[BDSM] Intervista a Marikah Bentley

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[BDSM] Intervista a Marikah Bentley

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Marikah, in quale momento della tua vita hai preso coscienza della tua natura di mistress?
In realtà il mio essere mistress io l’ho realizzato in adolescenza grazie ad una conoscenza che avevo – una ragazza più grande, autolesionista e masochista – che vedendo certi miei comportamenti, i miei gusti eccetera, mi ha fatto notare che, senza dubbio, questi miei atteggiamenti volevano dire questo: di fatto, ero una mistress. Premetto che io non sapevo niente in proposito…quindi ho cominciato a leggere, a documentarmi e quant’altro, fino a realizzare con stupore che effettivamente ero proprio così.
Raggiunta la maggiore età ho poi unito l’utile al dilettevole principalmente sul piano privato…in realtà, prima di svolgerlo come professione, lo facevo per diletto: mi capitava di svolgere delle sessioni con fidanzatini, sottomettendoli: ma non per lavoro…poi è nata la possibilità di svolgerlo come lavoro perché mi era stato esplicitamente chiesto da alcuni slave…a me non era assolutamente balenata l’idea di poter ricavare un guadagno da questa cosa…da lì ho preso il via, principalmente subito all’estero, intraprendendo anche il percorso degli show itineranti. Il fatto che io mi sia esposta così esplicitamente ha suscitato curiosità, così come giudizi di varia natura…a questo proposito, credo di essere una delle persone più bannate nei social in assoluto: questo nonostante non abbia mai messo – ad eccezione di Twitter – foto di nudo, nemmeno parziale. Io non credo di dar fastidio a nessuno, però…è così.

La tua personalità decisa, dominante e per nulla banale ha incontrato, immagino, consensi e perplessità in egual misura…

Sicuramente o mi si ama o mi si odia, la via di mezzo è difficile trovarla…ci sono molti uomini che, pur non conoscendo affatto il mondo BDSM, vedendo un mio slave nell’atto di essere da me sottomesso si sentono feriti nell’orgoglio, quindi già lì, per partito preso, dò fastidio: potrebbe essere quello, come potrebbe essere invece che, visto che un po’ di cose le ho fatte, anche non attinenti al mondo BDSM – quattro uscite su Playboy, in RAI sono andata, sono venuti dalla BBC per intervistarmi – magari questa cosa nell’ambiente notturno dava un po’ fastidio, allora si giocava ad abbassare un’altra in ambiente social per un fatto di concorrenza…in realtà io stessa in quest’ultimo anno di lavoro ho fatto delle scelte ben precise, facendo pochissime serate, quasi nulla, perché il BDSM in Italia non è assolutamente ben compreso.
Per cui mi è capitato spesso che mi venisse chiesto di fare l’ospitata nel tal locale, però omologandomi al contesto notturno: quindi mi veniva proposto di fare degli spettacoli che non fossero solo BDSM. Chi mi vuole deve sapere che il mio prodotto è questo, altrimenti per carità, non ha importanza: i locali per me sono più una scocciatura che altro, considerando la trasferta, il cachet assurdo…per cui sto bene così.

Rimanendo su questo argomento, la tipologia dei tuoi spettacoli non è per nulla paragonabile a quella di altre sexystar, giusto?
In realtà ho sopravvalutato l’intelligenza e la cultura dei clienti e dei locali. Io inizialmente non mi sono presentata subito come ‘mistress’ così come se lo poteva aspettare il cliente – frustino, latex, stivali ’strong’ con gli schiavi sul palco – ma facevo degli spettacoli sicuramente molto curati, con le coreografie e le musiche giuste, ma dove la sfumatura del BDSM era molto sottile, lo dovevi proprio notare dalla calza, dall’atteggiamento…facevo anche dei giochi di voyeurismo coinvolgevo gente sul palco, andavo a creare delle scene simili a quelle di un film. Questo però non veniva capito, veniva preso come uno spettacolo normale, perché non si può pretendere che tutti abbiano quell’accortezza, quell’intelligenza…

Come dicevamo prima, allora, gli show venivano accolti con un po’ di perplessità o comunque piacevano e convincevano?
Per piacere piacevano, ma i clienti non riuscivano a cogliere il fatto che erano show a tema BDSM: io per cercare di fare entrare il BDSM nei cuori, nelle teste, nei locali, volevo fare una cosa graduale: optavo dunque per spettacoli più soft. Poi vedendo che tanto nessuno ci arrivava – c’è troppa ignoranza, troppo pregiudizio – ho voluto chiarire le cose dicendo: ‘Io sono questa, i miei spettacoli son questi – faccio il pissing, torturo lo schiavo e via dicendo – chi vuole è così, chi non vuole pazienza: è pieno di bellissime pornostar e sexystar che sicuramente per un altro tipo di spettacoli possono andare più che bene.

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Hai cominciato dunque a selezionare molto le tue date…
Assolutamente. Ho detto diversi ’no’ anche per i cachet, che per me adesso sono assolutamente ridicoli. Mi rendo conto che un’ospitata non può essere pagata come una giornata di sessioni, però non bisogna nemmeno svalutare il lavoro, l’essere artista. C’è gente che va a 200-250 euro pur di salire su un palco e di vedersi su una locandina…non esiste questo. Il cachet deve essere di un certo tipo e la pubblicità lo stesso. A me è capitato di locali che chiamassero all’ultimo momento, non sono andata: o mi fai una giusta comunicazione prima, ma se devo venire lì a fare la tappabuchi no, perché per me è un danno di immagine. Io a differenza di molte altre che lavorano negli ambienti notturni sono un’imprenditrice: mi seguo come se fossi un’altra persona, in tutto e per tutto. Ho studiato anche marketing e conosco gli errori da non commettere.

Questa scelta accurata e selezione dell’attività live da quando è maturata?
Nell’ultimo anno ho preso decisioni drastiche in merito alle presenze nei locali. Già l’anno prima mi ero accorta che le cose non erano esattamente come le avrei volute io, quindi è stato un discorso progressivo. Già da un po’ di tempo a questa parte ho stretto una collaborazione con Mimmo Pavese, che secondo me è l’unico – senza nulla togliere ad altre agenzie, che sono assolutamente rispettabili – che riesce a coglier molto bene che cos’è il BDSM, crede nel BDSM per cui, ogni volta che mi propone delle date o degli eventi, per me è un piacere poter collaborare con lui. Mimmo non mi chiamerebbe mai per andare a fare uno spettacolo ‘così, tanto per’, mi chiama quando sa che per me può essere interessante una determinata cosa, questo con le altre agenzie con cui ho collaborato in passato non era successo, perché mi dicevano: ‘Il tuo prodotto non è vendibile, è di nicchia’…

Parliamo allora della tua attività principale: le sessioni…
Dal punto di vista pratico, per quanto riguarda la comunicazione, la promozione e quant’altro c’è il mio fotografo ufficiale che si occupa delle foto, della produzione dei video. In parallelo anche io mi occupo dei video: lui realizza prodotti molto patinati, però bisogna regalare anche qualcosa di un po’ più ‘vero’, ‘diretto’, in modo che chi mi sceglie, chi viene d me, sa perfettamente come sono…non per niente metto anche tanti video su Youtube, così si rendono bene conto.
Per cui tramite il mio sito internet marikahbentley.net, dotato di uno store e di tutte le informazioni necessarie per conoscermi, per capire un po’ di cose del BDSM, mistress eccetera, vengo contattata dagli ’slave’ (dagli schiavi) oppure da chi è curioso di provare un’esperienza in questo mondo, così ci si organizza e ci si incontra per provare una sessione.

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Esiste un cliente tipo per questa tua attività?
Non ce ne sono…l’unica cosa che posso dire è che, nella maggior parte dei casi, parliamo di un ceto sociale medio-alto. Sono persone che nella vita sociale e lavorativa svolgono ruoli di grande responsabilità e gestione, quindi per loro è un modo di lasciarsi andare, di abbandonarsi, trovarsi per una volta ‘dall’altra parte’. Poi c’è chi lo fa in modo ’strong’ – sottoponendosi a pratiche decisamente ‘forti’, c’è chi invece vuole un approccio un po’ più soft, quindi qualcosa di più cerebrale e meno fisico. Personalmente sono molto soddisfatta di tutti gli slave che ho fidelizzato fino ad adesso, e anche dei nuovi: perché sono riuscita davvero a creare una rete interessante, tutte persone fantastiche e molto selezionate. Diciamo anche che per come mi pongo io, per come spiego le cose, è difficile che uno che non ha realmente una motivazione – ma che ha altri interessi – mi contatti: non dò modo di fraintendere…i miei clienti, i miei slave, sono molo esigenti – come io pretendo da loro determinate cose, anche loro vogliono il meglio…per cui prendono molte informazioni su di me. Quando, prima della sessione, si fanno due chiacchiere sanno davvero vita, morte e miracoli su di me perché hanno letto varie cose, visto recensioni, tutto molto importante.

Quanto c’è di psicologico in una pratica come una sessione BDSM?
Psicologico al 100%, assolutamente. La parte fisica è una conseguenza. Infatti io faccio una scrematura incredibile già solo al telefono. Perché prima si inizia con l’email, poi se dalla mail vedo che il soggetto può andar bene si parla al telefono, dopodiché se al telefono noto delle cose che non mi piacciono, che non c’è qualcosa di interessante, non ricevo. Se la persona non mi piace non faccio la sessione. non mi interessa. Mi deve interessare, mi deve ‘prendere’, perché durante la sessione si deve creare la sinergia giusta, l’energia giusta: deve essere un’esperienza piacevole che arricchisca entrambi. Se dall’altra parte ‘a pelle’ non mi convince qualcuno, non faccio assolutamente nulla.

Nel tuo settore dunque il discorso avviene ad un livello puramente empatico: deve partire una corrispondenza di empatia, se questa non arriva, non esce, si blocca anche tutto il procedimento seguente…

Esatto, hai colto perfettamente l’aspetto più importante. Non c’è niente di meccanico, è tutto molto mentale.

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La linea che separa l’espressione della tua essenza dall’esercizio in ottica professionale della tua attività è molto sottile…

Non posso dire che non sia una professione per me, perché di fatto lo è: io seguo tutti gli aspetti in modo maniacale, dai social alle email, ai messaggi, rispondere al telefono, poi scarpe, calze, video nuovo, però non mi è mai capitato di sentire la noia tipica del farlo come un lavoro: in realtà io quando vengo in studio sono nel mio mondo, nel mio regno, ho tutte le mie cose…e quindi no, non mi pesa, non potrei mai fare altro. Mi è stato chiesto più volte: ‘Hai intenzione di farlo per sempre?’ Si, finché morte non ci separi, perché per me questa è la mia vita e sono esattamente così anche fuori dallo studio. Lo preciso sempre: il mio non è un personaggio costruito, in realtà è vero, ‘c’è’ questo personaggio, ma non è nient’altro che quello che in realtà sono.

La tua personalità dunque va ad esprimersi a 360°…

Esatto, ci sono lati positivi e lati negativi. Di positivo c’è appunto che io vivo appieno questo ambiente, vedo tanti slave, sono nel mio universo, parliamo la stessa lingua e tutto. Quando però mi trovo fuori, in altri contesti, devo dire che più passa il tempo più faccio difficoltà…perché sono intollerante e insofferente a troppe cose: magari c’è il compleanno di un’amica, invita tutti i parenti, tante persone, e sento discorsi stupidi, inutili, frasi fatte che non mi interessano. Per questo motivo tendo proprio, tranne per le persone più strette, a non avere tanti contatti con l’esterno.
Così come alla domanda ‘che lavoro fai?’ non è che dico che faccio la commessa, dico esattamente quello che faccio e quello che sono: a tal proposito ho fatto un video appena pubblicato su Youtube in cui spiego chi sono io, cos’è una mistress e cosa faccio, perché mi son stancata di spiegare…c’è troppa ignoranza, troppa…e io sto bene con i miei animali: ci conosciamo la perfezione, però mi devo fermare perchè sono a 5…fosse per me mi riempirei la casa!

Immagino appunto che dare sempre queste spiegazioni ‘didattiche’ al pubblico diventi noioso alla lunga…

Bravo, perché come la metti la metti è una cosa strana per loro, non la capiscono. Poi ti riempiono di domande…per carità, curiosità è sinonimo di intelligenza, poi magari uno veramente è motivato a scoprire, ma molti invece lo fanno solo per ‘far gossip’…poi al di là del fatto di dover spiegare, di non volermi assolutamente omologare, è difficile per me anche il discorso economico: è vero, io ho una vita agiata e guadagno molto bene. Sono anche molto generosa, detesto le persone tirchie. La mia vita, come ti di dicevo, è tra i miei cani e il mio studio…però quella volta che decido di uscire mi vizio, punto e basta, e anche lì purtroppo non ho compagne o conoscenze che mi appoggino con cui poter condividere questi momenti, perché tutte le persone son sempre lì a guardare il risparmio…anche il mio tenore di vita, ormai, è molto alto. Siccome non mi piace pensare ad adattarmi rinunciando a qualcosa, piuttosto sto da sola.

Si tratta un po’ come di una sorta di chiusura in una tua ‘zona di comfort’…
Mi ci trovo un po’ costretta, perché io non vorrei questa zona di chiusura, ma purtroppo fino ad ora non ho trovato molte alternative interessanti.

Esistono dei feticci che i clienti ti richiedono dopo una sessione, anche solo per avere un aggancio emotivo a cui appoggiarsi nella loro quotidianità?

In alcuni casi si, non sempre. Nella maggior parte dei casi no, perché prevalentemente si tratta di persone sposate, tant’è vero che quando si fanno sessioni di femminilizzazione dove hanno delle loro cose personali dò loro la possibilità di lasciarle a me in custodia perché a casa non potrebbero tenerle. In altri casi si, prevalentemente calze o scarpe.

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Dal punto di vista femminile invece, c’è un’utenza in questo senso?

C’è da dire che in Italia è molto difficile, quasi impossibile, che ti contatti una slave per fare una sessione. Spesso sono coppie, la cosa brutta in realtà è che non è lei che vuole sottoporsi al trattamento, ma è lui che ha piacere di vedere lei immedesimarsi nella parte della sottomessa. Quando mi accorgo che lei, per amore o per condiscendenza, lo farebbe ma non è ‘nel suo’ preferisco rinunciare, perché così non mi piace. Invece all’estero cambia totalmente la musica: all’estero ci sono le slave, quelle vere, diciamo che vale la stessa cosa dell’uomo, con l’unica differenza che, pur essendo sadica in egual misura sia sull’uomo che sulla donna, se devo fare una sessione di lotta o comunque devo utilizzare le maniere forti, con la donna ho dei limiti, non mi va. Con l’uomo limiti non ce ne sono, ma con la donna non mi piace. Faccio arti marziali anche nella vita privata, adesso son ferma da un pochino, ma lotto solo con uomini…

Durante una stessa giornata può dunque capitarti di dover sostenere differenti tipi di slave con sessioni altrettanto diverse…
Mi piace il fatto che durante l’arco delle mie giornate spesso e volentieri tutte le sessioni si differenziano tra loro: magari ho una sessione soft improntata sulla sfera fetish o qualche gioco di ruolo, poi improvvisamente dopo ho la ‘medical’ con clisteri e diverse altre cose. Poi dopo può starci la femminilizzazione…quindi non mi annoio, e questa è una fortuna perché io mi annoio molto facilmente. Ad esempio, pensa che se io vado in vacanza – a parte che difficilmente riesco a staccare – più di dieci giorni non riesco proprio: mi mancano le sessioni.

Esiste la possibilità di una dipendenza a questa pratica da parte tua e da parte dello slave e, se si, come può essere gestita?
Non credo che sia proprio una dipendenza…c’ho pensato, ma direi che è più uno stile di vita, forse un’abitudine, ma nemmeno…per me è una cosa talmente normale com’è respirare, che se viene a mancare, ovviamente, si sente. Nei riguardi degli slave poi, per scherzare, io lo dico sempre: un po’ di dipendenza la creo, ma per un semplice motivo: loro con me sono ‘nudi’, si spogliano completamente di tutto e sono se stessi, si lasciano andare. Cosa che invece non potrebbero mai fare con la moglie, con la compagna nella vita di tutti i giorni. Io ho dei signori ‘insospettabili’ che quando vengon qua si fanno acconciare, si fanno truccare, stanno anche qualche ora solo pur di avere dei tacchi ed essere vestiti da donna comportandosi come tali…una cosa che mi hanno detto in molti è che con me loro percepiscono che io non ho il pregiudizio, che io non li giudico: quindi io dò un senso di libertà che non riescono a trovare altrove – questo detto da loro. Perciò se vogliamo possiamo chiamarla anche dipendenza, ma solo per questo motivo…alcuni hanno cambiato fidanzate e tutto quanto, ma son sempre qua: e non è definibile ‘tradimento’, perché chi nasce slave non può soffocare il proprio essere, è giusto che esterni ciò che è.

Il gioco del dare-avere a livello psicologico deve essere appagante e stimolante solo se corrisposto su alti livelli intellettivi: condividi?
La maggior parte dei miei clienti appartiene ad un ceto acculturato, e lì mi diverto molto con la dominazione cerebrale. Quando – raramente – mi capita qualcuno che non è ‘una cima’ si resta sul ‘basic’, perché a me piace giocare ad armi pari, e se dall’altra parte trovo qualcuno ancora più preparato di me mi diverto ancora di più. Se invece mi rapporto con qualcuno che, pur curioso, noto che manca della giusta indole non mi ci metto neanche…

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Come tutte le altre cose di questo mondo, anche il tuo settore è inflazionatissimo, per cui in giro si vedono promosse delle figure o dei servizi che non hanno nulla del BDSM propriamente detto…

Allora…ad alcuni clienti ben gli sta di andare da mistress che in realtà non sono mistress…perché come paghi, mangi. Non puoi pensare di andare da una mistress senza documentarti su chi è e cosa ha fatto. L’escort di turno in realtà non fa altro che ‘ampliare’ il proprio menù proponendosi come mistress, sperando che qualcuno che non conosce il BDSM abbocchi all’amo…in realtà è pieno di escort, molte delle quali hanno più profili – uno come escort, uno come mistress – e propongono cose che non conoscono nemmeno loro. Io ricevevo messaggi, mail, chiamate die escort che chiedevano, in modo molto gentile, se potevo insegnare loro a fare la mistress…proprio a me! Beccavano quella sbagliata, perché, come dico sempre, ‘mistress ci devi nascere’…già in italia c’è un’ignoranza in questa materia che è assurda, in più se tu, che sei una brava imprenditrice come escort, fai passare un messaggio sbagliato è ancora peggio. Ognuno faccia il suo: io la vedo così.

C’è una forte confusione dei ruoli insomma…

Ti dico solo una cosa…se io metto una foto, un video su instagram in cui si vede che faccio una certa cosa col piede, tempo qualche giorno e cominciano ad esserci tantissimi video di questo tipo. Si tratta magari di donne bellissime che non avrebbero bisogno di ampliare i servizi – sexystar, pornostar che son già brave e belle – e invece mancano di personalità, perché se una fa una cosa la fa anche l’altra…ma dai!

Poi tra l’altro tu, seguendo i tuoi profili social, devi prestare attenzione ai vari commenti, inclusi quelli completamente fuori luogo…

Recentemente sono stata su Rai3 all’interno del format ‘Prima dell’alba’, dove ho illustrato a Salvo Sottile una sessione di mummificazione con la mia ancella (qui il video della puntata: il servizio dedicato a Marikah comincia dal minuto 25:00). Ho ricevuto vari tipi di commenti ma ti dirò, io sono più contenta quando ne parlano male o criticano, perché hai molta più visibilità anziché parlarne bene…per cui per me va benissimo! Se se ne parla sempre bene poi diventa noioso (ride) Ma poi ci son già le mogli a casa che sono brave, belle e tranquille, no?

La tua figura gode di autorevolezza anche all’estero…
Si, sia per quanto riguarda le sessioni che gli spettacoli, già nella Svizzera francese o tedesca è tutto molto più normale: mi hanno visto e poi contattato, esattamente come la BBC che ha voluto la mia opinione in merito alle sex dolls: è stato carino, mi ha fatto piacere.

Intervista del Maggio 2019

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