Pornografia d'autore. Forse. Anzi no.
Inviato: 21/11/2003, 19:39
Copio e incollo da http://lisoladeltesoro.com/La_pornografia_d_autore.htm
'Ho visto Baise Moi di Virginie Despentes che, lo dico per chi non conosce il francese, significa testualmente "scopami".
Un film porno? Se per film porno intendiamo un semplice contenitore di situazioni standard che costituiscono l'esile supporto spazio-temporale che lega tra loro scene sessualmente esplicite che rappresentano l'unico motivo per cui il film è stato realizzato, no, non direi che si possa parlare di film porno. Un film "normale"? Beh, proprio normale non chiamerei un film in cui gli organi genitali sono ripresi con tanto realismo e l'atto sessuale viene certamente consumato sul set e illustrato senza vergogna sullo schermo. Ma allora, di cosa si tratta? La risposta più semplice sarebbe quella data da chi al film ha lavorato e parla di un porno d'autore. Ma che vuol dire: un film porno girato bene con una vera e propria trama oppure un film "normale" che, per esigenze di copione, deve rappresentare dei rapporti sessuali e lo fa nel modo più diretto possibile?
Al di là del fatto che è difficile dare una risposta univoca perché prima di tutto bisognerebbe capire se il prodotto finale era veramente quello che la regista si riprometteva, non vorrei soffermarmi su questo film in particolare, a mio parere piuttosto brutto, ma approfittare dello spunto per approfondire il dibattito se abbia un senso o meno un'operazione cinematografica come Baise Moi.
Se sia insomma plausibile sdoganare anche quest'ultimo tabù che voleva che tra cinema porno (bello o brutto che sia) e cinema vero e proprio (bello o brutto che sia) ci fosse un confine netto ed insuperabile. Lasciando da parte qualsiasi considerazione di ordine morale, e quindi non esprimendo giudizi sull'opportunità che una lavoratrice (attrice) abbia per contratto un rapporto sessuale e ci siano persone che paghino per vedere quel rapporto, vorrei qui limitarmi ad esaminare la possibilità che hanno queste due forme di spettacolo così diverse di sposarsi in un prodotto filmico che chiameremo, d'ora in poi, "porno d'autore". Oppure se un film "serio" possa affrontare la sessualità soltanto in modo soft, limitando la visione dei rapporti sessuali ad alcune inquadrature "artistiche" come quelle che caratterizzano il cinema erotico. Se così fosse, il limite tra porno e cinema erotico e la supremazia del secondo sul primo, sarebbe basato su un fattore prettamente estetico: secondo i fans del cinema erotico, l'arte del grande regista sa scatenare la fantasia del suo pubblico senza bisogno di mostrare ma soltanto pungolando l'immaginazione con situazioni coinvolgenti, condite da inquadrature ammiccanti che non facciano vedere ma soltanto suggeriscano. Se davvero esiste una categoria di registi in grado di realizzare un film erotico di qualità (anche se a mio parere è una definizione troppo limitativa per un "autore"), questa va ristretta a quei pochi che effettivamente hanno fatto un erotismo cerebrale (come ad esempio Oshima, Pasolini, Fellini, Cavani) senza comprendere invece tutta la schiera di quegli artigiani che cavalcano il confine tra erotismo e pornografia, utilizzando l'abilità tecnica per evitare di superarlo e compromettere la distribuzione del film. Sarebbe forse meglio, meno ipocritamente, dire che pornografico, in senso spregiativo, è quel film dove l'atto sessuale, indipendente da come è mostrato, è soprattutto esibito, non esiste una trama ma soltanto dei pretesti, non c'è un messaggio ma soltanto volgarità , e l'unico spettatore plausibile è il guardone. Ma se ciò è vero, non è più pornografico un film di Tinto Brass ripetto a Baise Moi o a Romance? La chiave di tutto risiede quindi non nel contenuto delle scene, ma piuttosto sulla loro motivazione: pornografico è ciò che viene fatto soltanto per compiacere un pubblico morboso, e quindi anche una scena dove, pur non mostrando nulla di sconveniente, si allude con volgarità a situazioni sessuali. E allora per estremizzare il concetto, ritengo più accettabile ed interessante la visione di un film con scene sessuali esplicite (ma chi l'ha detto che è più erotico e meno volgare alludere e non mostrare? A me piuttosto sembra solo mancanza di coraggio e coerenza, una specie di coito interrotto cinematografico). Per concludere, ritengo interessante che, nello stesso modo in cui tanto cinema di serie B è stato rivalutato (si pensi all'horror italiano degli anni '60 e '70), nello stesso modo ci sia qualche spericolato sperimentatore che abbia voglia di ricercare questo matrimonio impossibile tra cinema e sesso, ma non per legittimare il cinema porno ma, anzi, per togliergli l'esclusiva sulla rappresentazione del rapporto sessuale. Che, detto per inciso ritornando a Baise Moi, può essere girato bene, sia in senso tecnico che estetico, allietando non più lo spettatore clandestino del cinemaccio di provincia, ma lo spettatore consapevole che, nel contesto di una storia, accetta la scena di sesso come naturale e, senza ipocrita vergogna, guarda i suoi personaggi interagire fisicamente. Semmai, il difficile sarà trovare il regista capace di arrivare ad una sintesi efficace, presentando un prodotto omogeneo che testimoni l'avvento di un moderno neorealismo. Ma come dimostra la storia del cinema di serie b, è proprio qui che potranno formarsi i maestri di domani, in un genere dove il talento, la sensibilità ed il coraggio, conteranno più del budget, della distribuzione, e degli ipocriti cliché.'
Idee in proposito?
'Ho visto Baise Moi di Virginie Despentes che, lo dico per chi non conosce il francese, significa testualmente "scopami".
Un film porno? Se per film porno intendiamo un semplice contenitore di situazioni standard che costituiscono l'esile supporto spazio-temporale che lega tra loro scene sessualmente esplicite che rappresentano l'unico motivo per cui il film è stato realizzato, no, non direi che si possa parlare di film porno. Un film "normale"? Beh, proprio normale non chiamerei un film in cui gli organi genitali sono ripresi con tanto realismo e l'atto sessuale viene certamente consumato sul set e illustrato senza vergogna sullo schermo. Ma allora, di cosa si tratta? La risposta più semplice sarebbe quella data da chi al film ha lavorato e parla di un porno d'autore. Ma che vuol dire: un film porno girato bene con una vera e propria trama oppure un film "normale" che, per esigenze di copione, deve rappresentare dei rapporti sessuali e lo fa nel modo più diretto possibile?
Al di là del fatto che è difficile dare una risposta univoca perché prima di tutto bisognerebbe capire se il prodotto finale era veramente quello che la regista si riprometteva, non vorrei soffermarmi su questo film in particolare, a mio parere piuttosto brutto, ma approfittare dello spunto per approfondire il dibattito se abbia un senso o meno un'operazione cinematografica come Baise Moi.
Se sia insomma plausibile sdoganare anche quest'ultimo tabù che voleva che tra cinema porno (bello o brutto che sia) e cinema vero e proprio (bello o brutto che sia) ci fosse un confine netto ed insuperabile. Lasciando da parte qualsiasi considerazione di ordine morale, e quindi non esprimendo giudizi sull'opportunità che una lavoratrice (attrice) abbia per contratto un rapporto sessuale e ci siano persone che paghino per vedere quel rapporto, vorrei qui limitarmi ad esaminare la possibilità che hanno queste due forme di spettacolo così diverse di sposarsi in un prodotto filmico che chiameremo, d'ora in poi, "porno d'autore". Oppure se un film "serio" possa affrontare la sessualità soltanto in modo soft, limitando la visione dei rapporti sessuali ad alcune inquadrature "artistiche" come quelle che caratterizzano il cinema erotico. Se così fosse, il limite tra porno e cinema erotico e la supremazia del secondo sul primo, sarebbe basato su un fattore prettamente estetico: secondo i fans del cinema erotico, l'arte del grande regista sa scatenare la fantasia del suo pubblico senza bisogno di mostrare ma soltanto pungolando l'immaginazione con situazioni coinvolgenti, condite da inquadrature ammiccanti che non facciano vedere ma soltanto suggeriscano. Se davvero esiste una categoria di registi in grado di realizzare un film erotico di qualità (anche se a mio parere è una definizione troppo limitativa per un "autore"), questa va ristretta a quei pochi che effettivamente hanno fatto un erotismo cerebrale (come ad esempio Oshima, Pasolini, Fellini, Cavani) senza comprendere invece tutta la schiera di quegli artigiani che cavalcano il confine tra erotismo e pornografia, utilizzando l'abilità tecnica per evitare di superarlo e compromettere la distribuzione del film. Sarebbe forse meglio, meno ipocritamente, dire che pornografico, in senso spregiativo, è quel film dove l'atto sessuale, indipendente da come è mostrato, è soprattutto esibito, non esiste una trama ma soltanto dei pretesti, non c'è un messaggio ma soltanto volgarità , e l'unico spettatore plausibile è il guardone. Ma se ciò è vero, non è più pornografico un film di Tinto Brass ripetto a Baise Moi o a Romance? La chiave di tutto risiede quindi non nel contenuto delle scene, ma piuttosto sulla loro motivazione: pornografico è ciò che viene fatto soltanto per compiacere un pubblico morboso, e quindi anche una scena dove, pur non mostrando nulla di sconveniente, si allude con volgarità a situazioni sessuali. E allora per estremizzare il concetto, ritengo più accettabile ed interessante la visione di un film con scene sessuali esplicite (ma chi l'ha detto che è più erotico e meno volgare alludere e non mostrare? A me piuttosto sembra solo mancanza di coraggio e coerenza, una specie di coito interrotto cinematografico). Per concludere, ritengo interessante che, nello stesso modo in cui tanto cinema di serie B è stato rivalutato (si pensi all'horror italiano degli anni '60 e '70), nello stesso modo ci sia qualche spericolato sperimentatore che abbia voglia di ricercare questo matrimonio impossibile tra cinema e sesso, ma non per legittimare il cinema porno ma, anzi, per togliergli l'esclusiva sulla rappresentazione del rapporto sessuale. Che, detto per inciso ritornando a Baise Moi, può essere girato bene, sia in senso tecnico che estetico, allietando non più lo spettatore clandestino del cinemaccio di provincia, ma lo spettatore consapevole che, nel contesto di una storia, accetta la scena di sesso come naturale e, senza ipocrita vergogna, guarda i suoi personaggi interagire fisicamente. Semmai, il difficile sarà trovare il regista capace di arrivare ad una sintesi efficace, presentando un prodotto omogeneo che testimoni l'avvento di un moderno neorealismo. Ma come dimostra la storia del cinema di serie b, è proprio qui che potranno formarsi i maestri di domani, in un genere dove il talento, la sensibilità ed il coraggio, conteranno più del budget, della distribuzione, e degli ipocriti cliché.'
Idee in proposito?