[OT] Samarcanda
Inviato: 11/04/2004, 5:39
E' uno di quei giorni che mi prende la malinconia...
Come Bruno Martino odio l'estate e sento arrivare incombente questo sole che non appartiene più al mio carattere e stile di vita.
Ora è la notte a far parte di me, a mangiare lentamente il mio metabolismo.
Ho sempre creduto che il troppo pensare demolisse le coscienze, ma non so smettere di ricadere in questo circolo poco virtuoso.
Sento sulle spalle un fardello di esperienze, un faló di speranze.
Eppure vedo gente che con nulla sa essere felice.
Questa sera ho frequentato una donna in grado di far girare la testa a chi passa per la sua strada.
Qui e adesso non provo nulla, se non bulimia mentale.
E a quest'ora con chi parlare, in ascolto solo lo specchio virtuale di uno schermo.
Sono tentato di mollare tutto e cercare l'ascesi; intenzionalmente criminale del mio presente.
Al tempo stesso sopravvivo nella placenta dei sensi di colpa del mangiatore di persone; quante consumate e gettate via, fiori spogliati di un sentimento, con la delicatezza della consapevolezza.
Di tante donne, non sono mai stato innamorato, forse per una forma di pudore propria di chi conosce i propri limiti di costanza.
Soffro dell'eiaculazione precoce delle emozioni, lo ammetto; ma soprattutto soffro interiormente di insoddisfazione atavica.
Il narcisismo lo dovrebbero frustrare fin dalle scuole primarie; del resto il dove non coincide mai con il quando, e viceversa.
Questo scritto non deve avere senso, rientra nel novero del caso e comunque ci puó stare l'aspetto ludico di mettersi a nudo; non sono i vermi a essere nudi, quelli conoscono i segreti della terra attraverso le pieghe della pelle.
Io, più che pieghe, sono imprigionato nelle piaghe del cervello e tutto ció costa meno di una seduta psicoanalitica.
Per il momento mi serviró di un'aspirina, e nella luce di domani accecheró gli errori di oggi, per vedere nuovi orrori.
Babele consta di una sola lettera in più di Abele.
Con l'immancabile Marlboro tra le labbra, è la fine del tempo parziale.
Come Bruno Martino odio l'estate e sento arrivare incombente questo sole che non appartiene più al mio carattere e stile di vita.
Ora è la notte a far parte di me, a mangiare lentamente il mio metabolismo.
Ho sempre creduto che il troppo pensare demolisse le coscienze, ma non so smettere di ricadere in questo circolo poco virtuoso.
Sento sulle spalle un fardello di esperienze, un faló di speranze.
Eppure vedo gente che con nulla sa essere felice.
Questa sera ho frequentato una donna in grado di far girare la testa a chi passa per la sua strada.
Qui e adesso non provo nulla, se non bulimia mentale.
E a quest'ora con chi parlare, in ascolto solo lo specchio virtuale di uno schermo.
Sono tentato di mollare tutto e cercare l'ascesi; intenzionalmente criminale del mio presente.
Al tempo stesso sopravvivo nella placenta dei sensi di colpa del mangiatore di persone; quante consumate e gettate via, fiori spogliati di un sentimento, con la delicatezza della consapevolezza.
Di tante donne, non sono mai stato innamorato, forse per una forma di pudore propria di chi conosce i propri limiti di costanza.
Soffro dell'eiaculazione precoce delle emozioni, lo ammetto; ma soprattutto soffro interiormente di insoddisfazione atavica.
Il narcisismo lo dovrebbero frustrare fin dalle scuole primarie; del resto il dove non coincide mai con il quando, e viceversa.
Questo scritto non deve avere senso, rientra nel novero del caso e comunque ci puó stare l'aspetto ludico di mettersi a nudo; non sono i vermi a essere nudi, quelli conoscono i segreti della terra attraverso le pieghe della pelle.
Io, più che pieghe, sono imprigionato nelle piaghe del cervello e tutto ció costa meno di una seduta psicoanalitica.
Per il momento mi serviró di un'aspirina, e nella luce di domani accecheró gli errori di oggi, per vedere nuovi orrori.
Babele consta di una sola lettera in più di Abele.
Con l'immancabile Marlboro tra le labbra, è la fine del tempo parziale.