[O.T.] NHL

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Re: [O.T.] NHL

#121 Messaggio da texdionis »

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Perché nell’hockey i giocatori possono picchiarsi davanti agli arbitri ed è tutto regolare
A cura di Maurizio De Santis

Due giocatori si fissano a distanza ravvicinata, lasciano cadere sul ghiaccio caschi e guanti, si mettono in guardia e iniziano a picchiarsi sotto gli occhi degli arbitri. È successo anche nella sfida recente tra le franchigie di New York e Philadelphia ma non c'è da stupirsi. Nell'hockey su ghiaccio una situazione del genere è abbastanza usuale, non è motivo di biasimo da parte del pubblico ed è tollerata entro certi limiti dagli stessi arbitri.

Non che i protagonisti della rissa – che a volte coinvolge anche più d'una persona – restino impuniti, tant'è che vanno incontro a penalità a tempo da scontare in panca lasciando la squadra in inferiorità numerica e non a un'espulsione immediata. Ma è sicuramente uno dei pochi sport professionistici che permette il combattimento nel corso di un match.

Ecco perché gli ufficiali di gara lasciano che tutto accada senza intromettersi, almeno fino a quando uno (o più) dei contendenti non lascia perdere, cada oppure si protragga tanto a lungo da rendere necessario l'intervento degli arbitri per sedare gli animi. Per i giocatori affrontarsi a muso duro ha un duplice significato: è una sorta di giustizia da praticare sul campo, nel caso uno degli avversari si comporti in maniera scorretta o pratichi un gioco pericoloso; una specie di diversivo per spezzare il ritmo dell'incontro.

La zuffa, però, non è (solo) puro istinto, né frutto del sangue caldo e dell'adrenalina. È qualcosa di codificato dal regolamento della NHL che all'articolo 46 piazza alcuni paletti anche a queste forme di opportunità di sfogo così plateale e violento. Darsele di santa ragione è sì consentito ma deve essere frutto di un accordo reciproco tra le parti oppure di un gesto eloquente – come lanciare i guantoni sul ghiaccio – che lascia intendere cosa accadrà.
Ma se un giocatore aggredisce un avversario senza che l'altro abbia accettato la ‘singolar tenzone' allora gli verrà inflitto una penalità per istigazione di 2 minuti (o anche maggiore) a seconda della gravità della situazione. In questo caso per cattiva condotta può anche restare fermo per 10 minuti.

La figura dell'istigatore (enforcer) è specificamente indicata dal punto 11 dello stesso articolo 46. Viene identificato come tale chi "con le sue azioni o il suo comportamento dimostra uno/alcuni dei seguenti criteri: distanza percorsa; togliersi prima i guanti; primo pugno sferrato; atteggiamento o postura minacciosa; istigazione o minaccia verbale; condotta in ritorsione a un incidente di gioco (o stagione) precedente; ovvia punizione per un precedente incidente nel gioco o nella stagione".


Altra situazione normata: se due giocatori si stanno azzuffando, resta una ‘faccenda tra di loro'. Chi dei compagni si lascia trascinare e interviene rischia di essere sanzionato per cattiva condotta. È la cosiddetta regola del terzo uomo prevista al 16 dell'articolo 46: "Una penalità di partita per cattiva condotta, a discrezione dell'Arbitro, sarà inflitta a qualsiasi giocatore che sia il primo a intervenire (terzo uomo) in un alterco già in corso, tranne quando viene inflitta una penalità di partita nell'alterco originale. Questa sanzione si aggiunge a tutte le altre sanzioni previste per lo stesso incidente. Questa regola si applica anche ai giocatori successivi che scelgono di intervenire nello stesso o in altri alterchi durante la stessa interruzione del gioco". 
Tra gli aspetti della zuffa prescritti c'è anche la questione dell'equipaggiamento tecnico, nello specifico del casco. A differenza di quanto accadeva in passato, quando i giocatori prima di prendersi a botte toglievano guanti e caschi, adesso non è più consentito sfilare la protezione dal capo prima che il combattimento inizi. Chi lo fa incorre in una penalità ulteriore per atteggiamento antisportivo. La norma al riguardo è molto chiara: "Nessun giocatore può togliersi il casco prima di iniziare un combattimento. Se dovesse farlo, gli sarà inflitta una penalità minore di due minuti per comportamento antisportivo. I caschi che si staccano nel corso e in seguito all'alterco non comporteranno una penalità per nessuno dei giocatori".

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Re: [O.T.] NHL

#122 Messaggio da texdionis »

PILLOLE DI NHL

Cale Makar realizza il suo primo hat trick (=tripletta) e McKinnon allunga la sua striscia casalinga di 31 partite a punti nella vittoria degli Avalanche. Gli Oilers scatenati sul mercato ottengono Henrique e Carrick. Dostal dei Ducks compie 29 parate e così i Senators vengono battuti per la quinta partita consecutiva. Wennberg ceduto ai Rangers dai Kraken per due scelte del draft. Pospisil dei Flames sospeso tre partite per carica contro la balaustra. Tarasenko passa dai Senators ai Panthers. Seeler firma un quadriennale da 10.8 mln con i Flyers.

Vancouver e Florida le due squadre più quotate dai bookmakers al momento come favorite per la conquista della Stanley Cup per quest’anno.

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La missione di Florida

#123 Messaggio da texdionis »

di Lucio Di Loreto

Ultima Finale Stanley Cup: due squadre in missione, ricche e attrezzate per accaparrarsi la posta massima, giunte all’epilogo dopo un’infinita serie di momentum nella postseason rispetto a una stagione regolare discontinua, coi Golden Knights infine vincitori abbastanza facilmente.

Questo il mini prologo che tutti conosciamo sulla conclusione della vecchia tornata, coi Panthers a leccarsi le ferite e rammaricarsi sul calo fisico del loro miglior giocatore nelle fasi decisive, protrattosi poi pure nell’iniziale e perciò scostante 2023/24, quel Matthew Tkachuk strappato alla gelida Calgary per accasarsi nello “stato del sole”.

Dal suo arrivo in Florida infatti, il figlio d’arte e incubo dual threat è divenuto sinonimo di vittoria e speranza futuristica sulle ambizioni da titolo, permettendo così a coach Maurice di abbandonare l’idea fallimentare del win now mode, commissionata alla vecchia guardia o a campioni al canto del cigno come Huberdeau, Duclair, Giroux, Hornqvist e Jimbo Thornton.

I Panthers odierni sono invece una squadra giovane e in pieno prime, in là con gli anni solamente fra i pali, veloce, forte in ogni linea nel recupero puck e colmi di classe quando c’è da verticalizzare l’azione nella blue line avversaria.

La difesa subisce 43 segnature in meno della media grazie alle performance in gabbia del veterano Bobrovsky, ritornato d’incanto “playoff Bob”, alla incontrastabile crescita di Forsling, macchina da colpi e blocchi assieme a Kulikov, Mikkola e Lomberg.

A fianco di Tkachuk poi – e bypassando le costanti Ekblad e Bennett e la flessibilità di Lundell e Luostarinen – il segreto del successo offensivo deriva dalle contemporanee ultime stagioni breakout di Montour, playmaker difensivo dalle abilità all around come ogni candidato Norris che si rispetti, Reinhart e Verhaeghe, cecchini infallibili che sfruttano sia la stazza fisica del forastico compagno che il suo innato occhio da primary assistman.

Sono questi i 4 assi che l’allenatore manda sul ghiaccio in power play o quando c’è da creare climax, la loro simultanea presenza nel rettangolo bianco è semplicemente ciò che di meglio l’NHL può oggi offrire!

La marcia alta che Florida ha messo nel motore da dicembre è quindi quasi coincisa col pieno recupero della superstar a casacca 19 nonché profilo Hart Trophy se ce ne è uno (40pts/15gol/21match/+27NetRtg fra le forward), che ha permesso alle pantere di scalzare i Bruins dal vertice di lega dopo un anno di dominio incontrastato, mantenendo inalterate le identità sotto Paul Maurice: forechecking, conclusioni verso lo slot e generazione di scoring chance.

Prima sigla del gm Zito ad ottobre 2020, Carter Verhaeghe può oggi considerarsi una delle più grandi steal recenti, ex cannoniere AHL, perseverante scorer da 40 gol e miglior giocatore clutch fra gli attaccanti d’elite, tanto da divenire in South Florida “mister terzo periodo”. I suoi progressi – e gran merito va dato per questo allo skipper – partono da una produzione a 360°, che inizia in D-zone e termina vicino la porta, coralità d’azione che unisce velocità, tiro e tenacia a difesa del disco, tutte skill che ne fanno oggi un sopraffino creatore di reti in velocità.

In questi anni poi, le combinazioni di fianco a Barkov hanno generato una coppia letale da prima linea, artefice fra l’altro del +42 in OffRtg, con la natura two way del capitano a coprire i buchi del compagno, aspettarne i continui movimenti attorno fino ad assisterlo per tiri aperti.

Scavalcato Huberdeau come franchise leader per punti, da 613 ai quasi 700 attuali, Sasha sarà probabilmente la bandiera Panthers sino a fine carriera, lui già predestinato sedicenne nei debutti in Liiga finlandese, nella nazionale IIHF e in NHL, quando da seconda overall pick (2013) divenne il primo di sempre dopo Don Raleigh a segnare un gol nella lega maxima.

Su Reinhart invece parlano le statistiche, dato che con i 45 gol odierni è alla terza tornata consecutiva a +30, primato inimmaginabile per un giocatore alla seconda vita, dopo che la prima a Buffalo l’aveva passata a scrollarsi di dosso l’alone di seconda scelta assoluta che faticava ad esplodere. Qui è stato firmato nel 2021 come RFA e in pratica non ha mai marcato visita se non per il Covid.

Oggi è semplicemente immarcabile, reduce dal primato di franchigia sui power play gol consecutivi di Roenick, Robitaille e Rich Preston, leader solitario NHL su quelli totali (25) e a pari merito negli shorthanded, record questi ultimi che se rimarranno tali gli faranno raggiungere sua maestà Mario Lemieux.

Il 26% sulla percentuale al tiro è un dato clamoroso, che lo distanzia enormemente da Boeser e Matthews fra i cannonieri e che deriva specialmente dalle conclusioni fra i 6 e 7 piedi dal pitturato, dove sfrutta le veloci triangolazioni con Barkov e Tkachuk.

La sua versatilità ne fa inoltre un attaccante – wing o centro che sia – completo al fianco di chiunque, abile dunque sia come punisher che nel playmaking, e capace con la sua stazza massiccia di farsi sentire in balaustra soprattutto da ala, dove mantiene il primato di gruppo nelle aspettative sui gol rivali (2.34).

I Panthers sono quindi lanciati verso un’altra marcia playoff, stavolta probabilmente senza dover inseguire il fattore casalingo e con un roster eccelso in ogni reparto, a cui annettere perfino le peculiarità di Vladimir Tarasenko al costo di un terzo e quarto giro.

La grande competitività della Eastern Conference non farà però sconti a nessuno nemmeno quest’anno, ma l’occasione per Florida può essere definita più unica che rara, anche perché se a fine anno lo stesso Reinhart potrà firmare un prolungamento a cifre simili (4.5M), lo stesso non si può dire per Forsling e Montour, imprescindibili interpreti del playbook di Maurice, che andranno purtroppo a scadenza e il cui rinnovo non collima col poco spazio salariale a disposizione.

https://www.playitusa.com/nhl/2024/03/1 ... -missione/

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#124 Messaggio da texdionis »

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Jake Guentzel passa dai Penguins agli Hurricanes in uno scambio che comprende Bunting più due scelte nel draft. L’hat trick di Forsberg consente ai Predators di portare avanti la striscia vincente. I Kings vincono al supplementare rifilando ai Senators la sesta sconfitta di fila. Andersen mattatore nel successo degli Hurricanes nella rivincita contro i Canadiens. McDavid raggiunge i 100 punti ma la striscia degli Oilers giunge al termine. I Bruins battono i Maple Leafs grazie a Swayman e Pastrnak. I Devils ottengono la prima vittoria con il nuovo coach Green grazie all’hat trick di Timo Meier. I Canucks sconfiggono dei Golden Knights in crisi. Un gol in chiusura decide la vittoria dei Flyers contro i Panthers a fine striscia. Sharangovitch mette a segno il primato personale di 4 punti in partita per dare ai Flames la vittoria. Duclair passa dagli Sharks ai Lightning.

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#125 Messaggio da texdionis »

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Nichushkin torna e guida alla vittoria in OT gli Avalanche contro i Wild. I Jets lasciano a zero i Kraken e ottengono la 7^ vittoria nelle ultime 9 partite disputate. Gli Stars di Hintz piegano i Ducks e vincono la quarta di fila. Anche i Coyotes azzerano a loro volta i Red Wings, che perdono la quarta consecutiva. Hertl passa dagli Sharks ai Golden Knights. Toffoli ai Jets dai Devils per due scelte del draft. Mark Stone dei Golden Knights fuori per infortunio il resto della stagione. Kessel rimane ancora senza un contratto, dopo che i Canucks non lo hanno giudicato adatto alla propria squadra. Guentzel appena ceduto agli Hurricanes è prossimo al rientro.

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#126 Messaggio da texdionis »

STORIE DI HOCKEY: Willie O'Ree

«Bella vero?!? Beh, del resto Pontiac è sinonimo di garanzia e poi, come certamente saprà, la GTO che ha di fronte nasce da un’idea di John DeLorean che si è ispirato alla Ferrari 250 GTO. Sotto al cofano quest’auto nasconde un otto cilindri longitudinale atmosphérique che garantisce 296 cavalli di pura potenza, e poi che dire di quel fantastico cambio automatico a tre rapporti? Quest’ultimo modello poi, riesce a stare anche in strada sa? Questo grazie alle sospensioni ricalibrate e la barra stabilizzatrice. Sì stupenda però, ecco: sul cruscotto della sua auto ho notato un paio di guanti da guida di ottima fattura, segno distintivo di chi le macchine le ha dentro. Se è vero, se non mi sbaglio, se lei è uno di quelli che vuole vivere la strada come immagino… allora le lasci stare la Pontiac e guardi qui, questa è una “Super Hugger”, la nuova generazione della Camaro, è forse il miglior motore mai prodotto in tutti gli Stati Uniti d’America. Parliamo di un V8 alimentato da una vera e propria opera d’arte, un singolo carburatore Holley a 4 corpi che consente a quest’auto di sprigionare 375 cavalli: in verità non conosco nessuno che sia riuscito a frustarli tutti quanti assieme, ma ecco mi creda quando galoppano si sentono. Sono esattamente 6mila dollari in più rispetto alla Pontiac, ma tutt’altra esperienza…».


Siamo nell’estate del 1974, giornali e radio riportano in maniera frenetica i dettagli dello scandalo Watergate, con la richiesta di impeachment verso il Presidente degli Stati Uniti d’America. Richiesta che non troverà riscontro visto che Richard Nixon si dimetterà subito dopo la diffusione dei famosi nastri della “pistola fumante”, che sbobinano le compromettenti conversazioni tra il Presidente stesso del suo staff rispetto ad attività illegali.
Le parole invece, sono quelle di William Eldon O’Ree, sales manager presso Linn’s Auto Sales, concessionario multimarca di vendita auto usate situato al 3601 Imperial Avenue di San Diego. Lui è molto bravo a fare il suo mestiere, l’ennesimo lavoro dopo il garzone, il muratore, l’uomo della sicurezza per un hotel e il giocatore professionista nella National Hockey League. Esperienza quest’ultima che gli è valsa, tra le altre, una medaglia d’oro del Congresso, ovvero la più alta onorificenza che gli Stati Uniti possano conferire ad un civile: O’Ree a oggi è anche l’unico giocatore della NHL ad averla ricevuta.

Ora probabilmente quella medaglia giace in un cassetto, ma qualcosa di suo lo si può vedere se ci si reca a Boston, e più precisamente al “The Garden” lo stadio di casa dei Celtics che giocano in NBA e quella dei Boston Bruins che invece disputano il campionato NHL. Dopo aver fatto l’immancabile tappa al chiosco tra il parcheggio e lo stadio al “New England Lobster Roll”, per assaporare il classico panino con l’aragosta, basta entrare nello stadio e guardare verso l’alto, sulla destra del grande orologio centrale: lì si trova l’omaggio alla sua maglia, la numero 22, ritirata dalla società e che quindi nessuno tesserato dei Bruins potrà mai più indossare.

Willie nasce nel ‘35 a Fredericton, nel New Brunswick in Canada, realtà rurale fortemente segnata dal passato lealista, vista l’altissima percentuale di coloni fedeli al regno della Gran Bretagna. Ultimo di 13 fratelli, O’Ree sviluppa grazie anche alla passione del padre, l’interesse per l’hockey su ghiaccio sin da giovanissimo. I primi pattini li indossa all’età di tre anni, e sul ghiaccio ci sta praticamente sempre: ci va pure a scuola, sfruttando il vicino laghetto – ghiacciato per molti mesi all’anno – che si estende lungo la dorsale che porta all’edificio scolastico. Nel pomeriggio gioca nel cortile di casa, debitamente “allagato” dal padre e ghiacciato dalle rigide temperature di quella zona.

Le doti di Willie emergono in maniera chiara sin da subito, ma è all’età di 15 anni che esplodono quando in forza ai Fredericton Falcons fa cose incredibili con il bastone, ma soprattutto sviluppa una velocità ed un’intelligenza di gioco decisamente fuori dalla norma. Nel corso del suo primo torneo ufficiale però, la sua carriera rischia di interrompersi per sempre, colpa di una carica non irregolare ma molto decisa: non è lui a subirla ma al contrario ne è l’artefice, l’obiettivo è Jack, il figlio dell’allenatore che gioca in un’altra squadra e che cade a terra lamentandosi. La prognosi è una clavicola lussata, nulla di così grave: tre settimane e potrà tornare sul ghiaccio; chi smettere di giocare a partire da quel momento è invece è O’Ree, che viene cacciato dalla squadra con effetto immediato. Lo decide il suo allenatore, nonché padre dell’infortunato perché non sopporta che un giocatore, per giunta di colore, possa aver fatto questo. Willie lascia pattini maglia e bastone e se ne va.

Lo stop dura più di un anno, fino a quando uno scout dei Kitchener-Waterloo Junior Canucks, farm team dei Montreal Canadiens, si ricorda di quel ragazzo veloce ed intelligente che aveva visto giocare tempo prima: lo fa allenare e dopo una settimana gli assegna una maglia, la numero 22. Entra in squadra immediatamente, ed in pochissime partite ne diventa il faro, che però perde d’intensità a causa di un brutto infortunio verso fine stagione del ‘55, quando il tiro di un compagno di squadra verso la porta viene deviato dalla pala di un bastone, colpendo il viso di Willie.

Lui si rialza, ha male ma può continuare e al cambio successivo chiede al medico di dargli un’occhiata perché non riesce ad aprire la palpebra, forse a causa della botta. Il medico gli dice che la palpebra è aperta, ha un brutto colpo ma il suo occhio non è chiuso. Torna in spogliatoio, poi in pronto soccorso e direttamente in ospedale: deve essere operato d’urgenza, ma c’è poco da fare. La mattina dopo arriva la diagnosi: il disco ha colpito in pieno l’orbita oculare, decretando la perdita del 97% della vista nell’occhio destro. In quelle condizioni non avrebbe mai più giocato ad hockey su ghiaccio.

Il suo viceallenatore che lo assiste nei gironi seguenti capisce la situazione, e racconta come la perdita di un senso può stimolare il cervello a migliorare gli altri: il suo sarà – ne è certo – quello della posizione. Non deve scoraggiarsi e poi è già il più veloce di tutti; deve fare solo una cosa: cambiare posizione, diventare un ala destra, e sfruttare il cono visivo dell’occhio che funziona. Willie ci crede e si impegna, ci mette tutto sé stesso e sente che in effetti è vero: da quella menomazione lui ci può perfino guadagnare, e giocare dall’altro lato del campo forse è pure più divertente. E poi quella cosa del senso della posizione migliorata la percepisce come un super potere: del resto aveva sempre amato i fumetti di Daredevil, l’uomo senza paura, a cui un incidente aveva tolto la vista ma concesso sensi ipersviluppati e soprattutto rafforzato la sua volontà divenuta di ferro.

Continua ad allenarsi fino a quando succede una cosa incredibile, tra depliant pubblicitari e le bollette della compagnia telefonica, trova una busta con un logo inconfondibile: riporta i quatto assi su sfondo verde dei Quebec Aces e al suo interno c’è la convocazione per l’anno successivo in quella che è la migliore squadra professionistica della regione. O’Ree decide di accettare, senza naturlamente far menzione del suo infortunio ma c’è un problema: si deve sottoporre alle visite mediche, e anche se i dottori controllano prima di tutto fisico e polmoni lui da quell’occhio destro praticamente non vede nulla.

Va tutto bene, perfetto il cuore, ottima la spirometria, così come tutte le altre visite, serve solo l’ultima formalità, l’esame della vista. Entra nella stanzetta e si siede allineandosi alla tabella luminosa dove il medico chiede di coprire con il cartoncino il primo occhio da cui vede benissimo, 10 decimi. Tocca al secondo occhio, nebbia totale, non vede neppure il medico. «Dottore! Ho notato che lei tifa per Vancouver, sembra che anche quest’anno anziché “Vancouver Canucks” vi toccherà cantare “Vancouver can-not”! Phil Maloney non sembra in gran forma», recita Willie, spostando il cartoncino dall’occhio buono e rispondendo in maniera corretta alla sequenza di lettere che il medico domanda in maniera blanda al giocatore, più intento a rispondere per le rime che a concludere la visita medica. «E-H-S-O, oppure zero, non riconosco mai la O dallo zero». Un doppio timbro rosso certifica la buona salute visiva del giocatore, certificato con cui O’Ree entra in squadra.

Già nella prima stagione fa la differenza, gioca 83 partite e mette a segno 23 gol, ma soprattutto produce una mole incredibile di gioco grazie alla quale la squadra vince la Quebec Hockey League. Finalmente nel dicembre del 1960 arriva la chiamata più attesa, quella dei Boston Bruins in NHL assieme ad una maglia da titolare, sempre la numero 22, e anche lì nasconde il suo problema senza che nessuno se ne accorga. Il suo primo gol lo segna contro i Montreal Canadiens, prendendosi la gloria da una parte ed insulti razzisti dall’altra. Bel gioco, velocità e gol sono il suo marchio di fabbrica, si prende le prime pagine dei giornali sportivi visto che numeri alla mano è uno dei giocatori più forti della lega. Troppa visibilità secondo alcuni, del resto in quegli anni i neri vivevano ancora una forte segregazione e solo l’anno prima a Little Rock, 1959 esplose la famosa manifestazione di protesta contro l’integrazione razziale nella scuola pubblica dei neri, con slogan come: “La mescolanza razziale è comunismo” e “Fermiamo l’anticristo a favore della mescolanza razziale”.

Qualcuno doveva dare una lezione a O’Ree: prova a farlo Eric Nesterenko nella partita casalinga contro Chicago. Nesterenko lancia pesanti e plateali insulti razzisti verso Willie, ma lui fa finta di non sentire, anzi in una delle sue poderose discese, addirittura cambia traiettoria, lo punta, lo supera due volte e segna. Inferocito, il centro dei Black Hawks lo raggiunge con il bastone ad altezza del volto: labbro spaccato e due denti sul ghiaccio per O’Ree, il quale però questa volta reagisce e colpisce a sua volta l’avversario con il bastone causandogli 17 punti di sutura al capo. Scoppia il finimondo, oltre alle squadre sul ghiaccio si riversano pure i tifosi, con la squadra ospite costretta ad asserragliarsi negli spogliatoi.

Il fatto segna la carriera di Willie che viene ceduto dai Bruins; inaspettatamente sono gli “odiati” Canadiens che lo acquistano l’anno successivo, ma la squadra di Montreal decide di non utilizzarlo, facendolo giocare solo nelle leghe minori e così i suoi pattini non calcheranno mai più una pista di NHL.

“Razzismo” scriverà lui nella sua personale autobiografia “The Autobiography of Willie O’Ree: Hockey’s Black Pioneer”; razzismo che ha fermato la carriera di un giocatore che avrebbe potuto dare ancora moltissimo in NHL. Lui continua comunque a giocare perché è la cosa che sa fare meglio, fino a quando non decide di appendere i pattini al chiodo nel 1974, quando torna a San Diego. Qui incontra il suo ex viceallenatore che, di fronte ad una birra ghiacciata, gli confessa che il discorso della perdita della vista da un occhio e il conseguente aumento del senso della posizione ecco, se lo era inventato. Willie sorride, lui ci aveva creduto, e da quel giorno tutte le settimane passava in edicola a comprare il fumetto di Daredevil: ne aveva una collezione infinita e il trasferimento dei fumetti da Montreal a San Diego era stata la spesa maggiore del trasloco.

Negli anni successivi la NHL si apre al cambiamento che giocatori come O’Ree hanno facilitato: aumentano gli atleti di colore e aumenta anche la consapevolezza che va fatto qualcosa per agevolare questa tendenza. O’Ree, ormai ultracinquantenne, viene richiamato in NHL con il ruolo di ambasciatore della diversità per incoraggiare ragazzi di colore a scegliere e praticare questo stupendo sport, ruolo che svolge con incredibile entusiasmo. Poi arrivano le scuse ufficiali di chi in qualche modo ha fermato anzitempo la carriera di quel bravissimo giocatore; seguono il ritiro della maglia e altri riconoscimenti sportivi che, anche se in maniera postuma, coronano la carriera di un giocatore fortissimo che forse un pochino supereroe lo è stato per davvero. E tra i suoi super poteri c’era anche quello della vendita visto che – per la cronaca – l’acquirente del Linn’s Auto Sales alla fine propese per l’acquisto della Camaro gialla.

tratto dalla rubrica "Alla Balaustra" curata dall'appassionato ed esperto Marco Giannatiempo per Varesenews
https://www.varesenews.it/2024/03/novan ... o/1868847/

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Una "nuova" franchigia all'orizzonte?

#127 Messaggio da texdionis »

La città di Atlanta - attraverso un gruppo di investitori - ha richiesto alla NHL di avviare un processo di espansione con lo scopo di ottenere una propria franchigia in NHL.

Questa proposta - indirizzata alla Lega - proviene dal gruppo Alpharetta Sports & Entertainment (ASE), la quale riunisce alcuni partner nel mondo dello sport, nell'automobilismo ed è anche proprietario degli Halifax Mooseheads, squadra di hockey militante in LHJMQ. Il gruppo ha inoltre il sostegno dell'ex giocatore di NHL - a Lugano nella stagione 2007/2008 - Anson Carter.

Da segnalare che la città possiede già un progetto di sviluppo di 2 milioni di dollari per la costruzione di una pista di ghiaccio che può contenere 18'000 spettatori. Se Atlanta riuscirà a raggiungere il proprio obiettivo, si tratterà della terza volta che avrà una squadra in NHL, visto che ha già ospitato i Flames - fino al loro trasferimento a Calgary nel 1980 - e i Thrashers, i quali si erano trasferiti a Winnipeg nel 2011.

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Re: [O.T.] NHL

#128 Messaggio da texdionis »

Terminato il meeting dei General Manager dell’NHL

I General Manager della NHL hanno completato tre giorni di riunioni mercoledì a Manalapan, e il commissario Gary Bettman ha detto che il gruppo se ne va con la sensazione che il gioco sia in “a good place”, con forti entrate e gare emozionanti per i playoff della Stanley Cup.

“Abbiamo parlato di molti piccoli accorgimenti su cui concentrarci per rendere le cose un po’ più fluide, ma niente che possa essere classificato come un problema”, ha detto Bettman. “Penso che siamo in una buona posizione e che non vediamo l’ora di affrontare il girone di ritorno e i playoff”.


Martedì i GM hanno votato per proporre alcuni piccoli aggiustamenti alle regole, tra cui la possibilità che le penalità soggette a contestazione da parte dell’allenatore includano penalità per ritardo di gioco per i dischi tirati al di là del vetro e alcune sanzioni per i calci alti.
Le proposte saranno sottoposte all’approvazione del Comitato per le competizioni della NHL/NHLPA, prima di essere ratificate dal Consiglio dei governatori della NHL. Bettman e il vice-commissario Bill Daly hanno toccato una serie di altri argomenti nella conferenza stampa post-riunione.

Riserva infortunati a lungo termine
L’argomento non era all’ordine del giorno delle riunioni, perché si tratta di una questione oggetto di contrattazione collettiva che coinvolge l’Associazione dei giocatori NHL, ma l’utilizzo della LTIR per i giocatori infortunati in relazione al salary cap è stato discusso domenica quando i sei membri del comitato esecutivo dei GM si sono incontrati con Bettman e Daly.
Daly ha detto che l’argomento è stato affrontato brevemente e ha detto ai membri del comitato esecutivo di parlare con l’intero gruppo dei GM per capire il loro parere in merito e se ritengono che la questione debba essere affrontata.

Il comitato esecutivo, che è al suo secondo anno di esistenza, è composto da Doug Armstrong (St. Louis Blues), Kevin Cheveldayoff (Winnipeg Jets), Steve Yzerman (Detroit Red Wings), Lou Lamoriello (New York Islanders), Ken Holland (Edmonton Oilers) e Don Waddell (Carolina Hurricanes).
“L’argomento è stato affrontato letteralmente per circa 90 secondi, ed è quello che ho proposto come un possibile modo per parlarne”, ha detto Daly. “Quindi, si sono impegnati a parlare con i dirigenti e ci faranno sapere”.

Bettman ha detto che non crede che nessuna squadra stia abusando della clausola LTIR che consente di superare il tetto salariale, se necessario, se ha dei giocatori in LTIR. Ha detto che la NHL monitora attentamente i giocatori in LTIR, in particolare nei casi di utilizzo per sostituire i giocatori in vista dei playoff. Daly ha dichiarato che la Lega si avvale di un medico indipendente per confermare le cartelle cliniche e che, se necessario, effettuerà un esame fisico.

“Infortuni in buona fede e fare ciò che è necessario per accertarsi che questi infortuni siano stati in buona fede per il periodo di tempo in cui la LTI era applicabile”, ha detto Bettman.

Nei playoff non c’è un tetto salariale, quindi dopo la stagione regolare le squadre possono attivare un giocatore dalla LTIR senza vincoli di tetto, a patto che abbia soddisfatto i requisiti della LTIR, che consiste nel saltare 10 partite e 24 giorni.



Face-Off delle 4 Nazioni
Daly ha delineato il calendario del 4 Nations Face-Off della prossima stagione, che vedrà protagonisti Stati Uniti, Canada, Svezia e Finlandia dal 12 al 20 febbraio. L’ultima partita della NHL prima del 4 Nations Face-Off sarà il 9 febbraio, domenica del Super Bowl. Le quattro squadre in gara si alleneranno dal 10 all’11 febbraio e il torneo inizierà il 12 febbraio.
Daly ha dichiarato che le due città nordamericane che ospiteranno il torneo non sono ancora state definite, ma la Lega è vicina a farlo. I giocatori che non partecipano al 4 Nations Face-Off avranno una pausa di otto giorni dal 9 al 17 febbraio, prima di tornare ad allenarsi con le loro squadre NHL il 18 febbraio. Il calendario della NHL riprenderà il 22 febbraio.

Entrate previste
Bettman ha dichiarato che le entrate previste per la stagione 2023-24 sono di 6,2 miliardi di dollari. I ricavi sono sempre calcolati in dollari statunitensi.
“È praticamente in linea con le nostre aspettative”, ha dichiarato Bettman. “Ci aspettavamo una stagione forte e vivace e così è stato dal punto di vista commerciale”.


Sulla morte di Chris Simon e sulle dichiarazioni della sua famiglia che ritiene che soffrisse di CTE
Simon si è suicidato lunedì sera all’età di 52 anni, come ha confermato la sua famiglia in una dichiarazione fornita dall’ex agente del giocatore, Paul Theofanous.
“La famiglia è fermamente convinta, e ne è stata testimone in prima persona, che Chris abbia lottato immensamente contro la CTE, che purtroppo ha portato alla sua morte”, si legge nel comunicato della famiglia di Chris Simon. “Siamo addolorati per la perdita di nostro figlio, fratello, padre, compagno, compagno di squadra e amico”.
Bettman: “La scomparsa di Chris è tragica, è triste. Facciamo le nostre più sentite condoglianze alla sua famiglia e ai suoi amici. Su tutte queste questioni, aspettiamo di vedere cosa ci diranno gli esperti medici. Detto questo, penso che siano ben documentati tutti i progressi che abbiamo fatto negli ultimi due decenni per rendere il gioco il più sicuro possibile”.

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#129 Messaggio da texdionis »

I dieci migliori gol della settimana

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Re: [O.T.] NHL

#130 Messaggio da texdionis »

“Pattini e acciaio”: al Bif&st arriva il docufilm sul giovinazzese Marzella, il “Maradona dell’hockey”

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“Pattini e acciaio”. E non poteva essere altrimenti. Sarà presentato in anteprima mondiale al prossimo Bif&st di Bari, il festival internazionale che si svolgerà dal 16 al 23 marzo. Cosa è? È un docufilm, firmato da Rossella De Venuto, che racconta la storia di Giuseppe Marzella, campione di hockey a rotelle scrivendo pagine importanti nella storia di questo sport. Dall’Afp Giovinazzo, dove ha esordito, fino ai campionati mondiali che lo hanno visto protagonista.

La sua consacrazione nel 1980, perché in quell’anno vinse la stecca d’oro come miglior realizzatore e la sua squadra, l’Afp, si è aggiudicata il campionato, prima compagine pugliese in assoluto a vincere il titolo tricolore, e la Coppa delle Coppe, anche in questo caso prima squadra italiana a vincere un titolo internazionale in uno sport da sempre dominato dalle squadre delle città del Nord. La stagione successiva arrivò in finale nella Coppa Campioni. La storia di Marzella prosegue con due vittorie mondiali con la Nazionale, in Brasile nell’86 e in Spagna nell’88. E poi il tetto d’Europa nel ‘90 e la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Barcellona nel 92.

Le sue gesta sportive, i suoi guizzi, i suoi gol, sono valsi il nomignolo di “Maradona dell’hockey” e si intrecciano con la storia, di un paese del sud Italia, Giovinazzo e della sua squadra di hockey su pista, voluta dall’ingegner Michele Scianatico, presidente dello stabilimento Acciaierie ferriere pugliesi, polo industriale dell’industria siderurgica sin dagli anni ‘20. L’allenatore della squadra è Gianni Massari, campione di pattini a rotelle, che viene assunto come capo del personale della fabbrica e animatore del settore sportivo.

“Pattini e Acciaio” è una produzione Interlinea Films con il contributo di Regione Puglia, Fondazione Apulia Film Commission con il patrocinio del Comune di Giovinazzo e Federazione Italiana Sport Rotellistici e con il supporto di MiC – Tax credit. Il documentario è un racconto corale, un affresco che dipinge il meridione in cerca di affermazione in un tempo in cui l’antagonismo tra nord e sud è a volte doloroso. Con Giovinazzo che improvvisamente si ritrova sotto i riflettori internazionali e con un suo ragazzo pieno di talento che dal nulla arriva a confrontarsi con i campioni del suo sport conquistando tutti i traguardi disponibili. Il film è stato realizzato grazie al prezioso materiale d’archivio raccolto dalla regista Rossella De Venuto, anche lei di origini giovinazzesi. Fotografie in bianco e nero, immagini tratte da VHS e Super 8 che si intrecciano con le immagini più attuali che vedono Marzella nelle vesti di allenatore sedere sulla panchina dell’Afp Giovinazzo.
https://ledicoladelsud.it/sport/pattini ... ellhockey/

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Re: [O.T.] NHL

#131 Messaggio da texdionis »

Hockey, Lucio Topatigh miglior italiano di sempre: «Ho vinto tutto ma guadagnato poco, faccio il panettiere e sono più buono»
di
Carlo Cecino

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Ha vinto qualsiasi titolo nazionale con Asiago, Milano e Bolzano. «Mi ruppero la mandibola con un pugno ma tornai in tempo per fare due gol. In carriera non avevo guadagnato abbastanza, mi sono tirato su le maniche»

Topatigh, il miglior giocatore di hockey della storia oggi fa il panettiere: «
Per i meno avvezzi, Lucio Topatigh ha lasciato un segno indelebile nell'hockey italiano. Attaccante strabiliante, dotato di una tecnica sublime e di una fisicità debordante, è nato a Gallio (Vicenza) e dalla metà degli anni '80 ai primi anni del 2000 ha vinto qualsiasi titolo nazionale con Asiago, Milano e soprattutto Bolzano, oltre a svariati riconoscimenti con l'Italia. Si è ritirato nel 2008, a 43 anni. Nonostante una carriera irripetibile, si è dovuto reinventare e da 20 anni fa il panettiere nella sua Gallio, dove vive insieme alla moglie e i due figli Tommaso e Lucrezia.

Lucio Topatigh, come è nata la passione per l'hockey?
«Prima facevo salto con gli sci di fondo. Una volta saltando sono caduto facendomi male, quindi un mio amico mi ha intimato che forse era meglio giocare a hockey. Ho iniziato tardi a pattinare, a 14 anni, con il Gallio. Sono stato fortunato che è venuto a vedermi giocare Gianfranco Da Rin, campione di hockey di Cortina. Mi ha portato al settore giovanile di Asiago e da lì è iniziata la mia storia».

Il ricordo più bello legato all'hockey?
«La prima convocazione in Nazionale, avevo 20 anni. Ho anche partecipato a quattro olimpiadi e la prima di Albertville nel 1992 è stata una gioia indescrivibile. Pure il primo scudetto vinto a Bolzano e quello di Asiago non li scorderò mai».

Il compagno a cui era più legato?
«Gino Pasqualotto, che purtroppo è scomparso nel 2019. Era una persona straordinaria. L'ho incontrato per la prima volta in nazionale nel 1986 e giocavo all'Asiago. Mi ha detto di andare al Bolzano con lui. Io ho perso mio papà da giovane, quando avevo 14 anni, e Gino mi ha fatto da papà. Si è preso cura di me, andavo a mangiare a casa sua ed erano immancabili i maccheroni alla vodka o la pasta con i fagioli».

Durante la carriera poteva sfondare all'estero?
«Nel '94 ho avuto una richiesta dagli Stati Uniti, da Chicago, e poi la possibilità di andare in una squadra di Nhl, però avevo già firmato con Milano, quindi il trasferimento è sfumato. Almeno ho fatto tutti i record in Italia (sorride, ndr)».

Come ha convissuto con l'appellativo di miglior giocatore italiano di sempre?
«A quello non ho mai pensato; tutti i riconoscimenti sono arrivati a carriera finita».

Tanti si lamentavano di come lei fosse aggressivo sul ghiaccio...
«Le svelo un episodio: giocavo in coppa dei campioni con il Bolzano. Il portiere avversario mi diede un pugno e mi ruppi la mandibola. Sono arrivato all'ospedale e ho detto al dottore di fare il più in fretta possibile. Mi ha messo 15 punti sotto la mandibola, sono tornato in campo e ho fatto due gol; in campo mi trasformavo. Mi hanno soprannominato il “falco di Gallio”, ero un matto e sfidavo tutti. Ma solo nell'hockey, nella vita privata non ho mai litigato con nessuno».

Ha miti sportivi?
«Mi piaceva da matti Tomba. Poi adoravo Pantani e Zoff. Ora Sinner sta facendo la storia del tennis italiano, mi piacerebbe conoscerlo».

Le manca l'hockey?
«Tantissimo. L'ho praticato per 28 anni e ho dato l'anima per questo sport. Mi mancano lo spogliatoio e il profumo del ghiaccio».

Come mai gestisce un panificio?
«È stato per uno scherzo. Mio cognato, di Padova, conosceva un panettiere di Mira. Ho chiesto se potevo andare a vedere come si fa il pane. Sono andato e il maestro panettiere, di nome Gino, mi disse: “Hai il talento per fare il panettiere”. Ai tempi giocavo ancora: alle 2 di notte da Asiago andavo a Mira, facevo la notte, poi tornavo ad Asiago ad allenarmi. È stato così per un anno, fino a quando decisi di aprire il panificio a Gallio».

È un mestiere faticoso...
«Un lavoro duro, pieno di sacrifici. Questo è il ventunesimo anno da quando ho aperto il panificio da solo e sono molto contento. Quando ti ritiri dall'hockey, ti rendi conto che non puoi vivere con ciò che hai guadagnato durante la carriera. Mi sono dovuto tirare su le maniche».

Vuole dedicare un ultimo pensiero in particolare?
«Sì. Ho perso mia mamma Lucia un mese fa, è arrivata a 97 anni. Vorrei raccontare questo aneddoto su di lei: quando ho iniziato a giocare, faceva la bidella e non eravamo ricchi di famiglia. Lei ha comunque donato un suo stipendio per prendermi dei pattini. Quando sono arrivato in serie A, in qualsiasi squadra ho sempre chiesto di avere la maglia con il numero 27. In onore di mia mamma, che è del 1927, e del sacrificio che fece all'epoca».
https://corrieredeltrentino.corriere.it ... 2xlk.shtml

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Re: [O.T.] NHL

#132 Messaggio da texdionis »

***

Ovechkin, in gran spolvero dopo una prima parte di stagione da dimenticare, guida i Capitals in un vero e proprio spareggio per ottenere una wild card nella sfida contro i Red Wings. Kopitar e i suoi Kings tengono a bada i Canucks e vincono la quarta di fila. Marchessault porta alla vittoria i Golden Knights in OT contro i Blues. Si parla di un possibile debutto di Doan in NHL con i Coyotes. St. Louis torna ad affrontare i Canadiens questa sera. Emozionante ritorno a Pittsburgh di Guentzel contro gli ex compagni di squadra, mentre il “faccione” di Jagr viene venduto come merchandising. Il miglior prospetto del prossimo draft, Celebrini, salutato da Connor Bedard come un giocatore “speciale”. Come tre stelle della settimana sono stati eletti Ovechkin, Matthews e McDavid.

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Re: [O.T.] NHL

#133 Messaggio da texdionis »

I gol della settimana


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Re: [O.T.] NHL

#134 Messaggio da texdionis »

Segnalo che Eurosport sta trasmettendo i Mondiali di hockey su ghiaccio femminili a Riga (Prima Divisione Gruppo B) dal 31 marzo al 6 aprile.

Nel match di esordio oggi le azzurre sono state battute 0-1 dalla Gran Bretagna.

Nei prossimi giorni affronterà ancora la Lettonia padrona di casa (domani ore 18.30), poi Slovacchia, Polonia e Slovenia.
In palio la promozione al gruppo A.

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#135 Messaggio da texdionis »

Fight dopo due secondi tra Rangers e Devils

Nella notte italiana i New York Rangers hanno ospitato al Madison Square Garden i New Jersey Devils, vincendo poi per 4 a 3. La partita è iniziata con una rissa che ha coinvolto tutti i giocatori in campo, tra cui l’atteso scontro Kurtis MacDermid-Matt Rempe. Il risultato è stato una penalità partita ad otto giocatori, quattro per squadra, dopo soli due secondi di gioco.

Solo il tempo di iniziare. L’arbitro scodella il disco per il face off e via i guantoni. Curtis Lazar e Jimmy Vesey iniziano subito lo scontro mentre Goodrow punta Kevin Bahl. Anche Kurtis MacDermid e Matt Rempe si preparano alla rissa, che avviene qualche istante dopo. Seguono poi i fight tra John Marino e K’Andre Miller, e quello tra Chris Tierney e Jacob Trouba. Al termine dei fight Lazar e Vesey sono stati gli unici due che hanno poi disputato il match.


Il primo fight
Pochi minuti dopo, l’ala dei Rangers Will Cuylle è stato punito per un boarding contro il difensore dei Devils Brendan Smith. Dawson Mercer non ha perso tempo e si è scagliato contro Cuylle, facendo cadere i guantoni per la prima volta nella sua carriera.

Non è una sorpresa che la prima rissa in carriera di Mercer sia stata causata dalla sua difesa del compagno di squadra. Cuylle ha forse avuto la meglio nella rissa, ma il 22enne ha tenuto testa al suo primo incontro in carriera. A Mercer è stata comminata una penalità di 10 minuti di Misconduct, più 5 minuti per rissa e 2 minuti per istigazione.
https://hockeyitalia21.com/2024/04/04/f ... -e-devils/



***

Magari se i Devils avessero vinto qualche partita in più invece di perdersi in ciance come queste sarei stato più contento. Quest'anno stesse soddisfazioni che mi hanno dato i Jets nell'NFL, il che è tutto dire...

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