[OT] Chi difende i difensori?

Scatta il fluido erotico...

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NebbiosoSolare
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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#211 Messaggio da NebbiosoSolare »






wooohh!!!!
Come disse la moglie di Matusalemme a Matusalemme dopo una suntuosa scopata: "puoi ripetere prego?" [cit.]

Stickman
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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#212 Messaggio da Stickman »

Ieri dopo la lettura della sentenza di primo grado del processo Scaroni s'è capito chi difende i difensori, anche troppo.

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nik978
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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#213 Messaggio da nik978 »

Più che altro, sarà che io sono abituato a vivere dove ci sono miliardi di telecamere, ma in una stazione non è stato possible risalire ad un documento video "indipendente" che potesse chiarire la cosa????
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.

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Lonewolf
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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#214 Messaggio da Lonewolf »

Capisco che non faccia notizia e clamore come i pistoleri in divisa, ma oggi 4 carabinieri sono finiti in ospedale per le coltellate di un tuonato in centro a Roma e uno è in codice rosso...

http://www.ansa.it/lazio/notizie/2014/0 ... 42d09.html
"La regola d'oro : cazzo in tiro non c'ha coscienza."
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" Ti ho appena fatto un pompino, non è che puoi fare tanto il sostenuto." (cit.)
"What did you touch? You made me make a mess all over..." (cit.)

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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#215 Messaggio da Lonewolf »

Chissà se qualcuno scenderà in piazza per l'appuntato Luca di Pietra 39 anni, moglie e due figli, Giada 10 anni e Elia 6 anni.
L'incidente mortale è avvenuto durante l'inseguimento di un'auto che non si era fermata all'alt.
Magari avesse sparato e ucciso il fuggiasco sicuramente si sarebbe scatenata la rivoluzione civile, si scrivono editoriali, interviste, talk show. Quando muoiono i criminali è cronaca, quando muore un servitore dello Stato è il NULLA. (cit.)

Immagine
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}}Tristan
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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#216 Messaggio da }}Tristan »


VIDEO CHOC: DUE AGENTI DI POLIZIA DI LOS ANGELES FERMANO L’AUTO DI UN 32ENNE CONSIDERATO IL CAPO DI UNA GANG LATINA – L’UOMO SCENDE DALLA MACCHINA E SPARA A UN POLIZIOTTO PRIMA DI ESSERE COLPITO A MORTE DA UNA SCARICA DI PROIETTILI
[Scopri]Spoiler
Da "www.adnkronos.com"

Drammatico video rilasciato dalla polizia di Los Angeles che riprende le fasi di un controllo di polizia terminato in una sparatoria.
I due agenti, una donna e un uomo, fermano l’auto di Richard Mendoza, 32 anni, considerato il capo di una gang latina.
L’uomo esce dalla vettura e spara sui due poliziotti, prima che uno di questi lo colpisca a morte.
"Date un briciolo di potere a un idiota e avrete creato un tiranno" - Sir Winston Churchill

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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#217 Messaggio da Drogato_ di_porno »

"Kindly separated by nature and a wide ocean from the exterminating havoc of one quarter of the globe" (Thomas Jefferson)
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balkan wolf
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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#218 Messaggio da balkan wolf »

Mmm il culto delle forze dell’ordine però é sfigato forte dai ammettiamolo... si sente proprio nei toni nelle parole... come se fossero speciali e investiti di una sacra autorità

É roba da 30enni col profilo fb da 60enni... piccolo borghesi fino al midollo cazzo

Lo sbirro che pesta il manifestante però é buono tipo il supereroe duro ( alla wolverine )... lo trovo un infantilismo sociale pazzesco

Questione black block ( che ormai non esiste più) esegue una precisa dottrina politica denominata TAZ ( zone temporaneamente autonome ) in sintesi essendo l’anarchia irrealizzabile la si realizza a spezzoni tramite l’insurrezione


Come noto adoro gli sbirri brasiliani che sono i soldati della borghesia in guerra col proletariato criminale

Voi direte ma ti contraddici

Nientaffatto! Gli itaglioti si crogiolano nel mito fascista del manganello buono... i carioca si esaltano col nemico morto senza ipocrisie

Sono due mentalità diverse una é fredda e amorale ( in guerra si elimina il nemico presto e bene ) l’altra é paternale e moralista ( cattivo che spacchi la vetrina ti picchio così impari )
“Quando il treno dei tuoi pensieri sferraglia verso il passato e le urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è sempre la follia. La follia è l’uscita d’emergenza!”
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Blif
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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#219 Messaggio da Blif »

balkan wolf ha scritto: Sono due mentalità diverse una é fredda e amorale ( in guerra si elimina il nemico presto e bene ) l’altra é paternale e moralista ( cattivo che spacchi la vetrina ti picchio così impari )
Siamo pur sempre la patria del Beccaria. :DDD
Ille ego, Blif, ductus Minervæ sorte sacerdos (ბლუფ)

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balkan wolf
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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#220 Messaggio da balkan wolf »

Beccaria beccaria il più pirla che ci sia?
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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#221 Messaggio da gi.kappa. »

Balcanico tendenzialmente sono un fan del Caos ma quella del video è una situazione ridicola su tutti e due i fronti.

Da un lato abbiamo l'esempio del ribelle italiano (ultras, antifa o altro che sia non importa, la pasta è quella): contro il sistema e contro l'ordinamento ma con lo smartphonino pronto a costituirsi la prova per il processo per il caso in cui la situazione degeneri e le prenda di santa ragione o peggio. Oltre che per andare a piangere sulle varie pagine fb parlando di fascismo, stato militare, ecc.


Dall'altro lato...cazzarola sei l'erede di Salvo D'Acquisto, per te non può esistere il commodus discessus. Mentre ovviamente arretri verso i tuoi, inizia a giocare al tiro al piccione, magari iniziando da quello con il telefono in mano, e vediamo quanti sono i valorosi che continuano a seguirti.

Che paese di merda...
Sogna una carne sinteticanuovi attributi eunmicrochipemozionale
Sogna di un bisturi amico che faccia dileiqualcosafuoridalnormale

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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#222 Messaggio da balkan wolf »

Nella descrizione del manifestante fighetta hai dimenticato il rolex... hanno sempre il Rolex é cosa nota sono proprio sponsorizzati dagli svizzeri ( fanno i product placement )

Il paragone col carabiniere traditore é un po’ offensivo ma incasso

Molto it col forum

Tra non molto torno in brazil é ho un obbiettivo preciso... portarmi a letto una della policia militar ( normale le forze speciali non prendono le donne ).. non ho mai fatto sesso con una che ha ucciso qualcuno

Mi ci vedo a cena... cara quanti ne hai ammazati? Come? Nessuno? Accidenti si é fatto tardi devo andare!
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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#223 Messaggio da Gargarozzo »

è vero, gli sbirri, i gendarmi, i piedipiatti, i pubblici ufficiali e tutte le varie sottocategorie sono molto sottostimati, è una grave ingiustizia

rendiamo quindi loro tributo con una scena cinematografica

Amicus Plato,
sed magis amica veritas.

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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#224 Messaggio da balkan wolf »

Lo avevo già scritto che sbirro in portoghese si dice tedesco ( alemao )?

Comunque come sempre si passa da 1 a 10 senza vedere gli altri numeri... o sono infami o sono santi ovviamente la maggioranza son poveri diavoli come noi
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Re: [OT] Chi difende i difensori?

#225 Messaggio da Gargarozzo »

scusate, metto un video con una qualità migliore:


balkan wolf ha scritto:Lo avevo già scritto che sbirro in portoghese si dice tedesco ( alemao )?
come il giocatore del Napoli, che infatti aveva proprio la faccia da sbirro

Immagine
Comunque come sempre si passa da 1 a 10 senza vedere gli altri numeri... o sono infami o sono santi ovviamente la maggioranza son poveri diavoli come noi
beh ovviamente

lo sbirro e l'uomo si vedono veramente quando sono senza divisa.

Qua comunque ecco un altro contributo (credo piuttosto conosciuto) su un periodo non facile della fantastica storia d'Italia

http://espresso.repubblica.it/attualita ... ti-1.42054
Sì, sono anche io responsabile di quelle torture. Ho usato le maniere forti con i detenuti, ho usato violenza a persone affidate alla mia custodia. E, inoltre, non ho fatto quello che sarebbe stato giusto fare. Arrestare i miei colleghi che le compivano. Dovevamo arrestarci l'un con l'altro, questo dovevamo fare".
Salvatore Genova è l'uomo il cui nome è da trent'anni legato a una grigia vicenda della nostra storia recente. Quella delle torture subite da molti terroristi tra la fine degli anni Settanta e i primi anni Ottanta.

Una vicenda grigia perché malgrado il convergere di testimonianze concordanti, le denunce di poliziotti coraggiosi e le inchieste giudiziarie la verità non è mai stata accertata. Nessuna condanna definitiva, nessuna responsabilità gerarchico-amministrativa, nessuna responsabilità politica. Solo lui, il commissario di polizia Salvatore Genova, e quattro altri poliziotti arrestati con l'accusa di aver seviziato Cesare Di Lenardo, uno dei cinque carcerieri del generale americano James Lee Dozier, sequestrato dalle Brigate rosse il 17 dicembre 1981 e liberato dalla polizia il 28 gennaio 1982. Evocare il nome di Genova vuol dire far tornare alla memoria l'acqua e sale ai brigatisti, le sevizie, le botte.

Oggi Salvatore Genova non ci sta più. Nel 1997 aveva iniziato a mandare al ministero informative ed esposti senza avere risposte. Adesso ha deciso di fare nomi, indicare responsabilità, svelare quello che accadde davvero in quei giorni drammatici. Ecco il suo racconto.
"Questura di Verona, dicembre 1981. Il prefetto Gaspare De Francisci, capo della struttura di intelligence del Viminale (Ucigos) convoca Umberto Improta, Salvatore Genova, Oscar Fioriolli e Luciano De Gregori. È la squadra messa in campo dal ministero dell'Interno (guidato dal democristiano Virginio Rognoni) per cercare di risolvere il caso Dozier.

Il capo dell'Ucigos, De Francisci, ci dice che l'indagine è delicata e importante, dobbiamo fare bella figura. E ci dà il via libera a usare le maniere forti per risolvere il sequestro. Ci guarda uno a uno e con la mano destra indica verso l'alto, ordini che vengono dall'alto, dice, quindi non preoccupatevi, se restate con la camicia impigliata da qualche parte, sarete coperti, faremo quadrato. Improta fa sì con la testa e dice che si può stare tranquilli, che per noi garantisce lui. Il messaggio è chiaro e dopo la riunione cerchiamo di metterlo ulteriormente a fuoco. Fino a dove arriverà la copertura? Fino a dove possiamo spingerci? Dobbiamo evitare ferite gravi e morti, questo ci diciamo tra di noi funzionari. E far male agli arrestati senza lasciare il segno.

Il giorno dopo, a una riunione più allargata, partecipa anche un funzionario che tutti noi conosciamo di nome e di fama e che in quell'occasione ci viene presentato. È Nicola Ciocia, primo dirigente, capo della cosiddetta squadretta dei quattro dell'Ave Maria come li chiamiamo noi. Sono gli specialisti dell'interrogatorio duro, dell'acqua e sale: legano la vittima a un tavolo e, con un imbuto o con un tubo, gli fanno ingurgitare grandi quantità di acqua salata. La squadra è stata costituita all'indomani dell'uccisione di Moro con un compito preciso. Applicare anche ai detenuti politici quello che fanno tutte le squadre mobili. Ciocia, va precisato, non agì di propria iniziativa. La costituzione della squadretta fu decisa a livello ministeriale.

Ciocia, che Umberto Improta soprannomina dottor De Tormentis, un nomignolo che gli resta attaccato per tutta la vita, torna a Verona a gennaio, con i suoi uomini, i quattro dell'Ave Maria. Da più di un mese il generale è prigioniero, la pressione su di noi è altissima.

Il 23 gennaio viene arrestato un fiancheggiatore, Nazareno Mantovani. Iniziamo a interrogarlo noi, lo portiamo all'ultimo piano della questura. Oltre a me ci sono Improta e Fioriolli. Dobbiamo "disarticolarlo", prepararlo per Ciocia e i quattro dell'Ave Maria. Lo facciamo a parole, ma non solo. Gli usiamo violenza, anche io. Poi bisogna portarlo da Ciocia in un villino preso in affitto dalla questura. Lo facciamo di notte. Lo carichiamo, bendato, su una macchina insieme a quattro dei nostri. Su un'altra ci sono Ciocia con i suoi uomini, incappucciati. Fioriolli, Improta e io, insieme ad altri agenti, siamo su altre due macchine. Una volta arrivati Mantovani viene spogliato, legato mani e piedi e Ciocia inizia il suo lavoro con noi come spettatori. Prima le minacce, dure, terrorizzanti: "Eccoti qua, il solito agnello sacrificale, sei in mano nostra, se non parli per te finisce male". Poi il tubo in gola, l'acqua salatissima, il sale in bocca e l'acqua nel tubo. Dopo un quarto d'ora Mantovani sviene e si fermano. Poi riprendono. Mentre lo stanno trattando entra il capo dell'Ucigos, De Francisci, e fa smettere il waterboarding.

Dopo qualche giorno l'interrogatorio decisivo che ci porterà alla liberazione di Dozier, quello del br Ruggero Volinia e della sua compagna, Elisabetta Arcangeli.

Io sono fuori per degli arresti e quando rientro in questura vado all'ultimo piano. Qui, separati da un muro, perché potessero sentirsi ma non vedersi, ci sono Volinia e la Arcangeli. Li sta interrogando Fioriolli, ma sarei potuto essere io al suo posto, probabilmente mi sarei comportato allo stesso modo. Il nostro capo, Improta, segue tutto da vicino. La ragazza è legata, nuda, la maltrattano, le tirano i capezzoli con una pinza, le infilano un manganello nella vagina, la ragazza urla, il suo compagno la sente e viene picchiato duramente, colpito allo stomaco, alle gambe. Ha paura per sé ma soprattutto per la sua compagna. I due sono molto uniti, costruiranno poi la loro vita insieme, avranno due figlie.

È uno dei momenti più vergognosi di quei giorni, uno dei momenti in cui dovrei arrestare i miei colleghi e me stesso. Invece carico insieme a loro Volinia su una macchina, lo portiamo alla villetta per il trattamento. Lo denudiamo, legato al tavolaccio subisce l'acqua e sale e dopo pochi minuti parla, ci dice dove è tenuto prigioniero il generale Dozier. Il blitz è un successo, prendiamo tutti e cinque i terroristi e li portiamo nella caserma della Celere di Padova. Ciascuno in una stanza, legato alle sedie, bendato, due donne e tre uomini. Tra loro Antonio Savasta che inizierà a parlare quasi subito, e proprio con me, consentendoci di fare centinaia di arresti.

Ma le violenze non finiscono con la liberazione del generale. Il clima è surriscaldato. Tutti sanno come abbiamo fatto parlare Volinia e scatta l'imitazione, il "mano libera per tutti". Un gruppo di poliziotti della celere, che si autodefinisce Guerrieri della notte, quando noi non ci siamo, va nelle stanze dove sono i cinque brigatisti e li picchia duramente. Un ufficiale della celere, uno di quei giorni, viene da me chiedendomi se può dare una ripassata a "quello stronzo", riferendosi a Cesare Di Lenardo, l'unico dei cinque che non collabora con noi. Io non gli dico di no e inizia in quell'attimo la vicenda che ha portato al mio arresto. La mia responsabilità esiste ed è precisa, non aver impedito che il tenente Giancarlo Aralla portasse Di Lenardo fuori dalla caserma. La finta fucilazione e quello che accadde fuori dalla caserma lo sappiamo dalla testimonianza di Di Lenardo. Io rividi il detenuto alle docce. Degli agenti stavano improvvisando su di lui un trattamento di acqua e sale. Li feci smettere ma non li denunciai diventando così loro complice.

La voglia di emulare, di menar le mani, di far parlare quegli "stronzi" non si ferma a Padova. Di Mestre so per certo. Al distretto di polizia vengono portati diversi terroristi arrestati dopo le indicazioni di Savasta. I poliziotti si improvvisano torturatori, usano acqua e sale senza essere preparati come Ciocia e i suoi, si fanno vedere da colleghi che parlano e denunciano. Ma l'inchiesta non porterà da nessuna parte.
Quando i giornali cominciano a parlare di torture e scatta l'indagine contro di me e gli altri per il caso Di Lenardo mi faccio vivo con Improta, gli dico che non voglio restare con il cerino in mano, che devono difendermi. Lui promette, dice di non preoccuparmi, ma solo l'elezione al Parlamento propostami dal Partito socialdemocratico mi toglie dal processo. Gli altri quattro arrestati con me vengono condannati in primo grado e, alla fine, amnistiati.

Noi non siamo mai stati in prigione. Io venni portato all'ospedale militare di Padova e lì mi venivano a trovare funzionari di polizia per informarmi delle intenzioni dei magistrati. Tra le mie carte ho ritrovato un appunto dattiloscritto che mi venne consegnato in quei giorni. È una falsa, ma dettagliatissima, ricostruzione dei fatti che dovevamo sostenere per essere scagionati. Suppongo che lo stesso foglio venne dato anche agli altri arrestati perché non ci fossero contraddizioni tra di noi.
Io me ne sono restato buono per tutti questi anni perché non volevo far scoppiare lo scandalo, fare arrestare tutti quanti.

Oggi, guardandomi indietro, vedo con chiarezza che ho sbagliato, che non avrei dovuto commettere quelle cose, né consentirle. Non dovevo farlo né come uomo né come poliziotto. L'esperienza mi ha insegnato che avremmo potuto ottenere gli stessi risultati anche senza le violenze e la squadretta dell'Ave Maria".
Amicus Plato,
sed magis amica veritas.

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