Cosa succede in Rai!...E io pago....
Inviato: 29/03/2005, 0:55
MalaRai e mala tempora. In primis per i palinsesti. Un febbraio orribile con la pista da sette punti inflitta da Mediaset, anche a causa dell'assenza di 'Affari tuoi' e dell'esilio sanremese di Bonolis. Ora, a marzo le cose vanno meglio. Peró, il reality 'Ritorno al presente' in prima serata su Raiuno non riesce ad arrivare al 16 per cento (e di pomeriggio crolla al 10, 90), facendo svettare l'esecrato 'Ristorante' fatto a pezzi in azienda perchè reo di un 22,64 per cento di share. Brutt'affare. Soprattutto quando il prezzo è piuttosto salato: ogni puntata del 'Ritorno' costa circa un milione e 400 mila euro. Una cifra spaventosa. E quel che è peggio, sul target commerciale che conta per accaparrarsi le pianificazioni pubblicitarie, in febbraio il reality è stato il peggior programma delle sei reti: visto solo dal 7,9 per cento delle persone fra i 15 ed i 34 anni. Non va bene nemmeno 'Music Farm' condotto da Simona Ventura (reduce dal flop delle 'Tre scimmiette': 22,07 per cento) che
nelle prime due puntate arranca poco più che al 13, 81(quando l'anno scorso, nello stesso periodo con Amadeus si era attestato oltre il 16) su Raidue. Proprio la rete diretta dal leghista Massimo Ferrario ha molte chances di battere un record da Guiness: aver portato il secondo canale a quote underground. Ha dovuto chiudere, per esempio, in quattro e quattr'otto l'imbarazzante 'Star flash' programma con Gerry Calà inchiodato al 7,24 per cento.
Poi c'è la scheggia impazzita: Paolo Bonolis. In gran segreto al settimo piano di viale Mazzini si sono fatti due conti. Se davvero il conduttore che sembra aver scoperto la pietra filosofale degli ascolti trasloca dall'altra parte della barricata, chi potrà prenderne il posto? Fiorello è ancora fuori di sè per essere stato dimenticato dagli Oscar della tv e non ha nessuna intenzione di fare il tappabuchi di Bonolis. Un altro con i controfiocchi ci sarebbe. Ma nessuno tra i big boss scelti dal Polo e piazzati in Rai, osano pronunciarlo. Il nome di Fabio Fazio, bandiera della stagione dell'Ulivo, aleggia, ma non si dice. E poi, il Cavaliere non ha ancora sciolto la riserva.
Si racconta che a volere Bonolis sia Piersilvio Berlusconi. E che, invece, la fazione rappresentata da Fedele Confalonieri, Mauro Crippa, Niccoló Querci sia assolutamente contraria al suo arrivo. Troppi soldi per uno che ha già toccato l'apice; una cifra ingente e destabilizzante (si è parlato di 80 milioni per quattro anni) per tutte le altre star inferocite solo all'idea. Piersilvio insiste con un argomento forte: anche se Bonolis non rendesse quanto in Rai, e invece di farlo lavorare venisse spedito in vacanza alle Maldive, l'operazione di sottrarlo alla Rai sarebbe riuscita. Ma Palazzo Chigi nicchia, reso prudente dalle elezioni. Intanto, bolle l'indignazione di Endemol, proprietaria del format 'Affari tuoi' il cui parere sulla scelta del conduttore è vincolante. Secondo i Rai watchers, Endemol, forte dei suoi programmi che vanno bene, è risentita per essere stata trascurata dai vertici dell'azienda, attenti a produttori più vicini al Polo. Al momento la società guidata da Paolo
Bassetti si è ritirata sull'Aventino. Aspetta. Ma ha già fatto sapere che potrebbe anche decidere di chiudere il programma qualora Bonolis passasse a Mediaset e non fosse d'accordo sul sostituto. Lascerebbe così viale Mazzini in un mare di guai. E Mediaset avrebbe fatto Bingo.
Impasse complicati da sciogliere. Come nel caso dell'informazione politica, in un vicolo cieco, all'ennesimo, fallimentare tentativo. Secondo il libretto sugli ascolti che elabora la Direzione palinsesto tv e marketing, nel 2004 il programma 'Batti e ribatti' di Pierluigi Battista aveva avuto picchi del 29,60 per cento di share. Oggi il suo conduttore è Riccardo Berti e la media traballa verso il 23,04 per cento. E dire che Berti, scelto personalmente dal Cavaliere, che lo considera uno dei suoi nasi politici più dotati, doveva essere il Ribot della corsa per le regionali. Peccato che la corsa abbia rivelato un'andatura zoppicante, appesantita da un'informazione di parte che ha oscurato il pluralismo ma che, per l'eccesso di zelo del suoi paladini, non ne azzecca una. C' è il Gr in rivolta contro il suo direttore Bruno Socillo: giornalisti in sciopero e voti di sfiducia. C'è Clemente Mimun, direttore del Tg1, sotto processo della sua redazione e sotto gli strali dell'opposizione per
aver, ad esempio, 'bucato' la notizia della morte di Nicola Calipari o declassato al rango di quarta notizia le minacce di dimissioni del ministro della Lega Roberto Calderoli che aprivano invece il Tg5 di Carlo Rossella. Un tg al quale capita negli ultimi tempi, nell'edizione delle 20, di battere o di pareggiare sempre più spesso il Tg1 di Mimun.
Ma è inutile agitarsi, alle soglie dell'ora X. Arriveranno altri a tentare di rimettere insieme i cocci di una Rai così nel pallone da mandare in onda, ora, a marzo, gli spot dello show di Adriano Celentano previsto per l'autunno (non si puó dire di no al grande cantante, anche perchè non si saprebbe con chi sostituirlo). Dopo il 4 aprile, si saprà come sarà la nuova Rai. E si chiariranno i giochi. Se vincerà , Francesco Storace diventerà sempre più forte all'interno di An, indebolendo la corrente di Maurizio Gasparri, che insiste sul rinnovo di Cattaneo per portare a termine la privatizzazione. Peccato che sono in pochi ormai a crederci: con la separazione contabile tra servizio pubblico e tv commerciale ancora lontana, il valore del canone che, secondo la legge, dipende dalla politica e il contenzioso aziendale in aumento, la privatizzazione è ancora un'araba fenice.
Cattaneo aspetta a prender decisioni. Ha contro l'Udc, le colombe di Forza Italia, gran parte di Alleanza nazionale e la Lega, ormai, è molto tiepida verso di lui. In più, Berlusconi non lo ha mai portato in palmo di mano. Ma questa volta a votarlo dovrebbe essere il nuovo consiglio d'amministrazione a nove membri. Ed è improbabile che inizi il suo mandato inciampando subito su una spaccatura per la nomina del direttore generale. Non manca molto al finale della partita. E intanto la MalaRai va.
nelle prime due puntate arranca poco più che al 13, 81(quando l'anno scorso, nello stesso periodo con Amadeus si era attestato oltre il 16) su Raidue. Proprio la rete diretta dal leghista Massimo Ferrario ha molte chances di battere un record da Guiness: aver portato il secondo canale a quote underground. Ha dovuto chiudere, per esempio, in quattro e quattr'otto l'imbarazzante 'Star flash' programma con Gerry Calà inchiodato al 7,24 per cento.
Poi c'è la scheggia impazzita: Paolo Bonolis. In gran segreto al settimo piano di viale Mazzini si sono fatti due conti. Se davvero il conduttore che sembra aver scoperto la pietra filosofale degli ascolti trasloca dall'altra parte della barricata, chi potrà prenderne il posto? Fiorello è ancora fuori di sè per essere stato dimenticato dagli Oscar della tv e non ha nessuna intenzione di fare il tappabuchi di Bonolis. Un altro con i controfiocchi ci sarebbe. Ma nessuno tra i big boss scelti dal Polo e piazzati in Rai, osano pronunciarlo. Il nome di Fabio Fazio, bandiera della stagione dell'Ulivo, aleggia, ma non si dice. E poi, il Cavaliere non ha ancora sciolto la riserva.
Si racconta che a volere Bonolis sia Piersilvio Berlusconi. E che, invece, la fazione rappresentata da Fedele Confalonieri, Mauro Crippa, Niccoló Querci sia assolutamente contraria al suo arrivo. Troppi soldi per uno che ha già toccato l'apice; una cifra ingente e destabilizzante (si è parlato di 80 milioni per quattro anni) per tutte le altre star inferocite solo all'idea. Piersilvio insiste con un argomento forte: anche se Bonolis non rendesse quanto in Rai, e invece di farlo lavorare venisse spedito in vacanza alle Maldive, l'operazione di sottrarlo alla Rai sarebbe riuscita. Ma Palazzo Chigi nicchia, reso prudente dalle elezioni. Intanto, bolle l'indignazione di Endemol, proprietaria del format 'Affari tuoi' il cui parere sulla scelta del conduttore è vincolante. Secondo i Rai watchers, Endemol, forte dei suoi programmi che vanno bene, è risentita per essere stata trascurata dai vertici dell'azienda, attenti a produttori più vicini al Polo. Al momento la società guidata da Paolo
Bassetti si è ritirata sull'Aventino. Aspetta. Ma ha già fatto sapere che potrebbe anche decidere di chiudere il programma qualora Bonolis passasse a Mediaset e non fosse d'accordo sul sostituto. Lascerebbe così viale Mazzini in un mare di guai. E Mediaset avrebbe fatto Bingo.
Impasse complicati da sciogliere. Come nel caso dell'informazione politica, in un vicolo cieco, all'ennesimo, fallimentare tentativo. Secondo il libretto sugli ascolti che elabora la Direzione palinsesto tv e marketing, nel 2004 il programma 'Batti e ribatti' di Pierluigi Battista aveva avuto picchi del 29,60 per cento di share. Oggi il suo conduttore è Riccardo Berti e la media traballa verso il 23,04 per cento. E dire che Berti, scelto personalmente dal Cavaliere, che lo considera uno dei suoi nasi politici più dotati, doveva essere il Ribot della corsa per le regionali. Peccato che la corsa abbia rivelato un'andatura zoppicante, appesantita da un'informazione di parte che ha oscurato il pluralismo ma che, per l'eccesso di zelo del suoi paladini, non ne azzecca una. C' è il Gr in rivolta contro il suo direttore Bruno Socillo: giornalisti in sciopero e voti di sfiducia. C'è Clemente Mimun, direttore del Tg1, sotto processo della sua redazione e sotto gli strali dell'opposizione per
aver, ad esempio, 'bucato' la notizia della morte di Nicola Calipari o declassato al rango di quarta notizia le minacce di dimissioni del ministro della Lega Roberto Calderoli che aprivano invece il Tg5 di Carlo Rossella. Un tg al quale capita negli ultimi tempi, nell'edizione delle 20, di battere o di pareggiare sempre più spesso il Tg1 di Mimun.
Ma è inutile agitarsi, alle soglie dell'ora X. Arriveranno altri a tentare di rimettere insieme i cocci di una Rai così nel pallone da mandare in onda, ora, a marzo, gli spot dello show di Adriano Celentano previsto per l'autunno (non si puó dire di no al grande cantante, anche perchè non si saprebbe con chi sostituirlo). Dopo il 4 aprile, si saprà come sarà la nuova Rai. E si chiariranno i giochi. Se vincerà , Francesco Storace diventerà sempre più forte all'interno di An, indebolendo la corrente di Maurizio Gasparri, che insiste sul rinnovo di Cattaneo per portare a termine la privatizzazione. Peccato che sono in pochi ormai a crederci: con la separazione contabile tra servizio pubblico e tv commerciale ancora lontana, il valore del canone che, secondo la legge, dipende dalla politica e il contenzioso aziendale in aumento, la privatizzazione è ancora un'araba fenice.
Cattaneo aspetta a prender decisioni. Ha contro l'Udc, le colombe di Forza Italia, gran parte di Alleanza nazionale e la Lega, ormai, è molto tiepida verso di lui. In più, Berlusconi non lo ha mai portato in palmo di mano. Ma questa volta a votarlo dovrebbe essere il nuovo consiglio d'amministrazione a nove membri. Ed è improbabile che inizi il suo mandato inciampando subito su una spaccatura per la nomina del direttore generale. Non manca molto al finale della partita. E intanto la MalaRai va.
