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Forse si tratta di una multi-inculandum
Prendi i soldi e scappa
di Stefano Iucci
Piramide d'oro. Realtà e miti del multilevel marketing
Roberto Giovannini, Davide Orecchio
Roma, Avverbi, 2002
pp. 176, 10 euro
Gli antichi faraoni costruivano nude piramidi per nasconderci dentro i corpi e tesori. I moderni faraoni del commercio, invece, rivestono d'oro le loro piramidi di cartapesta, fatte di niente, di promesse mirabolanti e investimenti sicuri che rovinano nel nulla. àˆ lo schema del multilevel marketing, che spiegano Roberto Giovannini e Davide Orecchio (Piramide d'oro. Realtà e miti del multilevel marketing, Avverbi, 10 euro): dal pioniere (Carlo Ponzi, un emigrato italiano, noto falsificatore) fino ai fasti del protagonista di questi anni: Virgilio Degiovanni, in arte Degio.
Ma cos'è il multilevel marketing? Si tratta di una versione aggiornata dello schema classico della vendita diretta: un commercio di beni o servizi offerto direttamente, senza mediatori, al consumatore. Che, con il semplice pagamento di una quota, acquista il diritto di commerciare i prodotti acquistati o i servizi utilizzati. La novità , in questo caso, è che l'acquirente diventa a sua volta venditore o procacciatore di venditori. In uno schema a piramide, appunto, in cui il venditore non guadagna soltanto dal prodotto che riesce a piazzare tra amici e conoscenti, ma incassa una provvigione anche sui prodotti venduti dai procacciatori da lui reclutati.
Più si vende, più si arruola e più si sale in questa metaforica piramide. Ma fino a che punto? àˆ questo il problema e, da questo punto di vista, l'analisi di Giovannini e Orecchio è illuminante. Intanto, va segnalato che il sistema sconta delle ambiguità oggettive, quelle che appunto tengono i meno sprovveduti alla larga dai Degiovanni di turno: innanzitutto, la vendita (e dunque la qualità effettiva del prodotto) conta alla fin fine meno della capacità di coinvolgere altri procacciatori. Cioè: non si tratta tanto di convincere qualcuno della bontà del prodotto che acquista, ma di invogliarlo con la possibilità che lui stesso, allargando ancora la rete, potrà guadagnare parecchio. àˆ un'ambiguità di fondo: cosa sta vendendo, realmente, il venditore multilevel? Un prodotto, o un'occasione, una speranza?
Non solo: il sistema utilizza tecniche di comunicazione tipiche delle sette o dei movimenti religiosi-culturali, crea falsi sensi di appartenenza a un gruppo animato dallo stesso obiettivo e solennizza questi legami in convention di massa in cui i leader della rete, i venditori più abili, vengono osannati e celebrati. D'altro canto il sistema, e questo spiega il suo relativo successo, ha anche un suo indubbio appeal: bastano pochi euro, un piccolo kit di vendita e nessun investimento per sognare di diventare imprenditori di se stessi.
Comunque, ci dicono i due giornalisti, il multilevel è una tecnica e le tecniche non sono mai (o quasi mai) buone o cattive. Il punto è allora un altro: visto che si promette ricchezza, bisogna valutare se questa ricchezza arriva o no. Ebbene, dai dati delle stesse aziende si scopre che gli "adepti" guadagnano in media trai 200 e i 300 euro al mese; soltanto lo 0,001 per cento arriva alla ricchezza promessa. Come svela Ennio Peres in una densa appendice matematica, in effetti, arricchirsi è molto difficile: le catene s'interrompono molto presto, con buone probabilità per molti di non rientrare neanche dei soldi investiti.
Proprio su queste interruzioni s'innestano le truffe: le piramidi finanziarie albanesi che nel 1997 caddero travolgendo i 225.000 adepti che avevano affidato loro i propri soldi. O il caso, in Italia, di Alpha Club, diventata nel 2000 il secondo sponsor della Juve, «che nel giro di pochi mesi ha conquistato la fiducia di 60mila persone disposte a versare 7 milioni e 200mila lire per poter accedere ai servizi, a tariffe scontate, di un club internazionale di viaggi e vacanze»; quello stesso anno tutto il vertice di Alpha Club è finito in galera.
Nella sua introduzione, Paolo Leon ci invita a non sottovalutare la lezione che arriva dal multilevel: «Il mercato internazionale dei capitali, ad esempio, ha legittimato la vendita di titoli azionari e obbligazionari cui non corrisponde altro che un'aspettativa fondata sulla speranza di moltiplicare le vendite degli stessi titoli (e perció a prezzi crescenti) a un numero sempre nuovo e maggiore d'investitori. Quando il guadagno deriva da un tale meccanismo, la regola del gioco favorisce i promotori che partecipano fin dall'inizio e che sono in grado di fuggire un minuto prima dell'inevitabile crollo». A quel punto, la rovina colpisce tutti gli altri.
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barcode ha scritto:Forse si tratta di una multi-inculandum
Prendi i soldi e scappa
di Stefano Iucci
Piramide d'oro. Realtà e miti del multilevel marketing
Roberto Giovannini, Davide Orecchio
Roma, Avverbi, 2002
pp. 176, 10 euro
Gli antichi faraoni costruivano nude piramidi per nasconderci dentro i corpi e tesori. I moderni faraoni del commercio, invece, rivestono d'oro le loro piramidi di cartapesta, fatte di niente, di promesse mirabolanti e investimenti sicuri che rovinano nel nulla. àˆ lo schema del multilevel marketing, che spiegano Roberto Giovannini e Davide Orecchio (Piramide d'oro. Realtà e miti del multilevel marketing, Avverbi, 10 euro): dal pioniere (Carlo Ponzi, un emigrato italiano, noto falsificatore) fino ai fasti del protagonista di questi anni: Virgilio Degiovanni, in arte Degio.
Ma cos'è il multilevel marketing? Si tratta di una versione aggiornata dello schema classico della vendita diretta: un commercio di beni o servizi offerto direttamente, senza mediatori, al consumatore. Che, con il semplice pagamento di una quota, acquista il diritto di commerciare i prodotti acquistati o i servizi utilizzati. La novità , in questo caso, è che l'acquirente diventa a sua volta venditore o procacciatore di venditori. In uno schema a piramide, appunto, in cui il venditore non guadagna soltanto dal prodotto che riesce a piazzare tra amici e conoscenti, ma incassa una provvigione anche sui prodotti venduti dai procacciatori da lui reclutati.
Più si vende, più si arruola e più si sale in questa metaforica piramide. Ma fino a che punto? àˆ questo il problema e, da questo punto di vista, l'analisi di Giovannini e Orecchio è illuminante. Intanto, va segnalato che il sistema sconta delle ambiguità oggettive, quelle che appunto tengono i meno sprovveduti alla larga dai Degiovanni di turno: innanzitutto, la vendita (e dunque la qualità effettiva del prodotto) conta alla fin fine meno della capacità di coinvolgere altri procacciatori. Cioè: non si tratta tanto di convincere qualcuno della bontà del prodotto che acquista, ma di invogliarlo con la possibilità che lui stesso, allargando ancora la rete, potrà guadagnare parecchio. àˆ un'ambiguità di fondo: cosa sta vendendo, realmente, il venditore multilevel? Un prodotto, o un'occasione, una speranza?
Non solo: il sistema utilizza tecniche di comunicazione tipiche delle sette o dei movimenti religiosi-culturali, crea falsi sensi di appartenenza a un gruppo animato dallo stesso obiettivo e solennizza questi legami in convention di massa in cui i leader della rete, i venditori più abili, vengono osannati e celebrati. D'altro canto il sistema, e questo spiega il suo relativo successo, ha anche un suo indubbio appeal: bastano pochi euro, un piccolo kit di vendita e nessun investimento per sognare di diventare imprenditori di se stessi.
Comunque, ci dicono i due giornalisti, il multilevel è una tecnica e le tecniche non sono mai (o quasi mai) buone o cattive. Il punto è allora un altro: visto che si promette ricchezza, bisogna valutare se questa ricchezza arriva o no. Ebbene, dai dati delle stesse aziende si scopre che gli "adepti" guadagnano in media trai 200 e i 300 euro al mese; soltanto lo 0,001 per cento arriva alla ricchezza promessa. Come svela Ennio Peres in una densa appendice matematica, in effetti, arricchirsi è molto difficile: le catene s'interrompono molto presto, con buone probabilità per molti di non rientrare neanche dei soldi investiti.
Proprio su queste interruzioni s'innestano le truffe: le piramidi finanziarie albanesi che nel 1997 caddero travolgendo i 225.000 adepti che avevano affidato loro i propri soldi. O il caso, in Italia, di Alpha Club, diventata nel 2000 il secondo sponsor della Juve, «che nel giro di pochi mesi ha conquistato la fiducia di 60mila persone disposte a versare 7 milioni e 200mila lire per poter accedere ai servizi, a tariffe scontate, di un club internazionale di viaggi e vacanze»; quello stesso anno tutto il vertice di Alpha Club è finito in galera.
Nella sua introduzione, Paolo Leon ci invita a non sottovalutare la lezione che arriva dal multilevel: «Il mercato internazionale dei capitali, ad esempio, ha legittimato la vendita di titoli azionari e obbligazionari cui non corrisponde altro che un'aspettativa fondata sulla speranza di moltiplicare le vendite degli stessi titoli (e perció a prezzi crescenti) a un numero sempre nuovo e maggiore d'investitori. Quando il guadagno deriva da un tale meccanismo, la regola del gioco favorisce i promotori che partecipano fin dall'inizio e che sono in grado di fuggire un minuto prima dell'inevitabile crollo». A quel punto, la rovina colpisce tutti gli altri.
Non è un fatto personale con te ma voglio prendere spunto da questa tua iniziativa per chiarire un aspetto fondamentale. Vedo che hai dedicato del tempo per catalogare questo articolo, ma ti invito a rileggerlo perchè se lo associ alla nostra iniziativa forse non lo hai capito. Il multilevel marketing (tra l'altro se tu fossi correttamente informato dovresti sapere benissimo che, per esempio, in America occupa una fetta importante dell'economia) oppure le catene di Sant'Antonio e tutto quello che ci vuoi mettere dentro, implica una cosa fondamentale: acquistare un bene o servizio per poi rivenderlo ad altri. La nostra iniziativa non è assolutamente legata al multilevel marketing ma è esattamente il contrario in quanto noi non vendiamo nulla a chi vuole creare il proprio sito, nè tantomeno chiediamo soldi. E soprattutto chi decide di crearsi il sito NON deve rivendere nulla a nessuno. Deve solo promuovere il suo sito per crearsi dei clienti che acquistano i dvd che sono venduti nel sito (ma questa è la base del commercio, non del multilevel marketing). Offriamo semplicemente la possibilità di creare un sito senza creare una impresa che si debba sobbarcare i costi di un magazzino e di una struttura che si occupi della gestione degli ordini. Senza parlare dei costi per mettere su un sito decente. Tutto questo porta per forza di cose a riconoscere una percentuale a chi gestisce il sito in quanto non anticipando niente, ma sfruttando un investimento altrui, non potra mai prendersi tutto il guadagno! Senza contare che sarebbe impossibile reperire il nostro prodotto, soprattutto a costi concorrenziali per rivenderlo.
Spero di essere stato sufficentemente chiaro, in ogni caso sono a completa disposizione.