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[O.T.] P2

Inviato: 19/01/2003, 23:19
da Ogni abuso verrà  punito
La P2 ieri. La sua vittoria oggi




Che cos¹era il gruppo di Gelli? Che cosa fanno oggi i suoi membri?
Ecco la storia della loggia e le «pagine gialle» della Propaganda 2, mentre il suo affiliato pi" noto punta alla presidenza del Consiglio


di Gianni Barbacetto




La notizia la dà  il telegiornale della notte: la presidenza del Consiglio dei ministri ha deciso di rendere pubblici gli elenchi della loggia massonica P2, l¹associazione segreta che il Maestro venerabile Licio Gelli chiama «l¹Istituzione». àˆ il 20 maggio 1981, vent¹anni fa. L¹Italia è scossa: di quella loggia misteriosa si parla ormai da molto tempo, ma ora i suoi componenti prendono un nome e un volto. E gli italiani scoprono che esiste un potere sotterraneo, un governo parallelo, uno Stato nello Stato. Negli elenchi della loggia sono iscritti i nomi di quattro ministri o ex ministri, 44 parlamentari, tutti i vertici dei servizi segreti, il comandante della Guardia di finanza, alti ufficiali dei Carabinieri, militari, prefetti, funzionari, magistrati, banchieri, imprenditori, direttori di giornali, giornalisti...




Una settimana dopo, il governo presieduto da Arnaldo Forlani dà  le dimissioni. Nasce il primo governo laico della storia d¹Italia, guidato da Giovanni Spadolini. è varata una commissione parlamentare d¹inchiesta sulla loggia di Gelli, sotto la presidenza di Tina Anselmi. è approvata una legge dello Stato che vieta le associazioni segrete e scioglie la P2. I capi dei servizi di sicurezza sono tutti licenziati. Qualche piduista ha la carriera bloccata, qualcuno subisce procedimenti disciplinari, una ventina di affiliati finisce sotto processo. I magistrati aprono indagini sulla loggia, con l¹ipotesi che abbia realizzato una cospirazione politica contro le istituzioni della Repubblica.
Ma oggi, vent¹anni dopo, che cosa è restato di quel terremoto? Dove sono, che cosa fanno i membri del club P2? Il più noto di essi, che vent¹anni fa era soltanto un giovane, brillante palazzinaro, ora spera di diventare nientemeno che presidente del Consiglio. Ecco dunque la storia dimenticata dell¹«Istituzione» che ha segnato alcuni decenni della storia italiana.


Da Sindona alla P2. Nella seconda metà  degli anni Settanta qualche articolo di giornale aveva accennato all¹esistenza di una loggia massonica potentissima e misteriosissima. Ombre, sospetti, dicerie? Nel 1980 il consigliere istruttore di Milano Antonio Amati deve aprire due inchieste giudiziarie: una sull¹assassinio dell¹avvocato milanese commissario liquidatore delle banche di Michele Sindona, Giorgio Ambrosoli, ucciso a Milano l¹11 luglio 1979; l¹altra sullo strano rapimento di Sindona, scomparso da New York il 2 agosto 1979 e poi ricomparso il 16 ottobre. Nessuno allora avrebbe pensato che quelle inchieste avrebbero portato alla P2.



Amati assegna i due fascicoli, insieme, a due giovani magistrati. Il primo, più esperto, si chiama Giuliano Turone, baffi curati e dita sottili, irrequieto e rigorosissimo. Dopo il liceo Manzoni di Milano, dopo un anno negli Stati Uniti, dopo la laurea in legge, era stato tentato dalla carriera diplomatica. Ma aveva scelto la magistratura: perchè il diplomatico deve limitarsi a eseguire la politica estera del suo governo, mentre il magistrato decide e giudica, con il solo aiuto della legge e della sua coscienza. Affascinato dalla geometria dell¹indagine, aveva voluto diventare giudice istruttore, figura mista (oggi cancellata dal nuovo codice) di giudice e investigatore. Poco più che trentenne, era entrato di persona nel covo-prigione di uno dei primi sequestrati italiani, l¹imprenditore Luigi Rossi di Montelera; e nel 1974 aveva fatto arrestare il responsabile, un ometto siciliano che abitava in via Ripamonti 84, a Milano, e che sulla carta d¹identità  aveva scritto Luciano Leggio, anche se era già  noto come boss di Cosa nostra con il nome di Luciano Liggio.



Gherardo Colombo, il secondo magistrato, era invece un giovanotto che arrivava a palazzo di giustizia con i jeans e la camicia senza cravatta, e sopra gli occhiali aveva una gran corona di capelli refrattari al pettine. Era cresciuto in una grande casa sui colli della Brianza, padre medico e un po¹ poeta, nonno e bisnonno avvocati. Amava i giochi di logica e il bridge. Parlava con aria apparentemente svagata, accompagnando le parole con brevi gesti secchi della mano, che poi spesso lasciava così, sospesa a mezz¹aria. Per nove mesi, Turone e Colombo lavorano sodo. Macinano insieme decine e decine di interrogatori, perquisizioni, indagini bancarie. Sono letteralmente risucchiati da un¹inchiesta che è un giallo appassionante, pieno di misteri e di colpi di scena. «Era un tessuto dai cento fili intrecciati», secondo Turone, «così abbiamo cominciato col tirare i fili che sporgevano dalla trama».



Il sequestro di Sindona: strano, con quella improbabile rivendicazione del «Gruppo proletario di eversione per una giustizia migliore». Strani anche gli affidavit (dichiarazioni giurate) che una decina di persone invia negli Stati Uniti, ai magistrati americani, per testimoniare che il povero Sindona, che ha fatto bancarotta e ha lasciato sul lastrico centinaia di clienti, è perseguitato dai magistrati italiani soltanto per la sua fede anticomunista. Uno degli affidavit è firmato da un certo Licio Gelli. Dice: «Nella mia qualità  di uomo d¹affari sono conosciuto come anticomunista e sono al corrente degli attacchi dei comunisti contro Michele Sindona. è un bersaglio per loro e viene costantemente attaccato dalla stampa comunista. L¹odio dei comunisti per Michele Sindona trova la sua origine nel fatto che egli è anticomunista e perchè ha sempre appoggiato la libera impresa in un¹Italia democratica». La prosa non è un granchè, ma l¹ossessione anticomunista è ben presente (e allora, almeno, i comunisti c¹erano davvero...).

Licio Gelli, fascista e massone. Chi è questo Gelli? - si chiedono Turone e Colombo. Quasi sconosciuto, allora, dal grande pubblico, era il Maestro Venerabile della loggia massonica Propaganda 2, che riuniva la crema del potere italiano. C¹era la fila, per ottenere udienza da Gelli nella sua suite all¹hotel Excelsior, in via Veneto, a Roma. La loggia era segreta, per non mettere in imbarazzo i suoi potenti iscritti, dispensati anche dalle ritualità  massoniche. Bastava la sostanza.
Gelli era arrivato al vertice della P2 dopo una onorata carriera come fascista, simpatizzante della Repubblica di Saló, doppiogiochista con la Resistenza, collaboratore dei servizi segreti inglesi e americani, infine agente segreto della Repubblica italiana. Volonteroso funzionario del Doppio Stato: soldato, come tanti altri fascisti e nazisti, arruolato nell¹esercito invisibile che gli Alleati avevano approntato, dopo la vittoria contro Hitler e Missolini, per combattere la «guerra non ortodossa» contro il comunismo. Entrato nella massoneria, aveva contribuito a selezionare, dentro l¹esercito, gli ufficiali anticomunisti disposti ad avventure golpiste. Nel colpo di Stato (tentato) del 1970 aveva avuto un ruolo di tutto rispetto: suo era l¹incarico di entrare al Quirinale e trarre in arresto il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, quello che mandava telegrammi a raffica che finivano sempre con un bel «viva la Resistenza, viva l¹Italia». Poi il golpe non ci fu, sospeso forse dagli americani, ma la «guerra non ortodossa» continuó, con una serie di stragi che insanguinarono l¹Italia. Fino al 1974, anno di svolta. Allora la strategia della guerra segreta contro il comunismo cambió: basta con la contrapposizione diretta, con i progetti apertamente golpisti, sostituiti da una più flessibile occupazione, attraverso uomini fidati, di tutti gli ambiti della società , di tutti i centri di potere. La massoneria (o almeno una parte di essa) fornisce le strutture e le coperture necessarie a organizzare questo club del Doppio Stato, questo circolo dell¹oltranzismo atlantico. Nasce la P2 di Licio Gelli. In cui poi, all¹italiana, entrano anche (e per alcuni soprattutto) le protezioni, le carriere, gli affari e gli affarucci. Ma tutto ció, tra il 1980 e il 1981, Turone e Colombo ancora non lo sapevano, non lo immaginavano neanche. I due andavano avanti per la loro strada, a districare i misteri del caso Sindona.

La perquisizione fatale. Scoprono che Sindona non è stato rapito, ma ha organizzato una messa in scena per sparire dagli Stati Uniti e arrivare in Italia, in Sicilia. Scoprono che è lui a trattare il salvataggio delle sue banche con Giulio Andreotti, a minacciare il presidente della Mediobanca Enrico Cuccia (che si oppone al piano di risanamento), è lui a far uccidere Giorgio Ambrosoli, nella notte dell¹11 luglio 1979, con tre colpi di 357 magnum sparati al petto da un sicario che viene dagli Stati Uniti. A ospitare Sindona a Palermo, in quell¹estate di scirocco e di sangue, è un medico italoamericano: Joseph Miceli Crimi, massone, esperto di riti esoterici e di chirurgie plastiche. è lui che spara alla gamba del banchiere, con sapienza clinica, per cercare di rendere credibile il rapimento. I due giudici istruttori gli sequestrano alcune carte e, tra queste, uno stupido biglietto ferroviario Palermo-Arezzo, usato da Miceli Crimi nell¹estate del 1979. Domanda: perchè un viaggio dalla Sicilia ad Arezzo? Risposta: «Per andare dal dentista presso cui ero in cura». Fantasiosa, ma i due milanesi non abboccano. Miceli Crimi, messo alle strette, ammette: ma sì, sono andato da un certo Licio Gelli, per discutere con lui la situazione di Sindona. Questo Gelli comincia proprio a incuriosire i due giudici istruttori. I personaggi che si muovono attorno a Sindona e si danno da fare per salvarlo, scoprono Turone e Colombo, finiscono tutti per arrivare a Gelli: Rodolfo Guzzi, l¹avvocato del bancarottiere; Pier Sandro Magnoni, suo genero; Philip Guarino e Paul Rao, due massoni che incontrano il Venerabile poche ore dopo essere stati ricevuti da Giulio Andreotti. Ecco perchè, nel marzo 1981, i giudici milanesi ordinano una perquisizione di tutti gli indirizzi del Venerabile. «Cautela assoluta», ricorda Colombo, «avevamo intuito che per ottenere risultati dovevamo procedere con la massima segretezza». La sera di lunedì 16 marzo 1981 una sessantina di agenti della Guardia di finanza si muove da Milano verso i quattro indirizzi di Gelli annotati su una agenda di Sindona sequestrata al banchiere dalla polizia di New York: villa Wanda di Arezzo, l¹abitazione privata; la suite all¹Excelsior dove riceveva autorità , politici, postulanti; un¹azienda di Frosinone; e gli uffici di una fabbrica d¹abbigliamento, la Giole di Castiglion Fibocchi.



L¹incarico delle perquisizioni è affidato a un uomo di cui Turone e Colombo conoscono la lealtà  istituzionale, il colonnello della Guardia di finanza Vincenzo Bianchi. Ha l¹ordine di agire senza informare nessuno e senza avere alcun contatto con le autorità  locali, i carabinieri, la polizia, la magistratura del posto, neppure i comandi della Guardia di finanza. I suoi finanzieri, arrivati in Toscana, non passano la notte nella caserma di Arezzo, ma si disperdono in diverse località  lì attorno. Per tutti, l¹appuntamento è all¹alba del 17 marzo.
Scatta la perquisizione. Nessun risultato a Roma. Niente a villa Wanda. L¹azienda di Frosinone è un vecchio indirizzo. Alla Giole, invece, c¹è una montagna di carte. Gelli non si trova, è a Montevideo. Ma la sua segretaria, Carla, protegge con vigore i documenti stipati nella scrivania, nei cassetti, nella cassaforte, in una valigia... Nella cassaforte ci sono gli elenchi della loggia segreta. «Sequestrate tutto», ordinano, per telefono, i giudici istruttori. La perquisizione è ancora in corso quando a Bianchi arriva via radio una chiamata del generale Orazio Giannini, comandante della Guardia di finanza: c¹è anche il suo nome, in quegli elenchi, come quello del suo predecessore, il generale Raffaele Giudice, come quello del capo di stato maggiore della Finanza, il generale Donato Lo Prete. E il comandante delle Fiamme gialle di Arezzo, e una folla di generali, colonnelli, maggiori...

Verso il porto delle nebbie. Tutte le carte sono portate a Milano. Turone e Colombo le catalogano, personalmente, pagina per pagina. Ne fanno due copie. L¹originale entra nel fascicolo dell¹inchiesta; la prima copia è affidata ai finanzieri, con l¹incarico di conservarla in un luogo sconosciuto agli stessi giudici; la seconda è nascosta, sotto una falsa intestazione («Formazioni comuniste combattenti») tra i fascicoli di un collega di cui i due si fidano, il giudice Pietro Forno. Non si sa mai.
Fuori dal palazzo di giustizia di Milano, intanto, nessuno sa delle carte sequestrate a Gelli. Eppure qualcuno sta lavorando febbrilmente per parare il colpo. La notizia comincia a trapelare. La dà , per primo, il telegiornale Rai la sera del 20 marzo. Ma non è chiaro quali documenti siano stati trovati dai giudici. Il giorno dopo, sabato 21 marzo, il Giornale (allora diretto da Indro Montanelli) scrive: «Nell¹ambito delle indagini per l¹affare Sindona, stasera si è appresa una doppia operazione compiuta dalla magistratura di Milano e da quella di Roma, nella villa aretina di Licio Gelli, Venerabile Maestro della loggia massonica P2. Per conto dei giudici milanesi l¹intervento sarebbe stato operato dalla Guardia di finanza, mentre Roma avrebbe partecipato agli accertamenti attraverso il sostituto procuratore della Repubblica Sica». Strana notizia: il ritrovamento non è avvenuto a villa Wanda ma alla Giole di Castiglion Fibocchi; e soprattutto Domenico Sica, detto «Rubamazzo», per ora non c¹entra nulla. Ma basteranno poche settimane e Roma arriverà  ad avverare la profezia del Giornale e a strappare l¹indagine ai magistrati milanesi.



Turone e Colombo, consci del peso istituzionale della loro scoperta, decidono che è loro dovere informare il capo dello Stato: ma il presidente Sandro Pertini è all¹estero, così ripiegano sul capo del governo, Arnaldo Forlani. Si recano a Roma il 25 marzo, l¹appuntamento è fissato alle ore 16 a Palazzo Madama. Aspettano per due ore. Poi la segreteria di Forlani comunica che c¹è stato un equivoco, che il presidente li aspetta a Palazzo Chigi. I due giudici si spostano lì. Ad accoglierli è il capo di gabinetto di Forlani. «Ci siamo guardati negli occhi in silenzio», ricorda Colombo, «il funzionario davanti a noi era il prefetto Mario Semprini, tessera P2 1637». Forlani è cortese, chiede se le carte trovate possono essere non autentiche. I due giudici gli mostrano una firma autografa del ministro della Giustizia Adolfo Sarti sulla domanda d¹iscrizione alla loggia. Chiedono: «Signor presidente, avrà  certamente un documento controfirmato dal suo ministro Guardasigilli...». Forlani ne prende uno, confronta i due fogli, si convince. «Datemi tempo di riflettere», conclude Forlani. «Di solito offro agli ospiti di riguardo un aereo dei servizi per tornare a casa. Mi pare che questa volta non sia il caso».
Forlani tira in lungo. Non vuole prendersi la responsabilità  di rendere pubblici gli elenchi. Cerca di scaricarla sui giudici milanesi. Sui giornali del 20 maggio i titoli confermano quella sensazione: «Forlani: spetta ai giudici togliere il segreto sulla P2». Turone, Colombo e il capo dell¹ufficio Amati inviano immediatamente una lettera al presidente del Consiglio, in cui sostengono che sono coperti dal segreto istruttorio i verbali delle deposizioni dei testimoni che stanno sfilando davanti a loro, ma non «il restante materiale trasmesso». Forlani capisce che non puó più aspettare. Le liste di Gelli sono rese pubbliche.



Oltre agli elenchi degli affiliati e alla documentazione sulla loggia, tra le carte sequestrate vi sono 33 buste sigillate con intestazioni diverse: «Accordo Eni-Petromin», «Calvi Roberto vertenza con Banca d¹Italia», «Documentazione per la definizione del gruppo Rizzoli», «On. Claudio Martelli»...
C¹erano già , in quelle carte, i segreti di Tangentopoli, del Conto Protezione e di tanto altro ancora. Ma i tempi non erano maturi. Da Roma si muovono il giudice istruttore Domenico Sica (detto «Rubamazzo») e il procuratore della Repubblica Achille Gallucci. Sollevano il conflitto di competenza e la Cassazione, il 2 settembre 1981, strappa l¹inchiesta a Milano per affidarla a Roma. Non sviluppata, l¹indagine si spegne. «Mi è arrivata sulla scrivania già  morta», dice Elisabetta Cesqui, il pubblico ministero che eredita l¹indagine. L¹accusa di cospirazione politica contro le istituzioni della Repubblica mediante associazione cade: tutti i rinviati a giudizio (pochi: qualche capo dei 17 gruppi in cui la P2 era divisa, più Gelli e i responsabili dei servizi segreti) sono prosciolti, e comunque il processo arriva in Cassazione quando ormai è troppo tardi e per tutti scatta la prescrizione.



Più utile il lavoro della Commissione parlamentare presieduta da Tina Anselmi, che dichiara le liste della P2, con 972 nomi, «autentiche» e «attendibili», ma incomplete. E con anni di lavoro produce un materiale immenso e prezioso, la documentazione di come funzionava una potentissima macchina di eversione e di potere. Ma nel 1981 le speranze - o le paure - erano altre: una parte del Paese sperava che lo scandalo P2 avviasse il rinnovamento della vita politica e istituzionale; un¹altra temeva che il proprio potere si incrinasse per sempre. Sbagliavano gli uni e gli altri.

Tessera numero 1816. Oggi il più noto degli iscritti alla P2 è Silvio Berlusconi, tessera numero 1816. Per la P2 Berlusconi ha subito la sua prima condanna, ormai definitiva: per falsa testimonianza. Nel 1990, a Venezia, viene infatti giudicato colpevole di aver giurato il falso davanti ai giudici, a proposito della sua iscrizione alla loggia. L¹anno prima, peró, c¹era stata una provvidenziale amnistia.
Quando parla della P2, Berlusconi se la cava, di solito, con qualche battuta. Eppure l¹iscrizione alla loggia è stata determinante per i suoi primi affari immobiliari. Per esempio per ottenere credito dalla Banca nazionale del lavoro (controllata dalla P2, con ben otto alti dirigenti affiliati) e dal Monte dei Paschi di Siena (era piduista il direttore generale Giovanni Cresti). Conclude la Commissione Anselmi: gli imprenditori Silvio Berlusconi e Giovanni Fabbri (il re della carta) «trovarono appoggi e finanziamenti al di là  di ogni merito creditizio». Ma poi, fatte le case, bisogna venderle. E non fu facile, per Berlusconi. Lo soccorse, agli inizi della sua carriera di immobiliarista, un «fratello» della loggia segreta, il napoletano Ferruccio De Lorenzo, già  sottosegretario liberale in un governo Andreotti e padre di Francesco, futuro ministro della Sanità  e imputato di Mani pulite: Ferruccio De Lorenzo acquistó, come presidente dell¹Enpam (l¹Ente nazionale previdenza e assistenza dei medici italiani) prima due hotel a Segrate, poi decine di appartamenti di Milano 2. L¹Enpam decise poi di affidare a Berlusconi anche la gestione del teatro Manzoni di Milano, controllato dall¹ente.



Quando Gelli parla di Berlusconi, è lapidario: «Ha preso il nostro Piano di rinascita e lo ha copiato quasi tutto», dichiara all¹Indipendente nel febbraio 1996. Il Piano di rinascita democratica era il programma politico della P2. Fu sequestrato il 4 luglio 1981 all¹aeroporto di Fiumicino, nel doppiofondo di una valigia di Maria Grazia Gelli, figlia del Venerabile. Riletto oggi, risulta profetico. Prevede, infatti, di «usare gli strumenti finanziari per l¹immediata nascita di due movimenti l¹uno sulla sinistra e l¹altro sulla destra». Tali movimenti «dovrebbero essere fondati da altrettanti club promotori». Nell¹attesa, il Piano suggerisce che con circa 10 miliardi è possibile «inserirsi nell¹attuale sistema di tesseramento della Dc per acquistare il partito». Con «un costo aggiuntivo dai 5 ai 10 miliardi» si potrebbe poi «provocare la scissione e la nascita di una libera confederazione sindacale». Per quanto riguarda la stampa, «occorrerà  redigere un elenco di almeno due o tre elementi per ciascun quotidiano e periodico in modo tale che nessuno sappia dell¹altro»; «ai giornalisti acquisiti dovrà  essere affidato il compito di simpatizzare per gli esponenti politici come sopra». Poi bisognerà : «acquisire alcuni settimanali di battaglia», «coordinare tutta la stampa provinciale e locale attraverso un¹agenzia centralizzata», «coordinare molte tv via cavo con l¹agenzia per la stampa locale», «dissolvere la Rai in nome della libertà  d¹antenna»; «punto chiave è l¹immediata costituzione della tv via cavo da impiantare a catena in modo da controllare la pubblica opinione media nel vivo del Paese». Tecnologia a parte: preveggente, no?



La giustizia va ricondotta «alla sua tradizionale funzione di equilibrio della società  e non già  di eversione». Per questo, è necessaria la separazione delle carriere del pubblico ministero e dei giudici, «l¹istruzione pubblica dei processi nella dialettica fra pubblica accusa e difesa di fronte ai giudici giudicanti», la «riforma del Consiglio superiore della magistratura che deve essere responsabile verso il Parlamento». Molto è già  stato realizzato. Per il resto si vedrà .
Che fine hanno fatto gli altri «fratelli» di loggia? Alcuni hanno fatto proprio una brutta fine. Sindona, dopo essere stato condannato per l¹omicidio di Giorgio Ambrosoli, è morto in carcere, per una tazzina di caffè al veleno. Il suo successore nella finanza d¹avventura, Roberto Calvi, tessera numero 1624, ha gettato la più grande banca italiana, il Banco Ambrosiano, nelle braccia della P2 che gli ha sottratto un fiume di miliardi e l¹ha fatto finire in bancarotta; alla fine, il 18 giugno 1982, è stato trovato penzolante sutto il ponte dei Frati neri, a Londra. Mino Pecorelli, tessera 1750, giornalista in contatto con i servizi segreti, direttore di Op e piduista anomalo che voleva giocare in proprio, è stato crivellato di colpi nella sua automobile, il 20 marzo 1979.


La loggia multinazionale. Gelli è agli arresti domiciliari a villa Wanda, condannato per il crac del Banco Ambrosiano. Molti degli affiliati, il nocciolo duro del club dell¹oltranzismo atlantico, sono stati coinvolti in vicende di eversione, stragi, tentati colpi di Stato, depistaggi. Così Vito Miceli, Gian Adelio Maletti, Antonio Labruna, Giuseppe Santovito, Giovanni Fanelli, Antonio Viezzer, Umberto Federico D¹Amato, Giovanbattista Palumbo, Pietro Musumeci, Elio Cioppa, Manlio Del Gaudio, Giovanni Allavena, Giovanni Alliata di Montereale, Giulio Caradonna, Edgardo Sogno... Ci vorrebbe almeno un libro per ciascuno, per raccontare la multiforme attività  di questi fedeli servitori del Doppio Stato.
Organizzazione multinazionale, la P2 aveva affiliati che operavano in Sudamerica: Uruguay, Brasile e soprattutto Argentina. In Argentina, dove Gelli aveva rapporti molto stretti con i servizi segreti, aveva arruolato nella loggia l¹ammiraglio Emilio Massera, capo di Stato maggiore della Marina, Josè Lopez Rega, ministro del Benessere sociale di Juan Domingo Peron, Alberto Vignes, ministro degli Esteri, l¹ammiraglio Carlos Alberto Corti e altri militari.



Pochi del club P2 sono stati messi davvero fuori gioco dallo scandalo che seguì la pubblicazione degli elenchi. I magistrati (unica categoria che reagì con decisione) furono giudicati e sanzionati dal Consiglio superiore della magistratura. Ma ció non toglie che uno dei magistrati iscritti alla P2, Giuseppe Renato Croce, tessera numero 2071, oggi giudice per le indagini preliminari a Roma, con arzigogoli procedurali stia dando ragione a Marcello Dell¹Utri in una delle tante contese giudiziarie che il braccio destro di Berlusconi ha aperte.
Molti dei piduisti sono stati messi da parte dagli anni e dall¹età . Ma chi resiste all¹azione del ciclo biologico non se la cava poi tanto male. Tra i giornalisti (di allora), Gustavo Selva è parlamentare di An; Maurizio Costanzo è direttore di Canale 5 e uomo politicamente trasversale, anche se sempre dalla parte di Berlusconi nei momenti cruciali; Massimo Donelli è direttore della nuova tv del Sole 24 ore. Roberto Gervaso continua a scrivere un fiume di articoli e di libri e nessuno si ricorda più di una simpatica lettera che invió, tanto tempo fa, a Gelli: «Caro Licio, ho chiesto a Di Bella (direttore del Corriere della sera quando era nelle mani della P2, ndr) di farmi collaborare. è bene che tutti capiscano che bisogna premiare gli amici. Oggi Di Bella parlerà  della mia collaborazione con Tassan Din (direttore generale del Corriere, piduista come l¹editore del Corriere, Angelo Rizzoli, ndr). Vedi di fare, se puoi, una telefonata a Tassan Din, affinchè non mi metta i bastoni tra le ruote». Più defilato Paolo Mosca, ex direttore della Domenica del Corriere. Gino Nebiolo, all¹epoca direttore del Tg1, è stato mandato da Letizia Moratti a dirigere la sede Rai di Montevideo (una capitale della P2) e oggi scrive sul Foglio di Giuliano Ferrara. Franco Colombo, ex corrispondente della Rai a Parigi e aspirante piduista, oggi ha cambiato mestiere: è vicepresidente della società  del Traforo del Monte Bianco e si sta dando molto da fare per gli appalti che devono riaprire il tunnel. Alberto Sensini (aspirante piduista, come Colombo) scrive di politica sui giornali.



Tra i politici, Pietro Longo, segretario del Partito socialdemocratico, divenne il simbolo negativo del piduista con cappuccio. Ma a tanti altri è andata meglio. Publio Fiori (tessera 1878), ex deputato democristiano, è trasmigrato in An e nel 1994 è diventato ministro di Berlusconi. Una poltrona di ministro è già  capitata, durante il governo Berlusconi, anche ad Antonio Martino (anch¹egli a Gelli aveva solo presentato la domanda d¹iscrizione). Invece Duilio Poggiolini (tessera 2247), ex ministro democristiano della Sanità , ha avuto la carriera stroncata non dalla P2, ma dai lingotti d¹oro di Tangentopoli trovati nel pouf del salotto. Massimo De Carolis (tessera P2 1815, solo un numero in meno di quella di Berlusconi), negli anni Settanta era democristiano e leader della «Maggioranza silenziosa», oggi è tornato alla politica sotto le bandiere di Forza Italia e grazie al rapporto diretto con Berlusconi ha ottenuto la presidenza del Consiglio comunale di Milano e la promessa di una candidatura in Parlamento. Le ha dovuto abbandonare entrambe, dietro la ferma insistenza del sindaco Gabriele Albertini, dopo essere stato coinvolto in alcuni scandali. è accusato, tra l¹altro, di aver chiesto 200 milioni per rivelare notizie riservate a una azienda partecipante a una gara per un appalto a Milano. Ma il fatto curioso è che, insieme a De Carolis, nel processo in corso a Milano sia coinvolta un¹altra vecchia conoscenza della P2: Luigi Franconi (tessera P2 numero 1778). I rapporti solidi resistono nel tempo.

Politica & affari. Un banchiere iscritto alla P2, certo meno noto di Sindona e Calvi, era Antonio D¹Alì, proprietario della Banca Sicula e datore di lavoro di boss di mafia come i Messina Denaro. Oggi ha passato la mano al figlio, Antonio D¹Alì jr, eletto senatore a Trapani nelle liste di Forza Italia. Angelo Rizzoli, che si fece sfilare di mano il Corriere dalla compagnia della P2, oggi fa il produttore cinematografico. Roberto Memmo (tessera 1651), finanziere che tanto si diede da fare per salvare Sindona, oggi è buon amico di Marcello Dell¹Utri, di Cesare Previti e del giudice Renato Squillante, che incontrava insieme, e dirige la Fondazione Memmo per l¹arte e la cultura, con sede a Roma nel Palazzo Ruspoli.
Rolando Picchioni (tessera 2095), torinese, ex deputato dc, coinvolto (ma assolto) nello scandalo petroli, oggi è in area Udeur ed è segretario generale del Salone del libro di Torino. Giancarlo Elia Valori, unico caso di piduista espulso dalla loggia perchè faceva troppa concorrenza al Venerabile Maestro, oggi è presidente dell¹Associazione industriali di Roma, infaticabile scrittore di libri e instancabile tessitore di rapporti e di alleanze. Vittorio Emanuele di Savoia (tessera 1621) è un curioso caso di uomo off-shore: non puó rientrare in Italia, ma in Italia fa business, seppure attraverso società  estere. Ora vorrebbe poter rientrare definitivamente, anche se nei fatti non ne è mai stato fuori, a giudicare dai suoi affari e traffici (d¹armi): nei decenni scorsi è stato, anche grazie alla sua integrazione nel club P2, mediatore d¹affari all¹estero per conto di aziende italiane (Agusta) e addirittura di Stato (Italimpianti, Condotte...), quello stesso Stato sul cui territorio non poteva mettere piede. Di Berlusconi ha detto (era il 1994): «è un buon manager, puó rimettere ordine nell¹economia italiana». Come? Per esempio «cancellando quel disastro» che è «lo Statuto dei lavoratori, con il divieto di licenziamento». Apprezzamenti naturali, tra compagni di loggia. Ma con un finale obbligato per il principe: «Io? Non faccio politica». Vittorio Emanuele non vota, ma c¹è da scommetterci che tifa per Berlusconi, che potrà  farlo finalmente rientrare in Italia, questa volta anche fisicamente.



Vent¹anni dopo, in Italia è tempo di revisioni. Anche sulla P2. è stato un legittimo club di amiconi, magari con qualcuno che ne approfittava un po¹ per fare affari. Gelli? Un abile traffichino che millantava poteri che in realtà  non aveva. Ma era proprio questo, la P2? Vista con distacco, appare invece il luogo più attivo per l¹elaborazione di strategie di potere del grande partito atlantico in Italia, almeno tra il 1974 e il 1981. Centro d¹incontro tra politica, affari, ambienti militari. Nella loggia segreta è confluito il partito del golpe, reduce della stagione delle stragi 1969-74, ma con una nuova strategia, più flessibile, più attenta alla politica. E ai soldi, che possono comprarla: come suggerisce, appunto, il Piano di rinascita.



E oggi? La fase, naturalmente, è nuova. La società  è cambiata. Anche gli uomini alla ribalta sono, in buona parte, diversi. Ma nella storia italiana non si butta via niente, c¹è una continuità  di fondo con il peggio delle nostre vicende, fatte di un anticomunismo eversivo, bancarotte e spoliazioni di denaro pubblico, politica corrotta, stragi, morti ammazzati, rapporti inconfessabili con le organizzazioni criminali. Il passato, il tremendo passato italiano, deve sempre restare non del tutto chiarito, perchè i dossier, gli uomini, i segreti, i ricatti che da quel passato provengono possano essere riciclati nel futuro. Da questo punto di vista, la parabola di Silvio Berlusconi, uomo «nuovissimo» che viene dal passato vecchissimo di Gelli e affiliati, è la parabola dell¹Italia.
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(http://www.societacivile.it/focus/artic ... ni/p2.html)

Inviato: 20/01/2003, 0:20
da Scorpio
che quadretto incoraggiante!
Sbaglio o hai dimenticato il più celebre pentito?
Maurizio panzone Costanzo!

Inviato: 20/01/2003, 0:49
da clamas
Ma tu credi veramente a tutte 'ste stronzate???????????????

Inviato: 20/01/2003, 1:07
da Scorpio
clamas ha scritto:Ma tu credi veramente a tutte 'ste stronzate???????????????
e allora Berluskaz com'è arrivato al governo, dopo esser diventato l'uomo + ricco d'Italia? Per lo spirito santo?
Col suo onesto e duro lavoro, per nulla facilitato dai vari Craxi, Giacalone, dalle leggi Mammì dette "leggi Fininvest", dal fatto che le sue emittenti pagavano 2 miliardi l'anno d'affitto quando la rai solo 200....

clamas, come sei ingenuo! Scusa, non è colpa tua! Dimenticavo che al cepu la storia contemporanea non la insegnano!
:lol:
8)

Inviato: 20/01/2003, 1:13
da Drogato_ di_porno
dewn ewojxdjio 59650765 q+x ìc v jpotb890 32+4 o345'x jxou+c

(questa invece l' ho appresa a radio Elettrica, la filiale giamaicana di Radio Elettra)

Inviato: 20/01/2003, 1:18
da Scorpio
Drogato_ di_porno ha scritto:dewn ewojxdjio 59650765 q+x ìc v jpotb890 32+4 o345'x jxou+c

(questa invece l' ho appresa a radio Elettrica, la filiale giamaicana di Radio Elettra)
si vede che hai studiato!

Inviato: 20/01/2003, 1:23
da Drogato_ di_porno
Scorpio ha scritto:
Drogato_ di_porno ha scritto:dewn ewojxdjio 59650765 q+x ìc v jpotb890 32+4 o345'x jxou+c

(questa invece l' ho appresa a radio Elettrica, la filiale giamaicana di Radio Elettra)
si vede che hai studiato!

Inviato: 20/01/2003, 1:30
da clamas
:D Scorpio nutro per te molta simpatia,ma con la politica e i soldi lascia fare chi ne sa più di te.
Berlusconi è stato sicuramente amico di >Craxi ma ha avuto palle, crediti bancari, perspicacia,intelligenza per fare quello che ha fatto.
Prova a chiedere cosa conta d'alema a Gallipoli?
Bertinotti cos'è?
Di pietro cosa fa?e soprattutto come è arrivato ad essere senatore?
L avecchia DC è sempre criticata ma il boom economico da cui tu ed io siamo nati deriva dalla vecchia DC,negli anni 80/90 se volevi lavorare dovevi stare alle regole che di pietro ha distrutto per fare cosa?Per farsi bello davanti ai suoi elettori ignoranti ed avere garantito uno stipendio da politico che non sa neanche l'italiano dopo aver mangiato come un maiale al tavolo di chi non l'ha mai invitato.
Berlusconi invita gente a casa sua e offre LUI!!!

Inviato: 20/01/2003, 1:42
da Ogni abuso verrà  punito
Di Pietro è colpevole perchè ha combattuto il sistema delle tangenti!
Cazzo questa è me-ra-vi-glio-sa!

Mettere il cervello su On qualche volta pare brutto vero?

Inviato: 20/01/2003, 1:53
da clamas
Eh no adesso mi fate incazzare!!!!!!!!!!!!!!!!
Di pietro ha mangiato sulle tangenti,suo figlio è stato assunto dalla MAA assicurazioni,lui ha preteso un mercedes dalla MAA, lui ha inculato il proprietario della MAA mandandolo in galera insieme a CUSANI ed altri.
Lasciamo perdere i soldi che avrà  rubato ....
Mi son o stancato di parlarte con ignoranti comunisti che non sanno un cazzo di niente e vivono con gli occhi coperti da una bandiera rossa.
Chiedi ad uno di Gallipoli cosa cazzo vale d'alema....................

Inviato: 20/01/2003, 2:00
da Ogni abuso verrà  punito
Tu che dai dell'ignorante a qualcuno mi ricorda la storia del bue che apostrofa come cornuto l'asino...

Inviato: 20/01/2003, 15:56
da donegal
clamas ha scritto::D Scorpio nutro per te molta simpatia,ma con la politica e i soldi lascia fare chi ne sa più di te.
Clamas, clamas... prima di autoesaltarti così dovresti esprimere un pó meglio le tue fini analisi politiche, sempre caratterizzate da carenza di dettagli e insulti confusi (sto ancora sorridendo per "i comu che hanno governato 50 anni portando il paese alla rovina...")

Quanto ai soldi ("lascia parlare chi ne sa più di te") ... certe espressioni gradasse le vedo meglio in bocca al macellaio vicino a casa mia che "ha fatto i danè" piuttosto che ad un attento e sottile osservatore della società  e della politica quale tu sei convinto di essere...

Inviato: 20/01/2003, 16:01
da donegal
Hey, sono preoccupato... non ho ancora letto un intervento di Helmut nonostante ben 3 thread politici attivi !
Sono preoccupato : non è che la bora ed il gelo triestino gli hanno fatto prendere una brutta influenza ? :roll:

Che ci vuoi fare, mi mancano i tuoi interventi alla On. Vito... :D


PS
3 Thread politici aperti = 3 fronti di combattimento : non so voi ma mi sto perdendo e sicuramente ho tralasciato di leggere qualche intervento che mi avrebbe fatto ancora + incazzare... Purtroppo mi tocca pure lavorare, altrimenti sarei ben lieto di leggerli tutti.

Inviato: 20/01/2003, 20:08
da clamas
:D Fate pure mi avete annoiato,avete ragione in quest'Italietta nessuno è mai stato capace di governare,nè il Re nè ilDuce,nè i DC nè i PC nè Berlusconi,nè chiunque altro abbia avuto il potere per qualche attimo negli ultimi 2000 anni.
Alle prossime elezioni voteró per voi se creerete un partito capace di andare al governo e restarvi per almeno 2 giorni.
Perchè non vi siete mai candidati?O se lo avete fatto perchè nessuno vi ha mai preso in seria considerazione e vi ha concesso un voto? Neanche vostra zia vi ha mai votato,peró siete molto bravi a sparlare di Berlusconi,dellaDC di Craxi,e di tutti quelli che han fatto o tentato di fare qualcosa giusta o sbagliata che fosse.
Se vi servirà  un fotografo per la campagna elettorale, chiamatemi, vi faró le foto GRATIS, mi ricambierete il favore quando starete in poltrona a Roma,perchè voi siete i giusti e sicuramente non sbaglierete nulla. :D
Questo è il mio ultimo post sulla politica.
Ciao :D

Inviato: 20/01/2003, 20:23
da donegal
Clamas, così come non serve essere un cavallo per scrivere di ippica, non è necessario essere un politico per parlare di politica...