Intervista a Francesco Mozart

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Alec Empire
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Intervista a Francesco Mozart

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Anzitutto Francesco, la tipologia dei film da te girati palesa una conoscenza ed una preparazione cinematografica notevole. Puoi parlarmi del tuo rapporto con il cinema, come si è sviluppato negli anni, quali studi da appassionato e/o accademici hai fatto in proposito?
Io sono amante del cinema da sempre: prima come spettatore, poi come parte integrante: sono stato assistente alla regia, aiuto regista, direttore della fotografia di grosse produzioni di cinema tradizionale di cui per etica professionale non posso fare il nome…ho frequentato un’importante Accademia cinematografica di Roma. Quanto al cinema hard m’è sempre piaciuto, c’ho sempre avuto il pallino’ diciamo, ed ero dell’idea di sperimentarlo. Con l’aiuto di Francesco Malcom, che nei miei primi film ha fatto il direttore di produzione, sono riuscito piano piano a capire come legare le due cose, ovvero il cinema tradizionale al porno. Per questo devo ringraziare tantissimo Francesco, con cui sono amico da circa 25 anni.

Tu ti presenti nel mondo del porno in modo ‘autoriale’, realizzando film veri e propri che nulla hanno a che spartire col modello ‘usa e getta’ tipico degli standard produttivi non solo contemporanei, ma anche del recente passato…
All’inizio ho fatto dei film veri e propri. Il problema è che, oggi come oggi, nell’ambito del settore film veri e propri non se ne fanno più: si fanno dei cortometraggi di una sola scena, al contrario dei tempi in cui si facevano lavori di almeno 5 scene con una trama portante dall’inizio alla fine. Un film vero e proprio insomma, dal 2008/2009 non viene più fatto. Direi che questo tipo di prodotto l’ho ripreso a fare io in Italia, anche inconsciamente: nel senso che, provenendo dal cinema tradizionale, mi sono ‘buttato’ a fare cinema porno non conoscendo il cinema porno. Per cui i primi film che ho realizzato li ho girati con stile cinematografico: in realtà il mercato non lo richiedeva, anche se poi, proprio per questo, sono stati apprezzati maggiormente perché non li faceva nessuno. Da lì è partito il tutto: le grosse produzioni internazionali hanno cominciato ad interessarsi al mio personaggio.
Per via del logo con la maschera che mi contraddistingue suscitavo poi anche molta curiosità: per un anno nel nostro ambiente tutti pensavano che fossi Francesco Malcom che s’era cambiato il nome, anche perché io appunto non mi facevo vedere: si parlava tanto di me ma nessuno sapeva chi effettivamente ero.
Quella maschera esiste davvero: è stata costruita da un artigiano a Venezia proprio per ’Twilight suckers’, film ispirato a ‘Eyes wide shut’ e che presenta al suo interno anche omaggi ad altre pellicole. La maschera è poi diventata il logo vero e proprio disegnato da un grafico che rimane a tutt’oggi il ‘mio’ logo presente sia nei film che faccio commissionato da altre produzioni, sia nei film prodotti da me. Nel caso dei film fatti su commissione all’inizio vedrai il mantello rosso che scopre il mio logo seguito poi dal logo della produzione, mentre alla fine avremo la maschera che fa l’occhiolino. Questo nei film che firmo io, perché poi faccio anche film – anzi, cortometraggi – che non riconosco: ad esempio se non ci sono attori che mi piacciono, non mi piace la location e via dicendo.

In ‘Twilight suckers’ abbiamo una fusione di porno e horror recuperando tematiche tipiche di quest’ultimo – la visita verso una oscura dimensione di trasgressione, il mood lugubre dato dalle luci, per non parlare della presenza del vampirismo. Riguardo al film, come si sono svolte le riprese, quanto è stato complesso arrivare ad un risultato che fosse congeniale alle aspettative della tua sceneggiatura?
‘Twilight suckers’ è stato in assoluto il mio primo film come regista e sceneggiatore: vi sono state usate tecniche di cinema tradizionale che nel panorama porno, per questioni di budget, sono state ormai abbandonate da anni. Quello che viene fatto oggi non è più così, nemmeno lontanamente: potrebbe essere rimasto Hustler, ma stiamo paragonando Cinecittà a Hollywood. Altri nomi possono essere Axel Braun, Digital Playground, ma ci riferiamo a budget di milioni di euro, cose che in Italia sono impensabili così com’erano impensabili anche negli anni ’90, per quanto allora si spendesse comunque molto nel porno italiano, potendo contare su ricavi adeguati.
‘Twilight’ me lo sono autoprodotto perché all’epoca non mi conosceva nessuno…per i miei film successivi mi sono invece affidato a Massimo Boscolo, a tutt’oggi mio produttore fisso nonché amico, che mi ha portato poi da Xtime a 69stream (ne parliamo tra poco, nda). Quando mi sono proposto ho cominciato a fare un giro di telefonate per reperire gli attori tra nomi famosi del cinema hard, e tutti mi dicevano ‘no’ o chiedevano ‘ma chi sei? Noi lavoriamo solo con professionisti’. In questo senso devo ringraziare Lara De Santis, la prima attrice che ha creduto in me ed ha partecipato a questo film quando ancora nessuno sapeva chi ero.
Quando ho presentato ’Twilight suckers’ alle varie produzioni m’hanno detto: ‘ma questo non è un porno…c’è sì qualche penetrazione al buio e nulla più’. Diverse persone invece mi hanno scritto dicendomi che si sono masturbate di più su quelle scene del film anziché su un video sullo stile di Legal Porno. Ad esempio, la scena all’inizio in glory hole ci son volute 8 ore per farla…oggi nessuno si presta a fare una scena del genere: per il budget che c’è non si prestano le produzioni come non si presterà lo staff: anche perché l’attore viene sul set per far sesso, se avesse desiderato fare una scena più complessa se ne sarebbe andato a Cinecittà. Per cui diventa molto difficile fare quello che voglio io, anche se nel mio caso alla fine ci riesco: sono una persona che parla con gli attori e loro conoscono bene il mio metodo: non per niente chiamo spesso gli stessi perché sanno quello che voglio fare.

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‘Fucking Bastard Angels’ è invece una vera e propria saga in tre parti, in cui il ‘crossover’ di generi vede l’entrata in gioco anche del fantasy. Il ritmo del film mi pare molto sostenuto, la tensione nello spettatore resta alta: merito da ascriversi, tra le altre cose, al montaggio…in cosa è differita la scrittura di questo secondo lavoro?
Si è trattato di un film ad alto budget prodotto da FM Video diviso in tre volumi. Abbiamo lavorato 13-14 ore al giorno per farlo, e segna un passaggio dal genere horror al fantasy. Considero questo film un vero e proprio cult, soprattutto perché c’è stato il ritorno sulle scene dopo tanti anni di due icone del porno, Roberto Malone e Francesco Malcom. Francesco erano anni che non faceva una scena porno, io son riuscito a portarlo come attore su ‘F.B.A.’ e, come se non bastasse, ho portato anche Malone che a sua volta era parecchio tempo che non calcava le scene. Questa per me è stata una grande soddisfazione personale. Il film ha segnato la consacrazione internazionale di Luca Ferrero, adesso considerato uno dei primi venti attori al mondo: avevo visto il suo primo film con Mario Salieri e mi era sembrato un ragazzo carismatico. Per girare una scena noleggiammo un’intera discoteca, cosa che non veniva fatta da anni…il film fu girato con tre camere, ed ebbe un lavoro di post produzione durato circa 6 mesi: cose impensabili oggi come oggi…

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Se non vado errato tu hai girato sia film con trama, quali i due sopra citati, sia scene all sex. A tuo modo di vedere, in quale dei due generi l’elemento pornografico trova la sua collocazione migliore: in un contesto comunque ‘cinematografico’ o piuttosto in una dimensione priva di spunti narrativi?

Scene all sex ne avrò girate non più di una decina per Xtime, L’all sex può girarlo chiunque: se hai una telecamera professionale te la fai impostare da un direttore della fotografia, altrimenti puoi farlo anche con la telecamera da 100 euro che trovi in Mediaworld…a chi guarda l’all sex non frega niente della qualità. Tra l’altro a me non piace l’hard come viene girato oggi: si vede tutto chiarissimo, i dettagli delle penetrazioni…io apprezzo più il vedo/non vedo, le luci soffuse e i tagli di luce, le atmosfere in penombra, i chiaroscuri…ma per i produttori questo approccio non va più di moda. Oggi le scene iniziano con gli attori già nudi, non c’è un filo di biancheria intima, in location fatte di quattro pareti bianche con divano bianco: dimmi te dov’è l’erotismo…però evidentemente piacciono perché fanno visualizzazioni. Io la definirei più una ‘palestra del sesso’. All’interno di un film come lo intendo io la scena di sesso non deve essere troppo lunga, massimo 15 minuti: adesso lo standard di durata di una scena hard si aggira sui 30 minuti. Capisci che se io faccio 5 scene di sesso da 30 minuti l’una aggiungendoci poi le parti di commedia mi viene fuori ‘Ben Hur’ (ride) Ma poi l’hard vive anche di situazioni: le piccole situazioni di 3-4 minuti durante il film, che comunque costano allo stesso modo delle scene di mezz’ora…questo non si può più fare per una questione di produzione.

Riguardo all’esperienza Xtime, in cui so che hai avuto un ruolo importante, cosa puoi dirmi? Com’è nato il progetto e come giudichi la tua produzione con questo brand?
L’esperienza Xtime è stata come passare dalla piccola bottega d’artigiano, dove te crei la tua arte, alla grande industria ‘meccanica’ in cui devi seguire le direttive della produzione, hai tempi e budget stabiliti con un imperativo: bisogna produrre. In tutto quello che ho girato per Xtime ho cercato sempre di dare, nei limiti, la mia personalizzazione nella scelta delle musiche, ad esempio. Si è trattato di produzioni importanti con 50 persone di staff e personale che riempiva gli alberghi: siamo stati in giro in tutto il mondo per Xtime, e ti parlo solo di tre anni fa. Oggi la logica di realizzazione è cambiata per forza di cose: la produzione non può mettere budget e fatica per un progetto impiegando 3-4 settimane, per poi trovarsi disponibile il film nei siti gratuiti nel giro di poche ore dalla pubblicazione online. Considera che a Xtime nei primi due anni i film li ho fatti tutti io, firmati o non firmati. Prima per far una scena impiegavo due giorni, per Xtime mi son trovato nella necessità di farne tre al giorno, quindi ho sempre cercato di dare il massimo pur nella tempistica proibitiva. Si è trattato, insomma, di una realtà produttiva come da tempo non se ne vedeva nel panorama hard, nonché una vera e propria scuola che mi ha insegnato come girare veramente l’hard.

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Di recente ho parlato molto con Francesco Malcom del progetto ‘Meritocazzia’, nato in seno ad Xtime se non erro…qual’è la tua opinione su questo format, lo ritieni un esperimento riuscito?
Si tratta di un format che ha ideato e inventato Francesco Malcom, l’ha iniziato senza Xtime che non c’entrava niente, è solo dopo che Xtime ha preso in mano il progetto e l’ha prodotto. La versione soft è molto carina. Poi c’è la versione hard, che è stata fatta quando Xtime ha cominciato ad occuparsene per la produzione: quella hard è stata messa sull’apposito canale. Nel primo format io ho fatto il direttore della fotografia, dalla seconda puntata in poi ho fatto la regia della versione hard. L’esperimento è stato interessante ed i numeri parlano da soli: ha fatto milioni di visualizzazioni. Almeno per quanto riguarda Xtime, credo si tratti di un progetto riuscito. Presenta tutti gli aspetti di una produzione televisiva, dai cameraman al mixer, al direttore della fotografia, al regista televisivo, agli attori…e forse è molto più costoso di una produzione cinematografica. Se venisse trovata un’emittente interessata ad investire in questo progetto e la giusta collocazione di palinsesto sono convinto che ‘Meritocazzia’ potrebbe essere visto da molti.

‘Alla SPA con mia moglie’ segna un deciso cambio di rotta stilistica nella tua filmografia, virando verso un contesto di commedia – mi vengono alla mente le situazioni delle commedie sexy degli anni settanta e dei primissimi ottanta in questo senso – un sesso ‘godereccio’ direi, molto più solare rispetto ai tuoi standard. Facendo un rapido excursus, quali sono le varianti stilistiche e le tematiche portanti della tua produzione?
Stilisticamente mi sono affacciato a varie tematiche. Nel cinema hard ho voluto sperimentare un po’ di tutto, passando dal genere horror al fantasy, dall’action al drammatico, fino poi a sfociare nella famosa ‘commedia all’italiana’ dove, oltre alla presenza dell’hard, si ride anche: troviamo il famoso ‘gioco degli equivoci’. Quanto alle tematiche portanti, l’aspetto ‘cuckold’ è una mia firma: il marito che ‘presta la moglie’, questo desiderio nascosto che c’è forse in tutta la popolazione mondiale, soprattutto in quella italiana, di vedere la moglie toccata, presa da altri uomini. Altro elemento comune è il feticismo per tacchi molto alti e autoreggenti, sia che si tratti di dramma, commedia, fantasy o horror, i 4 campi che io ho toccato. Dal punto di vista tecnico io sono anche montatore, per cui le scene me le monto da solo, mi piace colorarle dandogli quella tonalità che mi contraddistingue e mi rende sempre riconoscibile come autore.

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Valerie Borghese è perfetta nel ruolo della moglie che approfitta delle occasioni di divertirsi alle spalle del marito…partendo dal suo nome, puoi dirmi quali sono gli attori e le attrici con cui ti sei trovato meglio a livello empatico e professionale?
Io ho empatia con tantissimi attori e attrici e altrettante antipatie. Questo perché alcuni dicono che io sono ‘lungo’ nelle riprese, ma son ‘lungo’ perché voglio la perfezione. Son lungo perché se si fa un film si fa un film, non la scenetta con lo smartphone. Attrici con cui sono rimasto amico anche al di fuori del set sono Francesca Di Caprio, che ha fatto il suo primo film con me diventando poi una figura internazionale nel settore, poi Giorgia Roma, introdotta nell’ambiente da Luca Ferrero, che ho poi aiutato nei primi tempi della sua carriera: anche con lei c’è una grandissima simpatia e grandissima amicizia. Ancora, Luna Ramondini, che è stata mia compagna per due anni e che si è definitivamente ritirata dal mondo del porno. Sul set mi sono sempre trovato bene anche con Sofia Gucci, pur non avendo adesso più rapporti: i suoi ultimi venti film li ho fatti io. Tra gli attori cito Luca Ferrero, che chiamo sempre nelle mie produzioni, e Francesco Malcom che è stato mio mentore fin dall’inizio: se non ci fosse stato lui non avrei fatto questo lavoro.

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Da un’esperienza all’altra, il tuo ruolo alla direzione di 69stream: in cosa differisce questa realtà rispetto ad Xtime e quali tipi di produzioni abbraccia?

69stream.com è il sito VOD di sensiunici.com che fa capo a Timvision. Il sito è partito l’estate scorsa, è gestito da una ditta molto seria che prende il lavoro con impegno e sta facendo delle produzioni – naturalmente non continuative come Xtime – con budget tra l’altro abbastanza alti. Tra gli ultimi lavori che ho fatto, alcuni sono in fase di montaggio mentre altri – une ventina di cortometraggi – si trovano già in 69stream.

Il 2018 ti vede premiato come ‘Miglior Regista Italiano’ nella cornice di Torino Erotica…dpotremmo definirlo un premio alla carriera?

E’ stata una premiazione alla mia carriera ‘intensa ma breve’ avendo iniziato nel 2014. Ho fatto anche cortometraggi da 50/60 minuti in steadycam ronin, girando tutto completamente in spalla – tipologie di ripresa che in Italia non vengono praticate.

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Ti chiedo di dare uno sguardo ‘generale’ al settore porno attuale da produttore: quali margini di qualità ci sono e quali invece i margini di guadagno?

Oggi il porno – togliamo la parola ‘cinema’ – è per Internet o per le televisioni che hanno i loro canali dedicati. All’estero c’è una miriade di emittenti: ad esempio Canal+ in Francia ha il suo canale hard che è uno dei più visti al mondo, perché lo stesso Dorcel vi ha lavorato, potendosi permettere di fare bellissimi film che rispecchiano anche la mia arte: sarei ben contento di poter fare film come quelli di Dorcel.

Per chiudere ti chiedo: qual’è la tua ultima produzione e possiamo attenderci nuovi titoli o progetti di altra natura?

L’ultima produzione che ho fatto è stata una serie di tre puntate girata in Svizzera per per Escort Advisor, che mi ha commissionato delle scene a scopo pubblicitario, per cui si trovano gratuitamente su Pornhub. In particolare, mentre la prima puntata pilota è stata fatta più velocemente, la seconda e terza le abbiamo girate con attori professionisti, telecamere cinematografiche in 4K, direttore della fotografia, staff, truccatrici e location bellissime. Da circa un anno invece ho in cantiere una serie molto interessante, sempre hard, anche a sfondo spciale. Adesso mi occupo più di produzione, distribuzione e montaggio, perché se devo andare a girare 4 scene in un giorno a Praga o Budapest con tempi e budget ristretti la cosa mi intristisce, non ci sono le prerogative e preferisco rinunciare, anche se alcune produzioni mi hanno chiamato. Per come sono fatto io, preferisco anteporre la qualità alla quantità: io son partito con la qualità, poi son passato alla quantità…e per quanto la quantità possa far bene, senza dubbio finisce per danneggiare la qualità.

Intervista del Giugno 2019

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Non parlo con le pedine (Kyrie Irving)
Io mi limito a giocare a basket e lascio che Dio faccia il resto (Michael Beasley)
In rete c’è troppo di tutto ed è meglio “spegnere” ogni tanto (Fabban)

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