CLOCKWORK ORGY (1995, Pleasure Productions)

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alexis machine
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CLOCKWORK ORGY (1995, Pleasure Productions)

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CLOCKWORK ORGY

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PRODUZIONE: Pleasure Productions
ANNO: 1995
Prodotto: novembre 1994 (girato su pellicola 35m)
DURATA: 75 min
REGIA: Nic Cramer
GENERE: film con trama, feature
CAST: Kaitlyn Ashley, Isis Nile, Rebecca Lord, Shelby Stevens Olivia, Nicole Lace, Jon Dough, Jonathan Morgan, Kyle Stone, Dick Nasty, Vince Voyeur, Jay Ashley, Alex Sanders

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Trama:
Alex[andra] (Kaitlyn Ashley) e le sue tre “drughe” (Isis Nile, Rebecca Lord, Olivia) si ritrovano come ogni sera al Korovia Milk Bar dove fanno il pieno di “Molotov Milk” ed escono solo a notte fonda per dare libero sfogo alla loro brama di “Ultra-Sex” (anziché “Ultra-Violence”, of course). La prima vittima è un barbone (Dick Nasty) molestato dalle quattro e violentato da Rebecca (che sfiga eh?) , la seconda uno scrittore (Jon Dough) intrappolato in casa propria, seviziato e ridotto alla mercé sessuale di Isis e Olivia. Ma i giorni spensierati degli stupri di gruppo stanno per finire, almeno per Alex. Tradita dall'assistente sociale (Shelby Stevens) con cui aveva una relazione, la bella “devochka” verrà internata in una prigione per reati sessuali dove un direttore fanatico e persecutorio (Jonathan Morgan) cercherà di rieducarla con una personale versione della “Cura Ludovico” (a base di pornazzi, naturalmente). Disintossicata e riabilitata, Alex torna in libertà ma, ormai incapace di difendersi, subisce una scopata di gruppo da parte del barbone violentato dalle drughe all'inizio e di due suoi amici (Vince Voyeur e Jay Ashley). Verrà poi riconosciuta anche dall'altra vittima (Jon Dough) e per sfuggire alle sue sevizie si getterà dalla finestra. Ricoverata all'ospedale, riacquista gradualmente le proprie facoltà e riceve la visita del direttore (Morgan) che, constatato il fallimento della sua folle politica concentrazionaria, si convertirà alla causa del sesso sfrenato: un'orgia in compagnia delle drughe riunite al gran completo chiude il film.


Questa non è una porno-parodia come tutte le altre. O meglio si, lo è, ma solo in apparenza. Di solito, infatti, questo genere di operazioni commerciali e concettuali hanno nel mirino serie televisive, film di exploitation facili da mimare, o il blockbuster del momento, per catturane quell'aura di popolarità riflessa. Qui no. Qui ad essere preso di petto, anzi “di poppe” vista la grande generosità con cui le fanciulle concedono i loro davanzali (“breast way is the right way” esclama, ad un certo punto, la protagonista Alex/Kaitlyn Ashley), è uno dei capolavori di un maestro assoluto del cinema americano come Stanley Kubrick. Uno dei suoi film più famosi in assoluto.

Quello che, insieme forse a “2001 – Odissea nello spazio” (1968), è penetrato maggiormente nell'immaginario filmico collettivo. Di più: quello che nell'arco degli ultimi quarant'anni ha rappresentato una sorta di archetipo, di punto di partenza, di exemplum per eccellenza nel dibattito sulla rappresentazione del sesso e della violenza nella settima arte e di tutto quello che comporta a livello sociale. Insomma un film simbolo, che chiama in causa le pulsioni nascoste che spingono lo spettatore verso certe forme di intrattenimento “estreme” (come può essere il porno) e lo costringe ad interrogarsi su di esse. Stiamo parlando di “CLOCKWORK ORANGE” (1971), ovviamente, la nostra “Arancia Meccanica”.

Inoltre “Clockwork Orgy”, pur essendo innegabilmente un porno, non è tecnicamente una parodia, piuttosto una rilettura al femminile del celebre capolavoro di cui ripercorre i momenti salienti mettendo in primo piano, ovviamente, il sesso e riducendo la violenza ad elemento esornativo ed irrisorio. E lanciando, nel finale, un furbo, per quanto condivisibile, messaggio in difesa del diritto della persone di fare sesso come e quando credono, anche in modo eccessivo o immorale, e in favore della libertà di espressione, contro censure e paternalismi polizieschi di ogni tipo (ognuno tira acqua al proprio mulino, giustamente). Edulcorando, in un certo senso, con una bella “Orgia” catartica, la caustica morale dell'“Arancia” kubrickiana.

Il regista, lo svedese Nic Cramer, già distintosi in Europa con Private e altri prima di fare fortuna in America, riduce la sceneggiatura ad una serie di sketch/episodi derivativi dal film di Kubrick, tenuti insieme dalla voce narrante di Alex/Ashley, che fa il verso, in modo anche piuttosto spassoso, al l'inimitabile slang “drughesco” coniato dal romanzo di Anthony Burgess. L'adattamento risulta a tratti un po' meccanico ma comunque efficace. Nobilitato dalle ottime scenografie (il film è girato quasi interamente in interni) - traslucide, lisce, post-moderne - che rievocano l'universo distopico e futurista del folle e geniale regista newyorkese, e dall'elegante fotografia, soft e patinata, che si assesta su tonalità fredde, quasi metalliche. Apprezzabile anche la soundtrack che, sulla falsariga dell'originale di Wendy Carlos (inavvicinabile per chiunque, un vero capolavoro nel capolavoro) cerca di ricreare al sintetizzatore spezzoni classicheggianti, alternandoli a rock ed elettronica più comuni.

Mancano però all'appello due momenti cult: il pestaggio al ritmo di “Singing In The Rain” (il motivo verrà accennato in un secondo momento dalla Ashley, mentre s'insapona, nuda, nella vasca da bagno, con le parole cambiate in “I'm swinging with my friend”) e il dildo elefantiaco con cui viene messa a tacere (per sempre) la moglie dello scrittore (personaggio femminile incomprensibilmente espunto da questa porno-versione, in cui invece, per ovvie ragioni, poteva tornare molto utile). Più in generale, se proprio vogliamo trovare un difetto ad un'opera nel complesso abbastanza riuscita, si avverte l'assenza di un po' di genuina crudeltà, di quel voyeurismo disturbante, di quell'allegra scorrettezza che permeava l'“Orange”: sarebbe stato bello ad esempio - a gusto strettamente personale - vedere le drughe torturare in modo più esplicito le loro vittime, un po' di femdom, magari un maschietto umiliato e sodomizzato con lo strapon avrebbe significato una maggiore fedeltà del porno-remake allo spirito kubrickiano. Invece il sesso, per quanto ottimo e abbondante, segue, salvo qualche eccezione, un'impostazione molto più mainstream e manierata, tipicamente anni 90.

Una menzione speciale la merita, infine, il cast nel quale brillano due straordinarie attrici che i nostalgici del penultimo decennio ricorderanno e che tutti gli altri avranno modo di (ri)scoprire piacevolmente. Sto parlando della protagonista Kaitlyn Ashley, super-blonde un po' alla Jameson (occhi verdi, viso da “california girl”, corpo perfetto e tettone rifatte). Eletta “Performer Of The Year” l'anno dopo l'uscita di questo film (1996) e poi consacrata nella Hall Of Fame. Incantevole sia dal punto di vista pornografico che per la verve recitativa. Ma anche, soprattutto, di Isis Nile, mora, nubiana, dalle fattezze quasi egizie, come suggerisce il soprannome, che quasi ruba la scena alla più titolata collega. Pure lei ben carrozzata, si rivelerà una vera tigre insaziabile, come vedremo nelle scene che la riguardano. Entrambe rimasero nell'industria solo pochi anni (93-97 all'incirca) ma lasciarono un segno indelebile. Bravi anche il futuro regista e pluridecorato performer Jonathan Morgan nella parte del carceriere aguzzino, la platinatissima pin-up Shelby Stevens, la perfida, stilosissima francesina Rebecca Lord (una delle mie “non protagoniste” preferite di sempre) e la sexy guardia/infermiera Nicole Lace.

SCENA 1: (Rebecca Lord, Dick Nasty)
Alex (Ashley) e le drughe (Lord, Olivia, Nile) passeggiano baldanzose in un vecchio deposito per auto in demolizione. Un barbone (Nasty) sfatto e stracciato ha la bella idea di tendere la mano e chiedere loro la carità. Evidentemente non sa con chi ha che fare. E quello che riceverà andrà oltre la sua più fervida immaginazione. Dopo essere stato stuzzicato e punzecchiato con le punte degli anfibi dalle drughe, Nasty viene immobilizzato da Olivia e Isis Nile e mentre questa gli straccia la maglietta, Rebecca gli esegue un pompino profondo da manuale. Durante tutto l'oral, la Nile e la Ashley umiliano verbalmente il barbone ridacchiando e dicendogli che è un essere insignificante et similia. Poi le tre se ne vanno e lo lasciano solo in balia di Rebecca. La bella francese costringe l'homeless a fotterla in fica. prima seduta e poi chinata a 90, sul cofano di un'auto mezza rottamata. Nasty le viene dentro, presumibilmente, ma per finta, dacché non ci viene mostrato alcun creampie. Scena corta, vigorosa, cattiva. Nasty è uno vecchia scuola, tosto ed essenziale, la Lord una vera streghetta, capace di fartelo venir duro con una sola occhiata delle sue (ha due lapislazzuli al posto degli occhi).

SCENA 2: (Kaitlyn Ashley, Shelby Stevens)
Rientrata a casa a giorno fatto dalle sue scorribande notturne, Alex (Ashley) trova ad attenderla la sua assistente sociale (Stevens) che la rimprovera per le molteplici assenze scolastiche e l'avvisa che se continua così finirà male. Ma poi anche lei deve cedere al fascino malefico della nostra druga. L'Ashley, aria finto-angelica, mutandine e reggi di pizzo bianchi, seduce quella porcellona della Stevens, tailleur nero, labbra rifatte e luccicanti di rossetto, e pettinatura pomposa, da diva. Bianco e nero, insieme, fanno scintille. Bell'episodio lesbo, coinvolgente ed aggressivo al punto giusto. Le due biondone tettone (più bella Kaitlyn, più zozzona Shelby) ci danno dentro: notevoli i licking e fingering (da antologia quello della Stevens all'Ashley), un bel duello di hair pulling, orgasmi sonori e una buona complicità erotica. Finale un po' più scontato con l'Ashley che fa godere la Stevens con un vibratore, e poi un paio di bacini languidi. Ottima performance nel complesso. Kaitlyn e Shelby al loro meglio.

SCENA 3: (Isis Nile, Olivia, Jon Dough)
Siamo alla rivisitazione di uno dei pezzi forti del film intepretato da Malcom McDowell. Sfondando a calci la porta le drughe fanno irruzione nell'appartamento di uno scrittore (Dough). In men che non si dica diventerà il loro inerme giocattolo sessuale. Isis e Olivia (bellona ma niente più, la più anonima della gang di Alex) predono in mano la situazione, mentre Rebecca e Kaitlyn volteggiano mimando il celebre balletto. È Olivia quella che scopa, ma è Isis che comanda. La morettona con la sua voce ultra-sexy e i suoi modi sarcastici e strafottenti (memorabili alcune battute con cui schernisce, implacabile, l'atterrito scrittore) incita la sua amica a scopare Dough mentre lei se la fa leccare. Poi si scambiano di posizione ma la Nile concederà solo un (bellissimo) pompino al malcapitato (seee, vabbè, si fa per dire). Infine, sempre la Nile, che aderisce al personaggio con più convinzione e carisma attoriale di ogni altro/a nel cast, afferra Dough per i lunghi capelli raccolti in un codino e sculacciandolo gli intima di scopare Olivia nuda e protesa a 90 davanti a lui. Dopo una discreta cavalcata, sempre tenendolo ben saldo per i capelli, gli ordina di venire sulle tettone della druga bionda (“And now come! Of course, if you can...” adorabile bastarda l'Isis). Ordine a cui lo scrittore si sottomette ben volentieri. Scena perversa e ben girata che fa il salto di qualità grazie all'eccellente prova della Nile, spietata e dominante ma senza mai abdicare allo stile. Bravo anche Dough, uno dei migliori attori porno degli anni 90, morto tristemente suicida nel 2006.

SCENA 4: (Isis Nile, Kyle Stone)
Mentre l'Alex viene messa al gabbio e perquisita intimamente da una bella guardia carceraria (Nicole Lace), le tre drughe superstiti si ritrovano al Korovia Milk Bar, un po' depresse e incerte sul da farsi. Rebecca e Olivia, infatti, se ne vanno a casa quasi subito. Ma la splendida Isis non demorde. Punta un avventore del bar (Kyle Stone), sguardo un po' ebete, giubbotto e occhiali da pilota, che sorseggia tranquillamente il suo drink, e se lo fa lì per lì, in un sol boccone. La prima parte di questa performance è semplicemente meravigliosa: la pantera Isis prima straccia la canotta dello pseudo-pilota, letteralmente, con le unghie e con i denti, poi sfodera un pompino, umido e abrasivo, da antologia (per non parlare del teasing e del dirty talking), infine concede al simpatico Kyle una “spagnolona” d'altri tempi, sempre guardandolo fisso con quegli occhi neri come tizzoni. La scena è intervallata da alcune inquadrature che descrivono la vita di Alex in carcere e diventa più prevedibile e regolare nella seconda parte, quando Stone scopa la Nile prima a reverse cowgirl, poi a cagnolina ed infine sdraiata sulla schiena, prima di venirle in faccia. Scena molto bella comunque. Isis Nile rulez!

SCENA 5: (Nicole Lace, Jonathan Morgan)
Anche gli aguzzini fanatici e sessuofobi, nel loro piccolo, scopano. Così mentre la povera Alex, in crisi d'astinenza, subisce la sua bella dose di “Cura Ludovico”, il direttore del carcere (Morgan) e la bella infermiera/carceriera (Lace) ci danno dentro come ricci. La Lace è castana, piccoletta, ed ha uno splendido fisico naturale e un viso dolce che contrasta con tutto il resto; Morgan, che sembra una specie di incrocio fra David Bowie e Louis Van Gaal, è algido e antipatico ma come performer sa il fatto suo (“Male performer of the year” nel 1994). Splendido il pompino iniziale con Nicole che cesella di lingua sulla punta e succhia le palle egregiamente, poi tocca a Morgan scatenarsi scopando la compagna in fica in varie posizioni con un bel ritmo e tecnica impeccabile (pur rimanendo quasi completamente vestito, nel suo lugubre completo nero). Copiosa venuta in faccia. Scena discreta.

SCENA 6: (Kaitlyn Ashley, Jay Ashley, Vince Voyeur, Dick Nasty)
Rimessa in libertà, ormai debole e disgustata dal sesso (che le provoca nausea e vomito ogni qual volta qualcuno tenti un approccio), Alex ha la sfiga d'imbattersi nel barbone seviziato, assieme alle sue ex compagne, nella prima scena (Nasty). Questi se ne sta con due amici (Ashley, Voyeur) ad ubriacarsi nel solito cimitero d'auto. Messa sotto dai tre, Alex non riesce a reagire, ed accetta il “castigo” con pia rassegnazione. Bel threesome che di “violento”, nella fattispecie, ha poco o nulla: l' Ashley dopo una blanda resistenza iniziale si presta di buon grado. Jay, fra l'altro, è suo marito (una bella storia d'amore, la loro, cominciata addirittura sui banchi di scuola e che, stando a quel poco che ho letto in giro, dopo tanto anni dura ancora) e può dunque fregiarsi a pieno titolo del primo anal della pellicola. Per il resto bello il bocca-fica di lei fra i due (Jay Ashley bocca e Vince Voyeur fica) e spettacolare la doppia facializzazione finale. Kaitlyn, al solito, una bomba (da applausi quando urla al barbone/marito, quasi isterica: “Do you like my fuckin' asshole? Is it tight?). I due performer fanno il loro dovere. Mentre Nasty, stavolta, si limita a guardare. Tolta la bella prova di Kaitlyn, comunque, il resto è poco più che discreto. .

SCENA 7: (Isis Nile, Kaitlyn Ashley, Olivia, Rebecca Lord, Alex Sanders, Dick Nasty, Jonathan Morgan, Vince Vouyer)
Barboni, drughe e direttore del penitenziario festeggiano la ritrovata concordia con una bella orgia (quella che dà il titolo al film, i suppose) nel solito cimitero d'auto. Non c'è Jay Ashley, rimpiazzato dal buon Alex Sanders, fisico da surfista e look da metallaro. Le coppie sono Nasty-Rebecca, Kaitlyn-Voyeur, Olivia-Sanders e Isis-Morgan. Tutte e quattro si danno da fare. Le mattatrici Isis e Kaitlyn tendono però a defilarsi e a concedere la ribalta alle due comprimarie Olivia e Rebecca. Che si fanno onore. Bello, negli ultimissimi secondi di film, lo sguardo in macchina di Kaitlyn (mentre viene pompata da dietro), mentre coi suoi occhi smeraldini trasforma la mitica espressione allucinata che ha reso celebre McDowell in un esplicito (ed irresistibile) invito sessuale.


VOTO: 7

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dboon
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Re: CLOCKWORK ORGY (1995, Pleasure Productions)

#2 Messaggio da dboon »

forse il mio film hard preferito da sempre

voto 10
"Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore." Ennio Flaiano
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi

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