Inviato: 09/10/2002, 18:36
Una truffa il «magico» tubo Tucker
Arrestato il fondatore dell'azienda e la sua compagna: «Anche violenza sui venditori»
RICCIONE - Manette per il fondatore della «Tucker», Mirco Eusebi, 38 anni, arrestato all'alba di ieri con la convivente, Ivana Ferrara, e sei dirigenti della sua società . L'accusa è pesante. L'inventore del «Tucker Energy Saving», quello che nelle pubblicità che hanno reso famoso l'imprenditore riccionese viene definito il «tubo salva-energia e antinquinamento», è in carcere per associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla violenza privata. Gli altri arrestati sono: Serenella Pierfederici, Simone Ambrosiani, Dario De Bon (solo per truffa), Osvaldo Salvi, Emanuele Baroni, Ivano D'Altri. E come per la «teleimbonitrice» Wanna Marchi, dietro c'è lo zampino di «Striscia la notizia». Anche se, questa volta, l'inchiesta era partita autonomamente. Proprio la sera precedente gli 8 arresti, infatti, la popolare rubrica di Canale 5 ha mandato in onda un breve filmato per smascherare, attraverso un attore nei panni dell'aspirante venditore dei magici tubi, gli strani meccanismi di reclutamento e di fidelizzazione della rete di vendita. Il servizio ha mostrato il «motivatore», tra applausi e hip hip hurrà , spiegare i meccanismi economici dell'azienda, ma soprattutto il sistema di compensare quelli capaci di reclutare «subvenditori». A chi ne avesse portati 20, sarebbero andati 10.000 euro. «Una catena di Sant'Antonio», insomma, secondo l'ironica definizione di Ezio Greggio, che ha avuto modo di evidenziare come agli aspiranti venditori fosse chiesta, all'assunzione, una somma in denaro secondo il meccanismo del «franchising».
Comportamenti che, infatti, costituiscono alcuni dei capisaldi dell'accusa, formulata dal gip di Rimini Lorena Mussoni su richiesta del pm Francesca Zagaglia, che quando ancora era buio hanno movimentato in 14 Regioni italiane 200 uomini tra Guardia di finanza e polizia di Rimini ed Ancona. Da oltre un anno le Fiamme gialle indagavano sulla Tucker: a novembre la ditta del tubo miracoloso fu perquisita e gli inquirenti affidarono a una perizia l'esame della componentistica di questo progetto che, secondo Eusebi, garantiva in impianti domestici o industriali elevati risparmi energetici e l'abbattimento delle emissioni inquinanti. Un prodotto magico, insomma. Il lancio è avvenuto in grande stile con campagne soprattutto televisive: farfalle svolazzanti e i giochi di bimbi per promuovere un prodotto salubre. «Lo facciamo per l'ambiente», «per il risparmio energetico», «per farvi sognare» erano gli slogan dell'azienda, divenuta fornitrice delle nazionali di calcio e sponsor dell'ex Palavobis di Milano. Il sogno è alla base della filosofia di Eusebi. Un sogno che ha un nome preciso, quello scelto per la propria azienda e ripreso da quel Preston Tucker che, sul finire degli anni '40, ingaggió una gara con i colossi dell'auto Usa. Il modello «Torpedo» divenne oggetto di culto, come Francis Ford Coppola ha raccontato nel film «Tucker, un uomo il suo sogno», interpretato da Jeff Bridge. Ma se la «Torpedo» era un gioiello, il «Tucker energy saving», secondo gli inquirenti, semplicemente non funziona. Una truffa, insomma, come hanno del resto raccontato ai giudici di Rimini, Ancona e Tolmezzo una cinquantina degli appena 500 compratori dei 10.000 tubi prodotti nel primo anno di lavorazione dalla Tucker. Ma è forse più pesante l'accusa di violenze (Eusebi e compagna sono difesi da Nicoló Ghedini, parlamentare e avvocato anche di Berlusconi: oggi i primi interrogatori) che all'imprenditore e ai suoi soci hanno rivolto alcuni venditori. Passava infatti dei guai, sostiene la procura riminese, chi voleva abbandonare baracca e burattini (modestamente chiamata «l'azienda di Dio»): vuoi perchè aveva capito che quel prodotto era un bidone; vuoi perchè pur avendo già versato la quota per divenire promotore (da 4.500 a 10.000 euro, in alcuni casi prestati da una Finanziaria al 16%: è in corso un'indagine) non aveva ricevuto il kit di base, due tubi, uno per uso industriale, l'altro civile.
Così come i loro colleghi incapaci di fare rapidamente proseliti. Venivano infatti avviati a «corsi di aggiornamento sul prodotto e la vendita» che erano l'anticamera dell'orrore, raccontano Finanza e polizia: «Erano sottoposti a violenza psicologica e, in alcuni casi, fisica». Il luogo di «recupero» era in una località a cavallo tra Romagna e Marche: gli «stagisti» venivano introdotti in una stanza tappezzata di nero per il «rito di purificazione». Venivano cioè obbligati a raccontare i dettagli più intimi della loro vita, tra le risa di scherno. Poi le punizioni: costretti a gattonare con al collo un guinzaglio di fil di ferro, rasati a zero, bagnati con acqua gelata. Qualcuno racconta di essere stato calpestato come un tappeto.
da corriere.it
Arrestato il fondatore dell'azienda e la sua compagna: «Anche violenza sui venditori»
RICCIONE - Manette per il fondatore della «Tucker», Mirco Eusebi, 38 anni, arrestato all'alba di ieri con la convivente, Ivana Ferrara, e sei dirigenti della sua società . L'accusa è pesante. L'inventore del «Tucker Energy Saving», quello che nelle pubblicità che hanno reso famoso l'imprenditore riccionese viene definito il «tubo salva-energia e antinquinamento», è in carcere per associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla violenza privata. Gli altri arrestati sono: Serenella Pierfederici, Simone Ambrosiani, Dario De Bon (solo per truffa), Osvaldo Salvi, Emanuele Baroni, Ivano D'Altri. E come per la «teleimbonitrice» Wanna Marchi, dietro c'è lo zampino di «Striscia la notizia». Anche se, questa volta, l'inchiesta era partita autonomamente. Proprio la sera precedente gli 8 arresti, infatti, la popolare rubrica di Canale 5 ha mandato in onda un breve filmato per smascherare, attraverso un attore nei panni dell'aspirante venditore dei magici tubi, gli strani meccanismi di reclutamento e di fidelizzazione della rete di vendita. Il servizio ha mostrato il «motivatore», tra applausi e hip hip hurrà , spiegare i meccanismi economici dell'azienda, ma soprattutto il sistema di compensare quelli capaci di reclutare «subvenditori». A chi ne avesse portati 20, sarebbero andati 10.000 euro. «Una catena di Sant'Antonio», insomma, secondo l'ironica definizione di Ezio Greggio, che ha avuto modo di evidenziare come agli aspiranti venditori fosse chiesta, all'assunzione, una somma in denaro secondo il meccanismo del «franchising».
Comportamenti che, infatti, costituiscono alcuni dei capisaldi dell'accusa, formulata dal gip di Rimini Lorena Mussoni su richiesta del pm Francesca Zagaglia, che quando ancora era buio hanno movimentato in 14 Regioni italiane 200 uomini tra Guardia di finanza e polizia di Rimini ed Ancona. Da oltre un anno le Fiamme gialle indagavano sulla Tucker: a novembre la ditta del tubo miracoloso fu perquisita e gli inquirenti affidarono a una perizia l'esame della componentistica di questo progetto che, secondo Eusebi, garantiva in impianti domestici o industriali elevati risparmi energetici e l'abbattimento delle emissioni inquinanti. Un prodotto magico, insomma. Il lancio è avvenuto in grande stile con campagne soprattutto televisive: farfalle svolazzanti e i giochi di bimbi per promuovere un prodotto salubre. «Lo facciamo per l'ambiente», «per il risparmio energetico», «per farvi sognare» erano gli slogan dell'azienda, divenuta fornitrice delle nazionali di calcio e sponsor dell'ex Palavobis di Milano. Il sogno è alla base della filosofia di Eusebi. Un sogno che ha un nome preciso, quello scelto per la propria azienda e ripreso da quel Preston Tucker che, sul finire degli anni '40, ingaggió una gara con i colossi dell'auto Usa. Il modello «Torpedo» divenne oggetto di culto, come Francis Ford Coppola ha raccontato nel film «Tucker, un uomo il suo sogno», interpretato da Jeff Bridge. Ma se la «Torpedo» era un gioiello, il «Tucker energy saving», secondo gli inquirenti, semplicemente non funziona. Una truffa, insomma, come hanno del resto raccontato ai giudici di Rimini, Ancona e Tolmezzo una cinquantina degli appena 500 compratori dei 10.000 tubi prodotti nel primo anno di lavorazione dalla Tucker. Ma è forse più pesante l'accusa di violenze (Eusebi e compagna sono difesi da Nicoló Ghedini, parlamentare e avvocato anche di Berlusconi: oggi i primi interrogatori) che all'imprenditore e ai suoi soci hanno rivolto alcuni venditori. Passava infatti dei guai, sostiene la procura riminese, chi voleva abbandonare baracca e burattini (modestamente chiamata «l'azienda di Dio»): vuoi perchè aveva capito che quel prodotto era un bidone; vuoi perchè pur avendo già versato la quota per divenire promotore (da 4.500 a 10.000 euro, in alcuni casi prestati da una Finanziaria al 16%: è in corso un'indagine) non aveva ricevuto il kit di base, due tubi, uno per uso industriale, l'altro civile.
Così come i loro colleghi incapaci di fare rapidamente proseliti. Venivano infatti avviati a «corsi di aggiornamento sul prodotto e la vendita» che erano l'anticamera dell'orrore, raccontano Finanza e polizia: «Erano sottoposti a violenza psicologica e, in alcuni casi, fisica». Il luogo di «recupero» era in una località a cavallo tra Romagna e Marche: gli «stagisti» venivano introdotti in una stanza tappezzata di nero per il «rito di purificazione». Venivano cioè obbligati a raccontare i dettagli più intimi della loro vita, tra le risa di scherno. Poi le punizioni: costretti a gattonare con al collo un guinzaglio di fil di ferro, rasati a zero, bagnati con acqua gelata. Qualcuno racconta di essere stato calpestato come un tappeto.
da corriere.it