos'è lei. L'ho riconosciuta. E ci soffro pensando a come si sta sprecando.
Ha sragionato così, per sfogarsi. E io sono stata a sentirlo, senza dire niente, finché non s'è addormentato".
Elena Ferrante, Storia di chi fugge e di chi resta
Ha sragionato così, per sfogarsi. E io sono stata a sentirlo, senza dire niente, finché non s'è addormentato".
Elena Ferrante, Storia di chi fugge e di chi resta
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"La Miss sembra un attimo fuggente" (Drugo, 11-06-2013).
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Re: ( O.T. ) le vostre pagine preferite
"Signore, non posso assolutamente dirvi se è piovuto. Vivo così risolutamente fuori delle contingenze fisiche che i miei sensi non si prendono la pena di notificarmele"
Fra tutte le cose che l’amore esige per nascere, quella a cui tiene di più, e che gli fa trascurare tutto il resto, è la nostra convinzione che una persona partecipi a una vita sconosciuta in cui il suo amore ci farà penetrare. Anche le donne che pretendono di giudicare un uomo soltanto dal suo fisico, vedono in quel fisico l’emanazione di una vita speciale. È per questo che si innamorano dei militari, dei pompieri; l’uniforme le rende meno difficili quanto al viso; sotto la corazza credono di baciare un cuore diverso, avventuroso e dolce; e un giovane sovrano, un principe ereditario, per fare le più lusinghiere conquiste, nei paesi stranieri che visita, non ha bisogno del profilo regolare che sarebbe forse indispensabile a un agente di cambio
Fra tutte le cose che l’amore esige per nascere, quella a cui tiene di più, e che gli fa trascurare tutto il resto, è la nostra convinzione che una persona partecipi a una vita sconosciuta in cui il suo amore ci farà penetrare. Anche le donne che pretendono di giudicare un uomo soltanto dal suo fisico, vedono in quel fisico l’emanazione di una vita speciale. È per questo che si innamorano dei militari, dei pompieri; l’uniforme le rende meno difficili quanto al viso; sotto la corazza credono di baciare un cuore diverso, avventuroso e dolce; e un giovane sovrano, un principe ereditario, per fare le più lusinghiere conquiste, nei paesi stranieri che visita, non ha bisogno del profilo regolare che sarebbe forse indispensabile a un agente di cambio
c è sempre tanta musica nell' aria -- a cup of tea would restore my normality-- “Non vi è alcuna strada che porta alla pace: la pace è la via” nulla contro l'utente Tenz
- CianBellano
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Che chirurgo delle sensazioni quell'uomo...
Luttazzi sembra una di quelle cose che scappa quando sollevi una pietra. (Renato Schifani)
se hai tipo 40 anni e stappi lo spumante tutto convinto, senza tradire nemmeno una punta di ironia, ti trovo ridicolo. (Fuente)
Scrivi fistola anale (dboon)
Trez (Trez)
se hai tipo 40 anni e stappi lo spumante tutto convinto, senza tradire nemmeno una punta di ironia, ti trovo ridicolo. (Fuente)
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