Il Senso di Annj per Il Porno

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Il Senso di Annj per Il Porno

#1 Messaggio da Alec Empire »

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Santo Domingo, presumibilmente fine Ottobre del 1979. All’interno di quella che ci appare come un’angusta casa d’appuntamento per signore ci sono due uomini di colore e in mezzo a loro una donna, intenta in una scena di threesome. Già, perchè parliamo di cinema, cinema porno. A riprendere il ‘gruppo di hardisti in un interno’ è Aristide Massaccesi, meglio noto col nome di Joe D’Amato, che quell’estate si era recato ai Caraibi forte di un piccolo cast di fidati attori, con l’intenzione di girarvi alcune pellicole di genere hard che, col senno di poi, andranno a costituire l’ossatura portante della pornografia italiana. Ma attenzione: Aristide è regista da molto prima del porno, e uomo di cinema da sempre. Ragion per cui anche per queste pellicole ha studiato una sceneggiatura di stampo cinematografico, pur destinando parte significativa della loro durata alle scene di sesso.
Una delle sceneggiature porno scritte da Massaccesi si intitola in via provvisoria ‘Tilt’ e contiene proprio quella scena a tre a cui accennavamo prima. Il film prevede la presenza di tre attrici, di cui una, italianissima, è proprio ‘la ragazza del threesome’. Fisico snello, flessuoso ed avvolgente, Anna Maria - così si chiama - risulta davvero carina con quel suo caschetto di capelli neri a incorniciare un volto a suo modo grazioso e sbarazzino. A dirla tutta Anna Maria non è attrice e si vede. Appartiene piuttosto a quel nutrito gruppo di corpi e volti prestati al cinema di genere, che nel nostro caso si tinge di rosa per poi affondare nel profondo delle luci rosse. Alla (mancanza di) vocazione si sostituisce semmai la disposizione a varcare il limite del soft per avventurarsi senza remore in territori hardcore: ecco spiegato il motivo per cui segue D’Amato ai Caraibi, assieme al pornoattore gentiluomo Mark Shanon, a Luigi Montefiori/George Eastman - sodale umano e artistico di Massaccesi, estraneo comunque alle dinamiche porno - e a Patrizia ‘Dirce’ Funari, che a dispetto del fugace handjob rilasciato nel ‘Blue Movie’ di Alberto Cavallone risalente al 1977, si limiterà in queste produzioni a scene esplicite nella forma ma non nella sostanza.


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Unitamente a Lucia Ramirez, graziosa ragazza ‘di vita’ imposta alla produzione dal proprietario dell’Hotel Sheraton di Stato Domingo, Anna Maria - che per l’occasione acquista il ‘nome d’arte’ di Anni Goren - è dunque l’unica a prestarsi a scene di sesso esplicito. E come di consueto nella sua carriera, Aristide Massaccesi fa di necessità virtù inserendola nella performance più estrema tra quelle previste: il sesso con due tizi reclutati sul posto in base ‘all’importanza’ dei genitali. D’altra parte, come ebbe a ricordare Mark Shanon, se il candidato aveva l’attributo giusto ‘lei si faceva scopare’.
E allora eccola Anna Maria aka Annj racchiusa in quell’ingombrante panino al cioccolato, prodursi in un tentativo di scena hard che ancora oggi si mostra come un fallimento annunciato già nel piano totale che inaugura la performance. I due amanti palesano tutta la loro improvvisazione toccandola a casaccio, uno addirittura insiste nell’arruffarle forzatamente i capelli, nemmeno dovesse farle uno shampoo. Poi D’Amato decide di zoomare su di lei, che maneggia con indolenza uno dei due falli sbocconcellandolo di tanto in tanto, sempre e rigorosamente ad occhi chiusi senza il benché minimo trasporto. L’occhio della camera si allarga, a raccogliere l’azione nella sua totalità: Annj ‘lavora’ i due lunghi peni tutt’altro che eretti con massaggi lenti ed incerti, quasi sotto ipnosi, e tradisce sul finire dell’inquadratura una smorfia di disgusto. Giusto in tempo per un salvifico taglio di montaggio, preludio ad una serie di lungaggini stavolta imputabili alla staticità dei due ‘attori’, uno incollato sulla di lei vagina e l’altro reclinato in modo sonnolento a ricevere l’imbarazzato pompino.

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Durante il montaggio - stavolta non parlo di quello cinematografico - avviene poi un flash, un attimo, un istante in cui Annj guarda direttamente verso la camera da presa con un’espressione a metà strada tra il disagio e la supplica: ‘speriamo duri ancora poco - sembrano dirci i suoi occhi - perché non ne posso più’. Non a caso, in un Videoimpulse del Marzo 2001 Michele Giordano scriveva riguardo a questa scena che ‘le espressioni di disgusto di Annj sono sublime cinema-verità. Scioccante’.
Non potrei essere più d’accordo. Il pauperismo della preparazione e delle movenze dei due maschi e il malcelato disadattamento della ragazza, sfociante addirittura nella aperta manifestazione di un fastidio, di un’urgenza di fuga, rendono il segmento cinematografico disturbante e molto più affine all’horror - genere caro ad Aristide - che non alla leggerezza gaudente implicita nella fruizione di un porno.
A testimonianza della sottile linea che separa realtà e finzione, qualche secondo dopo tocca al partner maschile tradire il ‘patto cinematografico’, rivolgendo lo sguardo alla macchina da presa giusto per avere l’ok sulla tempistica di estrazione del membro per il cumshot, suppongo. L’occhio di D’Amato esegue un totale, impietoso verso Annj che - ora davvero - si abbandona ad una oggettiva e definitiva espressione schifata.

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In ‘Porno Esotic Love’ - tipico esempio dell’arte pornografica di arrangiarsi, per cui ridoppiando alcune scene di un film sexy (‘Eva Nera’) e giustapponendole con scene hard girate ad hoc si ottiene un nuovo titolo per il mercato - vediamo Annj intenta in un handjob a Mark Shanon. Ancora una volta la camera fissa su di lei ne svela la mancanza di grazia nel contatto col pene, sfregato in modo furioso e dozzinale, sempre con la costante di uno sguardo sottratto, negato tanto all’oggetto di (dis)piacere quanto al partner, che viene brevemente squadrato con una smorfia indisponente. Mark, da quel grande professionista che era, non manca di reclinare la testa all’indietro (suo consueto segno di godimento), ma è chiaro che di pompini migliori nella sua vita ne abbia ricevuti davvero molti. In precedenza, però, va sottolineata una suggestiva scena di threesome in riva al mare: qui la nostra mostra di saper gestire i due maschi di colore a sua disposizione, muovendosi in modo vagamente ammiccante quando viene presa a pecorina. C’è da dire che la scelta del regista di non indugiare sul volto di lei forse aiuta nella restituzione visiva della performance.
Per cercare una ‘summa’ della vis erotica di Annj Goren nel film conviene tuttavia concentrarsi su un’altra scena, che la vede esibirsi in un locale imbastendo una danza sexy con spogliarello. La ragazza volteggia intorno al solito figurante di colore strusciandosi sul corpo nudo di lui e ammiccando con destrezza. Tutto bello, dunque: peccato che il membrone rimanga dormiente, a dispetto delle ripetute stimolazioni.

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Se nel porno è consuetudine inevitabile mettersi a nudo, direi che in questa circostanza Annj Goren abbia preso alla lettera il ‘must’ di una nudità non solo fisica, ma anche e soprattutto emotiva. Un darsi allo spettatore in modo fragile e drammatico, producendosi inconsapevolmente in una sorta di metariflessione sul fare sesso filmato.
Che cos’è stato il porno, per Anna Maria Napolitano? Probabilmente una parentesi, brevissima, culminata nelle performance sostenute nelle produzioni caraibiche di D’Amato. Questo senza dimenticare la fellatio che elargisce ad Eva Robin’s nel cult movie ‘Eva Man’ (scena per altro posticcia, in cui la Robin’s è controfigurata). Eppure, nonostante tutto, questa ragazza è rimasta impressa nell’immaginario ‘archetipo’ dei fruitori dell’hard italiano della prima ora. A tutt’oggi nominata, ‘studiata’, perché nessuno s’è accontentato di sapere giusto due o tre cose di lei: bolognese, ex studentessa con sicuri trascorsi di tossicodipendenza, che rimase malissimo quando venne a conoscenza del fatto che quei suoi film porno che lei credeva visibili solo all’estero erano arrivati anche in Italia.
Del resto ripetiamo: Anna Maria non era un’attrice. Altrimenti i vari ‘Sesso Nero’, ‘Hard Sensation’, ‘Porno Esotic Love’ e ‘Porno Holocaust’ - titolo quest’ultimo di cui abbiamo appena parlato - avrebbero costituito delle magnifiche referenze per ‘farsi un nome’ nel settore, qualora l’avesse voluto. E invece si dileguò. D’Amato la cercò per inserirla nel cast di ’Super Climax’, porno girato dopo il rientro dai Caraibi, ma niente, non ci fu verso di trovarla e gli ‘dissero che aveva smesso di farli [quei film, nda]’.
Per cui alla fine calza a pennello un’altra definizione che Michele Giordano ha scritto su Anna Maria, o meglio su Annj: ‘Grande per la sua scarsa predisposizione al porno. Acontestuale’.

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SoTTO di nove
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Re: Il Senso di Annj per Il Porno

#2 Messaggio da SoTTO di nove »

Dòni, sa tirìa e cul indrìa, la capela la'n va avantei / Donne, se tirate il culo indietro, la cappella non va avanti. BITLIS
Quando la fatica supera il gusto e ora di lasciar perdere la Patacca e attaccarsi al lambrusco. Giacobazzi

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