Busta con proiettile alla Granbassi
«Ho il cuore in gola»
«Quando l'ho saputo mi è salito il cuore in gola e ho avuto paura. Si pensa sempre che certe cose possano capitare agli altri, non credevo proprio di poter essere destinataria di proiettili e minacce». Margherita Granbassi,fiorettista triestina e campionessa olimpica, ieri sera, alla fine del suo allenamento era un po' più sollevata. Anche lei è finita nel mirino del Pot, la sedicente Prima organizzazione triestina e del suo leader, Geraldo Deganutti, 52 anni «presumibilmente unico membro dell'associazione » spiega la Digos. E non certo per la sua attività di atleta, ma per il lavoro ad «Annozero » con Michele Santoro, per il quale nell'ottobre 2008 ha lasciato l'Arma.
L'inchiesta è della procura di Trieste. La polizia nel gennaio scorso ha intercettato e sequestrato prima che arrivassero nella cassetta delle lettere dell'atleta tre lettere. Nella prima erano contenute pesanti minacce per lei, Santoro, Travaglio e Vauro. In un'altra c'era un proiettile calibro 7.62 da guerra. Nella terza un cubetto di gelatina con un un messaggio «Semtex per te», qualcosa di molto simile al pacco recapitato al pm di Bologna Lucia Musti, per il quale Deganutti è stato condannato a undici mesi di carcere. «Ho ricevuto molte lettere nella mia vita, ma sempre di ammiratori, mai di minacce» sdrammatizza Margherita Granbassi.
Dalla sua abitazione a Trieste, dove è «sorvegliato speciale », Gerardo Deganutti, indagato per minacce, stavolta rifiuta la paternità delle missive: «Non ho mai avuto problemi a firmarmi. Sto scontando un ergastolo a rate. Ho trascorso 17 anni in carcere, me ne attendono altri otto e ho ancora una ventina di processi in corso. Devo rientrare ogni giorno a casa entro le 21 e non me ne posso andare prima delle 7. Sinceramente adesso vorrei evitare altri guai. Mi bastano quelli accumulati. Solo che la polizia ormai è abituata così: quando arrivano lettere strane bussano alla mia porta».
La prima «azione» del leader della Pot («mi batto per l'indipendenza di Trieste») risale addirittura al 1984 quando minacció con una scacciacani (scarica) l'allora ministro degli Esteri Giulio Andreotti in visita a Trieste. Da allora è stata un'escalation di denunce e condanne per aver minacciato soprattutto politici del Friuli Venezia Giulia e per aver tentato di dar fuoco al tribunale della città . Per la Digos le sue azioni sono «farneticazioni xenofobe e razziste». Più di recente è arrivato anche alle mani, prendendo a pugni due assessori regionali, minacciando anche il sindaco Roberto Dipiazza. «Non c'è personaggio che conti che non sia finito nel mirino di Deganutti» dicono un po' tutti a Trieste. Dal carcere è uscito nel 2006, causa indulto. Ma neppure quando era in galera è rimasto inattivo. Dalla sua cella di Padova ha spedito la falsa posta all'antrace «procurando grave allarme sociale», ma altro non era che gesso raschiato dai muri. «Io non ce l'ho con la Granbassi " dice " e neppure con Santoro».
Cristina Marrone
16 giugno 2009
