(O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4591 Messaggio da Barabino »

Billy Drago ha scritto:Tragedia della disperazione a Reggio Calabria.

UN IMMIGRATO GEORGIANO IN CERCA DI CIBO SI È INTRODOTTO NUDO NELLA GABBIA DELLE TIGRI DEL CIRCO TOGNI - LE BELVE GLI HANNO QUASI STACCATO A MORSI UN BRACCIO CHE GLI È STATO AMPUTATO - IN OSPEDALE HA SEMINATO IL PANICO, AGGREDENDO CHIUNQUE GLI CAPITASSE DAVANTI. UNA GIOVANE CHE ASSISTEVA LA MADRE È STATA COLPITA CON DELLE FORBICI.

http://www.dagospia.com/rubrica-29/cron ... 191315.htm
tanto per essere precisetti :DDD

i georgiani hanno altri difetti (ad es. sono incazzosi) ma di pelle sono bianchissimi, pur essendo di solito mori o castani di capelli...

gli americani usano la parola "caucasico" come termine scientifico per i "bianchi" proprio perche' i georgiani sono il "tipo ideale" della c.d. "razza bianca" :DDD
1) l'ignoranza crea, la cultura rimastica.
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3) "Cosa farebbe Kennedy? Lo sai che se la farebbe!"
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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4592 Messaggio da Rodomonte »

Solo chi ha tempo da perdere può sprecare un secondo di noia a rispondere a chi dell'ignoranza se ne fa un vanto! :)
Un sacco di parole per dire quello che il Papero del forum sintetizza spesso in pochissime parole.... Negri, zingari.... Cacca, pupù!

Piuttosto nella nuova rai tv gialloverde ad un orario impossibile. Guardatevelo se avete un paio di ore.
Regista cinese Ai Weiwei. Giallo/mongolo, non so a che razza appartenga!
Senza commenti a parte qualche rigo di notiziole.

https://www.raiplay.it/video/2018/12/Hu ... 7df89.html
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Che fu sì altiera al mondo e sì orgogliosa »
Ariosto "Orlando furioso"
Morte Rodomonte.

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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4593 Messaggio da OSCAR VENEZIA »

La nuova TV giallo verde mah.
Bianca Berlinguer sta sempre lì inamovibile ormai Rai 3 e' casa sua.
Praticamente ha il vitalizio.
Basta essere comunisti figli di comunisti per meritarselo in quest' Italia in disfacimento.

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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4594 Messaggio da Barabino »

Rodomonte ha scritto:Piuttosto nella nuova rai tv gialloverde ad un orario impossibile. Guardatevelo se avete un paio di ore.
Regista cinese Ai Weiwei. Giallo/mongolo, non so a che razza appartenga!
suvvia Rodomonte, siamo nel XXI secolo e ormai registrare programmi notturni per vederli in differita nei giorni successivi dovrebbe essere una procedura di routine (puoi farlo con strumenti vintage nostalgia come il VHS oppure usare un decoder DTT che registra su una chiavetta USB - in questo modo non hai il problema di registrare "sopra" al battesimo di un figlio :DDD )

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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4595 Messaggio da GeishaBalls »

Blif ha scritto:Mi scuso con tutti: è Natale, ma parte del mio lavoro è fare le pulci a chi pubblica cazzate.
Lavoro ingrato ma apprezzato

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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4596 Messaggio da Barabino »

cicciuzzo ha scritto:Negli ultimi anni sono usciti fuori un sacco di maratoneti giapponesi, uno ha vinto pure una major

Quindi non sono bianchi, non sono keniani, non sono etiopi

Cazzo diranno a proposito le teorie scientifiche del dr. Bellavista?
banalmente direi che e' gente che si impegna molto e non molla mai la presa

una cosa fondamentale in sport di resistenza come la maratona o il ciclismo :023:

ad esempio li' e anche in quel Giappone di serie B, la Corea :DDD

e' normale che i ragazzi vadano a delle scuole serali per prendere ripetizioni :no:

il Belgio gia' trema
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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4597 Messaggio da OSCAR VENEZIA »

Ma che c'è di strano se sono usciti fuori maratoneti giapponesi ?
Molti giapponesi hanno il fisico giusto per la maratona.

Io non ho letto tutto quello che ha detto bellavista, ma io non ho detto nulla di inconciliabile con il successo giapponese nelle maratone.
Siete voi che fuori dalla vostra linea ufficiale gridate subito all'eresia.
A me se una cosa non mi convince non me ne frega niente della posizione ufficiale della sinistra.
Sappiamo tutti che i negri sono molto piu' forti dei bianchi in molte discipline di atletica, hanno il ritmo nel sangue e non so se questo è solo un fatto culturale, hanno il cazzo in media piu' lungo dei bianchi e questo pure non mi sembra un fatto culturale... a questo punto mi dovrei fermare dal constatare che almeno fra i negri africani non esistono scienziati ?
Constatare poi non faccio esperimenti su queste cose. Il dubbio che intellettivamente siano meno dotati me lo posso porre ?
Il dubbio non mi serve per fare il passo successivo da razzista segregazionista. Noi legalmente li possiamo e dobbiamo considerare uguali comunque ma se poi si accertasse che la natura per caso li ha creati piu' forti in una cosa e più deboli in un altra io non mi racconto balle.

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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4598 Messaggio da Drogato_ di_porno »

ma i Negri sono più veloci a correre perchè in Africa dovevano scappare dai leoni? E se c'era un fossato di 9 metri dovevano saltarlo per sfuggire al leone come l' 8.91 di Carl Lewis e l' 8.95 di Mike Powell a Tokyo 1991? oppure perchè dovevano inseguire le gazzelle di Thompson? E poi distinguerei tra negri africani e negri americani-caraibici.

I Negri americani venivano selezionati dagli schiavisti nei paesi d'origine (Africa occidentale) dove si operava una prima scrematura. Si selezionavano gli esemplari più robusti metà dei quali moriva durante la traversata dell'Atlantico. Infine nelle piantagioni di canna da zucchero e cotone solo i più forti sopravvivevano e si riproducevano creando Usain Bolt alto 2 metri e capace di correre i 100 in 9.58 e i 200 in 19.19 (Mendel gli faceva una pippa, altro che piselli e cavalli). Ecco perchè i Negri dell'emisfero occidentale (americhe) sono più grossi dei Keniani dei 3000 siepi, lunghi e filiformi, discendenti dei pastori degli altopiani africani abituati a correre su lunghe distanze. come asbel kiprop con le sue gambine

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ma torniamo alle doti fisiche. c'è questa immagine che i Negri devono perennemente scappare dai leoni che li inseguono. quindi corrono più in fretta, hanno più resistenza e saltano più in lungo. non saltano in alto perchè nella savana ci sono pochi alberi, ecco perchè i campioni di salto in alto sono quasi tutti bianchi. se i Negri vanno in palestra due crunch e due pesi e hanno subito la tartaruga e i pettorali scolpiti. ora, questa è un'impostazione lamarckiana. il corpo si modifica in base alle pressioni ambientali.

Lamarck diceva che la giraffa a furia di allungare il collo per mangiare le foglie faceva come l'ispettore gadget (lo allungava sul serio)

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Darwin invece sosteneva che inizialmente c'erano giraffe con collo lungo e collo corto ma solo quelle col collo lungo sono sopravvissute. anche se non negava la possibilità di mutazioni genetiche (raggi X ecc.)

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Io ho tentato tante volte di allungarmi il cazzo. Mi sono sparato un'infinità di raspe strizzandomelo e manipolandolo e stirandolo come se fosse fatto di pongo o das. ma niente, non è cresciuto di un millimetro. magari se avessi figli e Lamarck fosse nel giusto, i miei discendenti ce l'avrebbero più lungo, ma è magra consolazione. I Negri hanno piselli colossali e debbo accettarlo.

da ultimo la somiglianza con le scimmie (denti in fuori, mandibola enorme, naso largo e schiacciato). perchè? sono l'anello congiunzione? a furia di vivere coi gorilla nella giungla gli somigliano? Io conosco una ragazza che lavora in un maneggio e ha il viso equino.

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E poi Hitler e Jesse Owens. Esiste una chiara e onesta intervista rilasciata in patria da Jesse Owens che sbugiarda la bufala del Fuhrer che non voleva stringergli la mano perchè negro. Anzi Hitler lo salutò e gli inviò un suo ritratto in regalo. Owens fu più discriminato in patria dove vigeva il regime di segregazione razziale in molti stati americani. E Roosevelt non volle mai parlargli neppure al telefono. Tuttavia Albert Speer ripropone la tesi della giungla:
Secondo la leggenda, dopo la sua vittoria Adolf Hitler abbandonò lo stadio infuriato senza stringergli la mano. Owens vinse altre tre medaglie d’oro nel corso dei giochi, mettendo in imbarazzo i nazisti e le loro idee sulla superiorità della razza ariana. In realtà le cose andarono piuttosto diversamente. Hitler in realtà non fu così infastidito dalle vittorie degli afroamericani. Albert Speer, che all’epoca era l’architetto più famoso della Germania ed era molto vicino al partito nazista (sarebbe diventato ministro degli Armamenti durante la Seconda guerra mondiale), scrisse nelle sue memorie che Hitler liquidò la questione sostenendo che essendo gli afroamericani un popolo primitivo, avevano una costituzione fisica più robusta e più adatta alla corsa. Effettivamente il primo giorno delle Olimpiadi Hitler non strinse la mano a un atleta nero, ma in generale non si congratulò con nessun altro atleta che non fosse tedesco.

Il Comitato Olimpico fece sapere a Hitler che questo comportamento non era consentito: la nazione ospitante – e i suoi leader – dovevano rimanere neutrali. Quindi o Hitler stringeva la mano a tutti gli atleti oppure non la stringeva a nessuno. Quando Owens vinse i 100 metri, il secondo giorno, Hitler aveva già preso la decisione di non stringere la mano a nessun atleta. Owens ricordò in varie interviste sui giornali dell’epoca che subito dopo la vittoria e prima della premiazione, Hitler lo salutò con la mano e lui rispose al saluto. Hitler lasciò comunque lo stadio prima dell’inizio della cerimonia di premiazione. Qualche giorno dopo inviò in regalo ad Owens un suo ritratto firmato.

Per quanto gli atleti neri abbiano ottenuto buoni risultati, è difficile sostenere che mandarono all’aria i piani di Hitler di rendere i giochi Olimpici un grande evento propagandistico dei suoi ideali di superiorità della razza ariana. La Germania vinse 89 medaglie di cui 33 d’oro, battendo gli Stati Uniti, che ne vinsero in tutto 56, e l’Italia, che ne vinse soltanto 22.

Per diverso tempo dopo il suo ritorno a casa, Owens difese il modo con cui era stato trattato da Hitler e dalla Germania, soprattutto in confronto all’accoglienza che aveva ricevuto dai suo connazionali una volta tornato negli Stati Uniti, dove la segregazione razziale era ancora in vigore (e lo sarebbe stato per altri trent’anni). Owens paragonò il fatto che Hitler gli avesse inviato un proprio ritratto autografato con il comportamento del presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, che non lo invitò alla Casa Bianca e non gli fece nemmeno una telefonata di congratulazioni.

In Germania Owens aveva dormito negli alberghi insieme agli altri atleti e alle altre celebrità. Quando negli Stati Uniti partecipò a una manifestazione all’albergo Waldorf Astoria, fu costretto a entrare dall’ingresso posteriore e a utilizzare l’ascensore di servizio invece di quello riservato agli ospiti bianchi dell’albergo. Raccontò in un’intervista: «Dopo tutte queste storie su Hitler e il suo affronto, quando sono tornato nel mio paese non potevo ancora sedermi nella parte anteriore degli autobus ed ero costretto a salire dalla parte posteriore. Non potevo vivere dove volevo. Allora qual è la differenza?». Nel libro Triumph, l’autore Jeremy Schaap attribuisce a Owens la frase: «Non fu Hitler a farmi un affronto. Fu Roosevelt».

Dopo Berlino
La vittoria alle Olimpiadi non procurò inizialmente molti benefici economici a Owens, che quando tornò negli Stati Uniti dovette adattarsi a fare parecchi lavori diversi per procurarsi da vivere, tra cui l’inserviente a una pompa di benzina. Gareggiava contro cavalli, cani e motociclette durante eventi a pagamento. Ritiratosi dall’atletica iniziò una carriera molto apprezzata di oratore e conferenziere, principalmente come motivatore per aziende commerciali – davanti a platee composte quasi sempre da bianchi – che lo fecero guadagnare molto.

Ignorato da Roosevelt e dal suo successore Harry Truman, il primo vero riconoscimento per i successi sportivi gli arrivò dal presidente Gerald Ford, che nel 1976 gli assegnò la Medaglia per la Libertà, il più alto riconoscimento civile degli Stati Uniti. Il 31 marzo 1980 Jesse Owens morì a causa di un tumore ai polmoni – fumò per 35 anni un pacchetto di sigarette al giorno – a Tucson, in Arizona (qui potete leggere il suo necrologio sul New York Times).
Quindi chi ha ragione? Darwin o Lamarck?
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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4599 Messaggio da GeishaBalls »

Caro Drogato, abbiamo la fortuna di avere scienziati con la mente aperta nel forum, mica come quelli che studiano e fanno ricerche nelle università. Qui pensatori senza pregiudizi, sapranno cosa risponderti

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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4600 Messaggio da cicciuzzo »

Il Dr. Bellavista sta cercando in rete, un attimo, senza fretta.....
Il sentimento più sincero rimane sempre l'erezione

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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4601 Messaggio da Barabino »

Leone ha scritto:il tanto deprecato colonialismo non era poi il male assoluto
durante il colonialismo

le fabbriche erano in europa, le miniere in africa

nel mondo di adesso :blankstare:

le fabbriche sono in cina, i disoccupati in europa, le miniere ancora in africa

per fortuna non dobbiamo ancora mandare robot sugli asteroidi :no:

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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4602 Messaggio da Drogato_ di_porno »

magari aveva ragione Lamarck

Stalin ad esempio era un sostenitore di Lamarck perchè quest'ultimo si adattava meglio di Darwin al materialismo storico-dialettico

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qui ci sono alcuni esempi di allenamenti pre-Olimpici in Africa

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Qui invece un allenamento in America, dove il nonno di Bolt si sta allenando sotto la supervisione del nonno di balkan

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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4603 Messaggio da Drogato_ di_porno »

secondo Darwin e l'evoluzionismo non può essere stato il leone inseguitore a rendere più veloci o resistenti i negri
Nel 1809, il naturalista Lamarck presentò per primo una teoria evoluzionista (detta lamarckismo) secondo cui gli organismi viventi si modificherebbero gradualmente nel tempo adattandosi all'ambiente: l'uso o il non uso di determinati organi porterebbe con il tempo ad un loro potenziamento o ad un'atrofia. Tale ipotesi implica quello che, viene considerato l'errore di fondo: l'ereditabilità dei caratteri acquisiti. Per esempio: un culturista non avrà necessariamente figli muscolosi; la muscolosità del culturista è infatti una manifestazione fenotipica, cioè morfologica, derivante dall'interazione dello sportivo con l'ambiente, il continuo sollevare pesi; ma il particolare sviluppo muscolare non è dettato dal suo patrimonio genetico, il genotipo. Attualmente, nel XXI secolo e alla luce degli studi sull'epigenetica, sappiamo che questa è una semplificazione, ma nella costruzione di una teoria organica dell'evoluzione la separazione tra caratteri acquisiti e caratteri ereditabili stabilisce una tappa fondamentale. Dopo cinquant'anni dai fatti narrati Darwin formulò una nuova teoria evoluzionista; il noto naturalista, durante il suo viaggio giovanile sul brigantino Beagle, fu colpito dalla variabilità delle forme viventi che aveva avuto modo di osservare nei loro ambienti naturali intorno al mondo. Riflettendo sugli appunti di viaggio e traendo spunto dagli scritti dell'economista Thomas Malthus, Darwin si convinse che la "lotta per la vita" fosse uno dei motori principali dell'evoluzione intuendo il ruolo selettivo dell'ambiente sulle specie viventi. L'ambiente, infatti, non può essere la causa primaria nel processo di evoluzione (come invece sostenuto nella teoria di Lamarck) in quanto tale ruolo è giocato dalle mutazioni genetiche, in gran parte casuali. L'ambiente entra in azione in un secondo momento, nella determinazione del vantaggio o svantaggio riproduttivo che quelle mutazioni danno alla specie mutata, in poche parole, al loro migliore o peggiore adattamento (fitness in inglese). I principali meccanismi che partecipano in queste situazioni sono:

meccanismi genetici
meccanismi ecologici

La riscoperta delle leggi di Mendel, le diverse difficoltà nello spiegare tutti i fenomeni che coinvolgono le mutazioni di forme e funzioni degli organismi portarono successivamente, prima a mettere in discussione le teorie originali, poi ad affinarle arricchendo l'evoluzionismo classico delle nuove conoscenze. Infine, l'epigenetica, ovvero lo studio delle modifiche fenotipiche ereditabili nell'espressione del gene, dal fenotipo cellulare agli effetti sull'intero organismo (fenotipo, in senso stretto), causato da meccanismi diversi dai cambiamenti nella sequenza genomica, ovvero lo studio di meccanismi molecolari mediante i quali l'ambiente altera il grado di attività dei geni senza tuttavia modificare l'informazione contenuta, ossia senza modificare le sequenze di DNA[11], ha ampliato e chiarito dubbi relativi a evidenti azioni dell'ambiente, senza per questo rimettere in discussione ipotesi chiarite già dall'abbandono del lamarckismo. Le mutazioni epigenetiche durano per il resto della vita della cellula e possono trasmettersi a generazioni successive delle cellule attraverso le divisioni cellulari, senza tuttavia che le corrispondenti sequenze di DNA siano mutate;[12] sono quindi fattori non-genomici che provocano una diversa espressione dei geni dell'organismo[13]. Tra i possibili meccanismi per ora noti che possono provocare effetti epigenetici si annoverano: la metilazione del DNA e l'acetilazione degli istoni. Questi processi alterano l'accessibilità fisica alle regioni del genoma sulle quali si legano proteine e enzimi deputati all'espressione genica e quindi alterano l'espressione del gene.
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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4604 Messaggio da Drogato_ di_porno »

cioè intendiamoci, è evidente che i Bianchi siano più forti nello sci alpino e i Negri più veloci nei 100 metri.

quello che Darwin nega è che i negri siano più veloci perchè inseguiti dai leoni o che i bianchi sciino meglio perchè cacciavano i cervi con le ciaspole sulle alpi

Öetzi l'hanno trovato sulle Alpi nella valle dell'Ötztal (Austria) probabilmente deceduto durante un allenamento di discesa libera. gli Austriaci sono da sempre una superpotenza nello sci.

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Re: (O.T.) Immigrazione: migranti, rifugiati

#4605 Messaggio da Drogato_ di_porno »

cmq il Lamarckismo è tutt'altro che morto. Curioso come il darwinismo sociale assomigli al lamarckismo. e comunque se Stalin era Lamarckista siamo in presenza di un comunista non egualitario e non buonista-politically correct.
Il lamarckismo dopo Lamarck
I presupposti della teoria di Lamarck si possono riassumere nei seguenti tre postulati:

a) Le cause dei fenomeni vitali vanno cercate nella composizione chimica della materia vivente.
b) La scienza è solo scienza di processi continui regolati da leggi.
c) La scienza può essere solo scienza della causalità deterministica.
Ed ecco le obiezioni che i lamarckiani mossero al darwinismo ed in polemica con Weissmann a partire da questi postulati:

a) Ogni teoria che presupponga misteriosi elementi portatori di forme e di caratteri ("gemmule" di Darwin, biofori di Weismann o geni) è sospetta di idealismo o di spiritualismo. Nel protoplasma si trova la chiave dei fenomeni vitali (variazione, eredità, ontogenesi, adattamento), ma in tutto il protoplasma, non in alcune parti del nucleo.
b) Nulla si crea se non per epigenesi; ogni ipotesi di strutture permanenti ed ereditarie (cromosomi) è sospetta di metafisica, se non di creazionismo. «Se si portano le tesi di Weismann alle estreme conseguenze – scrive Giard nel 1890 – bisogna concludere che tutte le variazioni erano contenute nei primi organismi comparsi sulla terra e dunque che questi "possedevano" [...] una potenza evolutiva in qualche modo indefinita». Le Dantec dice, nel 1899, che la dottrina di Weismann è un ritorno al preformismo, «l'equivalente di germi inscatolati» e sa di finalismo; l'evoluzione, per i lamarckiani, è invece epigenesi, cioè acquisizione di nuove strutture nell'interazione continua e diretta tra l'organismo e l'ambiente. L'idea di un plasma germinale separato completamente dal resto del corpo cozza con l'idea dell'organismo come sistema integrato che si auto-regola e si auto-adatta, capace cioè di rispondere in modo positivo ai mutamenti delle condizioni ambientali. In un sistema così integrato è difficile immaginare che ci fosse una parte completamente isolata dal resto, ma che dirigeva tutto il resto.
c) La variazione aleatoria dei darwiniani è un "effetto senza causa" e la nozione di caso danneggia la scienza e la razionalità e può servire a nascondere un ritorno surrettizio alla Provvidenza. La causa della variazione e dell'eredità va cercata nel determinismo dell'ambiente, nelle risposte dell'organismo e nelle condizioni dell'ontoepigenesi.
La spiegazione lamarckiana delle modalità dell'evoluzione ebbe una influenza enorme sia sulla biologia sia sulle scienze sociali.

Alle scienze sociali il lamarckismo dava risposte alle domande del rapporto tra istinti, abitudini e scelte razionali, alla interazione tra tratti biologici e comportamenti che noi distinguiamo come culturali e sociali, alla formazione delle diverse mentalità razziali o nazionali, di classe, e consentiva di legittimare con la biologia l'azione politica intesa a migliorare l'umanità, attraverso l'educazione ed il miglioramento dell'ambiente (biologico e sociale).

Il lamarckismo è continuato ufficialmente sotto varie forme, fino agli anni trenta del secolo scorso, ad opera di alcuni biologi e filosofi come Edmond Perrier, Félix Le Dantec, Alfred Giard, Paul Bert, Etienne-Jean Marey, Joseph-Pierre Durand, e altri.

Obiettivamente l'impostazione di Lamarck appariva più rigorosa di quella di Darwin. «Darwin è un vero naturalista – scriveva Le Dantec nel 1909 – Lamarck era innanzitutto un fisico; si è fatalmente lamarckiani quando, entrando nello studio dei fenomeni vitali, non si dimentica il metodo delle scienze fisiche.»

Nella filosofia biologica dei lamarckiani si trovano elementi, o meglio suggestioni, almeno tendenzialmente materialistiche, ispirate all'ideale del riduzionismo chimico-fisico (una posizione che oggi si manifesta nella filosofia biologica dei genetisti).

Il lamarckismo influenzò pesantemente anche il pensiero filosofico e sociale della metà dell'Ottocento con Herbert Spencer ed Ernst Haeckel che lo utilizzavano per affermare l'ereditarietà dei ruoli sociali tra gli uomini dovuta ai caratteri acquisiti con il mestiere o con la posizione sociale.

Haeckel scrive nel 1868: «Come per i fatti dell'eredità avevamo indicato la causa fondamentale e generale nella riproduzione, nel trasferimento di materia dai genitori alla prole, così possiamo porre come causa fondamentale e generale dei fenomeni di adattamento o di variazione l'attività fisiologica della nutrizione o ricambio materiale»[1]; quindi «tutta l'ecologia darwiniana viene così snaturata nel riduzionismo materialista proprio dal darwinista che inventò il termine ecologia», osserva La Vergata[1].

Sarebbe però ingiusto accusare i lamarckiani di aver fornito una teoria che giustificava il potere delle classi dominanti. Nell'interpretazione lamarckiana la più importante lotta per l'esistenza era quella contro l'ambiente e questa idea veniva usata per postulare solidarietà e cooperazione. L'effort pour la vie ("lo sforzo per la vita") per i lamarckiani era più importante della lotta per la vita e richiedeva l'associazione degli uomini.

Questa concezione dello sforzo pacifico si contrappose frontalmente allo spencerismo (darwinismo sociale). Edmond Perrier, lamarckiano, scriveva nel 1915: «La lotta per la vita, se ha avuto qualche parte nel progresso materiale degli esseri viventi, d'altra parte ha contribuito a questo processo solo nei particolari delle forme organiche. Una più ampia coordinazione di tutti i grandi fatti della biologia consente di stabilire, invece, che i grandi tipi del regno animale si sono costruiti nella pace, attraverso gli sforzi costanti degli animali su se stessi, attraverso la tensione costante delle loro facoltà per trionfare nelle condizioni sfavorevoli in cui alcuni erano condannati a vivere».

Secondo Ward, una volta uscita, con l'invenzione delle istituzioni sociali, dalla fase animale della lotta per l'esistenza, l'umanità si era evoluta grazie alla cooperazione, alla coltivazione di facoltà non utili nella concorrenza vitale e volte a soddisfare bisogni superiori a quelli materiali. Queste facoltà, secondo Wesley Powell, si erano sviluppate per la "legge dell'esercizio" i cui risultati venivano trasmessi ereditariamente alle generazioni successive. Per il lamarckiani, il lamarckismo era la teoria dello sforzo umano verso il progresso a cui Weismann toglieva ogni base biologica.

La polemica con Weismann mette bene in evidenza un errore che sarà poi assunto a fondamento delle sociobiologie: connotare la natura mediante metafore sociali per poi scoprire la natura nella società. Esso sembrò verosimile perché la stessa evoluzione psicosociale degli uomini è, in effetti, un processo di tipo lamarckiano (dove però i caratteri socio-culturali acquisiti vengono trasmessi per via esogenetica). L'idea della ereditarietà dei caratteri acquisiti lusingava anche l'orgoglio umano nel senso che sosteneva la trasformazione degli sforzi umani in regolarità della natura, come dire 'biologizzava' la speranza che gli sforzi umani siano immortali.

Da un punto di vista biologico, invece, l'avvento dell'epigenetica ha portato alcuni studiosi a rivalutare le teorie di Lamarck, tanto che si è arrivati a parlare di rivincita di Lamarck. Si è infatti osservato come il fenotipo di un individuo non sia solo l'espressione delle informazioni contenute nel DNA, ma sia fortemente influenzato anche dall'ambiente, che può agire sul genoma mediante meccanismi di tipo epigenetico; degli studi condotti evidenziano inoltre la possibilità di trasmettere alla progenie alcune modificazioni epigenetiche, quali quelle causate dalle infezioni virali o dalla nutrizione materna. In generale, comunque, a causa della necessità di chiarire molti aspetti dell'epigenetica, gli studiosi sono cauti nel riabilitare le teorie lamarckiane che comunque sono ritenute non valide al livello macroscopico interessato dal principio dell'uso e del disuso.

Il lamarckismo nell'URSS di Stalin
Le vicende delle teorie evolutive nell'URSS di Stalin furono tragiche. Molti darwinisti furono perseguitati, deportati, internati, fucilati per il fatto che una teoria neolamarckiana, derivata da Mičurin, secondo la quale l'eredità dei caratteri sarebbe influenzata da fattori ambientali, fu considerata più compatibile con l'ideologia di regime e fu imposta non soltanto alle scienze biologiche, ma anche alle stesse pratiche agronomiche da Trofim Denisovič Lysenko appoggiato da Stalin. Questo fatto provocò una disastrosa crisi agricola.
“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”

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