"Vuoi intervistarlo?"
Non so ancora perchè il braccio destro di Larry Flynt mi avesse preso in simpatia. In fondo ero solo un giovane giornalista italiano direttore di una rivista che non avrebbe spostato un centesimo del business di mister Flynt. Certo quel giovane italiano ogni anno si dava un gran daffare tra i padiglioni della fiera del porno di Las Vegas. Interviste, foto, reportage... Ma per quanto fossi intraprendente e a volte persino sfacciato, allo stand della sua azienda non osavo nemmeno chiedere di poter conferire con un personaggio come lui. "Vieni a Los Angeles il giorno x, alla Flynt Tower, ti porto nel suo studio e combiniamo l'intervista. Lui non ama parlare ma se glielo chiedo io vedrai che non dirà di no". L'appuntamento era a una settimana, in un'altra città, in un altro stato e non c'erano cellulari. Io ci andavo, ma chissà se avrei trovato qualcuno. Ok, a Los Angeles ci dovevo andare comunque per il mio consueto giro di una decina di giorni tra case di produzione tutte concentrate in una precisa zona periferica di Los Angeles. Giorni dove avrei visitato set, intervistato contract e registi, ritirato materiale fotografico per servizi e copertine. Arrivo una vita prima all'appuntamento con Flynt, come è giusto che sia, e mi faccio un giro con la mia amatissima fidanzata di allora che da un paio di anni mi accompagnava in veste di traduttrice in queste settimane americane Visitiamo il suo divertente negozio Hustler ai piedi della Tower tra libri di donne nude e sex toys e giunta l'ora ci presentiamo in reception. Il nome c'è, possiamo salire. Ricordo poco di quell'intervista, se mi fossi preparato delle domande o se fossi andato a braccio come faccio sempre. Flynt parlava biascicando, a tratti era veramente incomprensibile e per fortuna il suo assistente decriptava le frasi che noi non arrivavamo a capire. Era ancora abbastanza giovane ma sembrava vecchio e maledettamente stanco, fiaccato dalle droghe che assumeva per sopportare i dolori lancinanti della sua paralisi. Non avrei scommesso un penny che sarebbe vissuto altri 20 anni. Non ricordo nemmeno se fosse seduto sulla sua famosa carrozzina in oro massiccio sulla quale l'avrei poi sempre rivisto a Cannes durante il Festival del Cinema, o su una poltrona. Tutto di quell'ufficio mi trasmetteva ricchezza ma una ricchezza per la quale Flynt aveva pagato un prezzo veramente troppo alto. Chissà se avrebbe barattato il suo denaro in cambio di una vita normale. In ogni caso fai buon viaggio vecchio sporcaccione

stupendo tranche de vie.
come sempre dall'esperienza - vita vissuta - nascono le cose più interessanti, anche sul piano letterario.

Massima stima per Flynt. Bella la frase con cui l'ha ricordato Woody Harrelson: "I've never met a more honest man who just says exactly what he's feeling at any moment".