RAPINA IN PUB, SEDICENNE UCCISO A NAPOLI PER 10 EURO
NAPOLI - Rapina il pub con gli amici. Il bottino è misero, non più di dieci euro. Poi, durante la fuga, punta una pistola giocattolo modificata contro uno dei carabinieri che lo inseguono, ma viene ucciso. E' accaduto a Napoli, in una delle zone 'bene' della città , a Posillipo.
La notte è appena iniziata. Marco De Rosa, appena 16 anni, incensurato, una famiglia perbene che vive a Poggioreale, nel quartiere dell'Arenaccia, un papà dializzato e pensionato, decide, forse perchè "frequenta cattive compagnie negli ultimi tempi", come racconta rammaricato un amico, insieme con altri cinque complici, di andare a rapinare un pub, il Genline in via Posillipo. I sei arrivano a bordo di tre motorini. Dentro al locale entrano Marco ed un complice. Una donna che stava comprando un panino riesce a scappare, terrorizzata.
Con una pistola in mano e il capo coperto da un casco, i rapinatori iniziano a minacciare Antonio, il titolare, 70 anni, e un inserviente che lo sta aiutando a pulire il locale. "Ci hanno minacciati perchè volevano la cassa. Gli avevo offerto il portafogli ma loro insistevano. 'Dacci i soldi, se no ti spariamo'. Così se la sono presa", racconta l'anziano. La banda appena fuori dal locale è avvistata da tre carabinieri in borghese, liberi dal servizio, del battaglione Campania, che si trovano di passaggio a bordo di un'auto, all'esterno del locale. Sentono le urla, c'è trambusto. Notano che uno dei rapinatori ha la pistola in mano, un altro ha la cassa sotto braccio. Dentro ormai non c'è quasi niente, forse solo 10 euro: il suo contenuto era stato versato, poco prima della rapina, nella cassa continua di un istituto di credito. Gli spiccioli sono caduti a terra, nel locale e all'esterno del pub. Così la cassa viene buttata via. I cinque complici fuggono a bordo dei motorini. Marco resta a piedi. Inizia l'inseguimento. I militari gli intimano più volte l'alt, vengono esplosi due colpi di pistola in aria. De Rosa, secondo il racconto dei carabinieri, si volta e punta un'arma (una pistola giocattolo, dicono i carabinieri, priva del tappo rosso e che aveva in canna alcuni colpi a salve) verso i militari. Uno dei carabinieri spara, colpendo il ragazzo: un proiettile al volto, che perfora la visiera del casco. Il sedicenne, gravemente ferito, viene soccorso e trasportato all'ospedale Fatebenefratelli ma muore durante il tragitto. "Era un bel ragazzo, alto, biondo. Sono molto dispiaciuto. Provo davvero molta tenerezza per lui", racconta ancora Antonio parlando del rapinatore e dicendosi "dispiaciuto moltissimo".
All'Arenaccia c'è dolore tra parenti e amici del sedicenne ucciso. "Sono in giro con gli amici", aveva detto nella sua ultima telefonata al padre ieri poco dopo le 23,30. Si ricostruiscono le sue ultime ore di vita. C'è la ricevuta di una ricarica del telefonino verso le 23,45 tra le mani degli inquirenti. Era un grande tifoso del Napoli. Ieri aveva sperato e poi sofferto per la mancata promozione diretta del club in serie A. Dopo aver conseguito la licenza media aveva abbandonato gli studi. I suoi tre fratelli lavorano. Marco dopo qualche lavoretto da un commerciante della zona, ora frequentava la sala giochi di un parente presso la quale aveva lavorato saltuariamente. La madre aveva chiesto proprio in questi giorni al titolare di un bar di via Arenaccia se era possibile trovargli un lavoro per l'estate.
La morte di questo giovane, dice con amarezza don Tonino Palmese, dell'associazione Libera, "è un fallimento per tutti". Per il presidente del Tribunale per i minorenni di Napoli, Stefano Trapani, bisogna identificare i minori che sono in giro fuori casa dopo le 21.
