Rispondo in maniera NON sintetica.zio ha scritto: ti rispondo sinteticamente.
1- soldi non ce ne sono più per permettersi un'università inutile.
continuare a finanziare questa università equivale a buttarli via. cmq non ce ne sono. la cosa è accettata da tutti ed è trasversale. infatti i maggiori quotidiani Corriere e REpubblica han fatto da sponda nell'usare articoli contro l'unviersità dai toni populistici.
2- se non finanzi più le università inutili muoiono da sole. il polimi pensa di tagliare il polimi in rete (come lecco, mantova, etc).
3- appunto: perchè? segno evidente che qualcosa non va nella ricerca e nell'istituto dei brevetti. in italia brevettare vuol dire assumersi spese senza nessuna garanzia. non siamo in germania. e comunque non vanno garantiti solo soldi a chi fa brevetti. anzi. occorre mutualizzare i finanziamenti e indirizzare bene la formazione dei giovani. se ci sono troppi architetti e non c'è mercato vorrà dire pur qualcosa.....
1-Discorso qualunquista e che costa cinque minuti, esattamente come questa riforma...
Due esempi: il gruppo di ricerca di mio padre vende un progetto in tutta Europa (non brevettato, ovviamente... non c'è l'assistenza di nessun tipo). E' università che funziona? Sì... Eppure in teoria ogni anno potrebbero spendere meno soldi del precedente. In teoria non potrebbero nemmeno spendere i soldi che garantisce in più la vendita del loro progetto.
Secondo esempio: perchè, per esempio, Polito e Polimi devono avere lo stesso trattamento economico del Politecnico di Bari? Entrambi hanno una qualità eccellente solo grazie alle sovvenzioni PRIVATE (fondazioni). Lo Stato li tratta esattamente come una qualsiasi altra università di ingegneria. Meritocrazia, vero?
2- Ci va tanto a dire "l'università tal dei tali è uno spreco, la chiudiamo"? Ah, già: è impopolare...
3- Ti spiego cos'è che non va: legislazione (brevettare in Italia garantisce protezione nulla), assistenza (quante facoltà hanno un ufficio legale?), denaro (brevettare costa). Esco dal Politecnico di Torino, che riesce (ovviamente grazie alle fondazioni) ad avere le seconde due cose: è una delle prime tre istituzioni italiane per numero di brevetto, e da quando hanno aperto l'incubatore di impresa sono nate almeno una trentina di imprese create da ex studenti.