[O.T.] La peggiore sinistra del mondo

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Magath
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo

#15976 Messaggio da Magath »

giorgiograndi ha scritto:
18/11/2025, 21:50
Ma Che opinioni zio cantante.
Uno che scrive che la puzza di piscio a Milano è colpa dei milionari e non dei maranza, fa una cosa semplice: mente sapendo di mentire
Non è libertà di opinione, è libertà di menzogna. Chi si occupa di informazione, per prima cosa, non dovrebbe mentire
Per Dio, roba da matti. Puoi non essere d’accordo sul fatto che si debba ingabbiare, è legittimo, ma se il problema è il mio volerlo ingabbiare e non le menzogne scritte sul primo quotidiano in Italia, e come guardare il dito e ignorare la luna.
Boh, ho letto l'articolo e non mi pare sia questa la tesi.

Finirò al gabbio?

PS: non è un opinionista che leggo sempre volentieri, anzi.
Nella vita c'è una sola regola...purtroppo l'ho dimenticata. The Crew.

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cicciuzzo
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo

#15977 Messaggio da cicciuzzo »

La questione più discussa in settimana dai lettori del Corriere è stata quella posta da Ferruccio de Bortoli su Sette, nell’articolo dal bellissimo titolo Milano ti amo, ma non mi piaci più. De Bortoli come sempre coglie nel segno. I milanesi sono legatissimi alla loro città; e nello stesso tempo faticano a riconoscerla, e a viverci.
A giudicare dalle reazioni dei lettori, Milano è considerata da una parte una città attrattiva, in particolare per i benestanti e per i giovani che possono permettersela, e dall’altra una città respingente per chi non ne regge i ritmi e la crescita dei prezzi, in particolare per gli anziani.

Milano, si dice da sempre, è la nostra New York. Il problema è che sta diventando come New York anche nel senso che vi si vive a rotazione. Il che è tipico della cultura americana, meno della nostra. Negli Stati Uniti quasi nessuno nasce, vive e invecchia nello stesso posto. New York, in particolare Manhattan, è una città in cui si arriva, ci si forma, spesso ci si arricchisce, per poi lasciarla verso luoghi dove i ritmi, i prezzi, il peso fiscale sono più bassi (e le temperature più alte). Sta accadendo lo stesso anche a Milano, che attrae e nello stesso tempo logora, esaurisce, espelle.
Intendiamoci: Milano resta una città necessaria. L’unica metropoli italiana. Gli altri due vertici dell’antico triangolo industriale, Torino e Genova, non ne hanno retto il passo, infatti diventano città rifugio per chi, grazie anche al lavoro a distanza e ai treni veloci, vi prende casa pur continuando a gravitare su Milano.
Roma è diversa. Più grande, più verde, certo caotica ma con isole più vivibili, le sicurezze del denaro pubblico, il respiro del mare e della campagna vicini: dove finisce la città ci sono le onde e i campi; Milano è molto più piccola ma non finisce mai, diventa Cormano, Sesto, Cinisello, Rho, Pero…

Nessuna città in Europa ha saputo riconvertire il proprio modello produttivo in tempi tanto rapidi. La cintura industriale — la Breda, la Siemens, l’Alfa, la Pirelli, la Marelli, la Falck… — si è trasformata nel motore di una nuova economia, incentrata sulla ricerca, la conoscenza, la farmaceutica, l’energia. Nessuna città italiana ha un sistema di trasporti europeo, otto università, poli sanitari d’eccellenza, oltre ovviamente alle case editrici, alla moda, alla finanza. Le antiche parole dell’arcivescovo Ariberto da Intimiano — «chi ha un mestiere venga a Milano» — sono ancora valide. Fedele Confalonieri ama tradurle così: «Chi volta el cùu a Milan, volta el cùu al pan».

Tuttavia, Milano non può essere solo una città per ricchi. La flat tax per i miliardari stranieri, che ha contribuito a far crescere ulteriormente i prezzi delle case, è una beffa ai contribuenti onesti. La povertà degli esclusi, che allungano ogni giorno le file fuori dalle mense dei francescani e della Caritas, è uno scandalo. Ma Milano sta diventando insostenibile anche per il ceto medio, e in genere per gli italiani a reddito fisso. A cominciare dai pensionati.
Le lettere dei pensionati al Corriere non pongono solo questioni economiche. E l’accento non cade soltanto sulla sicurezza, che è ovviamente un problema, tra borseggi e scippi (pur se Milano resta più sicura di molte città europee). Quello che più offende è il degrado dei rapporti umani. E l’insicurezza, più che dalla presenza di delinquenti, nasce dalla sensazione di impunità. Certo, è troppo difficile tenere in carcere chi delinque: inutile ad esempio diminuire l’età a cui si è penalmente responsabili, se l’unica struttura è il Beccaria, già sovraffollato; così come San Vittore andrebbe chiuso, mentre andrebbero aperte carceri moderne, rispettose della dignità dei detenuti e adatte al loro recupero. Ma non è solo di questo che parlano i milanesi. Il borseggio o lo scippo è un’esperienza che spaventa e umilia, ma resta un caso limite. A giudicare dalle testimonianze, al milanese anziano danno ancora più fastidio le disavventure piccole ma quotidiane: il monopattino a tutta velocità sul marciapiede, la bicicletta a pedalata assistita — in pratica una moto — lanciata contromano, il fetore di orina nelle vie del centro, lo spaccio a cielo aperto, e più ancora il fatto che tutto questo non venga minimamente sanzionato. Se si aggiungono l’inquinamento record e l’aria a volte irrespirabile, la qualità della vita di una persona la cui esistenza non coincide con il lavoro è inferiore alle legittime aspettative dei milanesi.

Le soluzioni possono essere molte. De Bortoli propone una card per i giovani, che renda la città fruibile anche a chi non ha una famiglia facoltosa alle spalle. Case popolari e abitazioni per il ceto medio saranno senz’altro costruite. La follia di far pagare trecentomila euro l’anno a chi nel proprio Paese ne dovrebbe versare decine di milioni sarà superata da una politica fiscale comune europea. Ma non è tutto qui. C’è una mentalità da ritrovare, una civiltà dei rapporti, un calore delle relazioni umane, una cultura del vivere insieme, un bilanciamento tra gli interessi privati e quelli pubblici. E c’è un contrasto eccessivo tra la ricchezza esibita e il silenzio prezioso del volontariato e della solidarietà.
Milano non è in declino; ma non può pensare di essere risparmiata dal declino italiano ed europeo, se non saprà ripensarsi.
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cicciuzzo
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo

#15978 Messaggio da cicciuzzo »

diciamo che se scrivi che la delinquenza e la microcriminalità non sono un problema stai sostenendo una teoria più che una opinione. proprio nella giornata in cui da 24 ore qui a Milano si dibatte sul ragazzo bocconiano di poco più di 20 anni accoltellato e che resterà invalido da 5 dico 5 giovani di cui nessun giornale ci sta raccontando la nazionalità. comunque non credo sia quello il passaggio di Cazzullo sul fetore d'urina. anche perchè non si parla di fetore d'urina
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo

#15979 Messaggio da cicciuzzo »

Pubblico la sua lettera, ma potrei pubblicarne una al giorno sullo stesso argomento. Non c’è mattina in cui una lettrice o un lettore non ci segnali un furto in un supermercato, uno scippo per strada, una borsetta o un portafoglio trovato vuoto di denaro e di documenti, un telefonino strappato di mano. Non accade soltanto a Milano, ma a Milano accade troppo spesso. La gente si sente impaurita e anche umiliata, ha paura di essere presa per debole e per sprovveduta. La sensazione è di insicurezza e di impunità: troppo spesso il ladro non viene preso, e se viene preso viene liberato quasi subito con tante scuse. La questione non riguarda soltanto i borseggiatori. L’altro giorno, una signora mi ha scritto infastidita dal fatto che sotto casa sua, in viale Pasubio, a qualsiasi ora del giorno e della notte c’è un fortissimo odore di urina: molte persone fanno la pipì per strada. Lei ce l’aveva in particolare con i nordafricani. Ovviamente non sono soltanto loro. Guai a farne una questione di provenienza o di etnia. In quel quartiere di Milano, anche molti italianissimi ragazzi si liberano volentieri la vescica per strada, soprattutto nel weekend, dopo la discoteca. Tuttavia, anche a me è accaduto l’altro giorno di vedere un nordafricano che faceva la pipì contro il muro della Feltrinelli di viale Pasubio. Amo molto il Nord Africa, sono stato varie volte per lavoro o in vacanza al Cairo, ad Algeri, a Tunisi, a Casablanca, e ho pensato: quante volte ho visto un ragazzo fare la pipì per strada? Mai, per un semplice motivo: se lo facesse, la mamma lo prenderebbe per le orecchie, lo porterebbe a casa e gli direbbe che queste cose non si fanno.
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo

#15980 Messaggio da cicciuzzo »

ecco, credo sia questa
Il sentimento più sincero rimane sempre l'erezione

giorgiograndi
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo

#15981 Messaggio da giorgiograndi »

Magath ha scritto:
19/11/2025, 16:35
giorgiograndi ha scritto:
18/11/2025, 21:50
Ma Che opinioni zio cantante.
Uno che scrive che la puzza di piscio a Milano è colpa dei milionari e non dei maranza, fa una cosa semplice: mente sapendo di mentire
Non è libertà di opinione, è libertà di menzogna. Chi si occupa di informazione, per prima cosa, non dovrebbe mentire
Per Dio, roba da matti. Puoi non essere d’accordo sul fatto che si debba ingabbiare, è legittimo, ma se il problema è il mio volerlo ingabbiare e non le menzogne scritte sul primo quotidiano in Italia, e come guardare il dito e ignorare la luna.
Boh, ho letto l'articolo e non mi pare sia questa la tesi.

Finirò al gabbio?

PS: non è un opinionista che leggo sempre volentieri, anzi.
Rileggi con attenzione:
Cazzullo fa il suo classico ragionamento. Ricchi (evasori) arrivano a Milano -> prezzi che si alzano -> ceto medio impoverito & pensionati scontenti + degrado da differenza sociale -> furti (caso estremo?) e piscio… etc
Se rileggi con attenzione cercando di capire quello che pensa lo scrittore, mi pare abbastanza chiaro.

Poi, di tutto sto degrado, delle carceri piene… l’80% della popolazione carceraria al Beccaria sono stranieri o seconde generazioni, un numero sconvolgentemente alto. (Il Beccaria è un carcere minorile), ma come hai notato chi scrive si è badato bene dal riportarlo: meglio puntare il dito sul capitalismo (i milionari, l’evasione) che se ragioni concrete per quel senso di insicurezza di cui sono vittime i pensionati.
I prezzi delle case a Milano sono alle stelle perché non si costruiscono case popolari o comunque a basso costo, cioè è una scelta politica (non so chi faccia i piani regolatori in Italia, ma la colpa degli affitti alti è tutta in quell’ufficio)
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L’unico comunista o marxista buono, è quello in una tomba senza nome

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Linegoco: "...e se anche fosse (il fallimento della produzione pornografica) chi se ne importa? Nessuno sano di mente si mette a pagare qualcuno solo perché altrimenti fallisce...è ridicolo, ci si dovrebbe impoverire per arricchire altri?"
--
"Usare questo o quello studio come bandiera per sostenere una tesi piuttosto che l'altra è sbagliato."
--
Oscar: Quello che i miei studi non mi hanno ancora detto con certezza e’ se sono gli italiani a generare PD (senza articolo davanti come sinonimo di sostanza di scarto) o se e’ il PD a generare gli italiani.

giorgiograndi
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo

#15982 Messaggio da giorgiograndi »

cicciuzzo ha scritto:
19/11/2025, 16:48
diciamo che se scrivi che la delinquenza e la microcriminalità non sono un problema stai sostenendo una teoria più che una opinione. proprio nella giornata in cui da 24 ore qui a Milano si dibatte sul ragazzo bocconiano di poco più di 20 anni accoltellato e che resterà invalido da 5 dico 5 giovani di cui nessun giornale ci sta raccontando la nazionalità. comunque non credo sia quello il passaggio di Cazzullo sul fetore d'urina. anche perchè non si parla di fetore d'urina
Mi riferivo proprio all’articolo postato da floppy.
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Almeno alcuni di quei 5 sono italiani di famiglia benestante “italiana” (almeno così o sentito oggi)
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dostum
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Re: [O.T.] La peggiore sinistra del mondo

#15983 Messaggio da dostum »

La buonafede dell'autrice (i pestaggi erano la norma) non è in discussione però non mi sento di condividerlo ,ci son cose che oggettivamente fan gioco ai gruppi dominanti

Chi c'è dietro, chi c'è dietro?” L'Algoritmo del Sospetto: 10 passaggi per dimostrare che il gatto ti sta manipolando
di Geraldina Colotti
In un eccellente libro intitolato La era del conspiracionismo (L'Epoca del complottismo), Ignacio Ramonet analizza, in prospettiva storica e attuale, come le teorie complottiste, diventate potenti armi ideologiche e politiche, stiano sempre più occupando spazio. A favorirle, sono le reti sociali, terreno fertile per la veloce diffusione di fake news che, con il loro continuo bombardamento, alimentano l'ossessione e il fanatismo dei dietrologi: per loro, c'è sempre “qualcosa dietro” e, va da sé che loro sanno sempre chi sia.

Smontare la granitica convinzione di un terrapiattista dimostrandogli che la terra è rotonda, è fatica di Sisifo, giacché ti dirà che la scienza è frutto di un grande complotto, eccetera eccetera. La società statunitense, dice Ramonet, concentrandosi soprattutto sull'assalto al Campidoglio del primo governo Trump, è stato lo scenario più propizio per questa vecchia strategia, e il presidente Trump il suo artefice.

Al proposito, però, l'Italia non ha nulla da invidiare, essendosi allenata sul tema per tutto il grande ciclo di lotta degli anni '70. Già prima del 1973 – quando, dopo il golpe in Cile contro Allende, Berlinguer riconobbe la Nato e lanciò il “compromesso storico” con la Democrazia cristiana – il Pci chiamava “fascisti rossi” i movimenti studenteschi e operai che ne contestavano, dall'estrema sinistra, l'autorità. Era, ovviamente, un modo per delegittimare politicamente e moralmente chi metteva in questione la “stabilità democratica” che il Partito comunista più forte d'Europa andava assumendo come dogma.

“Chi c'è dietro, chi c'è dietro?” Era il leitmotiv ricorrente, che sarebbe stato declinato in tutte le salse al sorgere di movimenti sempre più radicali all'interno dei quali si svilupperanno anche le organizzazioni armate. La più longeva, le Brigate Rosse, che durò quasi vent'anni, era la più insidiosa di tutte: perché parte dei suoi fondatori proveniva dalla gioventù comunista, perché quei militanti si basavano sulla “resistenza tradita” da quel moderatismo, e perché volevano costruire un partito comunista combattente che togliesse il potere alla borghesia.

Che si lottasse contro uno Stato borghese tre volte extralegale – lo Stato delle stragi, quello di Gladio e quello delle mafie – era allora chiaro anche alla maggior parte dei militanti del Pci. E, infatti, molti di loro andavano a dormire fuori casa per timore di un colpo di Stato; i fascisti agivano indisturbati agli ordini della Nato e della Cia, e ogni volta che la classe operaia guadagnava terreno piazzavano una strage per far capire in quali mani doveva restare il potere: per mantenere lo status quo anticomunista.

La nascita delle Br si è data in quel contesto. Chi c'era “dietro”? Il proletariato. Tutti, nelle fabbriche e nei quartieri, sapevano chi erano i loro militanti, avanguardie coetanee di tanti che hanno fatto carriera politica, e poi hanno cambiato casacca: come Giuliano Ferrara, che ha però sempre ammesso che un militante delle Brigate rosse aveva un ruolo politico superiore al suo tra gli operai torinesi.

Per i tanti che si esercitano con la dietrologia, sono disponibili vari libri di diversa provenienza: da quelli di militanti rivoluzionari (fra cui Un contadino nella metropoli, di Prospero Gallinari, e Correvo pensando ad Anna, di Pasquale Abatangelo, entrambi editi da Mimesis), a quelli dei pentiti, a quelli di carabinieri e poliziotti. Fra questi, Antonio De Tormentis, autore del libro Il corpo del reato. La tortura in Italia da reato a metodo, che denuncia l'uso sistematico della tortura contro i brigatisti e i militanti della lotta armata negli anni '70 e '80.

De Tormentis è lo pseudonimo che l'autore usava quando dirigeva la squadretta di torturatori in una delle tante carceri segrete in cui venivano segregati i militanti della lotta armata. Fu però nell'ambito del sequestro Dozier che le denunce di tortura sistematica contro i brigatisti (in base al "metodo De Tormentis", come citato anche in una sentenza) divennero più precise e difficili da ignorare.

Ai signori dietrologi, che tirano fuori la Cia e il Mossad, chiediamo: sapete chi era James Lee Dozier, sequestrato dalle Brigate rosse il 17 dicembre del 1981? Era un generale di brigata statunitense della NATO. All'epoca ricopriva la carica di vice capo di stato maggiore per la logistica terrestre della NATO presso il Comando delle Forze Terrestri del Sud Europa (FTASE) di Verona. Un attacco diretto all'imperialismo che portò il governo italiano, per ordine degli Stati uniti, ad accelerare la tortura di Stato.

E ma, allora, e Moro? (“Chi c'è dietro, chi c'è dietro?”). Eccoci ai quintali di spazzatura dietrologica prodotta in questi anni da chi non si rassegna al fatto che la storia è storia di lotta di classe e di rivoluzioni, e che queste le fanno (o le tentano) i giovani. Certo, per chi non ha mai provato a organizzare neanche la sedia su cui sta seduto, risulta difficile capire come funziona un'organizzazione politico-militare, compartimentata e coesa.

Si tratta di una struttura rigida in cui nessuno può “infiltrarsi” o “pilotare”, perché passa attraverso il filtro consolidato di anni di lotta di classe e di severa selezione. E perché le decisioni politiche non le prende una sola persona. A votare per l'eliminazione di Moro furono tutte le brigate di fabbrica e la base operaia. Gli infiltrati che ci sono stati all'inizio della vita delle Br sono noti, anche perché hanno fatto arrestare i compagni: è questo il compito degli infiltrati. E degli infami.

Ma, poi, basterebbe una costatazione elementare: quale “infiltrato” o prezzolato è così beota da farsi decenni e decenni di carcere speciale senza ricevere niente in cambio? Mario Moretti è stato arrestato il 4 aprile del 1981 (44 anni fa...), e sta ancora in carcere. Quanti colpevoli delle stragi fasciste in Italia si trovano in galera? Come lo spiegano i signori dietrologi? Non lo spiegano perché ragionano col … didietro (“Chi c'è dietro, chi c'è dietro?”).

La dietrologia sulle Br fu talvolta utilizzata da settori dello Stato e della politica (soprattutto della Democrazia Cristiana) per spostare l'attenzione dai veri problemi di sicurezza interna e dalle connivenze con la destra eversiva. E fu usata dall'allora Partito comunista – che votò lo stato d'emergenza e le carceri speciali, con le torture di cui sopra – perché doveva giustificare la propria impotenza e la propria connivenza, inventandosi che quel fermento rivoluzionario fosse un fenomeno “esterno” alla classe operaia: una “infiltrazione” di volta in volta attribuita all'Unione sovietica o alla Cia. E ora dietrologi di ultimo pelo che vogliono attingere alla greppia complottista per qualche misero “like”, tirano fuori pure il Mossad.

Ora, cari dietrologi (“Chi c'è dietro, chi c'è dietro”?), proponiamo questa considerazione, di certo nelle vostre corde: possibile che, appena i giovani si affacciano di nuovo alla lotta – in questo caso grazie ai giovani palestinesi e agli arabi di terza generazione – arrivano i becchini della memoria a buttar fango sui tentativi rivoluzionari del secolo scorso? Certo, è la grande paura della borghesia che si rinnova per bocca dei suoi inutili chierici. Ma, certo, fa riflettere la puntualità con cui agiscono i think tank deputati a diffonderla quella paura, alimentando ad arte il paralizzante cortocircuito dei concetti e della memoria: perché se tutto è sporco, se tutti sono stati pagati da questo o da quello, se dietro la realtà c'è sempre una mano che la “pilota”, perché muoversi, protestare, andare in piazza? Meglio lasciar manovrare il manovratore.

E qui, un altro dato su cui riflettere: sullo stesso sito che ha diffuso i deliri dietrologici dell'ultimo arrivato alla greppia “sulle Br e il Mossad”, figurava un interessante articolo di difesa dell'autenticità del movimento di resistenza palestinese Hamas, che tutti vorrebbero gestito e pilotato proprio dal Mossad. Piroette della dietrologia. Comunque, a beneficio di terrapiattisti di primo e di ultimo pelo, di seguito alcuni link a ricerche più serie intorno agli argomenti che tanto li appassionano.

https://insorgenze.net/2023/06/17/accor ... lodo-moro/

https://insorgenze.net/2020/11/25/il-co ... caso-moro/

https://insorgenze.net/2020/10/02/enoug ... en-letter/

https://insorgenze.net/2020/10/04/basta ... iraciones/

https://insorgenze.net/2021/03/19/quand ... ate-rosse/
MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI

Baalkaan hai la machina targata Sassari?

VE LA MERITATE GEGGIA

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