Catherine Ringer: PornoRock!

Interviste e Articoli Prima, Durante e Dopo il Porno

Moderatori: Super Zeta, AlexSmith, Alec Empire

Rispondi
Messaggio
Autore
Avatar utente
Alec Empire
Impulsi superiori
Impulsi superiori
Messaggi: 2415
Iscritto il: 03/10/2002, 2:00
Località: Zabriskie Point
Contatta:

Catherine Ringer: PornoRock!

#1 Messaggio da Alec Empire »

Immagine

‘Lei è una puttana - sbottò Serge Gainsbourg, col suo solito aplomb bohémienne - davvero, è andata in giro a far pompini, è...schifosa. E comunque ha un problema alla bocca, si ricordi dell’appuntamento dal dentista di Giovedì’ e così, stemperando i toni tra il serio e il faceto, fece ridere tutto lo studio di ‘Mon Zenith à Moi’, programma televisivo francese in cui una sera del 1986 era invitato. Dell’ironica impudenza di Serge - quello di ‘Je T’aime Moi Non Plus’ per capirsi - sorrise divertita anche la destinataria delle sue parole: una ragazza carina dai lunghi capelli castani a cui, in effetti, mancava un dente superiore dell’arcata destra. Il nome di questa giovane donna dall’aria sbarazzina era - è - Catherine Ringer, all’epoca già ex attrice porno e leader della pop band Les Rita Mitsouko. Era stata invitata in tv per parlare della sua esperienza nel mondo delle luci rosse di cui aveva fatto parte dal 1976 al 1982 lasciando un ricordo significativo della sua intraprendenza scenica.

Immagine

Ma come c’era finita Catherine nel porno? ‘Non l’ho fatto per divertimento come si potrebbe immaginare, ma perchè ero stata influenzata - ha dichiarato in un’intervista rilasciata nel 2011 - mi trovai circondata da un gruppo di intellettuali (intellos, letterale) che sostenevano poteva essere qualcosa di artistico’. Forse si, forse no, acqua passata. Tanto basta però ad accendere la nostra curiosità su questi ‘intellettuali’, collocati in un periodo fondamentale - la metà degli anni 70 - per il ripensamento dei corpi come entità sessuali libere e della pornografia intesa come forza rivoluzionaria. Ecco allora affacciarsi sorniona la sagoma di Lasse Braun: sarà mica lui l’intello (o uno degli intellos) a cui allude Catherine? Personalmente non lo definirei tale, certo però che a parlantina non era secondo a nessuno.
Una possibile risposta arriva puntuale a pagina 185 dell’autobiografia di Lasse, laddove il nostro afferma: ‘Trovata una attrice francese di teatro, Catherine Ringer, interessante, pugnace, sfacciata, con una gran fica di pelo nero (…) la convinsi a fare per la prima volta dell’hard’. E così Catherine diventa la ragazza delle ‘scene madri’ dei film di Braun: in ‘Love Inferno’ (1977) la vediamo protagonista di una vera e propria iniziazione di sapore bdsm, in cui bendata e legata con tanto di slave chain al collo, accoglie supina le attenzioni di un anonimo maschio fino a dimenarsi come sotto l’effetto di un esorcismo. Il rito della penetrazione racchiuso da due candele - all’estremità sinistra e destra dell’inquadratura - assume un sapore solenne e dionisiaco, accompagnato dallo sfrenato pompino che Catherine somministra nel frattempo a Tony Morena e all’insistenza con cui Lasse inquadra in dettaglio quella bella ‘fica di pelo nero’ che tanto gli era piaciuta. La scena si conclude col diffuso cumshot di Tony su una Ringer esangue dopo l’energica performance.

Immagine

Poi il capolavoro. Tutto nasce in un castello settecentesco in prossimità di Amsterdam, di cui Lasse si innamora proprio durante le riprese di ‘Love Inferno’. Ne dispone immediatamente l’affitto senza alcun problema - scopra infatti che l’aristocratica affidataria della magione aveva addirittura visto il suo ‘French Blue’ - e lì comincia a cucire una storia che calza a pennello a Catherine Ringer, facendole interpretare il ruolo di una ballerina classica che, al contrario della madre fin troppo libertina, non riesce a raggiungere l’orgasmo con gli uomini. La vediamo infatti in una languida scena lesbo con la bionda Gilda Arancio, sul tetto dell’imponente edificio che costituisce la location del film intitolato ‘Body Love’. Si tratta di un antipasto di quanto accadrà dopo, nell’epico tour de force lungo 23 minuti posto a chiusura del film. Quel genio di Braun imbastisce infatti un ensemble di ballo con diciotto tra attori e attrici nudi distribuendoli in una grande sala ad accogliere la Ringer che, titubante, avanza cominciando a volteggiare attorno a ciascuno di loro con fare lento, solenne, mistico. E’ come un rituale in cui tutti i volti restano impassibili, mentre le braccia e il volto di Catherine li scruta accennando ad una coreografia sul tappeto psichedelico posto al centro della scena. Sullo sfondo il muro di synth di Klaus Schulze, esponente di spicco della musica elettronica tedesca ed ex componente dei Tangerine Dream. Ad un tratto la suspense si scioglie così come la lingua di Catherine, che comincia a baciare i ballerini sfregandosi su di loro e dando il via ad un’orgia liberatoria in cui i corpi si fondono con armonia e sensualità. Al centro di tutto c’è lei, toccata, leccata, esplorata, mentre la camera va ad abbracciare i vari momenti di sesso che vedono coinvolti tutti i personaggi in scena. Una lunga sequenza carnale e al tempo stesso spirituale, in cui la pornografia può dirsi celebrata ad alto livello sia per l’interpretazione che ne danno gli attori, sia per la messa in scena lussureggiante e la ripresa di qualità (‘Ebbi la fortuna di trovare libero per quindici giorni l’ottimo cameraman inglese Peter Sinclair - ricorda Lasse - e lo ingaggiai con i suoi cinque assistenti d’oltre Manica’). Il baccanale si conclude poeticamente con Catherine che abbandona con fare leggero la stanza in cui tutti i corpi giacciono ancora nudi, dormienti, in penombra.

Immagine

Questo ‘Body Love’ rappresenta l’inno alla flessuosità del corpo di una Ringer perfettamente a suo agio, esemplare tipico di quel modello di donna spregiudicata e di classe a cui ambiva l’arte di Lasse Braun. Un po’ come ‘classy’ erano le varie Barbara Moose, Cathy Menard, Olinka Hardiman, Elisabeth Bure e di quell’âge d'or du X che vide autentici gioielli sbocciare tra la seconda metà degli anni 70 e i primissimi 80 accanto alle ‘dee’ Marilyn Jess e Brigitte Lahaie
Eppure la Ringer rimane tutto sommato sottovalutata all’interno di questa scena, mai incoronata protagonista assoluta - forse col tempo le è venuto meno l'allure dei primi film, in effetti - piano piano dileguandosi in un numero di produzioni comunque non indifferente. Addirittura la vediamo, nel 1981, nel nostrano ‘Lea’ girato da Lorenzo Onorati accanto a Laura Levi e Marina Lotar assieme alla conterranea Nadine Roussial. Una presenza secondaria la sua, che tuttavia non passa inosservata alla critica: A. Minard, nel suo ‘Dictionnaire des Films Français Pornographiques & Erotiques 16 et 25 mm’ demolisce letteralmente le performance della Levi in questo film, sostenendo che raggiugne ‘a malapena un po’ più di convinzione quando, munita di un enorme fallo artificiale, fa la parte dell’uomo con la Ringer’. Ringer che, al contrario, viene definita ‘la divoratrice’. Ancora, Andrea Napoli in ‘Luce Rossa’ scrive che ‘l’interesse del film si concentra su alcuni momenti espliciti, in particolare quelli a cui partecipa la Ringer (…)’.

Immagine

La sua attitudine estrema e selvaggia unita ad un impeto espressionista e quasi caricaturale trova sfogo anche nell’accoglienza di un copioso pissing da parte di Jean Pierre Armand in ‘L’Education d’Orphelie’ (1981) così come nell’armonia animalesca dello switch orale tra due cazzi in ‘Rien Ne Vaut La Première Fois’ conosciuto anche come ‘Poker Show’ (1980), per cui è chiaro che il trait d’union della sua filmografia è ravvisabile in uno sfrenato gesticolare nelle scene di sesso che ne palesano un trasporto sincero, autentico e decisamente porco.
Nell’edizione di Playboy del Maggio 1986 viene definita ‘specialista in provocazioni che usa il suo corpo come un'arma’, e probabilmente è proprio la nozione di ‘provocazione’ a raccogliere le specifiche umane ed artistiche di Catherine, quel modo di approcciarsi alle scene hard indisciplinato e impertinente, quel suo sguardo deviante e deviato. Una fisicità nervosa e vibrante la sua, ideale matrimonio tra letteratura chansonneuse e rock’n’roll corrotto (Edith Piaf e Velvet Underground, non a caso tra i suoi ascolti prediletti).

Immagine

Nel computo delle pellicole essenziali del breve percorso porno della nostra, non si può prescindere nemmeno dalla visione di ‘Inconnue’ per la regia di Alain Payet, ascrivibile al 1981/82. Qui la francese si cimenta nell’ennesima scena indimenticabile intrattenendo con gusto il panciuto nano di colore Desire Bastareaud con un vorace pompino, per poi abbandonarsi ad una cavalcata in cui, a dire la verità, non esibisce uno sguardo lucidissimo.
Che cosa era accaduto, nel frattempo? Che Catherine forse s’era accorta di trovarsi nel posto sbagliato o semplicemente s’era stufata, convincendosi che la sua innata spinta propulsiva ad esprimersi come ‘front woman’ le era più congeniale manifestarla su di un palcoscenico musicale che non su un set hard. Ecco allora che dall’incontro col chitarrista Frederic Chichin la nostra forma un duo pop rock dal nome curioso, Les Rita Mitsouko (Rita come il nome di una ideale principessa dai piedi nudi, Mitsouko come il nome del profumo di Guerlain le cui consonanze invitano al viaggio), con cui comincia una intensa attività live in ambienti underground a partire dal 1980 proponendo un bizzarro incontro di new wave e french cabaret.

Immagine

Trasformista nel look ed eccentrica nelle esibizioni, la Ringer mantiene nella sua carriera musicale quella dinoccolata vitalità che avevamo notato nel suo periodo a luci rosse, a dire che quella stagione porno le ha in qualche modo tracciato una linea di continuità fisica e, pare, anche qualche scoria psicologica. ‘Sono situazioni violente, difficili, dove la tua immagine personale è completamente schiacciata, ridotta a niente...sei davvero un pezzo di carne’ dichiara con convinzione alla giornalista Mireille Dumas durante un’intervista-verità nel format ‘Sexy Folies’ del 1986. Poi, provocatoria e spavalda, chiede (e si chiede): ‘Forse il porno era il mio servizio militare?’ Una cosa è certa, a quegli anni ‘di leva’ Catherine non ha fatto seguire poi il reclutamento vero e proprio, trovando piuttosto la propria dimensione in una sorta di ‘Patti Smith in versione hard’, sacerdotessa di un sesso teatrale e lunatico che, volenti o nolenti, si fa ricordare anche a distanza di decenni. Una che nel porno ha forse cercato e trovato un’impertinenza che poi si è incollata addosso anche dopo l’ultima scena girata: tant’è che, agli epiteti semiseri ‘puttana’ e ‘schifosa’ rivolti da Gainsbourg, lei controbatte, barricadera: ‘Ma quale puttana, non avevo certo clienti! E poi senti chi parla, anche tu ai tuoi tempi…’ Mica scema, la ragazza.

Immagine
Non parlo con le pedine (Kyrie Irving)
Io mi limito a giocare a basket e lascio che Dio faccia il resto (Michael Beasley)
In rete c’è troppo di tutto ed è meglio “spegnere” ogni tanto (Fabban)

Rispondi

Torna a “Pornucopia”