[O.T.] La spesa proletaria dei "disobbedienti".
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Da bravo dietrologo mi permetto di esternare il seguente sospetto: strano che siano andati a fare la spesa proprio dall'amico Feltrinelli... se andavano a rapinare una libreria Mondadori (di Berlusconi) scommetto che le reazioni sarebbero state molto meno scandalizzate!
1) l'ignoranza crea, la cultura rimastica.
2) dopo cena non è mai stupro.
3) "Cosa farebbe Kennedy? Lo sai che se la farebbe!"
4) le donne vogliono essere irrigate, non ignorate
2) dopo cena non è mai stupro.
3) "Cosa farebbe Kennedy? Lo sai che se la farebbe!"
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Druga':
Vengo e mi spiego:
I disobbedienti , Casaretto e Agnolini, non sono simpaticissimi nemmeno a me e sicuramente il loro movimento e' pieno di ragazzotti nostalgici di anni non vissuti, e recepiti dai loro cerebri come miti...
pero'
-il problema dei prezzi esiste, urca se esiste
-non sara' il Codacons e similari a risolverlo per via istituzionale o con gli scioperi della spesa ( chi non ha i soldi lo fa tutti i giorni)
- non sara' il controllo della famigerata "filiera" (una delle parole piu' abusate degli ultimi tempi) a far abbassare i prezzi, ne' gli accordi fra squali (commercianti, produttori, grossisti, governo)
inoltre
dopo il ripiegamento su se stesso del movimento per la pace , i disobbedienti tentano l'approccio a temi sociali.
Probabilmente sbagliano i metodi... ma i soliti anatemi della sinistra istituzionale (film gia' visto) in perfetta armonia con le urla dei vari LaRussa, Sacconi, Calderoli e schifezze simili a mio avviso non fanno un gran bene, soprattutto in assenza di chiare proposte alternative e comprensibili, sempre rimandate e sacrificate al totem dell "uomo che puo' battere il Berlusko" (leggasi poltrone)
sempre con il massimo rispetto
Vengo e mi spiego:
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-non sara' il Codacons e similari a risolverlo per via istituzionale o con gli scioperi della spesa ( chi non ha i soldi lo fa tutti i giorni)
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inoltre
dopo il ripiegamento su se stesso del movimento per la pace , i disobbedienti tentano l'approccio a temi sociali.
Probabilmente sbagliano i metodi... ma i soliti anatemi della sinistra istituzionale (film gia' visto) in perfetta armonia con le urla dei vari LaRussa, Sacconi, Calderoli e schifezze simili a mio avviso non fanno un gran bene, soprattutto in assenza di chiare proposte alternative e comprensibili, sempre rimandate e sacrificate al totem dell "uomo che puo' battere il Berlusko" (leggasi poltrone)
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- Drogato_ di_porno
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Condivido e scusa se ho frainteso il tuo precedente msg.brainsex ha scritto:Druga':
Vengo e mi spiego:
I disobbedienti , Casaretto e Agnolini, non sono simpaticissimi nemmeno a me e sicuramente il loro movimento e' pieno di ragazzotti nostalgici di anni non vissuti, e recepiti dai loro cerebri come miti...
pero'
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inoltre
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Probabilmente sbagliano i metodi... ma i soliti anatemi della sinistra istituzionale (film gia' visto) in perfetta armonia con le urla dei vari LaRussa, Sacconi, Calderoli e schifezze simili a mio avviso non fanno un gran bene, soprattutto in assenza di chiare proposte alternative e comprensibili, sempre rimandate e sacrificate al totem dell "uomo che puo' battere il Berlusko" (leggasi poltrone)
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Re: (OT)La spesa proletaria dei "disobbedienti".
quoto.......Drogato_ di_porno ha scritto:UN FATTO GRAVISSIMO. LA RABBIA à‰ TANTA, TROPPA.
Da elettore dei Ds mi dissocio da queste TESTE DI CAZZO.
Saluti.




memento audere semper
Suona un po' come "meglio un giorno da leoni che cento anni da pecora", oppure "boia chi molla". Tutto questo "ardire" contro il lassismo democratico e la modernità (al limite la postmodernità , allora) ricorda da vicino le celeberrime grida contro le potenze demoplutocratiche.....Drogato_ di_porno ha scritto:Esatto Romeo, il sangue è ormai cosa troppo preziosa in questi tempi di perbenismo borghese. Il lassisimo democratico ha ormai cloroformizzato le coscienze e ci ha resi uomini a metà , debosciati e privi di istinti. Il benessere industriale e la modernità ci hanno reso la vita così preziosa che siamo disposti a ingoiare qualsiasi umiliazione pur di preservarla. Come giustamente rilevi, quel che conta non è tanto credere a un' ideale piuttosto che a un altro, ma il credere in sè, che scocchi una scintilla di vita nelle nostre piatte esistenze.Romeo ha scritto:Ho risentito l'aria dei mitici anni '70...
Incredibile: non avrei mai pensato.
Come accadeva nei mitici '70 quando in allegria ci si massacrava a sprangate nelle piazze aprendo crani come cocomeri.
Sì è vero, c' era violenza, ma perdio si viveva! e la vita era degna di essere vissuta! Si guerreggiava ma era uno sport sano e corroborante che dava senso e significato al nostro vissuto...
P.S.: hai ancora le ricette per la molotov?
You are what you is (Frank Zappa)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
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- balkan wolf
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non scherzate coi morti innocenti...
1898: Turati e le cannonate di Bava Beccaris
Storia dei lavoratori che chiedevano più diritti e di un commissario con pieni poteri che fece sparare sui manifestanti
Il passo lento e l'andatura pesante, Filippo Turati attraversa una piazza del Duomo riscaldata dal tiepido sole primaverile, che rincorre le ombre sfuggenti dei bambini che giocano all'aperto. Turati si dirige verso la galleria Vittorio Emanuele, dove ad attenderlo c'è l'amico socialista Gaetano Salvemini. I due uomini si tuffano subito in una conversazione animata, dalla quale emergono pareri contrastanti. Milano è una città affamata che invoca il ribasso dei prezzi: per questo Salvemini teme che il malcontento della gente possa degenerare in disordini di piazza. Il suo pacato collega scuote la testa: non puó e non vuole credere che scoppieranno delle agitazioni. Turati si sbaglia.
CHIAMATA ALLE ARMI - Se durante la giornata del primo maggio 1898 non si verificano incidenti, ci sono almeno due episodi che contribuiscono all'inasprimento del clima già difficile di quei giorni. La classe 1873 è richiamata alle armi. Corre voce che i ventiseienni dell'epoca devono prepararsi ad imbracciare i fucili contro i coetanei africani, per una ripresa della politica coloniale italiana nell'Africa settentrionale. Nel frattempo a Pavia, nel corso di uno scontro con la polizia, muore il figlio del radicale Giuseppe Mussi, vicepresidente alla Camera.
DIRITTI PER I LAVORATORI - Nel suo appartamento in piazza del Duomo, Turati scrive. Scrive per «Critica sociale», la rivista da lui fondata nel 1891 insieme alla compagna Anna Kuliscioff, scrive per il neonato «Avanti!» ed, essendo un avvocato, si occupa di ricorsi e proteste. E' vicino al proletariato milanese e lo sostiene anche la mattina di quel 6 maggio 1898, quando, fuori dallo stabilimento Pirelli di Ponte Seveso, un dipendente dell'ingegner Giovanni Battista diffonde volantini con la richiesta di più diritti per i lavoratori. L'incauto operaio è subito fermato da alcuni agenti di polizia, che lo rilasciano poco dopo, mentre tale Angelo Amadio viene condotto alla caserma di polizia di via Napo Torriani, con l'accusa di aver tirato pietre contro le forze dell'ordine. Il quarantunenne Turati, preso in spalla da due operai, esorta alla calma la folla, che già si incammina alla ricerca del compagno arrestato. A pochi passi dalla caserma, la polizia fa fuoco sui manifestanti; risultato: un morto e cinque feriti. I disordini continuano anche il giorno seguente: via Torino, via Orefici, corso di Porta Ticinese e via della Moscova (dove ha sede la Manifattura Tabacchi), sono inondate di studenti e lavoratori che protestano contro il carovita e chiedono giustizia. La risposta del prefetto non tarda ad arrivare: sarà l'autorità militare a gestire la delicata situazione. Nel pomeriggio del 7 maggio viene proclamato lo stato d'assedio della città .
COMMISSARIO CON PIENI POTERI - Ecco allora che entra in scena il generale piemontese Fiorenzo Bava Beccaris, a detta degli amici buono e affettuoso, semplicemente temibile secondo i suoi oppositori. A sessantasette anni compiuti, questo ferreo tutore dell'ordine viene nominato «Regio commissario straordinario con pieni poteri» e in men che non si dica mette a punto un piano per riportare la calma e la tranquillità nel capoluogo lombardo. I suoi uomini avrebbero dovuto occupare, prima i bastioni e le Porte della città , poi i sobborghi e le stazioni, e, infine, le fabbriche e gli opifici, garantendo il reinserimento pacifico delle maestranze. Dopo aver fatto arrestare il direttore del quotidiano «Il Secolo» e aver vietato l'uscita del giornale, Bava Beccaris si dedica a smantellare le barricate di Porta Garibaldi e Porta Ticinese a colpi di cannone, ricevendo le congratulazioni da Roma. Non risparmia nemmeno un convento di Cappuccini in corso Monforte, reo di essersi schierato contro i soldati. I frati vengono rastrellati e il convento occupato dai militari.
OTTANTA MORTI - Il bilancio di quattro giorni di duri scontri non poteva che essere pesante: si calcolano ottanta morti e quattrocentocinquanta feriti. Senza contare gli arresti. A finire in carcere ci sono anche Filippo Turati e la compagna di lotte e di vita Anna Kuliscioff. Lei è condannata a tre anni di reclusione con l'accusa di essere una socialista propagandista, lui a dodici, ma, grazie a un indulto riparatore, è scarcerato il 4 giugno dell'anno seguente.
Mentre Milano piange i suoi morti, il generale Bava Beccaris riceve la Croce di Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia. Un anno più tardi, precisamente il 29 luglio del 1900, re Umberto I viene ucciso a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci. L'uomo dichiarerà di essersi voluto vendicare dei morti di Milano del '98 e dell'offesa per la decorazione a Bava Beccaris.
1898: Turati e le cannonate di Bava Beccaris
Storia dei lavoratori che chiedevano più diritti e di un commissario con pieni poteri che fece sparare sui manifestanti
Il passo lento e l'andatura pesante, Filippo Turati attraversa una piazza del Duomo riscaldata dal tiepido sole primaverile, che rincorre le ombre sfuggenti dei bambini che giocano all'aperto. Turati si dirige verso la galleria Vittorio Emanuele, dove ad attenderlo c'è l'amico socialista Gaetano Salvemini. I due uomini si tuffano subito in una conversazione animata, dalla quale emergono pareri contrastanti. Milano è una città affamata che invoca il ribasso dei prezzi: per questo Salvemini teme che il malcontento della gente possa degenerare in disordini di piazza. Il suo pacato collega scuote la testa: non puó e non vuole credere che scoppieranno delle agitazioni. Turati si sbaglia.
CHIAMATA ALLE ARMI - Se durante la giornata del primo maggio 1898 non si verificano incidenti, ci sono almeno due episodi che contribuiscono all'inasprimento del clima già difficile di quei giorni. La classe 1873 è richiamata alle armi. Corre voce che i ventiseienni dell'epoca devono prepararsi ad imbracciare i fucili contro i coetanei africani, per una ripresa della politica coloniale italiana nell'Africa settentrionale. Nel frattempo a Pavia, nel corso di uno scontro con la polizia, muore il figlio del radicale Giuseppe Mussi, vicepresidente alla Camera.
DIRITTI PER I LAVORATORI - Nel suo appartamento in piazza del Duomo, Turati scrive. Scrive per «Critica sociale», la rivista da lui fondata nel 1891 insieme alla compagna Anna Kuliscioff, scrive per il neonato «Avanti!» ed, essendo un avvocato, si occupa di ricorsi e proteste. E' vicino al proletariato milanese e lo sostiene anche la mattina di quel 6 maggio 1898, quando, fuori dallo stabilimento Pirelli di Ponte Seveso, un dipendente dell'ingegner Giovanni Battista diffonde volantini con la richiesta di più diritti per i lavoratori. L'incauto operaio è subito fermato da alcuni agenti di polizia, che lo rilasciano poco dopo, mentre tale Angelo Amadio viene condotto alla caserma di polizia di via Napo Torriani, con l'accusa di aver tirato pietre contro le forze dell'ordine. Il quarantunenne Turati, preso in spalla da due operai, esorta alla calma la folla, che già si incammina alla ricerca del compagno arrestato. A pochi passi dalla caserma, la polizia fa fuoco sui manifestanti; risultato: un morto e cinque feriti. I disordini continuano anche il giorno seguente: via Torino, via Orefici, corso di Porta Ticinese e via della Moscova (dove ha sede la Manifattura Tabacchi), sono inondate di studenti e lavoratori che protestano contro il carovita e chiedono giustizia. La risposta del prefetto non tarda ad arrivare: sarà l'autorità militare a gestire la delicata situazione. Nel pomeriggio del 7 maggio viene proclamato lo stato d'assedio della città .
COMMISSARIO CON PIENI POTERI - Ecco allora che entra in scena il generale piemontese Fiorenzo Bava Beccaris, a detta degli amici buono e affettuoso, semplicemente temibile secondo i suoi oppositori. A sessantasette anni compiuti, questo ferreo tutore dell'ordine viene nominato «Regio commissario straordinario con pieni poteri» e in men che non si dica mette a punto un piano per riportare la calma e la tranquillità nel capoluogo lombardo. I suoi uomini avrebbero dovuto occupare, prima i bastioni e le Porte della città , poi i sobborghi e le stazioni, e, infine, le fabbriche e gli opifici, garantendo il reinserimento pacifico delle maestranze. Dopo aver fatto arrestare il direttore del quotidiano «Il Secolo» e aver vietato l'uscita del giornale, Bava Beccaris si dedica a smantellare le barricate di Porta Garibaldi e Porta Ticinese a colpi di cannone, ricevendo le congratulazioni da Roma. Non risparmia nemmeno un convento di Cappuccini in corso Monforte, reo di essersi schierato contro i soldati. I frati vengono rastrellati e il convento occupato dai militari.
OTTANTA MORTI - Il bilancio di quattro giorni di duri scontri non poteva che essere pesante: si calcolano ottanta morti e quattrocentocinquanta feriti. Senza contare gli arresti. A finire in carcere ci sono anche Filippo Turati e la compagna di lotte e di vita Anna Kuliscioff. Lei è condannata a tre anni di reclusione con l'accusa di essere una socialista propagandista, lui a dodici, ma, grazie a un indulto riparatore, è scarcerato il 4 giugno dell'anno seguente.
Mentre Milano piange i suoi morti, il generale Bava Beccaris riceve la Croce di Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia. Un anno più tardi, precisamente il 29 luglio del 1900, re Umberto I viene ucciso a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci. L'uomo dichiarerà di essersi voluto vendicare dei morti di Milano del '98 e dell'offesa per la decorazione a Bava Beccaris.
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ma dai un pó di politycally scorrect quando ce vo ce vo 
cmq. pur non essendo assolutamente un reazionario sono un teorico della linea durissima... faticosa da digerire ma indubbiamente efficace

cmq. pur non essendo assolutamente un reazionario sono un teorico della linea durissima... faticosa da digerire ma indubbiamente efficace
“Quando il treno dei tuoi pensieri sferraglia verso il passato e le urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è sempre la follia. La follia è l’uscita d’emergenza!”
Alan Moore the killing joke
Alan Moore the killing joke
Sul politically un-correct siamo d'accordo, se c'è un segno della deficienza dilagante, è il politically correct...balkan wolf ha scritto:ma dai un pó di politycally scorrect quando ce vo ce vo
cmq. pur non essendo assolutamente un reazionario sono un teorico della linea durissima... faticosa da digerire ma indubbiamente efficace
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